RISORSE A FONDO PERDUTO E PRESTITI
PERCHÉ VA ‘VALUTATA’ LA SPESA DEL PNRR

di PIETRO MASSIMO BUSETTASi è perso di vista l’obiettivo fondamentale del motivo per cui l’Unione Europea ha fatto debito comune per “regalare“ risorse al nostro Paese, oltre che aver permesso a noi Italia un debito da restituire a trent’anni a tassi assolutamente contenuti, che con questa inflazione, che certamente non durerà per molti anni, ma che ha già aiutato i conti pubblici italiani, diminuirà in termini reali enormemente. 

Il dibattito è aperto e le dichiarazioni di Riccardo Molinari sul Pnrr fanno fibrillare il Governo. Il capogruppo leghista alla Camera insiste: «Meglio non spendere i fondi piuttosto che impiegarli male». Gli fa eco Alessandro Cattaneo, vice coordinatore nazionale di Forza Italia, che dichiara «Soldi a debito vanno presi solo se servono, altrimenti si rinuncia». 

L’ira di Palazzo Chigi che non si fa attendere con la dichiarazione “messaggio sbagliato” è comprensibile. Alla fine del 2026 mancano  quattro anni. E se qualcosa non ha funzionato si è in tempo a rimediare. Nello spazio di un paio di settimane intanto le informazione propalare sono diverse. Prima la linea era quella  “è colpa dei Governi precedenti”, che certamente non è illogico. Alcune impostazioni sono state sbagliate come i bandi competitivi per dei servizi essenziali come gli asili nido. 

Poi si è passati più prudentemente a colpevolizzare l’Unione «è colpa di Bruxelles. Finalmente il Paese si sta rendendo conto come é complicato utilizzare le risorse mese a disposizione dall’Europa. Finora il problema é stato dei meridionali e  il mantra  «peggio per loro che sono incapaci», tanto le risorse per il Sud erano sostitutive di quelle ordinarie che il Paese non destinava, come si vede dalla differente spesa pro-capite tra le Regioni del Sud e del Nord. 

Infine la volontà di Meloni di chiudere le polemiche con una dichiarazione più rassicurante «nessuna preoccupazione, le ricostruzioni sono allarmistiche».  

In realtà Fitto dice: «entro il 2026 alcuni progetti non riusciamo a finirli, meglio parlarne subito che aspettare.Come si risolve il problema? Ci sono due vie. O si ricontratta in Europa il Pnrr, e quindi si destinano quei fondi ad altro, oppure se non si riesce piuttosto che spenderli male meglio non spenderli È un ragionamento assolutamente logico. Se la Meloni invece sostiene che riusciremo a spenderli e riusciremo a ricontrattare, il problema riguarda solo come procedere». Così conclude Riccardo Molinari. 

I giornaloni nazionali ospitano gli interventi più vari che sembrano ricompattare il partito unico del Nord. E si passa dal se non sono capaci li spendiamo noi, al meglio non indebitarsi ulteriormente. Tanto é chiaro che le risorse alle quali si rinuncerà sono quelle destinate al Sud. 

Allora una riconsiderazione del programma, quella che si sta contrattando con l’Europa dovrebbe partire dalla mission del Pnrr che mi pare si sia dimenticata. Mettendo a tacere le voci dissonanti di chi come Zaia e Sala si sono candidati a spendere per conto di chi «non è capace di spendere».  Privilegiando gli investimenti che riguardino le condizioni di base per attrarre investimenti dall’esterno dell’area. Cioè prima le precondizioni e poi quelle di vantaggio. In relazione alle prime puntare prevalentemente sulla infrastrutturazione sempre annunciata e mai compiuta. A partire dalle opere a terra del Ponte sullo Stretto che sono già completamente progettate per continuare con quella alta velocità ferroviaria e il completamente delle linee autostradali che innervano il territorio e che consentano di collegare finalmente il Sud. E poi il sistema portuale che consenta di sfruttare la posizione frontaliera verso Suez cosi privilegiata e mai utilizzata. 

E poi tutta la parte che riguarda la messa in sicurezza del territorio a cominciare dalle caserme e dalla logistica per le forze dell’ordine. Vi sono ancora realtà nelle quali le presenza dello Stato è carente, altro che stadi di Firenze e Venezia. Infine cercare di programmare per avere risorse adeguate per far permanere i vantaggi della localizzazione al Sud, come il cuneo fiscale e il credito d’imposta. E se tutto questo diventa incompatibile con le indicazioni europee liberare risorse da progetti già approvati con risorse diverse dal Pnrr per consentire questo gioco di sponda. Quindi nulla per i diritti di cittadinanza che vorrebbe finanziare Calderoli per attuare i Lep  e consentire l’approvazione della pericolosa autonomia differenziata né per spalmare le risorse destinate alla chiusura dei divari con il Nord nelle realtà sviluppate. Il Pnrr deve servire a far crescere il Paese anche se sembra che nemmeno Gentiloni sembra averlo chiaro. (pmb)

[Courtesy Il Quotidiano del Sud – L’Altravoce dell’Italia]