Premio Strega: incanta la Calabria narrata da Giusy Staropoli Calafati

di PINO NANO –  Proposto dall’illustre poeta, scrittore e giurista calabrese Corrado Calabrò, Terra Santissima, il romanzo della scrittrice calabrese Giusy Staropoli Calafati, Laruffa editore, è oggi il libro “calabrese” candidato alla LXXVI edizione del premio Strega 2022. È bastato che la notizia facesse il giro dei social per scatenare un infermo di reazioni a catena, positive, piene di amore per la gente di Calabria, e soprattutto di grande curiosità per un romanzo che racconta la bellezza superlativa dell’Aspromonte.

Gli Amici della domenica, il gruppo storico della giuria del premio, martedì hanno proposto i 74 libri di narrativa italiana pubblicati tra il 1° marzo 2021 e il 28 febbraio 2022 “degni di partecipare” al Premio Letterario Italiano forse più famoso nel mondo. Spetterà ora al Comitato direttivo del premio scegliere i 12 titoli finalisti che si disputeranno la cinquina da cui verrà il vincitore dell’ambito riconoscimento. Tra i 74 titoli candidati allo Strega c’è dunque anche Terra Santissima, il nuovo romanzo della scrittrice calabrese Giusy Staropoli Calafati edito da Laruffa editore, un libro che sin dalla sua prima uscita pubblica ha riscosso ampi consensi generali soprattutto dalla critica più accreditata. Una rivelazione in senso assoluto per questa giovane intellettuale calabrese che oggi ha privilegio di raccontare la sua terra di origine ai grandi giurati del Premio Strega, e questo grazie alla segnalazione autorevole e solenne che gli è stata fatta da un poeta elitario e così amato come lo è Corrado Calabrò, calabrese anche lui come Giusy Staropoli Calafati.

– Giusy, come sta vivendo la notizia della sua presenza allo Strega?

«Lo Strega è uno dei premi italiani più prestigiosi e importanti per uno scrittore. Ci sono passati i più grandi. Da Flaiano a Pavese, a Moravia, a Elsa Morante fino a Corrado Alvaro. Con Quasi una vita vinse lo Strega nel 1951. Ed io, comunque andrà a finire questa avventura, che se anche si fermasse qui realizzerei un grande sogno, è a lui Corrado Alvaro che voglio dedicare la candidatura al premio Strega di Terra Santissima. A Lui e a Francesco Perri. A lui, a Francesco Perri e a Mario La Cava. Al trittico delle lettere: a Saverio Strati-Carmelo Filocamo-Walter Pedullà. Sono loro i padri della scuola alla quale mi sono formata. Alla Calabria che con passione e orgoglio mi onorerò di rappresentare».

– Giusy, deve essere  una bella soddisfazione comunque essere già arrivati a questo punto, non crede?

«Essere proposta allo Strega è un risultato importante. Ma è soprattutto la ricompensa a non avere mollato mai, ad averci sempre creduto, e crederci ancora. E perché forse la letteratura davvero potrà salvare la Calabria. Allo Strega, con Terra Santissima, viene proposta la Calabria. San Luca, Polsi, Pietra Cappa, tutto l’Aspromonte. Il coraggio dei calabresi, la dignità descritta da Alvaro. Mia madre e mio padre. I miei nonni, i miei figli, ma soprattutto gli uomini e donne in grado di resistere quotidianamente “al dubbio che vivere rettamente sia una cosa inutile”.  Ora non mi resta che incrociare le dita. E che più persone possibili lo possano leggere. In Calabria, in Italia. Ovunque.

– Terra Santissima, ricordiamo arriva allo Strega su proposta di Corrado Calabrò, famosissimo grand commis di stato, giurista di altissimo profilo istituzionale, ma anche scrittore e tra i più importanti poeti italiani contemporanei. Ma leggiamo insieme quello che Corrado Calabrò ha scritto per lo Strega:

«Andata via – scappata – con la famiglia a nove anni, la giornalista Simona Giunta torna in Aspromonte per quello che avrebbe dovuto essere un breve servizio giornalistico sulla ‘ndrangheta, ma ne viene attratta irresistibilmente con un richiamo profondo e un’immanenza pervasiva. Solo chi vi è nato conosce veramente l’Aspromonte: una montagna verde come la Svizzera ma dalla quale si vede il mare che abbraccia su entrambi i lati la Calabria, terra bella e incontaminata dai paesaggi incantati sotto un cielo azzurrissimo, abitata da persone vere, estremamente ospitali ma capaci di determinazioni estreme, persone che sono nel mondo e fuori del mondo, sospese tra la realtà mutante e regole di vita non scritte eppure rispettate religiosamente».

Ma l’ex Consigliere di Stato va ancora oltre e aggiunge: «Alla religiosità (che è altra cosa della religione) è legata sacrilegamente la “Santa”, la ‘ndrangheta, che pur avendo esteso i suoi tentacoli alle città dell’intera penisola mantiene in Calabria radici tenaci con l’intimidazione generata dalla sua ferocia. Con un linguaggio incalzante, insaporito da espressioni dialettali, talvolta decantate poeticamente, Giusy Staropoli ci rivela un mondo vero, non omologato con gli stereotipi dei resoconti di chi non lo sente dentro come parte inscindibile di sé.

«Parliamo di “Un amore appassionato per la sua terra, che si metastatizza nell’amore della giornalista per un pastore, anima la descrizione di luoghi e di consuetudini di vita, restituendoci in modo palpitante l’attrazione fatale nella bellezza e nella perdizione di una Terra Santissima, nella quale – conclude Corrado Calabrò – tanti uomini e donne sanno resistere quotidianamente “al dubbio che vivere rettamente sia una cosa inutile”.

«Una scrittura potente e una trama romantica e feroce», dice di Terra Santissima il giornalista-scrittore Mimmo Nunnari.  «Un libro controcorrente ma anche un libro di protesta» aggiunge lo scrittore Santo Gioffrè. Senza dubbio, un romanzo di grandissimo impatto mediatico, scritto da una scrittrice di cui sicuramente sentiremo parlare nei mesi e negli anni che verranno. E questo, ne siamo certi, a prescindere da come andrà a finire il Premio Strega 2022. (pn)

Il libro “Terra Santissima” della Staropoli candidato al Premio Strega

di GIUSY STAROPOLI CALAFATI – E con gioia, soddisfazione e orgoglio che vi comunico che Terra Santissima, è candidato alla LXXVI edizione del Premio Strega. Proposto da Corrado Calabrò, uno dei più grandi intellettuali e poeti italiani contemporanei.

Dire che sono felice è davvero poco. Infatti sono euforica. Perdutamente euforica. Partire da un piccolo paesino costiero della Calabria e arrivare fino allo Strega non è per niente scontato.

Lo Strega è uno dei premi italiani più prestigiosi e importanti per uno scrittore. Ci sono passati i più grandi. Da Flaiano a Pavese, a Moravia, a Elsa Morante fino a Corrado Alvaro. Con Quasi una vita vinse lo Strega nel 1951.

Ed io, comunque andrà a finire questa avventura, che se anche si fermasse qui ho realizzato un grande sogno, è a lui che voglio dedicare la candidatura al premio Strega di Terra Santissima. A Lui e a Francesco Perri. A lui, a Francesco Perri e a Mario La Cava. Al trittico delle lettere: a Saverio StratiCarmelo FilocamoWalter Pedullà. Ai padri della scuola alla quale mi sono formata. Alla Calabria che con passione e orgoglio mi onorerò di rappresentare.
Essere candidata allo Strega è un risultato importante. Ma è soprattutto è la ricompensa a non avere mollato mai, ad averci sempre creduto, e crederci ancora. Perchè forse la letteratura davvero potrà salvare la Calabria. Perché i meriti prima o poi vanno premiati, le chiacchiere asfaltate, e le mete, anche se con fatica, rigorosamente raggiunte.

Allo Strega, con Terra Santissima, viene proposta la Calabria. San Luca, Polsi, Pietra Cappa, tutto l’Aspromonte. Il coraggio dei calabresi, la dignità descritta da Alvaro. Mia madre e mio padre. I miei nonni, i miei figli, ma soprattutto gli uomini e donne in grado di resistere quotidianamente “al dubbio che vivere rettamente sia una cosa inutile”.

Luis Sepùlveda diceva che “Vola solo chi osa farlo”. Io voglio osare.

Grazie a tutti voi che leggendo Terra Santissima gli avete fatto prendere il largo. E a chi, a partire da oggi, lo farà andare ancora più lontano.
Compratelo, regalatelo, consigliatelo, criticatelo anche. C’è bisogno di tutto per crescere.

Intanto a me non resta che incrociare le dita. (gsc)

“Il cercatore di luce” di Carmine Abate candidato al Premio Strega

Il libro Il cercatore di luce dello scrittore calabrese Carmine Abate è tra i primi libri proposti alla 76esima edizione del Premio Strega.

La candidatura è stata avanzata dal critico d’arte, giornalista e segretario della Fondazione Dante Alighieri, Alessandro Masi, perché «con Il cercatore di luce Carmine Abate conferma – si legge sul sito del prestigioso Premio – la piena maturità espressiva di un ormai lungo percorso nella narrativa italiana di alta qualità letteraria e di ininterrotto riscontro da parte del pubblico dei lettori e della critica».

«Si tratta – si legge ancora nella motivazione – di un romanzo storico, romanzo di formazione, storia famigliare e di impegno civile, in cui l’autore sintetizza diverse modalità di genere narrativo e le scardina tutte dando origine a un modello romanzesco originale e fortemente coinvolgente. Il libro ritorna sui temi che hanno caratterizzato da sempre la sua poetica (e in particolare su quel “vivere per addizione” che sintetizza l’approccio all’emigrazione che Abate ha vissuto sulla sua pelle e ha messo in scena in tanti romanzi) su cui l’autore innesta inedite esplorazioni verso nuove frontiere dove approfondisce i rapporti fra arte, natura, parola e esistenza».

«Per raccontare – si legge ancora – la breve vita abbagliante del maestro del Divisionismo Giovanni Segantini, Abate ne segue le tracce in tutti i suoi febbrili spostamenti alla ricerca spasmodica della luce, alimento indispensabile di una vita e di un’esperienza artistica all’insegna del senso di apertura, di liberazione e di respiro che sulla pagina viene restituita con limpida e coinvolgente partecipazione. Al servizio di temi tanto decisivi e affascinanti l’autore mette una tecnica narrativa consapevole e sicura che gli permette di costruire un meccanismo di precisione in grado di guidare il lettore nei diversi livelli temporali (l’Ottocento, il tardo Novecento, il Ventennio fascista) e geografici (il Trentino, l’Engadina, la Sila calabrese, Milano) in cui si svolge la vicenda. Di particolare rilievo le figure femminili, la Moma calabrese, memoria storica della famiglia dell’io narrante e Bice Bugatti compagna di tutta una vita che con Segantini ha costruito una straordinaria storia d’amore. La lingua di Abate è calda e trasparente, piana e ricchissima, precisa e poetica come la pittura di Segantini».

Prosegue, dunque, il successo del “Cercatore di luce”, che è stato accolto con entusiasmo dalla critica e dal pubblico, arrivando a pochi mesi dall’uscita alla terza edizione. (rrm)

Lo scrittore reggino Mimmo Gangemi candidato al Premio Strega

Il riscatto della Calabria può venire dalla letteratura? La conferma la da Mimmo Gangemi, con la sua candidatura allo Strega.

Dall’uscita della nuova creatura dello scrittore palmese, datata 9 febbraio 2021, alla candidatura dello Strega di qualche giorno fa, il tempo è stato davvero breve. E non è un caso. Ci sono romanzi che sono semplicemente libri, altri come quello di Gangemi, che sono vere e proprie opere  letterarie. E il fiuto di Raffale Nigro, che ha proposto il libro al prestigioso premio, di certo non sbaglia.

Il popolo di mezzo (edito da Piemme), dopo la Signora di Ellis Island, sarà destinato a diventare un nuovo capolavoro della letteratura italiana. Una penna che graffia e lascia tracce quella di Gangemi, che con realtà e crudezza narra la storia di uomini su cui, da secoli, grava l’occhio e il giudizio del mondo. Un popolo di mezzo appunto che, costretto, cede alle lusinghe del bisogno e sempre e solo per fame. Un Sud in continuo viaggio, alla ricerca del giorno nuovo, che anche oltreoceano, nonostante i sacrifici e i pianti, è destinato a mischiarsi con la terra che in Patria ha scansato partendo. 

Un’alternarsi di emozioni fitte, che non danno tregua e che sin della prima pagina rapiscono il lettore che, con naturalezza, diventa esso stesso coprotagonista della storia.

Mimmo Gangemi, nella vita, come è noto, è un ingegnere di professione. Un professionista, dunque, prestato alla letteratura come dicono alcuni, ma le cui opere confermano invece l’esatto contrario. Gangemi resta, infatti, un grande scrittore prestato alla professione. Non vi è alcun dubbio. Un narratore di razza le cui storie vengono tessute con severa maestranza, da rendersi raffinate e perfette lenti per guardare il mondo.

A portare lo Strega in Calabria, e per la prima e unica volta, fu Corrado Alvaro, nel 1951, con l’opera Quasi Una Vita. Da allora nessun altro autore ‘nostrano’ ha più conquistato il podio. 

Sarà questa la volta buona? 

Il percorso è ancora lungo e in salita. Ma la grandezza del romanzo, da tutti i venti a favore. 

«È solo una candidatura che si fa compagnia con tante altre, benché sia stata avanzata da uno scrittore prestigioso» scrive Gangemi sulla sua pagina Facebook. E poi: «Incrociamo tutti le dita per il futuro» chiosa.

E ha ragione. Ma noi calabresi, si sa, siamo malati di orgoglio e appartenenza. Per noi lo Strega è già vinto. (gsc)

Sinossi del Libro

Quanto lontano si deve spingere un padre, per regalare un futuro ai propri figli?

In un’America prodiga e crudele, una grande saga su ciò che siamo stati. E abbiamo dimenticato. «Negri», così sprezzavano quanti agli inizi del Novecento giungevano in America dall’Italia. Anche perché «tanto bianchi non apparivano», erano il popolo di mezzo, sradicato dalle origini per cercare lì un futuro migliore. Masi e la sua famiglia, partiti dalla Sicilia, impattano sullo sfruttamento e sull’esclusione, sul pregiudizio e sul razzismo, che culminano in un barbaro linciaggio. Per i figli, Tony e Luigi, con indole e talenti differenti, si aprono strade difficili, tra le ondate della prima emigrazione e le due guerre mondiali. In un’America che cambia, ora sogno solo a osservarla da lontano, ora prodiga delle opportunità che sa concedere la terra promessa. Insofferente, il primo tenta di conquistarsi uno spazio, finché arriva a odiare l’inganno del nuovo mondo, e lo scianca con le sue vendette. Dotato di talento musicale, il secondo percorre la novità delle orchestrine jazz, imboccando la via per il successo. Dai campi di cotone ai cantieri per le ferrovie, dalla Little Palermo di New Orleans alla Little Italy nella dimensione metropolitana di New York, dalla Mano Nera agli albori di Cosa Nostra, dai bordelli di Storyville ai grandi ritrovi del jazz, dai diseredati seppelliti ad Hart Island alla strage di Wall Street, da un amore travagliato al campo di internamento per italiani resistenti. In questa narrazione epica e struggente, Mimmo Gangemi ci fa rivivere, con il coraggio dei grandi maestri, il senso d’estraneità e una nostalgia divorante, la speranza di piegare il destino e il sogno del ritorno, in una nazione che va rapidamente mutando pelle.