di DANIELA RABIA – Da qualche giorno 51 ex stagisti ed ex borsisti di Azienda Calabria Lavoro siamo stati inseriti stabilmente nell’Ente destinato a breve a trasformarsi in Arpal, agenzia regionale per le politiche attive del lavoro. Quindici anni e mezzo di lavoro precario per noi stagisti a far data dal 20 ottobre 2008 con la formazione nelle Università calabresi seguita da attività negli enti locali calabresi e da otto anni in Acl. Un graduale avvicinamento al lavoro partendo dal co.co.co, transitando per i contratti a tempo determinato e approdando all’ambito tempo indeterminato maturato ex lege.
Il 2024 non è stato semplice per noi allora giovani, oggi molto meno giovani, che con un assessore determinato e tenace come quello al Lavoro Giovanni Calabrese e un Presidente di spessore come Roberto Occhiuto, un coraggioso Commissario Straordinario di Acl Elena Latella e un sempre presente Dg del Dipartimento Lavoro Roberto Cosentino, ma con un ben più nutrito elenco di persone che hanno collaborato, abbiamo attraversato ostacoli non di poco conto prima di tagliare la meta.
Si era ventilata la possibilità di una stabilizzazione sotto Natale con la sacralità della festività della Nascita, sotto Pasqua con la Resurrezione ma il giorno adeguato da segnare per sempre era quello che precede il 25 aprile la Festa della Liberazione con di lì a poco il 1°maggio, Festa del Lavoro.
Ci sentiamo libere oggi 51 persone con annesse famiglie e, per la prima volta, viviamo realmente una ricorrenza che dati i tempi rischia di essere per molti solo un momento di amara riflessione annuale. Cosa significa essere precari ed esserlo in Calabria? Nonostante le enormi difficoltà vuol dire vivere nella propria amata terra e rappresentarla a pieno. I precari abbiamo un’anima frammentata che rispecchia in toto una terra nata storicamente dalle Calabrie e con più anime al suo interno che oggi ha una sola possibilità di farcela, unire le varie componenti.
Far dialogare le zone più distanti tra loro e trovare una reductio ad unum con un patrimonio valoriale comune. Come cozze verghiane avvinghiate agli scogli calabri questi 51 uomini e donne di Calabria caparbi, testardi, resilienti abbiamo sfidato le crisi esistenziali, il logorio del tempo che scorre inesorabile, la frustrazione di non aver intrapreso altri percorsi ma oggi gridiamo a gran voce di avercela fatta e di non essere pentiti nemmeno per un attimo di un percorso arduo ma estremamente formativo. Sono le salite o le discese in fondo ad allenare i muscoli?
E qua si è trattato di allenare anche menti e cuore di tanti che non sempre sono andati di pari passo ma alla fine si sono alleati per l’obiettivo comune dimostrando che l’unione fa la forza e vince. 51 calabresi innamorati di monti, laghi, fiumi, coste, monumenti, paesi, tramonti e albe calabre oggi come in passato continueremo ad assistere al sorgere del sole in una terra che merita di trattenere le sue risorse umane.Perchè andar via se c’è una possibilità o una speranza di restare? Ma non è stata sempre la speranza a muoverci, credo, a volte è stata la disperazione perché la speranza può creare facili alibi all’azione come lo “spero e dunque non faccio”.
La disperazione di contro ci fa alzare ogni giorno per andare oltre ogni limite. E il futuro? Non è neanche il futuro, almeno per me, l’orizzonte, perché potrebbe non arrivare, attenere al periodo ipotetico dell’irrealtà ma è il presente che ho vivo nei miei occhi ogni istante ed è quello che voglio godere a pieno. Io come i miei amici e colleghi con cui ho condiviso sogni, speranze, tragedie personali, incubi notturni e diurni, periodi insonni che a me hanno fruttato tanto. Se oggi sono una scrittrice è solo grazie al Programma Stage della Regione Calabria che mi ha allontanato dal letto e dal sonno notturno per ben dodici anni. Dodici lunghissimi anni in cui ho letto tanti libri e ne ho pubblicati undici vincendo premi orgogliosamente non solo in Calabria ma fuori regione e portando in Italia la mia terra filtrata dai miei occhi. E aggiungo portando una narrazione contraria a quella stereotipata che relega a territorio marginale il mio invaso dalle mafie ma esaltandone la bellezza che come scriveva un grande “è negli occhi di chi guarda”.
Mi sono stancata di leggere sempre dei problemi di questa mia Calabria e ne racconto le virtù che innegabilmente esistono ma come tutte le cose preziose sono in fondo e richiedono un lavoro di scavo per farle emergere. Non sono nascosti i tesori? Perché continuiamo a cercarli in superficie? Ed ora l’annuncio a cui tengo tanto, è in stampa il mio dodicesimo libro “Vita da precaria”che pubblico con Pellegrini editore a breve e racconta di me in questi 15 anni, del mio approccio al precariato e alla vita, dei miei colleghi.
E richiama i quattro colleghi morti prematuramente che quel 24 aprile mentre noi firmavamo con inchiostro blu davanti a una splendida rappresentanza regionale costituita dall’assessore al Lavoro Giovanni Calabrese, dal Segretario Generale Eugenia Montilla, dal dg del Dipartimento Lavoro Roberto Cosentino, dal Commissario di Acl Elena Latella, dal dirigente di settore nel Dipartimento Organizzazione e Risorse Umane Roberta Cardamone e dal dg del Dipartimento Organizzazione e Risorse umane Marina Petrolo, firmavano in cielo con inchiostro dorato e hanno impedito alle nuvole di piangere perché abbiamo pianto troppo quaggiù regalandoci uno splendido sole per illuminare l’inizio di un nuovo meritato percorso. (dr)