Si è chiusa, tra encomi e applausi, l’ottava edizione del Premio Caposuvero, ideato e promosso dalla Pro Loco di Gizzeria.
Dal parterre ai presenti gli encomi all’iniziativa sono molteplici. In una veste nuova, rinnovata, intorno a quella che è diventata l’emblema del Premio la Torre dei Cavalieri si sono alternati, tra video di presentazione, interventi e applausi, i premiati di questa edizione. Una serata ricca di contenuti e di messaggi, dalla legalità alla cultura, dal senso di appartenenza ad una terra difficile ma pur bellissima a quella voglia di riscatto che si manifesta nella volontà di estirpare il marcio, decidendo da che parte stare, e seminare il buono, investendo ed esaltando le peculiarità di ogni territorio.
«Un premio che ogni anno riesce a migliorare, rendendolo maggiormente partecipativo e riuscendo soprattutto a scegliere delle personalità che veramente meritano e danno effettivamente alla nostra terra tantissimo quotidianamente», queste le parole dell’onorevole Angela Napoli che ha consegnato, fortemente emozionata, il Premio Legalità al Procuratore Capo di Reggio Calabria Giovanni Bombardieri.
Ad aprire la serata, proprio l’intervento del Procuratore Bombardieri che, soffermandosi su alcune delle inchieste e dei processi più importanti degli ultimi anni, ha sottolineato la capacità espansionistica della ‘Ndrangheta che, oggi, continua a scrivere il destino di molti territori calabresi, la provincia di Reggio Calabria senza dubbio la più colpita, ma prolifera e si duplica da nord a sud d’Italia, così come attestato dall’ultima relazione presentata in Parlamento dalla Direzione Investigativa Antimafia, ma s’impone in Europa e trova forza oltre oceano.
«L‘Ndrangheta non è solo un fenomeno localistico – ha dichiarato Bombardieri – ma a detta di tutti coloro che la studiano e la combattono, è purtroppo oggi il fenomeno criminale più agguerrito, più pervasivo, più proiettato all’estero».
«Non è più quella di 15/20 anni fa – ha spiegato – che guardava, ad esempio, al nord Europa come una terra d’investimento, infiltrata in alcuni settori come la ristorazione, il cemento, ma oggi guarda all’Europa come ad una terra dove operare, dove delocalizzare le proprie attività. Divenendo sempre più difficile operare in questi territori, cerca altre opportunità e si confronta con altri gruppi, albanesi, turchi. Interazioni che a volte sfociano in contrasti che portano ad agguati o a risse “alla maniera ‘ndranghetisa”, che preoccupano e devono preoccupare sempre più gli Stati del nord Europa, con i quali ormai esiste una collaborazione continua. Ecco perché è importante e fondamentale la cooperazione internazionale attraverso le Squadre investigative comuni».
Alla domanda della moderatrice, la giornalista Fabrizia Arcuri, se ancora ci sia una sorta di mistificazione del fenomeno da parte dell’informazione, a volte poco attenta ai risultati di indagini di rilievo, ha risposto: «L’informazione è necessaria. La gente ha diritto di sapere, di conoscere il risultato del lavoro di una Procura per avere la certezza dell’operato e c’è il dovere della Magistratura d’informare».
«Non si vuole mettere il bavaglio alle Procura, come a volte si dice – ha spiegato il procuratore – ma è necessario che ci sia un’informazione corretta e coerente con la realtà. Non bisogna trasferire una comunicazione fuorviante, in fase d’indagine ci sono accertamenti parziali, che non sono ancora dogma della certezza giudiziaria. La comunicazione è un problema che deve investire la società, la stampa e quegli organismi che sono deputati a ciò e va esercitata con scrupolo».
Passaggio di testimone, quindi, al giornalista Pietro Comito, che alla domanda: “Che cosa significa fare giornalismo d’inchiesta oggi in Calabria?” ha affermato: «Una corretta informazione presuppone prima di tutto preparazione. E poi ci vuole impegno, dedizione, ci vuole in parte anche rassegnazione, ci vuole coraggio. Perché farlo sul territorio è qualcosa di diverso, perché si entra necessariamente in contatto con gli stessi imputati di quelle indagini o le loro famiglie».
«I tuoi figli vanno a scuola con i loro figli – ha aggiunto –. E, questo, è un segnale fortissimo di cui il territorio stesso a volte non si rende conto. Così come non ci si è resi conto del grande e minuzioso lavoro che i magistrati, le procure e le forze dell’ordine stanno portando avanti».
Ed ha chiuso il suo intervento riprendendo una frase di Nando della Chiesa: «Voi non avete soltanto un gran dovere di cronaca ma avete un gran dovere di storia. E questo dovere di storia noi lo stiamo esercitando grazie al lavoro che stanno conducendo le nostre procure e i giudici che firmano le sentenze, loro stanno riscrivendo la storia e non soltanto pagine di giustizia. Io spero che il resto della società e quindi anche la comunicazione cominci a cambiare perché esiste un grande difetto su cui bisogna interrogarsi e cioè quanto veloce vanno le procure e quanto velocemente andiamo noi. E noi siamo ancora troppo lenti».
Un premio condiviso con tutti i colleghi e i professionisti che con lui lavorano, consegnato dal criminologo e direttore del Master di Criminologia della Calabria, Sergio Caruso: «La comunicazione non deve essere spettacolarizzazione ma deve prima di tutto poggiarsi come in ogni contesto sull’etica, solo così questa diventa funzionale alla conoscenza e soprattutto alla riflessione. E di riflettere ce n’è sempre bisogno».
Quel lavoro di squadra che ha messo in evidenza anche lo stesso Bombardieri nelle sue dichiarazioni, sottolineando l’impegno profuso da tutti coloro che sono impegnati in prima linea nel contrasto alla criminalità organizzata, come lo Squadrone Eliportato Carabinieri Cacciatori di Calabria. A loro il Premio Speciale 2021, presente il Tenente Zerino che ha tenuto a precisare che lo Squadrone non é soltanto quell’unità speciale che in 30 anni ha contribuito ad assicurare alla giustizia oltre 300 latitanti ‘ndranghetisti ma: “A volte passa inosservata l’attività quotidiana che il reparto fa sul territorio. Giornalmente controlla, monitora e cerca di penetrare nelle dinamiche del fenomeno criminale. La forza dello Squadrone sta proprio in questo, nel saper unire esigenze operative e specializzate, capacità d’intervento ad una conoscenza approfondita del territorio. Siamo memoria storica di quelle realtà».
Ed è proprio dalla memoria che bisogno partire per ricostruire questo Paese. La memoria di quei grandi uomini che hanno sacrificato la loro vita nella lotta contro le mafie e di coloro vittime innocenti che sono cadute per mano della criminalità organizzata. Da Falcone e Borsellino, da Peppino Impastato a Carlo Alberto dalla Chiesa ma anche don Pino Puglisi, Lea Garofalo, Cocò Campilongo, solo alcuni dei protagonisti dell’ultimo libro: Non chiamateli Eroi di Nicola Gratteri, Procuratore Capo di Catanzaro, e Antonio Nicaso, giornalista, esperto di ‘Ndrangheta e docente di Storia sociale della criminalità organizzata alla Queen’s University in Canada. A loro il Premio Cultura.
Assente il procuratore Gratteri, per un sopraggiunto imprevisto, era invece collegato via Skype, il professore Nicaso: «Non è pensabile poter sconfiggere una criminalità mafiosa che è sempre più internazionalizzata soltanto con la repressione delegando ciò esclusivamente alla magistratura e alle forze dell’ordine, è necessario che la lotta sia portata avanti simultaneamente sul terreno della promozione sociale, dell’educazione, della crescita culturale. I libri servono a questo, a stimolare una forte coscienza critica e civile».
«L’alba di un nuovo giorno è possibile se ognuno fa qualcosa, se si fanno delle scelte precise. L’invito è a collaborare: la società civile deve collaborare. Il processo non può essere solo il confronto tra accusa e difesa, chi sa deve parlare solo in questo modo è possibile sovrapporre la verità storica a quella giudiziaria, che non sempre sono le stesse. Altrimenti sarà sempre difficile dimostrare la verità nella sua interezza. Bisogna prendere consapevolezza del proprio ruolo all’interno della società, senza essere magistrati o eroi» questa la sintesi dell’intervento del prof Nicaso.
«Un impegno costante, giornaliero – ha proseguito – eccellenze di Calabria che devono essere sostenuti e difesi nell’esercizio del loro ruolo anche dalla politica, così l’onorevole Wanda Ferro che ha chiuso la prima parte del premio dedicata alla legalità. “Una politica che deve sostenere i tanti magistrati attraverso una rivisitazione degli organici impegnati, soprattutto la dove necessitano come nelle Procure calabresi».
«Ci vorrebbe una difesa maggiore – ha aggiunto – di quelle normative come quella dell’antimafia che come uomini come Falcone e Borsellino hanno voluto. Questo percorso deve servire a sollevare le coscienze partendo dalla scuola ma anche dalle famiglie. La speranza, diceva Sant’Agostino, ha due figli, lo sdegno e il coraggio. La Calabria non è soltanto ‘Ndrangheta ma è fatta di tante brave persone che oggi vogliono occupare quegli spazi strappati alla criminalità. Questo Premio è l’esempio di un Calabria che vuole cambiare, che vuole alzare la testa e questo parterre rappresenta davvero quella Calabria che vogliamo».
Quell’altra parte della medaglia di una terra ricca di opportunità e occasioni da poter sfruttare e su cui investire per creare sviluppo e crescita, per offrire lavoro ma anche visioni da condividere e da far conoscere al resto del mondo. Una Calabria positiva, propositiva e internazionale come quella dei tanti imprenditori che hanno investito nei loro territori e creduto nella bellezza di quei grandi patrimoni che essa possiede. La seconda parte del Premio è dedicata a loro.
Premio Imprenditoria a Luigi Fazio amministratore del Cash and Carry L’Elefante, leader nel proprio settore. Una professionalità che ha saputo costruire sulla qualità dei propri servizi ma anche sul concetto di legalità a cui lui stesso ha fatto riferimento nel suo intervento: «Senza il quale in un contesto difficile come il nostro non puoi resistere ma su cui devi credere e proprio grazie all’esempio di uomini come quelli presenti oggi qui”. Ad insignirlo l’assessora Corica Pasqualina del comune di Gizzeria, che ha patrocinato l’evento: “Un atto dovuto, una collaborazione con il comune che continuerà nel tempo, visto lo spessore e la rilevanza che Caposuvero ha ormai raggiunto»-
Alla stilista Luigia Granata, il Premio Imprenditoria Femminile. A colei che con le sue creazione di alta moda, vere e proprie opere d’arte, riesce ad esprimere la grande bellezza di questa terra. Storia, arte e cultura stampata sulle sue realizzazioni per le quali è conosciuta in tutto il mondo: «Ho ricevuto molti premi anche internazionali ma devo dire che questo mi emoziona e m’inorgoglissi come mai, per i messaggi di cui è fatto e che riesce a veicolare in maniera eccelsa». A consegnare il riconoscimento Manuela Filice, responsabile eventi Unpli Cosenza.
La presidente Fragale ha voluto invece consegnare personalmente il Premio allo Sport riservato a Luca Valentini, beach manager e amministratore della Hang Loose Beach, il parco sportivo balneare dove ogni anno vengono disputati i campionati mondiali di Kite surf, vanto e orgoglio di Gizzeria.
«Ho creduto fortemente nelle potenzialità che offriva questo territorio e ho puntato su quel perfetto binomio che è turismo e sport. Le soddisfazioni sono tante ma si può fare più, continuare ad investire è l’unica arma che abbia anche per sconfiggere l’illegalità. Dobbiamo solo crederci», così Valentini.
Al professore di Sociologia del Turismo e di Sociologia del Turismo e dei Sistemi Territoriali Locali presso l’Università della Calabria, Tullio Romita, il “Premio Calabresi all’Estero”, per l’impegno profuso negli anni nella conoscenza e nello studio di quel grande patrimonio che sono i nostri corregionali sparsi nel mondo. È Direttore del Master di 1 Livello “Progettazione e gestione dei viaggi delle radici”, promosso dall’Unical e finanziato dal Ministero degli Esteri: «Il master – afferma Romita – ha come finalità quella di preparare esperti che possano rispondere alle esigenze di questi viaggiatori che non sono semplici turisti. L’obiettivo è quello di formare una figura professionale capace di partecipare alla pianificazione e organizzazione di un’offerta turistica studiata ad hoc e che possa essere da supporto soprattutto nei comuni. Una possibilità per tanti di giovani di restare e far crescere così la propria regione».
Antonello Grosso la Valle, consigliere nazionale Unpli, nel conferirgli l’encomio ha ricordato l’impegno profuso dalle Pro Loco nel turismo, come depositari di cultura, conoscenza e tradizioni. Ma ha anche sottolineato come: «Queste oggi siano anche altro, abbiamo aperto interlocuzioni con tutte le parte attive dei territori, con le realtà private e pubbliche, sedendo ai tavoli delle istituzioni più importanti, dai Ministeri alle Associazioni di categoria, alle Università. Diventando così non soltanto un elemento importante nella governare dei territori ma anche portatori di valori e principi, come quello che fa ormai da anni la Pro Loco di Gizzeria con il Caposuvero».
Se l’esaltazione della memoria, dell’identità e della storia, sono stati gli elementi che hanno caratterizzato questa edizione, non poteva mancare la parte dedicata al ricordo di alcune eccellenze.
Il Premio alla Memoria sezione Giornalismo a Elio Fata, consegnato da Pietro Comito. A chi ha fatto del giornalismo non solo una professione ma una missione credendo nelle grandi potenzialità della Calabria, tanto da sceglierla come casa sua. Sue le inchieste e gli articoli più importanti di quegli anni, tra i primi a scrivere di ‘Ndrangheta, promotore d’iniziative d’interesse sociale e politico che solo negli anni se n’è compreso il valore.
Fortemente emozionato il figlio Giancarlo Fata che ha ricordato il padre come: «Un giornalista tutto d’un pezzo, un uomo appassionato, giusto che non si piegava ai poteri forti ma li combatteva, a volte controcorrente è stato un grande visionario e soprattutto una brava personale credeva nel valore e nella funzione del suo lavoro».
E a vent’anni della prematura scomparsa del giovane stilista Giovannino Macrì la Pro Loco ha voluto ricordalo, per l’estro, l’originalità, l’indiscussa fama che aveva raggiunto in poco tempo. Ma anche come ha sottolineato Paolo Mascaro, già sindaco di Lamezia Terme, consegnando la targa alla sorella Isabella: “Ad un giovane talento che incarnava della sua terra i valori più veri e autentici e che avrebbe senz’altro portato ancora più in alto il nome della Calabria”.
Al presidente Confapi Calabria, nonché vice presidente nazionale Francesco Napoli, è spettato invece il ricordo di G. B. Spadafora, il maestro orafo che da San Giovanni in Fiore ha fatto conoscere la sua arte e quell’amore sviscerale per quello che realizzava a tutto il mondo. Nel rendergli omaggio come una delle più grandi eccellenze calabresi anche Napoli ha espresso parole di encomio per la serata dai contenuti chiari e incisi e per un’iniziativa che deve avere un’eco forte.
«A volte gli imprenditori, soprattutto della piccola e media industria che io rappresento – ha dichiarato – si sentono soli, abbandonati dallo Stato soprattutto alle nostre latitudini e in tempi di crisi come questi ma la caparbietà con cui vanno avanti è essa stessa esempio, la determinazione di sapere da che parte stare rappresenta essa stessa lotta alla criminalità e sapere che ci sono uomini di spessore come quelli che abbiamo ascoltato stasera diventa spinta emotiva per andare avanti e non mollare. Il mio plauso quindi all’evento».
La serata ha chiuso i battenti con due Premi Speciali che hanno voluto racchiudere il senso di questa edizione, quella della contaminazione culturale ma anche del valore sociale che manifestazioni come queste rappresenta, segno imprescindibile del lavoro svolto dalle Pro Loco e che vanno sotto i tratti distintivi della: condivisone, solidarietà, unione, conoscenza, inclusione, partecipazione attiva.
Il Premio Medicina alla “Federazione Italiana Medici di Medicina Generale” e al sociale al “Banco delle Opere di Carità”.
A ritirare il primo il dott. Rosalbino Cerra, presidente FIMMG Calabria che ha dedicato un pensiero agli oltre 118 medici di famiglia morti in Italia per covid nell’assistenza ai pazienti: «Ringrazio tutti i medici, gli infermieri e quanti si sono sacrificati in un momento di emergenza ma è giusto ricordare anche chi lavora in silenzio, lontano dai riflettori e contribuisce con il proprio impegno a non far sentire soli quanti in questo periodo hanno avuto bisogno. E hanno trovato nel proprio medico di famiglia un riferimento sicuro e competente, una persona vicina nel momenti di malattia e di solitudine».
Lo stesso ha approfittato dell’occasione anche per lanciare un messaggio sul documento presentato nei giorni scorsi dalle Regioni, in cui sono illustrate le proposte di riforma del ruolo di medici di Medicina generale che vorrebbero cambiare il rapporto tra servizio sanitario pubblico e medici di famiglia facendoli passare alle dipendenze dello Stato. «Il nostro è un No categorico – afferma Cerra –. Non vogliamo rompere quel rapporto fiduciario, di prossimità e territoriale che ci contraddistingue. Ci vogliono burocrati spersonalizzando e rendendo anonimo quel rapporto medico-paziente che nessun altro ha. Chiediamo quindi il sostegno di tutti in questa battaglia, perché a fare le spese siete tutti voi, a cui verrà negato il diritto di scegliere il proprio medico di famiglia».
Il presidente regionale Giovanni Rizzo ha invece messo in evidenza l’impegno del Banco Alimentare nell’opera di supporto alla classi meno abiette presenti nella regione, oggi aumentate ancora di più a causa della crisi post pandemia. «In Calabria esistono tantissimi poveri di cui 110.000 assistiti dal Banco Alimentare e 158.588, ad oggi arrivati a 230.000, assistiti dal Banco delle Opere di Carità Calabria. Ecco perché è necessaria un’azione corale che riconosca il valore della solidarietà e del volontariato, in una comunione d’intenti e di azione al fine di tamponare un’emergenza che è diventata sempre più grande. Plauso va alle Pro Loco che hanno raccolto da subito questo invito, offrendo il loro supporto al contrasto alla povertà».
Questa edizione si chiude con quel messaggio di speranza e di forza che ci ha consegnato il procurato capo Bombardieri: “La Calabria deve essere una terra su cui costruire, dove bisogna rimanere per riportarla a ciò che merita, in cui ci siano opportunità per i giovani e su cui si possa investire. Senza problemi d’inquinamento dell’economia legale, senza l’oppressione della ’Ndrangheta». (rcz)