La Prima Commissione del Consiglio regionale rinvia discussione della proposta del referendum

Si è concluso con il rinvio della discussione del provvedimento per l’indizione del referendum abrogativo, la seduta della Prima Commissione ‘Affari istituzionali, affari generali e normativa elettorale’ del Consiglio regionale. Alla riunione, presenti diversi sindaci.

Una scelta, per la consigliera regionale del Pd, Amalia Bruni, che «è una chiara strategia adottata per evitare di affrontare direttamente la questione e di prendere una posizione chiara rispetto all’Autonomia differenziata che rappresenta una minaccia per l’unità nazionale e per i principi costituzionali di solidarietà ed equità».

«La legge Calderoli, già esecutiva dal 13 luglio – ha aggiunto – è immorale, anticostituzionale e antistorica: l’Autonomia differenziata sarà capace solo di portare disgregazione dello Stato, penalizzando le regioni più povere come la Calabria, favorendo invece solo le regioni ricche trattenendo le tasse locali. La legge Calderoli, sebbene apparentemente promettente nel rimuovere disparità e promuovere il decentramento, di fatto crea una divisione economica tra regioni ricche e povere, violando il principio di equità sancito dall’articolo 3 della Costituzione».

«I colleghi della maggioranza di centrodestra – ha concluso – non possono non avere contezza delle gravi conseguenze economiche e sociali dell’Autonomia Differenziata, tra cui la riduzione delle risorse per le regioni più deboli e il peggioramento dei servizi pubblici essenziali come sanità e istruzione. Così come non possono non essere consapevoli del fatto che non saranno mai garantiti i finanziamenti adeguati per i Livelli Essenziali delle Prestazioni (Lep), necessari per garantire diritti civili e sociali su tutto il territorio nazionale – rimarca Bruni -. Senza l’apporto delle risorse provenienti dalle tasse versate dalle Regioni più ricche, lo Stato rischia di andare in default: l’Autonomia Differenziata farà implodere l’Italia».

Il consigliere Antonio Lo Schiavo, illustrando la proposta, ha ribadito che «non si tratta di una battaglia politica di parte, ma di una battaglia che riguarda i calabresi. Manca la discussione successiva alla legge 26 giugno 2024 sulla autonomia differenziata, per quanto in premessa, informa di aver chiesto l’adesione del Consiglio regionale della Calabria alla richiesta di referendum abrogativo e che se lo stesso non adotterà in tempi rapidissimi all’adesione al refendum, qualunque discussione successiva sarà inutile».

È stato chiesto al Presidente Roberto Occhiuto di aderire all’iniziativa e fare da front man in questa battaglia, che la discussione fosse portata al Consiglio, ricordando come le finalità della proposta in discussione è acquisita, alcune regioni vogliono rompere il principio solidaristico e trattenere la propria ricchezza nei loro territori. In un momento di grande conflitti globali vengono creati venti micro stati che avranno difficoltà a garantire i servizi ed i diritti costituzionali.

Lo Schiavo, poi, ha evidenziato che 13 sono i miliardi spesi dalla Calabria per mobilità sanitaria si immagini quale futuro potrà essere riservato alla sanità calabrese, si immaginino gli effetti della differenza retributiva. «L’economia differenziata – ha detto – è un sistema truccato in partenza e sta montando la mobilitazione generale, non si tratta di una battaglia di parte. Non basta la dichiarazione del presidente Occhiuto critica sulla legge, contestata dalla sua maggioranza la richiesta di moratoria dello stesso, la Lega ribadisce, infatti, che l’economia differenziata è legge dello Stato».

Per Lo Schiavo, poi, «i calabresi dovranno sapere che la Calabria non aderirà alla proposta di abrogazione» e che «la scelta peggiore è riscontrabile nell’escamotage della furbizia politica utilizzata per non assumersi responsabilità».

Per questo ha chiesto al presidente Occhiuto di riferire in Aula «su quali iniziative intenda intraprendere».

«La battaglia non può essere di parte e va portata nelle sedi istituzionali», ha detto, ribadendo 1che con la proposta in discussione si chiede che il Consiglio deliberi la richiesta di abrogazione della legge 26 e che le posizioni dovranno evincersi dalla votazione in Aula».

Il consigliere Davide Tavernise, premettendo che ha sottoscritto la proposta «perché come regione del Sud è giusto assumere una posizione che sia ufficiale, perché non esistono finanziamenti per i Lep e la protezione civile ed il commercio con l’estero rischiano di essere assunti da subito, viste le posizioni di alcune regioni del Nord».

Il pentastellato, poi, ha evidenziato «come anche nella maggioranza esistano posizioni diverse e che alcuni deputati e senatori calabresi di maggioranza non hanno votato la proposta», per questo «i cittadini del Sud debbano essere tutelati e che trattasi di una battaglia da portare in porto anche con il supporto della maggioranza».

Il presidente del Consiglio regionale, Filippo Mancuso, ha ricordato che «la modifica del titolo quinto è opera della sinistra e che è inutile l’atteggiamento eroico di oggi. Le differenze sociali esistono, dichiara, ed è necessario assumersi le responsabilità delle iniziative».

Sul provvedimento ha informato «che diversi giuristi hanno intravisto elementi di incostituzionalità e che la proposta referendaria sarà respinta. Rammenta che il Consiglio regionale si è espresso con diversi ordini del giorno ed ha votato un documento con il quale si dice che l’autonomia differenziata è una grande opportunità ad alcune condizioni. L’autonomia differenziata con il finanziamento dei Lep dovrà colmare il gap oggi esistente in sanità e l’esempio può essere traslato a tutte le materie».

Ha concordato sul fatto che le materie «non disciplinati dai Lep possano rappresentare un problema ed è stata espressa la posizione critica del Consiglio regionale» e ha annunciato la presentazione di una proposta all’Ufficio di Presidenza con la quale si chiede alle Università uno studio ed un approfondimento sulle materie non sottoposte ai Lep».

Non ritenendo la proposta costituzionalmente compatibile, ha poi chiesto che venga rivista.

Il consigliere Ernesto Alecci, ringraziando i sindaci per la partecipazione, che «è riconducibile a mero esibizionismo considerato che avrebbero necessità di rimanere sui territori per affrontare la crisi idrica ed altro», ha sottolineato come «il presidente Mancuso, preso dalla passione, ha dimenticato che i Lea – paragonabili ai Lep –  sono stati approvati nel 2001 e se dopo venti anni non è stato, ancora, colmato il gap. L’autonomia differenziata garantirà, grazie alla fiscalità trattenuta, una una sostanziale disparità tra regioni alcune delle quali potranno garantire servizi migliori».

«I lep sono elementi minimi da garantire e rappresentano – ha detto ancora – una grande presa in giro. Che la Lega parli di esibizionismo della sinistra è un vero è proprio ossimoro. La riforma del titolo quinto ad opera del governo Amato è stato un errore e la riforma Calederoli, vista la storia politica del ministro, non garantisce, nulla di buono. La fila in prossimità dei banchetti per la raccolta firme è rassicurante e testimonia il grande coinvolgimento popolare».

Il dem, infine, ha rammentato al Presidente Mancuso che durante il Covid la prima regione ad accogliere i cittadini lombardi è stata la Calabria e gli ospedali calabresi, a quel tempo non interessati fortemente dal fenomeno, si sono presi cura di pazienti provenienti da altre regioni. Si dichiara orgoglioso di appartenere ad un popolo che non alza muri».

Per Mimmo Bevacqua, capogruppo del Pd in Consiglio regionale, la posizione di Mancuso «è chiara» e il «suo intervento non passa inosservato», sottolineando, poi, come «sarebbe stato opportuno che il presidente Mancuso si congratulasse con i sindaci per la loro partecipazione».

«La proposta in discussione è fatta per conto ed in nome dei cittadini. La commissione dovrebbe prendere atto della richiesta avanzata e la proposta avrebbe dovuto essere discussa in Aula», ha detto Bevacqua, aggiungendo che «la minoranza chiede, sulla base, anche di 500.000 firma già raccolte che la proposta venga discussa in Aula».

«La calendarizzazione è stata prevista ai limiti dei tempi regolamentari, strumentalmente – ha evidenziato –. La maggioranza dovrebbe, invece, dimostrare sensibilità e consentire la discussione avallata dall’80% dei comuni e dalla maggioranza della società civile e, soprattutto, esprimersi con chiarezza sul “si” o “no” al referendum».

La presidente della Prima Commissione, Luciana De Francesco, si è detta meravigliata «che il consigliere Bevacqua seguendo una doppia morale contesti il normale iter, considerato che è opportuno dare il giusto coinvolgimento e la calendarizzazione in aula commissione per il giusto approfondimento tecnico/giuridico».

Per Giuseppe Mattiani la presenza dei primi cittadini non «è indicativa di appartenenza, ma di ascolto».

Ha, poi, ricordato che «la riforma del Titolo V è di iniziativa del Governo Amato e, pertanto, non è condivisibile la posizione ambigua della minoranza», che le posizioni «dei presidenti Bonaccini ed Emiliano che anni addietro rivendicavano i presupposti di all’art. 116, 117 e 119 della Costituzione sulle materie concorrenti e sulla rimozione delle diseguaglianze».

Il consigliere della Lega ha ricordato ancora come sono «propedeutici all’entrata dell’attuazione della legge sull’autonomia dovranno essere finanziati i Lep e che per la Calabria sarà un’opportunità. Azzerata la spesa storica, l’autonomia differenzaita darà la stura ad una reale equità. Il minacciato residuo fiscale ritiene non sia contemplato dalla legge, le materie non lep rientrano tra le materie concorrenti e la legge del 26 giugno definisce solo i principi generali di applicazione perchè l’autonomia differenziata esiste già. Trattasi, dunque di una presa di posizione a prescindere».

Il consigliere Antonello Talerico, non d’accordo sull’applicazione dell’autonomia in senso lato, ma concordando sulla posizione del presidente Occhiuto, ritiene, da giurista, che «il referendum sia, palesemente, inammissibile considerato che il referndum deve avere a riferimento una legge, e non può essere abrogativo di leggi ordinarie attuative di norme Costituzionale».

«Bisogna, invece – ha dichiarato – concentrarsi sugli stanziamenti finanziari dei Lep e la determinazione dei criteri degli stessi. La tecnica legislativa può spostare l’asse sulla base della valutazione dell’essenzialità e dei parametri che potrebbero anche avvantaggiare alcune regioni. I Lea sono stati previsti a livello centrale, già nel 2001 ed il sollecito del 2017 è stato applicato lo stesso criterio per altre materie. Il referendum non risolve il problema, che, invece potrebbe essere affrontato dagli amministratori».

«Il referendum, per raggiungere l’obiettivo dovrebbe riguardare la modifica dell’art. 116 della costituzione ed è improponibile», ha detto Talerico, ritenendo che non bisogna scendere nel populismo ma valutare dal punto di vista politico-amministrativo gli elementi dirimenti da prendere in considerazione per evitare i danni e cogliere le opportunità».

Per questo è «necessario un intervento virtuoso, una battaglia comune per attenzionare i criteri e la fase attuativa sui Lep e sui Lea ed evitare proposte vacue».

Il consigliere Giuseppe Gelardi ha ricordato che «la Lega vuole dare concretezza al dettato Costituzionale».

«Si assiste, in realtà al gioco delle parti, l’abolizione della spesa storica è elemento fondamentale, per come rilevato dal consigliere Mattiani, e costituisce un elemento dirimente. La Calabria tutta, maggioranza ed opposizione dovrebbero individuare, insieme, le materie importanti per il futuro della regione», ha detto il leghista, secondo cui la proposta referendaria non avrà futuro.

Ferdinando Laghi, ha evidenziato la posizione di contrapposizione netta della Federazione nazionale dei medici e della Cei che «si è chiaramente espressa contro con riferimento biblico “in nome del mio popoplo non tacerò”».

Informando della sua contrarietà non solo all’autonomia differenziata ma anche alle regioni perché favorevole al rilancio delle provincie, convinto che il governo debba essere vicino ai cittadini, ha ricordato che «i Lep sono un obbligo costituzionale».

Per Laghi l’esito del quesito non è fondamentale, ma il dibattito popolare si, perciò ritiene inutile lo spacchettamento del quesito referendario proposta da alcune regioni, il quesito si deve basare sul “si” o “no” e la maggioranza dovrebbe tenerne conto.

A conclusione della Seduta, la presidente De Francesco ha ricordato che il Governo ha garantito l’attuazione dei Lep, finalizzata al superamento delle diversità e che «la stessa maggioranza è orientata in tal senso» e che il trasferimento è subordinato al finanziamento dei Lep. (rrc)

 

 

 

L’OPINIONE / Angelo Sposato: Occhiuto impugni provvedimento e firmi per il referendum per autonomia

di ANGELO SPOSATO – La posizione del presidente della Regione Calabria Roberto Occhiuto che chiede una moratoria per le intese regionali, in assenza di copertura finanziaria dei Lep, è apprezzabile ma non è un ripensamento sui danni che produrrà al Paese l’autonomia differenziata. È un semplice distinguo per evitare il dissenso popolare che sul tema è crescente anche in Calabria.

In queste ore c’è una grande voglia di partecipazione e di protagonismo dei cittadini che stanno firmando per il referendum per respingere questo tentativo di dividere il Paese e colpirne le sue fondamenta costituzionali. Se il presidente Occhiuto (che ha votato sì in conferenza delle regioni al progetto di autonomia differenziata) vuole essere coerente con la nuova posizione assunta, accolga le richieste delle opposizioni in consiglio regionale ed impugni il provvedimento con le altre regioni e firmi come cittadino calabrese il referendum abrogativo.

Altrimenti rimarrà solo una semplice distinzione che non produrrà alcun atto concreto e nessun atto politico. (as)

[Angelo Sposato è segretario generale Cgil Calabria]

Il sindaco di Cinquefrondi Michele Conia:« Firmate per referendum contro l’autonomia»

«Dobbiamo scongiurare questo scenario, per questo ogni firma è preziosa. Contro l’autonomia differenziata noi abbiamo firmato, ora tocca a te! La tua firma… la ferma». È quanto hanno dichiarato Michele Conia, sindaco di Cinquefrondi, e Fausto Cordiano, presidente del Consiglio comunale di Cinquefrondi, ribadendo l’importanza della raccolta firme per il referendum abrogativo per l’autonomia.

Il sindaco Conia, tra l’altro, ha rivendicato, con orgoglio, che avendo intuito i gravi rischi per la democrazia e la vita economica e sociale del Paese, Cinquefrondi è stato il primo comune in Italia che, nel dicembre 2018, ha adottato una delibera contro l’attuazione del federalismo fiscale e nell’aprile successivo ha avviato il ricorso contro il sistema di perequazione del Fondo di solidarietà comunale, invitando gli altri comuni a fare altrettanto e raccogliendo 600 adesioni. Inoltre, insieme ad altri sindaci calabresi, ho sottoscritto l’appello “Una sola Italia” per chiedere alla Regione Calabria di impugnare la Legge n.86 davanti alla Corte Costituzionale».

Inoltre, presto sarà possibile firmare online: «A breve – ha spiegato Conia – sarà pubblicato in Gazzetta ufficiale il Dpcm che illustrerà il funzionamento della piattaforma pubblica e gratuita per poter firmare on line referendum e proposte di legge d’iniziativa popolare. La consegna delle firme in Cassazione avverrà il 30 settembre in modo che si possa celebrare il referendum nella prossima primavera».

Per Cordiano «la partita decisiva si giocherà sul quorum. Infatti il prossimo obiettivo sarà quello di portare al voto più della metà degli aventi diritto, cioè più di 25 milioni di italiani e italiane. Ma siamo fiduciosi non solo per l’entusiasmante successo riscosso ai banchetti per la raccolta firme ma anche per i risultati emersi da un recente sondaggio pubblicato su Repubblica nei giorni scorsi, ed elaborato dall’Istituto Noto Sondaggi, che stima che il 55% degli italiani è intenzionato a votare ed è contrario il 63% dei meridionali».

Il primo cittadino, poi, ha ricordato come «la Legge n. 86, meglio conosciuta come Legge Calderoli, crea inaccettabili discriminazioni, istituisce tanti stati regionali, ciascuno con le sue leggi e in competizione tra loro facendo venir meno il principio solidaristico e generando caos amministrativo, affogando in un mare di burocrazia. La nostra Cinquefrondi, libera e forte contro mafie e illegalità, da sempre luogo di partecipazione ed elaborazione politica, scende in campo per impedire una riforma che spacca il Paese, parcellizza i diritti e acuisce le insopportabili diseguaglianze che insistono nella nostra società, per contribuire a spezzare quel patto anticostituzionale scellerato tra autonomia differenziata e premierato».

«Una riforma – ha continuato Conia – costituzionalmente eversiva, che fa strame dell’articolo 3 della Costituzione, smantella il sistema pubblico di protezione sociale, con una ricaduta drammatica sulla vita delle persone. Nella mia audizione del 14 marzo scorso in Commissione Affari costituzionali della Camera, nell’ambito dell’esame del Ddl Calderoli, ho ribadito con coerenza e profonda convinzione le motivazioni per cui vada portata avanti la lotta iniziata nel 2018, rimarcando con fermezza la contrarietà al disegno di legge sull’Autonomia differenziata. Sanità, scuola, contratti, giustizia, ambiente, beni culturali, trasporti, saranno diversificati per regione di residenza, privatizzando i servizi, smantellando scuola e sanità pubblica, aumentando le ingiustizie, calpestando la Costituzione. Inoltre il testo è impraticabile anche sotto il profilo finanziario, dal momento che servirebbero, come ha ribadito la Svimez, almeno un centinaio di miliardi di euro per finanziare i Lep».

«Si tratta di un inaccettabile progetto secessionista, di una legge sbagliata che spacca il Paese, che istituzionalizza povertà e disuguaglianze, tradisce la Costituzione ed esautora il Parlamento – ha aggiunto Cordiano – senza dimenticare che, una volta ratificate dal Parlamento, le intese governo-regione avranno durata decennale e non sono reversibili, se non per un recesso da parte delle regioni stesse». (rrc)

L’Associazione Petrusinu: Un referendum per dire no alle pale eoliche

L’Associazione Culturale Petrusinu Ogni Minestra ha proposto un referendum per «dire no ai nuovi impianti eolici in Calabria; al proliferare delle pale che stanno devastando il territorio calabrese senza portare nulla all’economia calabrese. E gli impianti realizzati dovranno essere smontati e smaltiti in tempi brevi (massimo 20 anni)».

Inoltre, il sodalizio ha chiesto al presidente della Regione, Roberto Occhiuto, «di tutelare il territorio calabrese e, soprattutto la volontà dei cittadini, siamo, infatti, certi che la maggior parte dei calabresi sono contrari alle pale eoliche. E mentre al nord dicono no al proliferare degli impianti, al sud continuano ad alzarsi pale come di recente avvenuto tra Squillace e Borgia. È bene ricordare che la Calabria produce più energia elettrica di quanto necessario. La nostra regione ha un surplus energetico e non necessita di ulteriori impianti (non chiamateli parchi)».

«La Calabria produce il triplo dell’energia di cui ha bisogno 16mila gigawattora a fronte dei 5mila richiesti – ha ricordato l’Associazione –. Il 6% dell’energia prodotta in Italia è calabrese. A differenza della Lombardia che, invece, non è autosufficiente. Eppure i calabresi pagano più dei lombardi per il fattore “omega” che, paradosso dei paradossi, è il più alto d’Italia. Dalla serie “cornuti e mazziati”. Non solo ci ritroviamo con un territorio devastano ma non abbiamo nessun vantaggio neanche sulla bolletta, tutt’altro!»

«È chiaro che dietro questa situazione – ha detto l’Associazione – c’è una speculazione da parte di multinazionali ai quali nulla importa della Calabria e della malavita locale. A tal proposito vorremmo sapere che fine hanno fatto le diverse indagini delle procure calabresi. Solo fumo e niente arrosto? Ma la cosa grave che nei prossimi mesi saranno alzate 500 torri eoliche in tutta la provincia di Catanzaro e persino nel nostro splendido mare. Una devastazione che va fermata con un referendum ad hoc che ponga finalmente fine a questo scempio». (rcz)

 

 

Il sindaco di CZ rilancia proposta di referendum sul Ponte sullo Stretto

Un referendum consultivo in Calabria sull’utilità del Ponte sullo Stretto e, di riflesso, sulla possibilità che la Regione contribuisca al finanziamento dell’opera rinunciando a parte del Fondo di Sviluppo e Coesione. È la proposta lanciata dal sindaco di Catanzaro, Nicola Fiorita, ospite di Radio24.

«Se c’è la volontà politica si può votare anche assieme alle Europee della prossima primavera – ha detto il primo cittadino –. Qualcuno, terrorizzato da questa ipotesi, sostiene che il referendum consultivo non è contemplato. Non è così. Il referendum consultivo su questioni di interesse regionale è previsto dall’art.12 dello Statuto e a farne richiesta possono essere il 10% del corpo elettorale o il 40% dei Consiglieri regionali. Manca, è vero, la legge attuativa e la Calabria, se non erro, è una delle tre Regioni che non lo hanno fatto, assieme a Basilicata e Molise».

«Cosa impedisce al Consiglio regionale – ha aggiunto – di varare in due mesi la legge attuativa e consentire così lo svolgimento del referendum? Io credo sia interesse dello stesso presidente Occhiuto e dello stesso ministro Salvini conoscere la volontà popolare della Calabria su un tema così serio».

«È l’unico strumento democratico – ha concluso – per sapere se davvero la Calabria, come sostiene Salvini , è favorevole al Ponte e se è disposta ad ogni sacrificio pur di averlo. Se la Calabria si pronuncerà per il ponte, allora il ragionamento di Salvini di una compartecipazione della nostra Regione, potrebbe anche avere una logica. Si faccia dunque senza paura il referendum». (rrm)

CATANZARO – Molto interesse per gli incontri per i referendum con il sen. Paolo Arrigoni

Ha raccolto entusiasmo e tanta affluenza l’incontro sui referendum con il senatore Paolo Arrigoni, svoltosi a Catanzaro e organizzato dalla Lega.

Dopo i saluti del responsabile provinciale Giuseppe Macrì e quelli del commissario regionale Giacomo Francesco Saccomanno, è intervenuto il Presidente del Consiglio Regionale Filippo Mancuso, il quale, nel ringraziare il gradito ospite, ha chiesto maggiore collegamento con il partito centrale ed ha evidenziato le difficoltà di operare in Calabria.

A seguire il responsabile del Dipartimento Energia Guido Nardi ha consegnato al Consigliere Regionale Pietro Raso due proposte di legge sulla materia in questione, commentandone brevemente le ragioni. Le conclusioni al sen. Arrigoni che ha illustrato le ragioni dei referendum, la necessità che si vada a votare e si convincano le persone ad andarci, il tentativo di non informare i cittadini degli stessi e, comunque, la necessità che si riprenda il percorso di ascolto dei territori. Un breve cenno poi all’emergenza energetica ed alla necessità che si proceda celermente a trovare soluzioni alternative, ribadendo l’impegno della Lega a difendere famiglie ed imprese per diminuire i rincari esistenti.

Tappa successiva a Palmi, ove nella oltremisura gremita sede della Lega, vi è stato l’incontro con il candidato sindaco del centrodestra Giovanni Barone, con i candidati della lista della Lega e con i tantissimi militanti e dirigenti del partito. Dopo i saluti del responsabile locale Giovanni Saffioti, del responsabile provinciale Franco Recupero, del commissario regionale Giacomo Francesco Saccomanno, del candidato sindaco e del consigliere Giuseppe Gelardi, le conclusioni al sen. Paolo Arrigoni che ha evidenziato l’importanza dei referendum e si è congratulato con tutti per essere riusciti a comporre una coalizione con i simboli dei partiti. (rcz)