Sogno di Natale a Reggio il 13 dicembre in viale Aldo Moro
Il disastro di Reggio nella gestione dei Pinqua: tra revoche e risorse irrimediabilmente perdute
di PINO FALDUTO – Il fallimento dei PINQuA a Reggio Calabria non è un episodio isolato né un incidente amministrativo: è la prova materiale di un impianto nazionale profondamente sbagliato, costruito dai Governi Conte II e Draghi che, invece di approvare una Legge Obiettivo capace di centralizzare la progettazione e l’esecuzione delle opere strategiche, hanno scelto di scaricare sui Comuni italiani miliardi di euro del Pnrr, sapendo perfettamente che molte amministrazioni – soprattutto nel Sud – non avevano personale, competenze, strumenti e stabilità per gestire un piano così complesso e così vincolato nei tempi.
Questa impostazione ha prodotto ciò che chiunque conosce la macchina pubblica poteva prevedere: fallimenti, ritardi, revoche, perdita di risorse, con un danno enorme per territori che avrebbero avuto più bisogno degli investimenti previsti.
Reggio Calabria è diventata il simbolo di questo disastro annunciato.
I decreti di revoca dei PINQuA sono chiarissimi: assenza di obbligazioni giuridicamente vincolanti, nessun avanzamento, ritardi ormai irreversibili.
E soprattutto dimostrano quali quartieri e quali cifre sono state realmente perse.
Il primo progetto revocato è la Proposta PINQuA ID 399, che riguardava interventi di rigenerazione nelle aree urbane degradate (in particolare Arghillà). Finanziamento totale: 14.998.599,50 €.
Revocati i Lotti A e C: 4.999.533,17 €. Restituzione anticipazioni: 1.499.859,95 €. Il secondo progetto revocato è la Proposta PINQuA ID 496, che interessava Modena – San Sperato – Ciccarello – Gebbione – Ravagnese.
Finanziamento totale 10.000.000 €. Revocati i Lotti A e C: 6.666.666,66 €. Restituzione anticipata: 3.000.000 €. In totale, tra i due decreti, Reggio Calabria perde 11.666.199,83 € di finanziamenti, 4.499.859,95 € da restituire subito, più gli interessi passivi previsti dalla normativa.
È una perdita certificata, pesantissima e senza precedenti. Ma la responsabilità non è solo dei Governi che hanno costruito un modello destinato a fallire: è anche – e soprattutto – di un’amministrazione comunale che non ha mai avuto il coraggio di dire la verità.
Invece di ammettere che non esistevano le condizioni minime per rispettare i tempi del Pnrr, si è preferito andare avanti con una narrazione autoreferenziale fatta di annunci, rendering, conferenze stampa e post celebrativi, mentre da Roma arrivavano le prime segnalazioni di criticità.
La verità è che gli uffici non avevano personale, non avevano competenze specialistiche, non avevano una struttura stabile, e non avevano alcuna possibilità di reggere il ritmo imposto dall’Unione Europea.
Eppure è stato fatto credere ai cittadini che “andava tutto bene”, che Reggio Calabria stava correndo insieme al resto d’Italia.
Non era così. Non lo è mai stato.
Nel frattempo, in città si assisteva a un teatrino imbarazzante: Vice Sindaci sostituiti più volte, Assessori che entravano e uscivano a cadenza regolare, Dirigenti ruotati senza continuità, come se una macchina amministrativa potesse funzionare senza stabilità.
Gli unici dirigenti che non cambiano mai sono quelli del Contenzioso.
Un Comune che cambia continuamente la sua catena di comando non può gestire neppure l’ordinario: figuriamoci il Pnrr.
Era matematico arrivare a questo punto.
E mentre si perdevano fondi, mentre i decreti di revoca diventavano pubblici, mentre il Ministero chiedeva indietro milioni, la città si ritrovava un albero di Natale da 18 metri acquistato per 180.000 euro, trasformato nell’ennesimo grande evento mediatico, accompagnato da dichiarazioni trionfali, spettacoli, neve artificiale, mascotte e musica.
Lo scorso anno, gli atti ufficiali parlano chiaro: il Comune ha speso oltre 700.000 euro per “Reggio Città Natale”.
E anche quest’anno, per il Natale 2025, l’Amministrazione ha già programmato una spesa certa di 550.000 euro tra luminarie, eventi nei quartieri, attività nel centro storico e accensione dell’albero.
Tutto questo mentre Reggio Calabria viene collocata all’ultimo posto in Italia per qualità della vita, e mentre la città perde fondi strutturali, è costretta a restituire milioni, paga interessi e fallisce i progetti strategici del Pnrr.
In più, il Comune sta utilizzando somme consistenti di fondi comunitari e nazionali per finanziare feste, festini, luminarie e animazioni natalizie, iniziative effimere che non producono alcun risultato duraturo di crescita economica e turistica, come certificato dalla collocazione di Reggio Calabria all’ultimo posto nelle graduatorie nazionali sulla qualità della vita.
È un paradosso intollerabile: perdiamo fondi strutturali, restituiamo milioni, paghiamo interessi,
falliamo progetti chiave, mentre si celebrano “successi” perché viene acceso un albero di Natale.
Ma la scena più grave deve ancora arrivare.
Mentre l’amministrazione procede con enorme lentezza nell’utilizzo dei fondi europei e del Pnrr, quando si tratta di richiedere pagamenti ai cittadini diventa improvvisamente rapidissima ed efficientissima.
La Tari, tra le più elevate d’Italia, continua a crescere senza alcun miglioramento del servizio, e qualsiasi contestazione del contribuente si inserisce in un meccanismo regolato da norme che – per come sono strutturate – finiscono per creare uno squilibrio evidente a favore dell’Ente, rendendo molto complesso per il cittadino far valere le proprie ragioni.
Il risultato è chiaro:
lentezza totale quando si tratta di realizzare opere pubbliche, massima tempestività quando si tratta di applicare tariffe, notificare atti o attivare procedure di recupero.
È una dinamica che pesa sulle famiglie e sulle imprese, aggiungendo difficoltà a una città già schiacciata da inefficienze e fallimenti amministrativi.
E come se non bastasse, il Sole24Ore ha collocato Reggio Calabria all’ultimo posto in Italia per qualità della vita, confermando ciò che i cittadini sperimentano ogni giorno: inefficienza, immobilismo, incapacità di gestire il presente e progettare il futuro.
Il Consiglio Comunale è rimasto in silenzio, incapace di un’assunzione di responsabilità collettiva,
e la Prefettura non ha ritenuto necessario intervenire, nonostante un disastro amministrativo certificato da atti formali del Ministero.
Nessuna indignazione. Nessuna reazione. Nessun sussulto istituzionale.
E il problema, purtroppo, è che questo è solo l’inizio.
Se non si cambia immediatamente rotta, tutti gli altri interventi del Pnrr – scuole, rigenerazione urbana, mobilità, impiantistica sportiva, digitalizzazione – sono destinati a seguire lo stesso identico percorso, perché presentano gli stessi sintomi: ritardi, fragilità procedurali, assenza di progettazioni esecutive, mancanza di personale, uffici allo stremo.
L’Europa non valuta i post su Facebook. L’Europa valuta le opere eseguite.
E qui, di opere eseguite, non c’è praticamente nulla.
Il fallimento dei PINQuA non è un episodio tecnico: è la fotografia crudele di un modello istituzionale sbagliato e di un’amministrazione comunale impreparata, inefficiente e incapace, da anni impegnata a negare la realtà anziché affrontarla.
Lo Stato ha sbagliato nel metodo. Il Comune ha fallito nell’attuazione. E il risultato è sotto gli occhi di tutti: una città ferma, ultima in Italia, priva di investimenti, obbligata a restituire risorse e a pagare gli interessi degli errori altrui.
Una città che non pretende competenza, verità e responsabilità continuerà a essere trattata come se non le meritasse.
Ma una città che apre gli occhi e inizia a dire le cose come stanno può ancora tornare a costruire il proprio futuro, senza inseguire illusioni e senza nascondere i fallimenti dietro un albero di Natale o un post celebrativo. (pf)
(Imprenditore, exassessore della prima Giunta di Italo Falcomatà)
S. GIORGIO MORGETO (RC) – Il 26 dicembre il presepe vivente dei bambini
Il 26 dicembre a San Giorgio Morgeto la XVVI Edizione del Presepe vivente dei bambini
REGGIO – A Motta San Giovanni i mercatini di Natale il 13 e 14 dicembre 2025
A Motta San Giovanni (RC) i mercatini di Natale il 13 e 14 dicembre 2025
REGGIO – Con Abyss un tuffo nello Stretto il 18 dicembre 2025
Conversazione di Pierluigi Santagati, phd in geologia, sullo Stretto di Messina: un tuffo tra faglie, dune e correnti. Il 18 dicembre a Reggio ad Abyss Diving Center.
REGGIO – A Gallico la benedizione dei motociclisti e dei caschi il 21-dicembre
A Gallico (RC) la benedizione dei motociclisti e dei caschi il 21-dicembre
Qualità della vita: Reggio di nuovo ultima nella classifica del Sole 24 ore
di ANTONIETTA MARIA STRATI – Reggio è ultima, per il secondo anno consecutivo, per la qualità della vita. È quanto emerso dalla 36esima edizione del Rapporto Qualità della Vita 2025 de Il Sole24Ore, dove si registra per la Città dello Stretto (in 107esima posizione) un peggioramento anche degli indicatori: nel 2024 la provincia era oltre la 100ª posizione in 16 indicatori su 90, nel 2025 è oltre la posizione 100 in 27 dei 90 indicatori.
Un dato desolante, considerando che, recentemente, Reggio si collocava all’ultimo posto (105) nel dossier di Legambiente realizzato in collaborazione con Ambiente Italia e Il Sole 24 Ore, per performance ambientali e qualità dei servizi, con trasporto pubblico, piste ciclabili, uso efficiente del suolo e gestione dei rifiuti tra i dati peggiori d’Italia.
E i dati del quotidiano fotografano una Reggio “ultima degli ultimi”, in cui la posizione 107 della graduatoria generale è la somma del 107° posto per «Affari e lavoro», del 107° per «Ambiente e servizi» e del 101° per «Ricchezza e consumi».
«Un territorio a basso reddito – spiega il quotidiano economico – in cui le famiglie con Isee sotto i settemila euro sono il 40,6% del totale, il reddito medio pro capite è poco più alto di 15mila euro, più basso della pensione di vecchiaia (21mila euro), ma l’inflazione (2%) è il doppio di quella nazionale. Ancora: Reggio Calabria è nelle ultime 15 posizioni in quasi tutti gli indicatori di «Affari e lavoro». È trentesima per start up innovative e 22ª per pensioni di vecchiaia che sul territorio rappresentano una misura di welfare non convenzionale per molte famiglie. Infatti, anche se per quoziente di natalità Reggio Calabria è 7ª in classifica, i giovani, e non solo, scappano. Il saldo migratorio totale è meno 2,5 (Reggio è 106ª, penultima in classifica) frutto anche di un fenomeno segnalato dall’Istat nel 2025 e qui ben presente: emigrano anche i pensionati che vanno al Nord a raggiungere i figli, precedentemente emigrati, per fare da baby sitter ai nipoti e cercare una sanità più efficiente di quella reggina (la provincia è 102ª nell’emigrazione ospedaliera)».
Una Città di forti contrasti, dove alla bellezza dello Stretto «fanno da contraltare periferie in cui il degrado è visibile a occhio nudo: strade dissestate, incuria diffusa, auto vecchie e rumorose. Una situazione simile a quella della provincia, dei tre territori che la compongono: la Locride sullo Jonio, la Piana di Gioia Tauro sul Tirreno, l’Aspromonte che li divide appoggiandosi su Reggio Calabria».
Ma non è solo Reggio ad aver registrato delle criticità: Vibo Valentia (102esima posizione) è ultima per retribuzione dei lavoratori dipendenti (13.300 euro contro i 34.300 di Milano, 21mila euro di differenza) e per durata media dei procedimenti civili (121 giorni a Gorizia contro più di mille; la media in Italia è 345).
Malissimo Crotone (105esima posizione) per l’offerta culturale (a Pescara 103 spettacoli ogni mille abitanti, nel capoluogo pitagorico soltanto 5) e Cosenza per quota di export sul Pil (ultima a distanza siderale da Arezzo che guida la classifica) e valore aggiunto pro capite.
Crotone è ultima in classifica per qualità della vita delle donne, altro parametro per il quale Vibo è messa molto male. La qualità della vita degli anziani è pessima ancora a Vibo Valentia e Reggio Calabria (105esima). Crotone è terz’ultima in Italia per qualità della vita dei bambini, mentre è ultima per mortalità evitabile. Riguardo all’emigrazione ospedaliera, invece, la peggiore tra le calabresi è Cosenza (103esimo posto). Cosenza si posiziona 100esima, mentre Catanzaro, tra le cinque province, è quella più in alto: è al 92esimo posto.
I dati emersi da Il Sole24Ore devono far riflettere, soprattutto se, nelle prime 30 posizioni, ci sono solo regioni settentrionali. Bisogna arrivare alla 39esima posizione per trovare una regione del Sud, ovvero Cagliari.
«Il dato conferma – scrive il quotidiano – una spaccatura che, in 36 edizioni della Qualità della vita, non ha accennato a sanarsi, nonostante i punti di forza del Sud nella demografia, nel clima, nel costo della vita decisamente più accessibile e i fondi (inclusi quelli del Pnrr) che, negli anni, hanno contribuito a dare una spinta alle imprese e al Pil del territorio in questione: le ultime 22 classificate, infatti, continuano a essere province meridionali».
Dati, quelli del quotidiano economico, che andrebbero presi con le pinze, in quanto – come scritto proprio sulle sue pagine – il costo della vita al Sud è decisamente più accessibile nel Mezzogiorno che al Nord. Ovviamente, questo non significa che le criticità non ci siano anzi, quanto emerso dalla classifica de Il Sole24Ore dovrebbe essere la bussola per la Regione per individuare le criticità e cercare di porvi rimedio attraverso veri interventi e piani capaci di migliorare la qualità della vita non solo a Reggio, ma in tutta la Calabria. Leggere di Crotone, per esempio, che “fallisce” per quanto riguarda l’offerta culturale è desolante, considerando che la città di Pitagora era un centro di riferimento politico, religioso e culturale per l’intero territorio della Magna Grecia. E stesso discorso vale anche per il fallimento per quanto riguarda la qualità del lavoro delle donne, della qualità della vita per i bambini. Dati, questi, che dovrebbero suggerire alla politica di prestare più attenzione alla città pitagorica. Anzi, l’attenzione e l’impegno dovrebbe essere equo e uguale per tutte le province, per per aree interne e qualsiasi angolo della Calabria.
Tornando alla classifica del quotidiano, in prima posizione troviamo la provincia di Trento, già incoronata regina dell’Indice di Sportività 2025 e di Ecosistema Urbano, Trento svetta in un podio tutto alpino di teste di serie dell’indagine: Bolzano è al secondo posto e Udine al terzo.
La top 10 della classifica quest’anno è popolata da territori del Nord Italia, in un mix tra grandi città come Bologna,4 ª, e Milano, 8 ª, e province di piccola taglia come Bergamo (5 ª, vincitrice nel 2024), Treviso (6 ª, con il record di posizioni risalite: +18), Verona (7 ª), Padova (9 ª, che ritorna tra le prime 10 dopo 30 anni di assenza: era nona nel 1994) e Parma (10 ª). A trionfare, come già in passato, è in particolare il versante Nord-Orientale della penisola.
Le città metropolitane registrano un miglioramento diffuso rispetto all’edizione 2024: solo due su 14, Bari e Catania, calano di posizione rispetto all’indagine dell’anno scorso, mentre altre due (Firenze, 36ª, e Messina, 91ª) risultano stabili. La competitività di questi territori sul piano degli affari e del lavoro, ma anche l’attrattività su quello degli studi e dell’offerta culturale, contribuiscono dunque a mitigare la presenza di disuguaglianze accentuate che rende queste aree più esposte alla polarizzazione interna. A guidare la risalita con un avanzamento di 13 posizioni è Roma, che si piazza 46ª, mentre Genova sale di 11 gradini arrivando al 43° posto. In miglioramento anche le già citate Bologna, che rimane tra le prime dieci ma a +5 sul 2024, e Milano (+4), che torna in top 10 piazzandosi all’8° posto. Torino sale di una posizione (57ª). La prima area metropolitana del Mezzogiorno, inteso nella sua accezione più ampia che comprende anche le isole, è Cagliari, che sale di cinque posizioni e si piazza 39ª, seguita da Bari (67ª, ma in calo di due posizioni), Messina (91ª), Catania (96ª, in calo però di 13 posizioni), Palermo (97ª) e Napoli (104ª). (ams)
Reggio, il sindaco uscente Falcomatà in crisi: cosa faranno i dem?
di SANTO STRATI – Dopo l’accorato saluto alla Città di Giuseppe Falcomatà, sindaco per undici primavere (che non hanno a che vedere con quella del padre Italo amatissimo dai reggini), molti osservatori politici si aspettavano una chiusura rapida della seduta che doveva proclamare la sopravvenuta decadenza del sidaco dopo l’elezione al Consiglio regionale.
Ottimismo o aspirazione di una veloce conclusione per vincere una impazienza che montava incontrollabile, non si saprà mai; il fatto è che la seduta riprende stamattina con probabili colpi di scena dopo l’ultimatum dei consiglieri dem che hanno prodotto una pesante nota contro Falcomatà che non potrà non lasciare il segno.
Ancora ieri sera non si parlava di mozione di sfiducia, a questo punto l’unica mossa seria per recuperare dignità e tentare un riavvicinamento al territorio da parte di un partito evavescente (pd = potete dimenticarci), ma a tutto c’è un limite. Perché, sia chiaro, non è solo una questione di potere politico a chi ce l’ha più robusto, bensì scatta un meccanismo inconscio che il buon Leo Longanesi aveva sintetizzato in una frase: “tengo famiglia”. Già, scusate il cinismo, ma la netta sensazione è che alla base della rinuncia al seggio (tutti a casa, subito ! – direbbe una persona perbene) ci siano volgarissimi, ma rispettabilissimi aspetti economici. Che ci permettiamo di evidenziare: il sindaco di Reggio, al lordo, guadagna poco più di 165mila euro all’anno; il vicesindaco poco più di 124mila e lo stesso importo il presidente del Consiglio. Gli assessori portano a casa poco più di 107mila euro, ma i “poveri e semplici“ consiglieri si devono “accontentare” di un gettone mensile di 3.500 euro. Sei mesi di “stipendio” sono 14 mila euro (lordi) che svanirebbero d’incanto in caso di scioglimento del Consiglio comunale: E quando gli ricapita? Soprattutto per chi non ha un’attività professionale o commerciale, o un qualunque altro lavoro che produce reddito. Quindi firmare la mozione di sfiducia e mandare tutti a casa è – occorre dirlo – un insano caso di autolesionismo, anche se, in verità esprimerebbe un alto senso civico e una grande dignità.
per questa ragione restiamo scettici sulla posizione intransigente dei consiglieri dem, seguiti a ruota da Red e Rinascita. Belle parole, durissimo attacco all’ex “caro” sindaco, ma poi subentra la coscienza di buttare via un compenso sicuro e, poi, fino alle nuove elezioni chi vivrà vedrà.
E questo discorso vale ugualmente per gli altrettanto intransigenti consiglieri della minoranza che parlano, parlano, ma poi nessuno si fa avanti a chiedere una firma trasversale per abbattere un avversario divenuto troppo scomodo per tutta l’assise.
E allora cosa succede? Non c’è spazio per la commozione e la lacrima di maniera, c’è solamente la coscienza che si è arrivati alla fine della corsa e tutti – nessuno escluso – dovranno pagare il biglietto.
Questa città è stanca, oltre che visibilmente devastata, disastrata e vilipesa, con pochissime chances di risalita. Il tempo dirà quante cose buone ha fatto Falcomatà e quanti guasti ha provocato, soprattutto nel dopo elezioni.
Mortificato e offeso ha usato la clava dell’Istituzione che guidava per togliersi i sassolini dalle scarpe e gustarsi, a freddo, una vendetta maturata subito dopo lo spoglio. I timori del “tradimento” di molti ex sodali si facevano di ora in ora sempre più concreti e l’amarezza superava la pur legittima felicità di varcare Palazzo Campanella (anche col rotto della cuffia e qualche ansia non ancora sopita). A Falcomatà l’ultimo gesto: dimissioni e tutti a casa? I reggini forse gradirebbero. (s)
Procedono i lavori del Museo del Mare di Reggio
Procedono spediti i lavori del Museo del Mare di Reggio Calabria.
A due mesi dalla posa della prima pietra, il sindaco di Reggio, Giuseppe Falcomatà, assieme all’assessore delegato alla realizzazione dell’opera, Carmelo Romeo, ai responsabili di Cobar Spa e al supporto tecnico dell’architetto Giuseppe Melchini ha effettuato un sopralluogo.
«I lavori del Museo del mare proseguono bene – ha commentato il sindaco Falcomatà – Insieme all’Assessore Romeo e agli ingegneri della ditta Cobar Spa che sta eseguendo i lavori, abbiamo fatto un sopralluogo e verificato che sono state ultimate tutte le demolizioni previste per questo lotto. Ora ci prepariamo alla fase successiva: la posa dei massi che costituiranno la scogliera, fondamentale per la messa in sicurezza dell’intera struttura».
«Il cantiere – ha aggiunto – sta avanzando nel pieno rispetto delle prescrizioni impartite dalla Soprintendenza ai Beni Architettonici e dalla Capitaneria di Porto. Siamo entusiasti del progresso di quest’opera strategica, destinata a trasformare radicalmente il volto della nostra città, contribuendo al passaggio definitivo da città a vocazione turistica a città turistica a tutti gli effetti».
Anche l’assessore Romeo ha sottolineato l’importanza e il buon andamento dei lavori: «Il cantiere del Museo del Mare è pienamente operativo. Attualmente, la ditta Cobar Spa è impegnata nella prosecuzione delle demolizioni e nelle operazioni di bonifica bellica delle aree interessate. Come Amministrazione comunale, abbiamo già convocato la conferenza dei servizi per il Lotto 1, relativo alla fase conclusiva e più significativa del progetto: la costruzione vera e propria del Museo. Il nostro auspicio è che si continui su questa strada, affinché Reggio Calabria possa presto beneficiare di un’opera strategica, capace di generare importanti ricadute sia sul piano turistico che su quello occupazionale». (rrc)
Alla Mediterranea il roadshow “Connetti il domani”
Domani mattina, alle 11, il Roadshow “Connetti il domani, disegna il futuro” fa tappa all’Università Mediterranea di Reggio Calabria.
Questo evento itinerante è realizzato nell’ambito del programma Restart (“RESearch and innovation on future Telecommunications systems and networks, to make Italy more smart”), il più significativo programma di ricerca e sviluppo pubblico mai avviato in Italia nel settore delle telecomunicazioni. L’Ateneo reggino è uno dei partner di questo progetto, che è finanziato dall’Unione Europea nell’ambito di NextGenerationEU e del Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza (Pnrr) – M4C2, Investimento 1.3. Con una durata triennale e un budget di 116 milioni di euro, RESTART è stato lanciato a gennaio 2023, per promuovere l’innovazione tecnologica nel campo delle telecomunicazioni.
L’evento seguirà un format motivazionale e coinvolgente, grazie alla conduzione di Walter Rolfo, ingegnere, coach e autore. Con storie emozionanti e testimonianze di successo, Rolfo stimolerà i giovani a sognare in grande, incoraggiandoli a costruire un futuro nel quale possano lasciare il loro segno.
A condividere le loro esperienze saranno esperti e professionisti di alto livello, tra cui: la prof.ssa Anna Maria Mandalari, laureata all’Università Mediterranea e ricercatrice presso la University College London, esperta di sicurezza nell’Internet of Things; l’ing. Marco Ventura, laureato all’Università Mediterranea e specializzato in ethical hacking presso Telecom Italia; l’ing. Saverio Orlando con una lunga carriera nel settore delle Telecomunicazioni e già consigliere di amministrazione dell’Università Mediterranea; l’ing. Giuseppe Codispoti, Senior Program Manager presso l’Agenzia Spaziale Italiana, che presenterà le sfide e le opportunità del settore delle telecomunicazioni spaziali; l’ing. Antonio Fazzello, dirigente Responsabile della Transizione Digitale e Referente per la Cybersecurity presso il Grande Ospedale Metropolitano (GOM) di Reggio Calabria, che insieme al dott. Vincenzo Panuccio, Direttore ff U.O.C. di Nefrologia e Dialisi abilitata al Trapianto del Gom e presso l’Istituto di Fisiologia Clinica del CNR di Reggio Calabria, parleranno dell’impatto delle telecomunicazioni e delle tecnologie ICT nel settore sanitario e nell’assistenza ai pazienti.
L’evento sarà introdotto dai saluti istituzionali del Rettore dell’Università Mediterranea, prof. Giuseppe Zimbalatti, della Prorettrice Delegata per i Grandi progetti di Ateneo e infrastrutture di ricerca, prof.ssa Mariateresa Russo, del Direttore del Dipartimento DIIES, prof. Claudio De Capua, del Presidente dell’Ordine degli Ingegneri della provincia di Reggio Calabria, ing. Francesco Foti, e del Commissario Straordinario del Grande Ospedale Metropolitano “Bianchi-Melacrino-Morelli” di Reggio Calabria, dott.ssa Tiziana Frittelli.
Questa iniziativa segna un ulteriore passo in avanti per l’Università Mediterranea di Reggio Calabria, che si conferma protagonista di un percorso orientato verso l’innovazione e la tecnologia, contribuendo alla formazione delle future generazioni e all’avanzamento del settore delle telecomunicazioni in Italia.
Il Roadshow rappresenta una straordinaria opportunità di ispirazione per i giovani, offrendo una panoramica sulle possibilità di carriera nel settore delle telecomunicazioni e sulle numerose potenzialità che questo ambito può offrire per il futuro.
L’evento si rivolge principalmente agli studenti delle scuole secondarie di secondo grado, ma anche agli studenti universitari dei corsi di laurea triennale. Tra le altre tappe del Roadshow, che toccheranno alcune delle principali università italiane, figurano il Politecnico di Torino, il Politecnico di Bari, l’Università degli Studi di Roma Tor Vergata, l’Università di Genova, l’Università di Palermo, l’Università di Trento e l’Università di Napoli Federico II. (rrc)







