L’OPINIONE / Salvatore Mongiardo: Il quadriponte etico e il Ponte tra Reggio e Messina

di SALVATORE MONGIARDO – Correva lanno 1963 e andavo dalla Casa dello Studente dellUniversità verso il porto di Messina, dove frequentavo il terzo anno di giurisprudenza. Mi dirigevo verso il traghetto per tornare dai miei a SantAndrea Jonio, in Calabria, quando incontrai Antonio Martino, poi Ministro degli Esteri dItalia, morto nel 2022. Egli, chiamato Ninì, era figlio del famoso medico Gaetano Martino, Ministro degli Esteri dItalia, il quale nel 1954 aveva invitato a casa sua a Messina i padri fondatori della Comunità Europea: Jan Willelm Beyen per i Paesi Bassi, Antoine Pinay per la Francia, Joseph Bech per il Lussemburgo, Walter Hallstein per la Repubblica Federale Tedesca  e Paul-Henri Spaak per il Belgio.

Ninì, suo cugino Federico Martino, in seguito Magnifico Rettore dellUniversità di Messina, Cesare De Leo, in seguito sindaco di Monasterace, io e pochi altri studenti di giurisprudenza, frequentavamo le lezioni. La maggior parte degli studenti, però, rimaneva nei paesi non potendo affrontare le spese di soggiorno a Messina, dove venivano da Calabria e Sicilia solo per gli esami ed erano molto spesso bocciati.

Ninì mi chiese: «Dove vai?». «Vado a casa per qualche giorno». «Perderai il traghetto, la fila per fare il biglietto è lunga».

«No, ho labbonamento». «Bravo, lanno prossimo però non lo rinnovare, perché sarà costruito il ponte…».

Non andò proprio così e oggi, a sessanta anni di distanza, ripenso a quellepisodio non come a un fatterello per ridere, ma come a un invito profetico. Storia alla mano, il movimento di unificazione europea è partito dalla Sicilia nel 1954: non è venuto dalle grandi capitali europee, nate in seguito alle invasioni barbariche, tutte provenienti dal nord e dallest Europa. In Sicilia, come in tutto il Sud Italia, era in parte sopravvissuto il modello di vita comunitario, nato con lagricoltura intorno al Diecimila a. C.

Le innumerevoli manifestazioni e prese di posizione odierne pro e contro il Ponte, mi fanno pensare che le difficoltà del vivere di oggi nascono da un dissidio culturale molto profondo, ben documentato per esempio dagli scrittori siciliani come Pirandello, Verga, Capuana, De Roberto e Tomasi di Lampedusa. Nelle loro opere il pessimismo è dominante, non si salva niente e nessuno. Perfino il cane impagliato Bendicò del Gattopardo finisce in un mucchio di cenere. Lanimo siciliano rifiuta ogni speranza di cambiamento.

Esattamente il contrario si può dire dellanimo della Calabria, devastata negli ultimi tremila anni da una ventina di occupazioni e dominazioni straniere. Lanimo calabrese, però, è rimasto fondamentalmente ottimista, tanto che i letterati definiscono utopiche, cioè contengono sogni belli ma irrealizzabili, le opere degli autori calabresi come Cassiodoro, Gioacchino da Fiore, Bernardino Telesio, Tommaso Campanella e altri tra cui me, come scrive il prof. Antonio Piromalli in La Letteratura Calabrese, vol. 2.

La profonda diversità danimo tra Sicilia e Calabria potrebbe derivare dai Fenici, i quali, provenienti da Cartagine in Sicilia fondarono tre colonie: Mabbonath, l’odierna Palermo, Mozia e Solunto. I Fenici praticavano lolocausto dei loro primogeniti, come testimoniano i vari tofet tra cui quello di Mozia, dove si ponevano le ceneri dei bimbi primogeniti arsi vivi. I Fenici, abili nei commerci e nella navigazione, non erano persone allegre: erano Mediorientali i quali, allora come ora, bramano luccisione, lolocausto e il martirio. In Calabria non ci sono tracce di insediamenti od occupazioni di Fenici.

Gli scrittori calabresi moderni come Alvaro, Repaci, Strati, Seminara sono sostanzialmente fuori dalla linea utopica calabrese. Essi, persone di grande coraggio e onestà, con le loro opere hanno proiettato sulla Calabria limmagine dellAspromonte, che è una piccola parte di Calabria. Hanno così contribuito, anche se involontariamente, a creare unimmagine di tutta la Calabria come di una terra criminale e invivibile.

Gli studi e le analisi sulle varie letterature trarrebbero grande chiarezza se esaminassero lantropologia dei popoli tra cui gli scrittori si sono formati. Per esempio, un confronto tra Dante e Gioacchino da Fiore chiarirebbe la diversità antropologica tra Calabria e Toscana. Ma è una materia complessa che non possiamo affrontare adesso.

Ora, come Scolarca della Nuova Scuola Pitagorica, quel lontano episodio del Ponte mi ricorda che è necessario costruire un Quadriponte Etico che congiunga Nord, Sud, Est e Ovest della Terra nella felicità e nella pace. Molti diranno che è unutopia, ma io insisto nellaffermare che più un sogno sembra irrealizzabile, più è destinato a realizzarsi. 

A suo tempo ho esposto la mia teoria nel mio libro Destino Emozionale dellUniverso, che spiega come ciò possa avvenire attraverso una visione totalmente nuova dellevoluzione umana. Chi volesse leggerlo o diffonderlo gratuitamente: https://drive.google.com/file/d/1Iw3llzJkVKI4jcVY7sY2-gAHtbvPoT_2/view?usp=sharing(sm)

L’OPINIONE / Marco Santoro: Ponte, finalmente un confronto concreto sul territorio

di MARCO SANTORO – Finalmente si comincia a parlare concretamente del Ponte e del suo impatto sul territorio. Esprimo grande soddisfazione per la recente visita dei tecnici della società “Stretto di Messina” presso il Palazzo Comunale.

Sebbene l’incontro si sia svolto a porte chiuse e non sia stata richiesta la nostra presenza, accogliamo con favore il nuovo atteggiamento costruttivo dell’Amministrazione Caminiti nei confronti di questa grande opera.

Nella città del Ponte non si può evitare di parlare del Ponte. Dopo un ritardo di oltre tre anni, si stanno finalmente compiendo importanti passi avanti per affrontare in maniera seria e responsabile le problematiche del territorio connesse all’infrastruttura.

Un ringraziamento particolare va ai consiglieri di minoranza Domenico De Marco e Filippo Lucisano, membri della Commissione Territorio, per il loro impegno tenace e la determinazione dimostrata nel riaprire un confronto che rischiava di rimanere bloccato. È grazie alla loro insistenza e alla loro capacità di dialogo se oggi in Commissione si è aperto uno spazio di confronto che può arricchire realmente il dibattito cittadino.

Durante la prima riunione della Commissione Consiliare, i tecnici della “Stretto di Messina” hanno fornito informazioni puntuali e importanti, che sembrano aver favorito un cambio di atteggiamento anche da parte di alcuni esponenti della maggioranza. In particolare, va sottolineata con apprezzamento la posizione dell’Assessore Rizzuto che, con grande senso di responsabilità, ha dichiarato di non essere contrario all’opera, alla luce delle spiegazioni ricevute.

Riconoscimento va anche al Presidente della Commissione Territorio, consigliere Idone, per aver aperto la riunione a tutti i consiglieri comunali e alla cittadinanza, dando così il giusto rilievo a un tema fondamentale per il futuro di Villa San Giovanni.

Ora è necessario rendere operativa la Commissione Territorio sulla questione Ponte: è tempo di programmare incontri regolari, affrontare criticità emergenti e rispondere alle richieste dei cittadini. Ritengo fondamentale coinvolgere anche partiti, associazioni e comitati civici: solo attraverso una partecipazione ampia e reale potremo fornire un contributo serio e costruttivo ai tecnici e alle istituzioni coinvolte, mantenendo fede agli impegni di partecipazione presi in campagna elettorale.

Siamo in ritardo rispetto all’Amministrazione di Messina, che ha già affrontato oltre 20 incontri in commissione con la società “Stretto di Messina”. Tuttavia, con una calendarizzazione puntuale da parte del Presidente Idone, possiamo ancora recuperare il tempo perduto e fornire alla cittadinanza tutte le informazioni necessarie.

Mi auguro infine che, sul tema delicato degli espropri, la società “Stretto di Messina” dimostri la giusta sensibilità nei confronti delle famiglie coinvolte, che si troveranno costrette a lasciare le proprie abitazioni e le proprie abitudini.

Concludo esprimendo, come Capogruppo di Forza Italia, un sentito ringraziamento ai consiglieri De Marco e Lucisano per l’eccezionale impegno profuso nella Commissione Territorio, a beneficio dell’intera comunità villese.

Un ringraziamento anche al Ministro Matteo Salvini, all’on. Francesco Cannizzaro, al Presidente della Regione Calabria Roberto Occhiuto e all’Amministratore Delegato della società “Stretto di Messina”, dott. Pietro Ciucci, per l’attenzione e la collaborazione dimostrate nei confronti del nostro territorio. (ms)

[Marco Santoro è capogruppo consiliare di Forza Italia del Comune di Villa San Giovanni]

La sindaca di Villa Caminiti: Ponte, notificato ricorso contro report Iropi

La sindaca di Villa San Giovanni, Giusy Caminiti, ha reso noto che «è stato  notificato, venerdì scorso, il ricorso per motivi aggiunti nell’interesse del Comune di Villa san Giovanni della Città Metropolitana di Reggio Calabria per l’annullamento della delibera della presidenza del Consiglio dei Ministri del 9 aprile scorso con allegata la relazione Iropi».

«Ad essere eccepiti – ha spiegato – sono motivi di violazione di legge, eccesso e sviamento di potere. Si tratta di un ricorso per motivi aggiunti presentato alla seconda sezione ter del Tar Lazio innanzi al quale pende il ricorso principale che ha ad oggetto la richiesta di annullamento del parere reso dalla commissione Via Vas».

«Una decisione giuridica – ha aggiunto – che si fonda su quanto da sempre è stato sostenuto (anche nella scelta politica) da quest’amministrazione comunale: dopo che per cinquant’anni ci è stato raccontato che il ponte unisce dal punto di vista trasportistico l’Europa alla Sicilia, adesso si assiste ad un cambio di prospettiva e l’interesse pubblico del ponte viene legato a imperativi motivi di salute dell’uomo e di sicurezza pubblica che giustificano la deroga alle direttive comunitarie».

«Sin dall’approvazione del parere della commissione Va Vas – ha proseguito – avevamo chiesto a gran voce che, davanti a ad una valutazione di impatto appropriata negativa, si seguisse l’iter di legge per la remissione degli atti alla commissione europea e la successiva autorizzazione a tutela degli habitat protetti dalla direttiva Natura 2000 (zone a protezione speciali e zone di conservazione speciale). Scegliere come interesse prioritario pubblico quello legato alla salute dell’uomo e alla sicurezza nazionale permetterebbe al governo di bypassare la richiesta di autorizzazione alla commissione europea e, quindi, di violare – uno tra tutti – il principio di precauzione».

«Non solo: la commissione Via Vas dà il via al progetto sulla base della mancanza di soluzioni alternative – ha evidenziato –. Ma il procedimento di valutazione delle soluzioni alternative è declinato in maniera stringente e rigorosa dalla direttiva comunitaria e dalle linee guida nazionali per la valutazione di incidenza e quelle norme non sono state rispettate. Ed infatti, nella valutazione fatta dalla commissione via vas e presa a presupposto nella delibera della presidenza del Consiglio dei Ministri, non c’è alcuna analisi specifica della cosiddetta alternativa zero. E le alternative possibili non sono state neppure menzionate come tali, perché ciò avrebbe comportato un aggravio di tempo al procedimento ma anche maggiori tutele per le comunità locali, per il paesaggio e l’ambiente dello Stretto».

«È compito della politica e delle istituzioni – ha ribadito la sindaca Caminiti – assicurare che tutte le possibili soluzioni alternative al progetto siano esaminate allo stesso livello di dettaglio del progetto medesimo, con riferimento anche soprattutto alle specie e agli habitat per i quali il sito è stato designato e con riguardo agli obiettivi di conservazione degli esiti stessi».

«Eppure – ha aggiunto – nel 2021 agli atti del ministero delle infrastrutture dei trasporti è depositata una relazione in cui vengono prospettate alcune soluzioni alternative che tra l’altro hanno come obiettivo quello di ridurre in modo significativo l’impatto del ponte sulla rete natura 2000, l’incidenza sulla conservazione, l’impatto visivo ed ambientale, ma anche e soprattutto un livello maggiore di conoscenza scientifica sulla fattibilità dell’opera. Quella relazione indica espressamente come “la soluzione aerea a più campate sia potenzialmente più conveniente di quella a campata unica“ ritenendo che il ponte a più campate avrebbe potuto avere una maggiore estensione e una lunghezza similare a quella di altri ponti già realizzati e quindi frutto di esperienze consolidate empiriche anche dal punto di vista di tempi e costi di realizzazione».

«L’esame sin qui svolto – ha spiegato ancora – non tiene conto neppure degli atti ufficiali di cui il ministero dei trasporti e delle infrastrutture non può che essere a conoscenza ma che, evidentemente, non sono stati trasmessi alla commissione Via Vas perché potesse assumere una decisione in piena conoscenza di tutti gli studi e le proposte fin qui condotti».

«Sembrerebbero mere disquisizioni giuridiche – ha continuato Caminiti – ma così non sono se il fine è quello di dimostrare che è questa procedura viola le garanzie che la legge pone a tutela principalmente delle comunità locali. La mancanza della valutazione dell’alternativa zero così come la mancata prospettazione e valutazione delle altre soluzioni alternative (a priori scartate) compromette la decisione resa.

Gli atti del progetto devono essere rimessi alla commissione europea, l’unica titolata ad autorizzare mitigazione e compensazioni dal momento che la commissione Via Vas non ha escluso effetti negativi sui siti natura 2000».

«Continuiamo a sostenere, con forza – ha ribadito ancora – che l’approccio corretto al progetto ponte deve essere quello tecnico-scientifico, per cui sia fugato ogni dubbio sulla fattibilità dell’opera, sulla sua sostenibilità economica, sulla tutela dell’ambiente e del paesaggio quale valore costituzionalmente garantito. Continuiamo a ritenere che sia tempo di fermarsi per approfondire tutti quei rilievi e quegli studi che sono emersi in questi ultimi venti anni e che non sono stati ripresi ed adeguatamente valutati in ragione di un imperativo rilevante interesse pubblico che oggi si tenta di associare a salute pubblica e sicurezza nazionale.

«La città di Villa San Giovanni – ha concluso – farà, fino in fondo, la sua parte per avere certezze del progetto, del cambiamento del territorio, per avere la certezza che non si dia il via all’ennesima incompiuta che per i villesi vorrà dire devastazione e incerta possibilità di sopravvivenza della città stessa». (rrc)

Saccomanno (Accademia Calabra): Ponte catalizzatore di tutti gli interventi previsti per Calabria e Sicilia

Il Ponte «è il catalizzatore di tutti gli interventi previsti per la Calabria e la Sicilia che ammontano a circa 80 miliardi». È quanto ha detto Giacomo Saccomanno, presidente dell’Accademia Calabra e componente del CdA della Società Stretto di Messina, nel corso del convegno “Il Ponte sullo Stretto. Straordinaria occasione di crescita e di sviluppo per il Meridione”, organizzato a Condofuri dall’Accademia Calabra e dall’Associazione Esserci per Condofuri.

L’evento è stato introdotto da Tommaso Iaria, ex sindaco e Capogruppo dell’opposizione del Comune di Condofuri.

Per Saccomanno, autore del libro “Questione Meridionale: forse è la volta buona”, «strade, rete ferroviaria, manutenzioni, che potranno, in pochi anni, trasformare le due regioni, realizzando infrastrutture che le comunità attendono da oltre 50 anni, almeno».

Saccomanno, poi, si è chiesto «come è possibile che per la SS 106 non vi siano i progetti per congiungere Catanzaro a Reggio Calabria, che per l’alta velocità non vi siano i progetti Praia-Reggio Calabria, come sia possibile che per l’elettrificazione della rete ferroviaria ionica si sta operando da qualche mese. Cosa hanno fatto gli amministratori negli ultimi decenni per cercare di infrastrutturare la Calabria?».

«La risposta molto semplice: tante chiacchiere e poi il nulla! Infine, lo stato del progetto Ponte: in poco tempo, grazie al lavoro del CdA e dell’Ad Pietro Ciucci non solo si è definito il progetto definitivo, ma non appena ci sarà l’autorizzazione del Cipess», ha concluso. (rrc)

Minasi (Lega): Ponte, incomprensibili due sindaci contro sviluppo del territorio

La senatrice della Lega, Tilde Minasi, ha evidenziato «mentre si procede a passo spedito verso la realizzazione del Ponte sullo Stretto, con l’avvio dei cantieri previsto per la primavera del 2025, lavorando quindi per costruire il futuro, c’è ancora chi guarda al passato».

«Leggo –  ha detto – dell’ultima trovata di un gruppo di esponenti del fronte del “No al Ponte” che, guidati dal sindaco di Reggio Calabria Giuseppe Falcomatà e dalla sindaca di Villa San Giovanni Giusy Caminiti, a Bruxelles hanno espresso forti critiche all’opera, arrivando persino a chiedere l’intervento dell’Unione Europea perché non conceda deroghe ambientali e ne blocchi così la realizzazione».

«Stento a credere a questa iniziativa: invece di difendere gli interessi del Sud, gli esponenti politici nostri conterranei si sono rivolti addirittura all’Europa per fermare un’Infrastruttura essenziale per lo sviluppo del nostro e loro territorio, arrivando al paradosso di chiedere all’Ue lo stop a un’opera che l’Ue stessa vuole – ha evidenziato – inserita proprio dall’Ue nella rete di trasporti Ten-T, come snodo essenziale e imprescindibile del corridoio Scandinavo-Mediterraneo».

«Forse Falcomatà, Caminiti e la sinistra – ha proseguito – pensano che la mobilità in Calabria e Sicilia debba continuare a basarsi su soluzioni temporanee e inefficaci. Davvero è difficile comprendere le ragioni di due sindaci che vorrebbero fermare un investimento che porterà sviluppo, occupazione e collegamenti moderni proprio sui loro territori».

«I cittadini hanno bisogno di risposte concrete, non di ostacoli – ha concluso –. Il Ponte sarà realtà, e il nostro impegno per realizzarlo continuerà con determinazione».  (rp)

Stumpo (PD): Minasi di preoccupa del Ponte ma fa spallucce agli spicci al Sud

Nico Stumpo, dirigente nazionale del Partito Democratico, ha evidenziato come siano «risibili e poco credibili appaiono le critiche della senatrice leghista, Tilde Minasi, al ricorso al Tar mosso dalla Città Metropolitana di Reggio Calabria e dal Comune di Villa San Giovanni contro l’approvazione al Ponte sullo Stretto espressa da parte della Commissione per la Valutazione d’impatto ambientale».

«Risibili – ha aggiunto – perché non si può addurre un problema di costi ad un’azione giudiziaria, peraltro recepita dagli stessi giudici amministrativi del Lazio, quindi non solo legittima, ma assolutamente opportuna, di fronte al mastodontico costo totale che il progetto ha avuto e avrà sul territorio. Poco credibili perché arrivano da una parlamentare che, evidentemente, antepone gli interessi di partito a quelli dei cittadini calabresi e reggini».

Secondo Stumpo, infatti, «è davvero difficile immaginare quanto la senatrice sottovaluti la legittimità e l’opportunità di un ricorso non solo necessario, ma che lo stesso Tar ha deciso di accogliere per valutare nel merito decisioni che non tengono conto di ben 60 prescrizioni sull’impatto che l’opera avrebbe in uno degli scenari più incantevoli del pianeta e, comunque, ad altissimo rischio sismico».

«La senatrice Minasi – ha sostenuto Stumpo – si preoccupa di poche risorse servite ad intraprendere un’azione giudiziaria legittima, opportuna e giustificata, ma fa spallucce quando si tratta di calcolare la mole di miliardi di euro sottratta alla Calabria da un Governo e da una maggioranza che promuovono lo scempio dell’Autonomia differenziata, sottraggono risorse fondamentali per lo sviluppo del Mezzogiorno destinandole al fantomatico progetto del ponte sullo Stretto, escludono la regione dal sistema di Alta velocità, procedono coi tagli indiscriminati ai trasferimenti statali agli enti locali, continuano a sottrarre risorse su ambiti essenziali come quello della sanità e della pubblica istruzione».

«Di fronte a questioni così rilevanti per la vita dei cittadini – ha proseguito Stumpo – un rappresentante istituzionale che abbia un minimo di responsabilità, assumerebbe atteggiamenti sicuramente più costruttivi e volti a sostenere le reali esigenze dei territori. In particolare proverebbe, laddove non arrivasse il suo partito, a comprendere le motivazioni che stanno dietro le preoccupazioni delle amministrazioni di Reggio e Villa San Giovanni».

«Purtroppo – ha concluso Nico Stumpo – la lezione che arriva dalla senatrice Minasi è avvilente perché si muove soltanto per compiacere i desiderata dei ras di partito. Quando ciò avviene è, indubbiamente, una sconfitta per la politica con la P maiuscola, quella al servizio della gente, delle esigenze delle comunità e dei territori. La Lega, in questo senso, ha ben altri territori da servire e la Minasi, evidentemente, ne è complice nella forma e nella sostanza». (rrm)

IL PONTE SULLO STRETTO, UN’OPERA CHE
INVECE DI CREARE UNITÀ, DIVIDE TUTTI

di MASSIMO MASTRUZZO Da sempre si edificano ponti per unire terre e genti; sono punti d’incontro e dialogo. Ma anche strutture da cui vedere il mondo o da cui essere osservati. E se un ponte fa capolino in un quadro, in un film o anche solo in un semplice scatto fotografico da mera struttura di attraversamento, quel ponte diverrà occasione di racconto.

Il Ponte sullo Stretto invece è l’unico Ponte che, invece di unire, divide.

Divide perché è diventato un fatto ideologico: D’Alema, Prodi e Rutelli erano favorevoli, ma oggi siccome lo vorrebbe fare la Destra bisogna dire che non è necessario, zittendo di fatto anche quella parte di PD e della Sinistra che in passato non hanno fatto mistero di essere favorevole. 

Anche sul Mose, c’erano i ‘no’, ma poi si è fatto, e di esempi dove le scelte politico-economiche si sono fatte nell’interesse generale della Nazione ce ne sono tanti. Bisogna però sottolineare che si tratta di un modus operandi che in realtà in Italia non esiste, e la dimostrazione che non esiste è proprio nella condizione, da terzo mondo, in cui versa il sistema infrastrutturale meridionale: le scelte politico-economiche in Italia, stante l’attuale distribuzione infrastrutturale e il ritorno economico-occupazionale, si fanno nell’interesse di una sola parte, il Nord, della Nazione. 

Del Ponte sullo Stretto, più che altro, sembra che si esprima la paura che un’opera così colossale su cui si caricano tante aspettative di sviluppo alla fine possa essere una delusione da quel punto di vista della redistribuzione economica nazionale. Che poi quei soldi possano in alternativa essere utilizzati meglio per migliorare, genericamente, i trasporti e la viabilità al Sud dubito fortemente che qualcuno possa imitare Gaio Muzio Scevola per indicare d’essere sicuri su questa soluzione “alternativa”.

Che poi perché il Ponte dovrebbe essere considerata un’opera alternativa è uno dei misteri eleusini che probabilmente Demetra e sua figlia Persefone hanno preferito non rivelare a nessuno.

Non a caso nel nord Italia non sono certamente state considerate alternative, bensì integrative, opere come Mosè, Brembemi, pedemontana, diga foranea di Genova, Alta Velocità, o quelle necessarie per realizzare l’expo o le olimpiadi invernali Milano-Cortina (che dovevano essere a costo zero, invece il conto è già salito ad almeno 3,6 miliardi di euro e la maggior parte dei fondi (2,8 miliardi) li ha stanziati lo Stato.)

Miliardi e miliardi, spesso buttati per la finestra, che fanno economia, per il solo nord (vedi dati su occupazione e reddito pro-capite), ma anche debito pubblico nazionale che pagano tutti gli italiani compresi i meridionali.

Basta soli fare il conto di quanto si sta spendendo nella sola città di Genova per: Terzo Valico (7 miliardi), Gronda (3 miliardi), Nuova Diga foranea (1,2 mld ma diventeranno almeno 3), Tunnel subportuale (2 mld), opere di protezione idrogeologica (pare su sia perso il conto); Oppure osservare come nel Pnrr si siano stanziati per il solo Mose 6 miliardi, pur essendo già operativo.

Per non parlare della richiesta di 9 miliardi per il post alluvione dell’Emilia Romagna: casse di espansione e opere di contenimento in una zona che dovrebbe essere interdetta alla edificabilità. Invece di fare partire una campagna di accusa per consumo di suolo inedificabile hanno nominato un commissario e stimano cifre da paura per abitare aree alluvionali. 

Le pulci pare debbano essere fatte solo per una infrastruttura, un ponte, che altrove le stesse realtà imprenditoriali costruiscono con le stesse tecnologie studiate per il Ponte sullo Stretto:

Tre sul Bosforo ed uno sui Dardanelli, il più lungo attualmente al mondo a campata unica, 2035 m. Il Canakkale Bridge, realizzato da Cowi, presente nel consorzio Eurolink che costruirà il Ponte. Il terzo ponte sul Bosforo lo ha fatto l’italiana Webuild, capogruppo di Eurolink. E la Turchia è ad elevato rischio sismico, come lo è il Giappone e la baia di S. Francisco dove hanno fatto il Golden gate 100 anni or sono. Che poi quello dei terremoti è l’ultimo dei problemi per i ponti sospesi. 

Nel frattempo l’Italia tra le prime 10 economie del mondo si pone tanti problemi per un’opera che nell’ultimo aggiornamento del Documento di economia e finanza dello scorso aprile – 2023 ndr –, ha valutato il costo per la realizzazione del Ponte (escluse le opere connesse su entrambe le sponde) è di 13,5 miliardi di euro». (mm)

[Massimo Mastruzzo è del direttivo nazionale Met – Movimento Equità Territoriale]

Ponte, la minoranza di Villa S.G. contro ricorso al Tar

I Consiglieri Comunali di Forza Italia di Villa San Giovanni – Marco Santoro, Filippo Lucisano, Daniele Siclari, Stefania Calderone e Domenico De Marco hanno espresso il proprio dissenso per la decisione della sindaca, Giusy Caminiti, di presentare un ricorso al TAR Lazio contro il parere positivo della Commissione VIA del Ministero dell’Ambiente sul progetto del Ponte sullo Stretto.

«Una scelta che, a nostro avviso, rappresenta un errore strategico e un danno per l’intera comunità», hanno detto i consiglieri, chiedendo al primo cittadino «di assumersi le proprie responsabilità e di spiegare alla comunità le ragioni di queste scelte. Villa San Giovanni merita un’amministrazione che guardi al futuro e che sia capace di cogliere le opportunità di crescita, sviluppo e progresso».

Per la minoranza, «la sindaca ha dimostrato chiaramente di non voler rappresentare l’interesse collettivo, ma di sostenere esclusivamente la posizione dei nopontisti, una minoranza contraria allo sviluppo infrastrutturale della città. Invece di lavorare per cogliere l’opportunità storica che il ponte rappresenta, continua a investire risorse e tempo in un ricorso infondato e sterile. Le argomentazioni avanzate nel ricorso, peraltro già confutate dal parere tecnico positivo del Ministero, sono le stesse tesi superate che da anni i nopontisti propongono senza successo».

«Ciò che emerge – hanno evidenziato – è una grave mancanza di trasparenza e dialogo. Né in Consiglio Comunale né in Commissione è stato mai affrontato con chiarezza il tema del ponte, nonostante le ripetute sollecitazioni da parte nostra. Questa totale chiusura al confronto ha portato noi consiglieri comunali di Forza Italia a doverci recare personalmente a Roma per ottenere informazioni su un progetto che riguarda direttamente il nostro territorio. Un viaggio necessario ma simbolo della distanza tra l’amministrazione cittadina e le reali esigenze della comunità».

«Particolarmente sconcertante – hanno proseguito – è l’incipit del ricorso, che richiama riferimenti letterari da Omero a Pascoli per sostenere che il ponte comprometterebbe la grandiosità dello Stretto. Queste posizioni anacronistiche ignorano del tutto le esigenze concrete dei cittadini e il potenziale di sviluppo economico e occupazionale che l’infrastruttura potrebbe portare».

«La sindaca, con la sua opposizione al progetto – hanno evidenziato – sta condannando Villa San Giovanni alla marginalità e alla stagnazione. Non ha firmato il protocollo sugli espropri, che avrebbe garantito trasparenza e diritti per i cittadini coinvolti, né ha voluto aprire un info point per informare la popolazione sul progetto e smontare le falsità diffuse dai nopontisti».

«Non meno grave – hanno concluso – è il totale silenzio sui costi del ricorso al Tar. Quanto stanno pagando i cittadini per questa battaglia ideologica? Mentre altri comuni lavorano per massimizzare i benefici che derivano dall’opera, Villa San Giovanni rischia di restare indietro, intrappolata in una visione miope e conservatrice». (rrc)

Lega: Tridico pensi a come sostenere i progetti di sviluppo della Calabria e del Sud”.

In una nota stampa la Lega Calabria ha risposto all’europarlamentare Pasquale Tridico, suggerendogli «piuttosto che fare chiacchiere da Bruxelles, l’on. Tridico pensi a come può  seriamente aiutare il Sud e la Calabria».

«Da qualche giorno – dice il partito – l’europarlamentare Pasquale Tridico  pontifica sulla Calabria. Meglio tardi che mai, visto che finalmente si è  ricordato di essere stato eletto nella circoscrizione meridionale. Il punto è che il già presidente dell’Inps in quota Conte, lo fa alla maniera di un partito che, dopo avere arrecato all’Italia danni enormi, ora, in piena parabola discendente, s’illude di conquistare la Presidenza della Regione, che per la Calabria avrebbe l’effetto di una calamità naturale».

«Evidentemente con l’avallo del Pd – continua la nota della Lega – l’europarlamentare ha iniziato, con largo anticipo,  la sua campagna elettorale in Calabria e, nel solco del velleitarismo dei 5Stelle, procede non con proposte compiute, ma promettendo la qualunque e attaccando il ministro Salvini che, per potenziare le infrastrutture calabresi, ha riversato  risorse ingenti.  Da due decenni a questa parte, sia per l’ammodernamento della 106 che per l’elettrificazione di numerose tratte ferroviarie, l’attuale Governo, di concerto con il presidente Occhiuto e il centrodestra calabrese, sta dispiegando un impegno serrato e incessante».

«Tridico e i 5Stelle fanno parte del partito dei ‘no’ a prescindere – prosegue la nota – perché non hanno alcuna idea per lo  sviluppo dei nostri territori, perciò non si capacitano che un’opera ingegneristica d’avanguardia come il Ponte sullo Stretto, sia stata oggi inserita in un percorso di realistica attuazione».

«È un’infrastruttura – viene evidenziato – che rappresenta un’opportunità unica e  che, una volta compiuta, aprirà in Europa, alla Calabria e alla Sicilia al centro del Mediterraneo,  interessanti prospettive di sviluppo. Semmai,  all’on. Tridico e ai suoi alleati, chiediamo cosa hanno fatto loro  per la Calabria in tanti  anni di governo e quali grandi investimenti hanno portato a compimento. La risposta è zero assoluto». (rcz)

L’OPINIONE / Pasquale Tridico: «Il Ponte gigantesca illusione per la Calabria»

di PASQUALE TRIDICO – Il ponte sullo Stretto è una gigantesca illusione per la Calabria, la Sicilia e l’intero Mezzogiorno, di cui il ministro Matteo Salvini deve assumersi la responsabilità insieme all’intero governo di centrodestra, che non ha la coscienza né il coraggio di fermarlo.

Si tratta infatti di un’opera perfettamente inutile, imposta per la vanagloria politica di Salvini e per mantenere equilibri fragili all’interno del governo Meloni, che considera il Mezzogiorno un mero serbatoio di voti. La Commissione Bilancio della Camera ha da poco confermato che per l’infrastruttura saranno impiegati 1,6 miliardi di euro del Fondo per lo sviluppo e la coesione, che invece dovevano servire a ridurre i divari di Calabria e Sicilia dal resto dell’Italia. Nel merito, il centrodestra calabrese continua a piegare la testa come ha fatto a proposito dell’autonomia differenziata e della sottrazione di somme del Pnrr volte a potenziare la sanità ospedaliera e territoriale.

Salvini, osteggiato anche all’interno della Lega per la propria ostinazione sul Ponte, non ha visione sullo sviluppo del Sud. Nel silenzio generale, gli ricordiamo che in Calabria le richieste di credito d’imposta nell’ambito della Zes unica sono state evase integralmente per 240 milioni, per quasi la metà dell’importo provenienti da piccole imprese. Senza l’Alta velocità ferroviaria e con una viabilità a terra, tutte queste attività saranno ancora penalizzate a causa degli elevati costi di trasporto delle merci.

Se non bastasse, nell’ultimo Piano strategico di Ferrovie dello Stato non c’è traccia del ponte sullo Stretto. Peraltro, l’Alta velocità ferroviaria Salerno-Reggio Calabria resta un miraggio, mentre per il completo ammodernamento della Statale 106 mancano ancora le risorse, come molti sindaci calabresi hanno lamentato di recente.

Inoltre, riguardo all’elettrificazione della ferrovia ionica, la Calabria aveva subito uno scippo di 2,5 miliardi di euro, come già denunciato dal nostro consigliere regionale Davide Tavernise. Oggi, però, i cittadini hanno un riferimento politico forte e attendibile nel Movimento Cinque Stelle.

Continuiamo a lavorare per un’alternativa progressista di governo regionale che soddisfi i bisogni veri e primari dei calabresi. (pt)

[Pasquale Tridico è europarlamentare del M5S]