PSICHIATRIA, SERVONO RISORSE E SERVIZI
BASTA INDIFFERENZA E FALSE PROMESSE

di GIUSEPPE FOTILa notizia della psichiatra uccisa da un paziente ha lasciato sgomenti tutti, creando nell’opinione pubblica un forte senso di angoscia e impotenza. Nel periodo attuale vince sempre più una visione riduttiva e poco chiara della complessità umana, conducendo la dolorosa vicenda in questione verso la ricerca spasmodica di un qualcosa che potesse giustificare l’utilizzo della giustizia e della legge come atto di vendetta o per lavarsi la coscienza.

Con questo, sia chiaro, non voglio giustificare chi deve essere punito per i suoi crimini, ma ritengo seriamente poco reale e inopportuno stigmatizzare, ulteriormente, i molti pazienti che soffrono di disagio psichico e che poco centrano con quanto successo. Il rischio di generalizzare e di confondere le idee per coprire le carenze strutturali di base e le responsabilità della politica sono evidenti. Il tutto si può ricondurre, se ricordano bene i nostri cari politici, alla famigerata e spasmodica ricerca del risparmio a tutti costi che ha reso la sanità un cumulo di macerie, a danno di cittadini e operatori che si sentono sempre più abbandonati a sé stessi.

La violenza, che non ha colore, ceto sociale o altra conformazione che la possa rinchiudere in un determinato involucro predefinito, è parte integrante e recondita dell’animo umano e in un passato lontano ci era anche servita per sopravvivere dagli attacchi delle belve feroci. Oggi, per scatenare le masse verso chi non centra o per trovare un alibi che distolga l’attenzione sui reali problemi, si usa la propaganda come richiamo nei vari incontri politici per incantare l’esiguo numero degli utili idioti presenti.

La verità è che sono anni che ripetiamo che il settore psichiatrico necessita di maggiori risorse e invece di ascoltarci lo si impoverisce sempre di più, fin quando, sulla pelle di un’onesta professionista, si è arrivati, miracolosamente, alla deduzione che bisogna interrogarsi nei tavoli istituzionali, non per capire la profondità del problema, ma per cercare sempre di demandare le proprie responsabilità su qualcosa o su qualcun altro. Si sono scomodati in tanti (solo ora e non si sa se concretamente) e tutti concordi che bisogna intervenire al più presto. Ma mi chiedo, e vi chiedo, ma prima dove eravate quando noi operatori denunciavamo pubblicamente che la situazione era critica e ingestibile?

 Noi operatori, quelli delle così infangate e denigrate strutture residenziali, quelli che si sono fatti carico da sempre di tutte le carenze sanitarie pubbliche e nello stesso tempo cercando di dare un servizio dignitoso ai nostri pazienti.

 Le lotte fatte, ancora oggi in atto, non hanno mai registrato la presenza di nessuno di quelli che, del settore e non, gridano alla vergogna e cercano di portare avanti degli argomenti senza senso, solo per proprio vantaggio. Siamo soli, consapevoli di esserlo da tempo, e nel leggere nelle testate nazionali che si chiedono, come volendoci prendere in giro, nuovi strumenti sia dal lato sanitario che della giustizia… La cosa mi lascia seriamente perplesso, amareggiato e tanto arrabbiato. 

Le parole scorrono come fiumi nella mia testa e si vorrebbero infrangere come onde di uno tsunami contro la parete della vostra indolenza e falso perbenismo che porta la psichiatria verso il baratro e hanno portato alla fine di una vita umana, che poteva essere salvata se solo fosse stati attenti ad ascoltarla. Affrontare le gravi criticità psichiatriche e permettersi di parlare della legge Basaglia vuol dire che almeno una volta nella vita, per capire in fondo la problematica, ci si è “sporcati le mani” scendendo dal vostro piedistallo e uscendo dalla sicurezza dai vostri patinati uffici per recarvi nelle trincee, dove quotidianamente si consuma il dolore oscuro dell’anima che affligge migliaia di utenti che cercano solo conforto e aiuto.

La nostra regione, nello specifico, è povera di servizi perché avete promesso tanto e mantenuto poco, anzi niente, perché il disagio mentale non interessa e non porta voti. Aspettiamo da tempo gli accreditamenti delle strutture residenziali del territorio, baluardo, nel bene e nel male, di chi cerca comprensione e riparo da una società che se produci vali e vai avanti, altrimenti verrai smaltito come spazzatura.

Il blocco dei ricoveri, altra prepotenza incostituzionale, ha creato ulteriori disagi a famiglie e utenti e il tutto nel silenzio assordante della politica che si distraeva per non sentire per poi piangere per chi perisce per la loro precedente incuria, promettendo mari e monti come da copione. Non cercheremo più di comprendere perché siamo seriamente stanchi e pretendiamo risposte celeri, non si gioca sulla pelle delle persone e sulla sofferenza e va ricordato che tra le malattie incurabili che l’uomo ha generato e che vanno debellate c’è… l’indifferenza. (gf)

[Giuseppe Foti è operatore psichiatrico a Reggio Calabria]

Psichiatria Asp di Reggio, Legacoop Calabria chiede incontro a Occhiuto

Legacoop Calabria ha chiesto un incontro al presidente della Regione, Roberto Occhiuto, per discutere della questione delle strutture psichiatriche residenziali nella provincia di Reggio Calabria. Legacoop, inoltre, ha dichiarato lo stato di agitazione.

«I recentissimi drammatici eventi – viene spiegato in una nota – che solo per circostanze fortuite non hanno avuto conseguenze funeste, non possono passare nel dimenticatoio. La storia, nell’ASP di Reggio, si ripete. Da un lato i pazienti psichiatrici, i loro familiari; risalgono a solo pochi giorni fa  gli eventi di mamme che hanno rischiato la vita. Urla di dolore nel silenzio assordante in cui è piombata, da tempo, la classe politica e burocratica/amministrativa locale. Incapacità o calcolo cinico per indicibili interessi consumati sulla sofferenza mentale? Quel che certo è che il blocco dei ricoveri, che ormai vige nella nostra realtà da ben otto anni, costituisce la punta dell’iceberg di una logica di inciviltà in cui la persona che soffre, i suoi familiari, non contano. O meglio: contano, ma solo per il soddisfacimento di altri interessi».

«L’incapacità istituzionale nel trovare una adeguata soluzione e transitare verso il legittimo accreditamento delle cooperative che, nelle strutture miste pubblico-privato – si legge ancora – gestiscono la residenzialità psichiatrica nella nostra provincia, continua a creare enormi disagi ad una utenza psichiatrica che, nella migliore delle ipotesi, è costretta ad emigrare verso altre province o altre regioni, in una condizione in cui anche i legami familiari vengono compromessi».

«E qualora la migrazione sanitaria non sia possibile le famiglie sono costrette a rivolgersi – si legge ancora – come la cronaca di questi giorni ci ha informato, a situazioni di ripiego, al ricorso di ricoveri in strutture abusive e inadeguate sotto ogni  profilo, nonchè mortificanti la stessa dignità umana. O, come anche la più recente cronaca conferma, a restare nello stato di abbandono più assoluto».

«Il blocco dei ricoveri, che riguarda strutture pubbliche  già operanti dal 1990 – si legge ancora – è un atto perverso nei confronti della tutela della sanità nella provincia di Reggio Calabria. È una “cartina al tornasole” del modo con cui l’amministrazione considera la persona che soffre,  trattata, al  più,  come un pacco».

«Eppure, nel 2015 la Regione Calabria e l’Asl di Reggio Calabria – si legge – con l’istituzione di un tavolo tecnico regionale presso il Dipartimento Tutela della Salute, avevano concordato  un percorso che, nel giro di un anno, avrebbe dovuto  concludersi con l’accreditamento, in capo alle cooperative che gestivano i servizi,  di tutte le strutture psichiatriche già operanti nella forma mista pubblico-privato sociale».

«Le cooperative in questione – ricorda Legacoop – hanno rispettato quando sancito dalla Regione Calabria e dall’ASP, hanno formato e riqualificato il personale ed hanno attivato ingenti investimenti per adeguare gli immobili alle prescrizioni funzionali all’accreditamento».

«Nonostante ciò, la Regione Calabria, inspiegabilmente – conclude la nota – non ha portato avanti il processo di accreditamento stabilito mediante il “tavolo tecnico”. Ed è così che, paradossalmente l’ASP 5 ( e quindi la Regione) continua a retribuire il personale proprio operante presso le strutture “miste” superstiti (diverse sono state già costrette a chiudere), con pazienti psichiatrici ricoverati lontano da casa, con ulteriore esborso da parte dell’azienda sanitaria. Oppure l’ente pubblico abbandona pazienti e familiari  al loro destino, senza cura alcuna, come ci ricorda la cronaca con l’episodio del ragazzo con gravi disturbi psichiatrici che attenta alla vita della madre con un coltello».

  «La Regione Calabria è sinora sorda e completamente insensibile al problema – denuncia Legacoop – i vertici istituzionali hanno persino disertato un incontro che, va dato atto, recentemente era stato richiesto dal Commissario Straordinario dell’ASP di Reggio Calabria con il fine di pervenire ad una soluzione dei più gravi problemi».

«Non resta che fare  appello al Presidente della Regione Calabria, nella sua qualità di Commissario alla Sanità, affinché affronti e risolva, in prima persona, l’intollerabile assenza di ogni  doverosa tutela sanitaria, che connota la disastrosa situazione in cui versa il settore della salute mentale – conclude la nota di Legacoop Calabria –. Si ricorda che nel 1990 la provincia di Reggio Calabria è stata, unica nella Regione, ad aver attivato le strutture riabilitative distribuite nel territorio in conformità alla legge Basaglia. Era e resta un modello di riferimento, un’esperienza virtuosa, che rischia di essere definitivamente smantellata da una classe politica che ha preferito privilegiare risposte istituzionalizzanti, basate su logiche “centralizzate”, simili a quelle proprie degli ospedali psichiatrici, negate dalla legge Basaglia. Si aspetta una risposta alla legittima aspirazione verso l’accreditamento delle cooperative operanti, da oltre trent’anni, nelle strutture a gestione mista» (rrc)

Blocco ricoveri psichiatria a Reggio, Usb scrive alla Garante Stanganelli

Usb Calabria ha scritto una lettera alla garante della Salute regionale, Anna Maria Stanganelli, in merito alle gravi problematiche legate al blocco dei ricoveri dei pazienti psichiatrici a Reggio Calabria.

Quello che chiede il sindacato è un intervento per «la salvaguardia di un servizio fondamentale e necessario a garantire la dignità di esseri umani alle persone affette da disturbi psichiatrici».

«La cronaca reggina negli ultimi giorni – viene spiegato nella missiva, inviata per conoscenza anche al commissario ad acta, Roberto Occhiuto – è stata scossa dagli ennesimi drammi familiari di chi è costretto ad affrontare il disagio psichiatrico all’interno delle mura domestiche. Stiamo parlando delle due madri che, nella città di Reggio Calabria e in quella di Polistena, hanno rischiato di riportare conseguenze gravissime, se non letali, a causa delle crisi violente dei propri figli malati».

«Non sono, purtroppo – continua la lettera – i primi casi e non saranno certamente gli ultimi fin quando perdurerà nell’area della Città Metropolitana di Reggio Calabria quel nefasto blocco dei ricoveri nelle strutture psichiatriche che va avanti addirittura dal 2015».

«Il servizio residenziale psichiatrico a Reggio Calabria – viene spiegato – dopo la chiusura del manicomio cittadino agli inizi degli anni ‘90, è stato gestito direttamente dall’ASP insieme a delle cooperative sociali, cui sono stati affidati il servizio alberghiero e quello di riabilitazione. L’evoluzione normativa ha reso ben presto però questa forma di gestione superata, tanto è che già dal 2008 si sarebbe dovuto definire il percorso di definitivo accreditamento delle strutture. Ma dal 2008 ad oggi ben poco è stato fatto, nonostante un tavolo tecnico che, appunto nel 2015, aveva tracciato un percorso, poi rimasto disatteso, per consentire l’accreditamento delle cooperative. Lasciando così le strutture e i lavoratori in un clima di eterna incertezza e portando al blocco dei ricoveri, con le gravi conseguenze che si sono generate per i pazienti psichiatrici, per le loro famiglie e per l’intera collettività».

«In un periodo storico in cui, purtroppo, la stessa Oms segnala l’aumento costante del numero di persone affette da disturbi psichiatrici – si legge – la Calabria registra fra i suo tristi primati anche quello della minore spesa e dei minori servizi per l’assistenza psichiatrica. Il caso delle strutture psichiatriche reggine diventa perciò emblematico per evidenziare l’attenzione quasi nulla rispetto ai lavoratori del settore, tra i quali molti da oltre trent’anni impegnati, tra mille difficoltà, in un lavoro così delicato, ma soprattutto rispetto ai pazienti stessi e ai familiari di persone con disagio mentale, spesso costretti a ricorrere alle cure domestiche per l’impossibilità di un semplice ricovero». (rrc)

Psichiatria, verso l’accreditamento della Comunità Alloggio “Vallone Petrara” di Reggio

È stata approvata in data 1 marzo 2022 la Delibera del Commissario straordinario dell’Asp di Reggio Calabria, su proposta della Commissione verifica requisiti minimi, che riconosce, dopo un lungo iter valutativo, il possesso dei requisiti strutturali, tecnologici e organizzativi minimi della residenza psichiatrica denominata “Vallone Petrara”, gestita dalla Coop. Libero Nocera.

Tale riconoscimento che rappresenta la condizione fondamentale per il processo di accreditamento sanitario regionale ci auguriamo che possa costituire, da un lato, l’avvio di un percorso che coinvolga tutte le altre strutture psichiatriche presenti nel nostro territorio e, dall’altro, l’apertura ai ricoveri per i soggetti psichiatrici della nostra città metropolitana, bloccati dal 2016, ponendo fine al penoso calvario di molte famiglie costrette a ricorrere alle strutture fuori del territorio provinciale e spesso anche regionale provocando nel contempo un grave danno al legame relazionale tra l’ammalato e la famiglia.

Nel rendere merito all’atto deliberativo commissariale non possiamo dimenticare la proficua azione dell’onorevole Cannizzaro che con interventi ripetuti ha posto, con determinazione all’attenzione degli uffici regionali della sanità, la problematica delle strutture psichiatriche reggine. Adesso ci si augura che la Regione Calabria emani il decreto autorizzativo al funzionamento e all’accreditamento della Residenza Psichiatrica e permetta, dunque, l’apertura ai nuovi ricoveri. Lo stesso auspicio è espresso per l’accreditamento regionale del Centro Diurno psichiatrico “Armonia” che ha avuto lo stesso riconoscimento.

Il Centro “Armonia”, gestito dalla stessa Cooperativa sociale “Libero Nocera”, è stato avviato nel 2008 ed è stato operativo fino ad alcuni anni fa, rappresentando l’unico Centro semiresidenziale del nostro territorio che, in collaborazione col Centro di Salute Mentale di RC, ha accolto e sostenuto attraverso interventi di riabilitazione psicosociale numerosi giovani soggetti psicotici della città e della provincia. (rrc)

Giuseppe Foti (Coolap) al presidente Occhiuto: Serve sostegno e cura della disabilità psichiatrica

di GIUSEPPE FOTIEgregio Presidente,

Con la presente, desidero richiedere il Suo sostegno per evitare che a molti pazienti psichiatrici, quindi soggetti fragili, venga precluso il costituzionale diritto alla cura.

Sono un semplice operatore del sociale che lavora all’interno di una delle tante strutture psichiatriche del territorio di Reggio Calabria.  Oggi, con questa lettera aperta, mi voglio rivolgere, non solo al Presidente della Regione Calabria, ma soprattutto all’uomo.

Come forse saprà, sul territorio di Reggio Calabria operano da tanti anni molte strutture psichiatriche, dove quotidianamente molti operatori svolgono quello che io definisco con orgoglio un “mandato sociale”.

Prima come uomo e poi come operatore cerco sempre, con amore e umiltà, “di incontrare gli ammalati, amandoli nei loro mondi, senza temere i loro inferni” come insegna Arnaldo Ballerini, noto psichiatra italiano.

Dopo questa necessaria premessa, voglio sottoporre alla Sua attenzione uno dei problemi più importanti che ritengo, senza paura di smentita, vada contro la convenzione sui diritti delle persone con disabilità: ovvero il blocco dei ricoveri e di conseguenza il mancato diritto alla cura.

Questa orribile, incostituzionale e nefanda decisione presa più di sei anni fa da qualche burocrate senz’anima, conduce solo alla vicina chiusura di un intero comparto assistenziale che opera sul territorio da più di trent’anni.

 La cosa, comunque, che più mi addolora è che questa presa di posizione abbia obbligato molte famiglie con a carico soggetti psichiatrici al ricovero dei propri congiunti lontano dagli affetti e dalla propria terra. Ho ricevuto molte telefonate da parte dei familiari disperati, che cercano supporto perché il proprio congiunto ha tentato più volte di suicidarsi o perché non possono accedere ai servizi per i ricoveri sospesi. 

Il mancato accreditamento delle strutture fa parte di tutto l’apparato di ingiustizie alle quali dobbiamo sottostare, ma senza mai precluderci il diritto di denunciare e lottare civilmente. Ritengo che una politica che si rispetti debba farsi carico della situazione e dare risposte celermente e concretamente.

Le responsabilità sono molteplici e non attribuibili alla maggior parte degli operatori che, insieme al Coo.la.p (coordinamento lavoratori psichiatria) di cui faccio parte attiva, hanno preso in mano la situazione cercando tutt’oggi di porvi rimedio.

La psichiatria va sempre più verso altre forme evolute di riabilitazione nelle quali il concetto d’inclusione e di diritto sono cardine ed espressione di civiltà. A questo proposito desidererei che la nostra terra e la nostra gente più svantaggiata e fragile abbia il massimo della cura e sono sicuro che Lei sia d’accordo con me. Per tale motivo è urgente fare i primi passi per dare ai servizi capacità di programmazione e questo si può fare solo con gli accreditamenti delle strutture e prima ancora con lo sblocco immediato dei ricoveri.

L’agonia della psichiatria sociale deve cessare per dare risposte concrete al malessere delle persone, superabile solo con il radicamento dei servizi sul territorio, cercando opportunità relazionali, abitative e lavorative che permettano alle persone di ricomporre il corso delle proprie esistenze. Questo non è altro che ridare un’anima a quella rivoluzione che Franco Basaglia ci ha consegnato con la legge 180, strumento che non ha smesso mai di parlare al futuro e che rappresenta un patrimonio culturale e sociale inestimabile da salvaguardare.

Sono sicuro e speranzoso che Lei non tarderà a rispondere a questa mia lettera dai contenuti umani e sociali, che rendo pubblica perché è forte il desiderio che arrivi alla Sua attenzione. (gf)