Qualità della vita: Reggio di nuovo ultima nella classifica del Sole 24 ore

di ANTONIETTA MARIA STRATI – Reggio è ultima, per il secondo anno consecutivo, per la qualità della vita. È quanto emerso dalla 36esima edizione del Rapporto Qualità della Vita 2025 de Il Sole24Ore, dove si registra per la Città dello Stretto (in 107esima posizione) un peggioramento anche degli indicatori: nel 2024 la provincia era oltre la 100ª posizione in 16 indicatori su 90, nel 2025 è oltre la posizione 100 in 27 dei 90 indicatori.

Un dato desolante, considerando che, recentemente, Reggio si collocava all’ultimo posto (105) nel dossier di Legambiente realizzato in collaborazione con Ambiente Italia e Il Sole 24 Ore, per performance ambientali e qualità dei servizi, con trasporto pubblico, piste ciclabili, uso efficiente del suolo e gestione dei rifiuti tra i dati peggiori d’Italia.

E i dati del quotidiano fotografano una Reggio “ultima degli ultimi”, in cui la posizione  107 della graduatoria generale è la somma del 107° posto per «Affari e lavoro», del 107° per «Ambiente e servizi» e del 101° per «Ricchezza e consumi».

«Un territorio a basso reddito – spiega il quotidiano economico – in cui le famiglie con Isee sotto i settemila euro sono il 40,6% del totale, il reddito medio pro capite è poco più alto di 15mila euro, più basso della pensione di vecchiaia (21mila euro), ma l’inflazione (2%) è il doppio di quella nazionale. Ancora: Reggio Calabria è nelle ultime 15 posizioni in quasi tutti gli indicatori di «Affari e lavoro». È trentesima per start up innovative e 22ª per pensioni di vecchiaia che sul territorio rappresentano una misura di welfare non convenzionale per molte famiglie. Infatti, anche se per quoziente di natalità Reggio Calabria è 7ª in classifica, i giovani, e non solo, scappano. Il saldo migratorio totale è meno 2,5 (Reggio è 106ª, penultima in classifica) frutto anche di un fenomeno segnalato dall’Istat nel 2025 e qui ben presente: emigrano anche i pensionati che vanno al Nord a raggiungere i figli, precedentemente emigrati, per fare da baby sitter ai nipoti e cercare una sanità più efficiente di quella reggina (la provincia è 102ª nell’emigrazione ospedaliera)».

Una Città di forti contrasti, dove alla bellezza dello Stretto «fanno da contraltare periferie in cui il degrado è visibile a occhio nudo: strade dissestate, incuria diffusa, auto vecchie e rumorose. Una situazione simile a quella della provincia, dei tre territori che la compongono: la Locride sullo Jonio, la Piana di Gioia Tauro sul Tirreno, l’Aspromonte che li divide appoggiandosi su Reggio Calabria».

Ma non è solo Reggio ad aver registrato delle criticità: Vibo Valentia (102esima posizione) è ultima per retribuzione dei lavoratori dipendenti (13.300 euro contro i 34.300 di Milano, 21mila euro di differenza) e per durata media dei procedimenti civili (121 giorni a Gorizia contro più di mille; la media in Italia è 345).

Malissimo Crotone (105esima posizione) per l’offerta culturale (a Pescara 103 spettacoli ogni mille abitanti, nel capoluogo pitagorico soltanto 5) e Cosenza per quota di export sul Pil (ultima a distanza siderale da Arezzo che guida la classifica) e valore aggiunto pro capite.

Crotone è ultima in classifica per qualità della vita delle donne, altro parametro per il quale Vibo è messa molto male. La qualità della vita degli anziani è pessima ancora a Vibo Valentia e Reggio Calabria (105esima). Crotone è terz’ultima in Italia per qualità della vita dei bambini, mentre è ultima per mortalità evitabile. Riguardo all’emigrazione ospedaliera, invece, la peggiore tra le calabresi è Cosenza (103esimo posto). Cosenza si posiziona 100esima, mentre Catanzaro, tra le cinque province, è quella più in alto: è al 92esimo posto.

I dati emersi da Il Sole24Ore devono far riflettere, soprattutto se, nelle prime 30 posizioni, ci sono solo regioni settentrionali. Bisogna arrivare alla 39esima posizione per trovare una regione del Sud, ovvero Cagliari.

«Il dato conferma – scrive il quotidiano – una spaccatura che, in 36 edizioni della Qualità della vita, non ha accennato a sanarsi, nonostante i punti di forza del Sud nella demografia, nel clima, nel costo della vita decisamente più accessibile e i fondi (inclusi quelli del Pnrr) che, negli anni, hanno contribuito a dare una spinta alle imprese e al Pil del territorio in questione: le ultime 22 classificate, infatti, continuano a essere province meridionali».

Dati, quelli del quotidiano economico, che andrebbero presi con le pinze, in quanto – come scritto proprio sulle sue pagine – il costo della vita al Sud è decisamente più accessibile nel Mezzogiorno che al Nord. Ovviamente, questo non significa che le criticità non ci siano anzi, quanto emerso dalla classifica de Il Sole24Ore dovrebbe essere la bussola per la Regione per individuare le criticità e cercare di porvi rimedio attraverso veri interventi e piani capaci di migliorare la qualità della vita non solo a Reggio, ma in tutta la Calabria. Leggere di Crotone, per esempio, che “fallisce” per quanto riguarda l’offerta culturale è desolante, considerando che la città di Pitagora era un centro di riferimento politico, religioso e culturale per l’intero territorio della Magna Grecia. E stesso discorso vale anche per il fallimento per quanto riguarda la qualità del lavoro delle donne, della qualità della vita per i bambini. Dati, questi, che dovrebbero suggerire alla politica di prestare più attenzione alla città pitagorica. Anzi, l’attenzione e l’impegno dovrebbe essere equo e uguale per tutte le province, per per aree interne e qualsiasi angolo della Calabria.

Tornando alla classifica del quotidiano, in prima posizione troviamo la provincia di Trento, già incoronata regina dell’Indice di Sportività 2025 e di Ecosistema Urbano, Trento svetta in un podio tutto alpino di teste di serie dell’indagine: Bolzano è al secondo posto e Udine al terzo.

La top 10 della classifica quest’anno è popolata da territori del Nord Italia, in un mix tra grandi città come Bologna,4 ª, e Milano, 8 ª, e province di piccola taglia come Bergamo (5 ª, vincitrice nel 2024), Treviso (6 ª, con il record di posizioni risalite: +18), Verona (7 ª), Padova (9 ª, che ritorna tra le prime 10 dopo 30 anni di assenza: era nona nel 1994) e Parma (10 ª). A trionfare, come già in passato, è in particolare il versante Nord-Orientale della penisola.

Le città metropolitane registrano un miglioramento diffuso rispetto all’edizione 2024: solo due su 14, Bari e Catania, calano di posizione rispetto all’indagine dell’anno scorso, mentre altre due (Firenze, 36ª, e Messina, 91ª) risultano stabili. La competitività di questi territori sul piano degli affari e del lavoro, ma anche l’attrattività su quello degli studi e dell’offerta culturale, contribuiscono dunque a mitigare la presenza di disuguaglianze accentuate che rende queste aree più esposte alla polarizzazione interna. A guidare la risalita con un avanzamento di 13 posizioni è Roma, che si piazza 46ª, mentre Genova sale di 11 gradini arrivando al 43° posto. In miglioramento anche le già citate Bologna, che rimane tra le prime dieci ma a +5 sul 2024, e Milano (+4), che torna in top 10 piazzandosi all’8° posto. Torino sale di una posizione (57ª).  La prima area metropolitana del Mezzogiorno, inteso nella sua accezione più ampia che comprende anche le isole, è Cagliari, che sale di cinque posizioni e si piazza 39ª, seguita da Bari (67ª, ma in calo di due posizioni), Messina (91ª), Catania (96ª, in calo però di 13 posizioni), Palermo (97ª) e Napoli (104ª). (ams)

Reggio, il sindaco uscente Falcomatà in crisi: cosa faranno i dem?

di SANTO STRATI – Dopo l’accorato  saluto alla Città di Giuseppe Falcomatà, sindaco per undici primavere (che non hanno a che vedere con quella del padre Italo amatissimo dai reggini), molti osservatori politici si aspettavano una chiusura rapida della seduta che doveva proclamare la sopravvenuta decadenza del sidaco dopo l’elezione al Consiglio regionale.

Ottimismo o aspirazione di una veloce conclusione per vincere una impazienza che montava incontrollabile, non si saprà mai; il fatto è che la seduta riprende stamattina con probabili colpi di scena dopo l’ultimatum dei consiglieri dem che hanno prodotto una pesante nota contro Falcomatà che non potrà non lasciare il segno.

Ancora ieri sera non si parlava di mozione di sfiducia, a questo punto l’unica mossa seria per recuperare dignità e tentare un riavvicinamento al territorio da parte di un partito evavescente  (pd = potete dimenticarci), ma a tutto c’è un limite. Perché, sia chiaro, non è solo una questione di potere politico a chi ce l’ha più robusto, bensì scatta un meccanismo inconscio che il buon Leo Longanesi aveva sintetizzato in una frase: “tengo famiglia”. Già, scusate il cinismo, ma la netta sensazione è che alla base della rinuncia al seggio (tutti a casa, subito ! – direbbe una persona perbene)  ci siano volgarissimi, ma rispettabilissimi aspetti economici. Che ci permettiamo di evidenziare: il sindaco di Reggio, al lordo, guadagna poco più di 165mila euro all’anno; il vicesindaco poco più di 124mila e lo stesso importo il presidente del Consiglio. Gli assessori portano a casa poco più di 107mila euro, ma i “poveri e semplici“ consiglieri si devono “accontentare” di un gettone mensile di 3.500 euro. Sei mesi di “stipendio” sono 14 mila euro (lordi) che svanirebbero d’incanto in caso di scioglimento del Consiglio comunale: E quando gli ricapita? Soprattutto per chi non ha un’attività professionale o commerciale, o un qualunque altro lavoro che produce reddito. Quindi firmare la mozione di sfiducia e mandare tutti a casa è – occorre dirlo – un insano caso di autolesionismo, anche se, in verità esprimerebbe un alto senso civico e una grande dignità.

per questa ragione restiamo scettici sulla posizione intransigente dei consiglieri dem, seguiti a ruota da Red e Rinascita. Belle parole, durissimo attacco all’ex “caro” sindaco, ma poi subentra la coscienza di buttare via un compenso sicuro e, poi, fino alle nuove elezioni chi vivrà vedrà.

E questo discorso vale ugualmente per gli altrettanto intransigenti consiglieri della minoranza che parlano, parlano, ma poi nessuno si fa avanti a chiedere una firma trasversale per abbattere un avversario divenuto troppo scomodo per tutta l’assise.

E allora cosa succede? Non c’è spazio per la commozione e la lacrima di maniera, c’è solamente la coscienza che si è arrivati alla fine della corsa e tutti – nessuno escluso – dovranno pagare il biglietto.

Questa città è stanca, oltre che visibilmente devastata, disastrata e vilipesa, con pochissime chances di risalita. Il tempo dirà quante cose buone ha fatto Falcomatà e quanti guasti ha provocato, soprattutto nel dopo elezioni.

Mortificato e offeso ha usato la clava dell’Istituzione che guidava per togliersi i sassolini dalle scarpe e gustarsi, a freddo, una vendetta maturata subito dopo lo spoglio. I timori del “tradimento” di molti ex sodali si facevano di ora in ora sempre più concreti e l’amarezza superava la pur legittima felicità di varcare Palazzo Campanella (anche col rotto della cuffia e qualche ansia non ancora sopita). A Falcomatà l’ultimo gesto:  dimissioni e tutti a casa? I reggini forse gradirebbero. (s)

Procedono i lavori del Museo del Mare di Reggio

Procedono spediti i lavori del Museo del Mare di Reggio Calabria.

A due mesi dalla posa della prima pietra, il sindaco di Reggio, Giuseppe Falcomatà, assieme all’assessore delegato alla realizzazione dell’opera, Carmelo Romeo, ai responsabili di Cobar Spa e al supporto tecnico dell’architetto Giuseppe Melchini ha effettuato un sopralluogo.

«I lavori del Museo del mare proseguono bene – ha commentato il sindaco Falcomatà – Insieme all’Assessore Romeo e agli ingegneri della ditta Cobar Spa che sta eseguendo i lavori, abbiamo fatto un sopralluogo e verificato che sono state ultimate tutte le demolizioni previste per questo lotto. Ora ci prepariamo alla fase successiva: la posa dei massi che costituiranno la scogliera, fondamentale per la messa in sicurezza dell’intera struttura».

«Il cantiere – ha aggiunto – sta avanzando nel pieno rispetto delle prescrizioni impartite dalla Soprintendenza ai Beni Architettonici e dalla Capitaneria di Porto. Siamo entusiasti del progresso di quest’opera strategica, destinata a trasformare radicalmente il volto della nostra città, contribuendo al passaggio definitivo da città a vocazione turistica a città turistica a tutti gli effetti».

Anche l’assessore Romeo ha sottolineato l’importanza e il buon andamento dei lavori: «Il cantiere del Museo del Mare è pienamente operativo. Attualmente, la ditta Cobar Spa è impegnata nella prosecuzione delle demolizioni e nelle operazioni di bonifica bellica delle aree interessate. Come Amministrazione comunale, abbiamo già convocato la conferenza dei servizi per il Lotto 1, relativo alla fase conclusiva e più significativa del progetto: la costruzione vera e propria del Museo. Il nostro auspicio è che si continui su questa strada, affinché Reggio Calabria possa presto beneficiare di un’opera strategica, capace di generare importanti ricadute sia sul piano turistico che su quello occupazionale». (rrc)

Alla Mediterranea il roadshow “Connetti il domani”

Domani mattina, alle 11, il Roadshow “Connetti il domani, disegna il futuro” fa tappa all’Università Mediterranea di Reggio Calabria.

Questo evento itinerante è realizzato nell’ambito del programma Restart (“RESearch and innovation on future Telecommunications systems and networks, to make Italy more smart”), il più significativo programma di ricerca e sviluppo pubblico mai avviato in Italia nel settore delle telecomunicazioni. L’Ateneo reggino è uno dei partner di questo progetto, che è finanziato dall’Unione Europea nell’ambito di NextGenerationEU e del Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza (Pnrr) – M4C2, Investimento 1.3. Con una durata triennale e un budget di 116 milioni di euro, RESTART è stato lanciato a gennaio 2023, per promuovere l’innovazione tecnologica nel campo delle telecomunicazioni.

L’evento seguirà un format motivazionale e coinvolgente, grazie alla conduzione di Walter Rolfo, ingegnere, coach e autore. Con storie emozionanti e testimonianze di successo, Rolfo stimolerà i giovani a sognare in grande, incoraggiandoli a costruire un futuro nel quale possano lasciare il loro segno.

A condividere le loro esperienze saranno esperti e professionisti di alto livello, tra cui: la prof.ssa Anna Maria Mandalari, laureata all’Università Mediterranea e ricercatrice presso la University College London, esperta di sicurezza nell’Internet of Things; l’ing. Marco Ventura, laureato all’Università Mediterranea e specializzato in ethical hacking presso Telecom Italia; l’ing. Saverio Orlando con una lunga carriera nel settore delle Telecomunicazioni e già consigliere di amministrazione dell’Università Mediterranea; l’ing. Giuseppe Codispoti, Senior Program Manager presso l’Agenzia Spaziale Italiana, che presenterà le sfide e le opportunità del settore delle telecomunicazioni spaziali; l’ing. Antonio Fazzello, dirigente Responsabile della Transizione Digitale e Referente per la Cybersecurity presso il Grande Ospedale Metropolitano (GOM) di Reggio Calabria, che insieme al dott. Vincenzo Panuccio, Direttore ff U.O.C. di Nefrologia e Dialisi abilitata al Trapianto del Gom e presso l’Istituto di Fisiologia Clinica del CNR di Reggio Calabria, parleranno dell’impatto delle telecomunicazioni e delle tecnologie ICT nel settore sanitario e nell’assistenza ai pazienti.

L’evento sarà introdotto dai saluti istituzionali del Rettore dell’Università Mediterranea, prof. Giuseppe Zimbalatti, della Prorettrice Delegata per i Grandi progetti di Ateneo e infrastrutture di ricerca, prof.ssa Mariateresa Russo, del Direttore del Dipartimento DIIES, prof. Claudio De Capua, del Presidente dell’Ordine degli Ingegneri della provincia di Reggio Calabria, ing. Francesco Foti, e del Commissario Straordinario del Grande Ospedale Metropolitano “Bianchi-Melacrino-Morelli” di Reggio Calabria, dott.ssa Tiziana Frittelli.

Questa iniziativa segna un ulteriore passo in avanti per l’Università Mediterranea di Reggio Calabria, che si conferma protagonista di un percorso orientato verso l’innovazione e la tecnologia, contribuendo alla formazione delle future generazioni e all’avanzamento del settore delle telecomunicazioni in Italia.

Il Roadshow rappresenta una straordinaria opportunità di ispirazione per i giovani, offrendo una panoramica sulle possibilità di carriera nel settore delle telecomunicazioni e sulle numerose potenzialità che questo ambito può offrire per il futuro.

L’evento si rivolge principalmente agli studenti delle scuole secondarie di secondo grado, ma anche agli studenti universitari dei corsi di laurea triennale. Tra le altre tappe del Roadshow, che toccheranno alcune delle principali università italiane, figurano il Politecnico di Torino, il Politecnico di Bari, l’Università degli Studi di Roma Tor Vergata, l’Università di Genova, l’Università di Palermo, l’Università di Trento e l’Università di Napoli Federico II. (rrc)

CAPITALE DELLA CULTURA 2027: REGGIO
SOGNA UN TITOLO DA “BELLA E GENTILE”

di SANTO STRATI – La candidatura di Reggio a Capitale italiana della Cultura 2027, al di là dell’aggiudicazione o meno del titolo, una vittoria l’ha già portata a casa. Ed è una vittoria importante che potrebbe dare il via a un vero senso comune di appartenenza di tutti i calabresi: davanti alla commissione che valuterà le dieci città finaliste, mercoledì prossimo 26 febbraio, non ci sarà il Comune di Reggio o la Città Metropolitana, bensì l’intera Calabria.

La candidatura è riuscita, infatti, a coinvolgere in maniera sorprendentemente univoca l’intera regione: per una volta (e speriamo sia solo l’inizio) sono stati accantonati campanilismi e manie di localismo che hanno caratterizzato da sempre la nostra terra.

Non a caso di parlava di Calabrie e, fino all’andata in finale di questo suggestivo quanto futile concorso, non passava giorno che il localismo prevalesse, tra dispetti, invidie e gelosie: proprio quello che ha, da sempre, costituito il vero freno dello sviluppo e della crescita del territorio. Sappiamo bene il precedente del Capoluogo conteso e i risentimenti per le “spoliazioni” a sfavore quasi sempre di Reggio, la più grande ma perennemente ultima  città calabrese, per avvantaggiare cosentini e catanzaresi. In una stupida guerra tra fratelli che apparivano inevitabilmente figli di padri diversi. La madre, una, la Calabria, ma i figli destinati al ruolo di fratellastri litigiosi e senza avvenire. Inguaribilmente attivi a lasciarsi andare a gelosie e invidie prive di fondamento, disperdendo un’eredità morale frutto di secoli di civiltà mediterranea di quella parte del Paese che avrebbe poi dato il nome all’Italia.

L’adesione corale e il sostegno unitario di tutta la Regione, senza alcuna riserva, è la grande vittoria di questa, se vogliamo, nobile candidatura che proietta tutta la Calabria in un agone di cultura dove, per tutta la regione, sarebbe facilissimo primeggiare.

Quando a Roma si pascolavano le pecore, nella Magna Grecia, a Reggio e in tutto il territorio, si faceva il teatro e il popolo si nutriva di pane e cultura, nel segno della democrazia e della fratellanza.

Adesso c’è l’occasione per rimuovere intollerabili conflittualità tra città e paesi, tra Nord e sud (della Calabria) e ragionare in termini di “nazione”, permetteteci il termine, in grado di mostrare quanto conta la calabresità dei suoi abitanti, protagonisti, troppo spesso involontari, di una diaspora che non è mai finita.

Un tempo partivano le braccia, là dove si cercavano manovali e operai, oggi lasciano questa terra giovani brillanti laureati e ricercatori che non trovano nessun segnale di un futuro possibile. E non è un fenomeno che riguarda Vibo, Reggio o Catanzaro, bensì tutta la regione: c’è uno spopolamento costante e spaventosamente inarrestabile costituito in gran parte di giovani in cerca di futuro (quello che abbiamo rubato loro) seguiti da una moltitudine di genitori, nonni parenti. Questi ultimi chiudono le case e raggiungono figli e nipoti cui offrire l’assistenza necessaria per far crescere i bambini, per contribuire, anche finanziariamente, alla vita quotidiana, in metropoli o città dove vivere diventa un lusso. Epperò, in cambio del disagio, c’è il lavoro, la certezza di un’occupazione, quasi sempre rispettosa delle competenze acquisite, la sicurezza della crescita professionale e formativa. Cosa ci fa un laureato in materie non tecniche in Calabria? Se gli va bene trova posto in un precarissimo call center  o dietro il bancone di un supermercato a scaricare pacchi in magazzino o a gestire una cassa. E non è detto che un informatico o un ingegnere o un medico trovi l’occupazione adeguata (anche in termini economici) nella sua terra. Manca la cultura d’impresa e manca soprattutto ai nostri governanti la visione di futuro. Uno sguardo non fuggente a cosa succederà domani e cosa potrebbe dare il suo capitale umano alla Calabria se solo venisse utilizzato nella maniera giusta.

E qui torniamo al discorso della Cultura, quella con l’iniziale maiuscola: c’è – grazie al cielo – una nuova sensibilità del territorio nei confronti dei beni culturali e delle risorse umane ad essi collegati: ci sarebbero – ci sono – grandissime opportunità per valorizzare il capitale umano e offrire occasioni di crescita, anche formativa, facendo restando nel luogo che li ha visti nascere e crescere migliaia di giovani.

Dev’essere questo l’obiettivo – unitario – a una sola voce della Calabria e il titolo di Capitale della Cultura 2027, su cui ci asteniamo da qualsiasi pronostico, sarebbe in realtà lo stimolo aggiuntivo per mettere insieme cervelli e teste pensanti per il conseguimento del bene comune.

Le rivalità interregionali si sono magicamente dissolte in occasione di questa candidatura che poteva sembrare un capriccio di Falcomatà, il canto del cigno dell’amministratore che tra un anno dovrà lasciare, e invece si è rivelata il coagulante di un ritrovato impegno comune, finalizzato a dare sostanza a un patrimonio inestimabile e, ahimè, tristemente sottovalutato.

Si tratta – e sappiamo che non è opera semplice – di ragionare in termini identitari comuni e condivisi, per offrire un segnale evidente di coesione territoriale i cui vantaggi sono oltremodo evidenti. La ricchezza della Calabria  non sono solo i Bronzi, i musei, il Codex, i Parchi naturali, i tanti siti archeologici preistorici, bensì sono i suoi abitanti, ciascuno con il suo ruolo che va valutato per meriti e capacità, non per clientela e amichettismi di vomitevoli effetti in termini di risultato.

La traccia che lascia la candidatura di Reggio è profonda e indica un percorso che va ben oltre i confini della Metrocity e coinvolge tutto il territorio regionale. Uniti si vince: non è un motto da propaganda elettorale, bensì un imperativo categorico che deve costituire l’obiettivo principe della nuova Calabria. Quella che farà tornare i suoi figli lontani, che non farà più partire i cervelli, che offrirà un modello di welfare e benessere che non sono irraggiungibili. L’aria pulita, il clima, il naturale e straordinario senso di accoglienza di chi ci vive sono un richiamo irresistibile per chiunque.

Auguri a Reggio, ma auguri a tutta la Calabria: quella che il 26 tiferà perché la Cultura incoroni la Città dello Stretto e allo stesso tempo l’intera regione.

Alla Mediterranea nasce il corso di laurea in Ingegneria Elettronica e Biomedica

All’Università Mediterranea di Reggio Calabria nascerà il corso di laurea in Ingegneria elettronica e Biomedica. Ciò è stato possibile grazie al parere favorevole espresso, all’unanimità, dal Comitato Regionale Universitario di Coordinamento della Regione Calabria.

Il Corso di Laurea in “Ingegneria elettronica e Biomedica” è stato progettato per formare figure professionali con competenze interdisciplinari nell’ambito dell’ingegneria dell’informazione, con particolare attenzione ai settori dell’elettronica e della biomedica.
Le laureate e i laureati potranno operare in ambiti specifici come: progettazione, sviluppo e manutenzione di dispositivi e sistemi elettronici e biomedicali; sviluppo e gestione di tecnologie biomedicali in ospedali, aziende e centri di ricerca; ma anche nei classici ambiti dell’Ingegneria dell’Informazione quali automazione industriale, dispositivi per IoT e Industria 5.0.
Il corso di laurea in “Ingegneria elettronica e biomedica”, fortemente sollecitato e supportato da istituzioni e aziende del territorio nel superiore interesse dei giovani calabresi, che avranno la possibilità di acquisire nuove e significative competenze universitarie senza la necessità di doversi spostare. (rrc)

ALLARME A REGGIO: LA TERRA DEI FUOCHI
TANTE DENUNCE, MA NESSUN INTERVENTO

di PASQUALE ANDIDEROLa Corte europea dei diritti dell’uomo (Cedu) ha decretato che lo Stato italiano ha violato il diritto alla vita degli abitanti della “Terra dei fuochi” per non essersi occupato del problema in modo tempestivo ed efficace.

La Corte ha definito il rischio alla vita per gli abitanti della Terra dei fuochi come «sufficientemente serio, reale e accertabile» e qualificabile come «imminente», e ha decretato che lo Stato italiano «fosse a conoscenza del problema da molti anni». Nonostante questo, lo Stato non ha affrontato «una situazione così grave con la diligenza e la tempestività necessarie», anche nell’ambito della prevenzione e della comunicazione dei rischi alla popolazione. 

La terra dei fuochi è anche Reggio Calabria, Mosorrofa, Sala di Mosorrofa, Mortara, Arghillà, Rione Marconi e non solo da anni denunciano l’esistenza di enormi discariche che periodicamente prendono fuoco. Nel corso della presentazione del libro Portami al Mare di Domenico Latino a Mosorrofa, in una sala gremita di persone presenti più che per la presentazione del libro per l’argomento che si trattava “Discariche, roghi e incidenza di Tumori”, ancora una volta è venuta fuori la fatidica domanda se c’è relazione tra essi.

Presente tra i relatori il dr. Giovanni Tripepi, dirigente di Ricerca CNR, che ha avviato lo studio epidemiologico promosso dalla garante regionale della salute prof.ssa Anna Maria Stanganelli, appunto su rifiuti, roghi e danni alla salute.

Il dr. Tripepi ha dichiarato che lo studio non ha ancora potuto, per motivi di privacy, indagare nello specifico l’incidenza nei vari quartieri mentre si sa, da consultazioni più ampie, che la città di RC nella sua totalità è nella media nazionale. Lo stesso è stato però chiarissimo nell’asserire che «non dobbiamo chiederci se c’è correlazione tra discariche roghi e salute perché è accertato che tutti i roghi sono dannosi alla salute e che la combustione dei rifiuti e altamente pericolosa per cui la vera domanda è quando si manifesterà il danno su chi è stato esposto agli inquinanti liberati».

Il ricercatore Tripepi stimava, nel corso dei 15 anni, il tempo di latenza dall’esposizione per la manifestazione dei danni alla salute. Nelle nostre discariche insistono materiali di ogni tipo, finanche l’amianto. I continui roghi liberano nell’aria diossina, fibre di amianto, e tante altre sostanze tossiche che noi, malcapitati, ingeriamo con la respirazione. 

A Mosorrofa, zona che conosco meglio, e da più di un ventennio che si va avanti con accumulo di rifiuti e combustione degli stessi e spesso d’estate arriva fin dentro casa quell’odore insopportabile di bruciato, di plastiche combuste, che ci costringe a chiudere porte e finestre che allontanano l’odore ma non sicuramente il rischio di aver respirato sostanze nocive. Negli ultimi 5 anni più volte abbiamo richiesto la bonifica e la messa sotto sorveglianza dei siti in questione, nulla si è mosso.

A niente sono serviti i sopralluoghi degli amministratori comunali, dei carabinieri forestali, delle comunicazioni fatte a prefetti e procure, delle attenzioni dei media. I cittadini hanno paura e ora, dopo la relazione del dr. Tripepi ma ancor di più dopo la sentenza della Corte Europea, si chiedono perché chi può e deve intervenire non lo fa? Si chiedono se possono denunciare chi di competenza deve occuparsi di questo problema e facendo orecchie da mercante lo accantona?

Di fronte alle tante morti per tumore che si stanno verificando le autorità preposte, si possono imputare di omicidio colposo? Non sappiamo se dal punto di vista legale questa imputazione può reggere ma sicuramente dal punto di vista morale è omicidio. Quanto decretato dalla Corte Europea per l’Italia può essere applicato ai nostri amministratori che sapendo da tanto tempo di un rischio reale, serio e imminente continuano a posporre all’infinito un vero intervento per proteggere la vita dei cittadini? (pa)

REGGIO DA SALVARE, MANCA LA VISIONE
UN PROMEMORIA PER IL FUTURO SINDACO

di PAOLO BOLANO – Umani unitevi: “mala tempora currunt sed peiora parantur”. Scusate, uso questa espressione latina perché mi pare che riassuma tutta la preoccupazione del tempo: “corrono brutti tempi ma se ne preparano di peggiori”.

Voglio chiarire che questo vale per la città Metropolitana di Reggio Calabria e per il mondo intero. C’è un disordine globale che compromette le democrazie mondiali. Si parla pochissimo  delle 52 guerre presenti nel mondo. Si parla poco delle “grandi ricchezze” responsabili delle miserie umane. E poi, ancora, nessuna democrazia mondiale è mai riuscita a produrre e distribuire equamente la ricchezza.

Questi sono seri problemi da affrontare. Bisogna provare a farlo. Possiamo aggiungere che nel mondo il potere economico stravince, però, quando il popolo si muove unito perde. Ergo . Tutto questo per dirvi che è giunto il momento in cui gli umani devono reagire. Certo oggi sono spaventati, non sono pronti ancora a respingere i nemici della democrazia che sono le “grandi ricchezze”.

Sono circa diecimila i super ricchi nel mondo e governano sette miliardi di cittadini. In Italia sono poche migliaia e governano su sessanta milioni di umani. Ma come si fa a sopportare ancora questo in una società democratica dove il popolo vota ed è libero di votare? La risposta è semplice: il popolo in questo momento dorme sonni tranquilli. Quando reagirà? Non vi ricordate quando eravamo tutti servi dei baroni, zitti e muti si lavorava venti ore al giorno per portare i frutti del lavoro al castello. Poi le cose cambiarono. Sono serviti secoli, oggi però la storia corre più velocemente. Chi vivrà, vedrà.

Certo, adesso siamo servi delle “grandi ricchezze”, al bar ci lamentiamo contro tizio e contro caio, contro qualche poveraccio disoccupato che fa politica per avere lo stipendio tutti i mesi. Non è questo il nostro principale nemico. È il nuovo potere economico che dobbiamo combattere. Però, ancora non siamo pronti tutti assieme a reagire contro questo potere. E cosi facendo il nostro destino lo stanno decidendo gli altri e noi  “cazzabubboli” lo accettiamo senza battere ciglio. Da sempre il denaro detta legge, chi ha il denaro oggi possiede  i mezzi di comunicazione che tutti i giorni martellano i cittadini per dimostrare che tutto va bene madame la marchesa, che tutti possono diventare ricchi come Musk, basta volerlo.

Bugiardi! E poi, questi mezzi di comunicazione targati” grandi ricchezze” si sforzano tutti i giorno a sostenere che “quelli di sinistra” sono brutti, sporchi e cattivi. Loro sono i buoni. “Lor signori” continuano a fare il loro sporco gioco sulle spalle degli umani. Cosi facevano sempre i baroni in altri tempi, cosi continuano a fare i “baroni di oggi” a tutte le latitudini.

Ma parliamo di Reggio Calabria, tanto questo è il nostro vero obiettivo. Tra un anno si vota. Bisogna cambiare musica e musicanti. Bisogna far rinascere una città morta, ultima in tutte le classifiche nazionali. I giovani continuano a emigrare, non c’è lavoro. È la musica di sempre che non cambia mai. Manca tutto per dire che la città è europea: le periferie sono abbandonate, si possono confrontare con alcune periferie africane, se poi vogliamo parlare di asili nido vediamo che Reggio Emilia, una città con gli stessi abitanti di Reggio Calabria ha 65 asili, La nostra città 3, dico tre. Vi pare Europa questa? Eppure ancora assistiamo a fenomeni assurdi per i tempi che viviamo.

C’è gente che ancora va in giro con le “bandierine” per promuovere il partito di tizio o di caio. Si sforza a dire: il mio candidato è il migliore, il mio partito è unico: votatelo. È lo stesso film visto e rivisto cento volte. Cosi facendo siamo arrivati in fondo al barile. Bisogna risalire la china. Come? Prima di mettere avanti le “bandierine” bisogna scrivere un vero programma, poi trovare una figura autorevole in grado di realizzarlo. Basta con i venditori di fumo, quelli che in questo momento hanno “potere” che gli deriva dal fatto che sono collegati al governo attuale e di passaggio aggiungo io. Finito questo periodo a Roma conteranno come il due di coppe quando la briscola e a denari.

Vogliamo gente capace in grado di traghettare la città verso l’Europa. Basta con i “carrialande” di turno. Bisogna parlare di fogne che in molte periferie non esistono, di periferie abbandonate, di trasporti, di acqua che non arriva nelle case, di strade, di spazzatura, di marciapiedi che non esistono, di teatri, biblioteche, centri culturali ecc. Bisogna interrogare questi signori chiedendo loro dove erano fino a oggi, perché non hanno fatto nulla per la città. Come è possibile che tutto a un tratto, si ergono a paladini della città.  Insomma, bisogna sognare e fare di Reggio una città del terzo millennio. Basta dire: “il mio candidato è migliore del tuo”, la mia “bandiera” sventola meglio se poi le cose restano come prima. Per decenni hanno governato centro destra e centro sinistra, i risultati si sono visti. Siamo ultimi in tutte le statistiche.

È giunta l’ora di cambiare registro. I problemi della città sono enormi, i cittadini tutti devono scendere in campo. Prendere le redini della città e portarla fuori dalla tempesta. Tutti assieme con un unico programma. Quando sostengo tutti assieme voglio indicare tutto quello che è rimasto della “Prima Repubblica”: partiti politici, sindacati, aggiungerei i cattolici, gli intellettuali, il popolo tutto, anche quello che oggi si è chiuso in casa e non vota perché non ha fiducia di nessuno. Bisogna convincere questi signori che è giunta l’ora di intervenire. Certo, serve un grande progetto per la città per farla diventare normale, come tutte le altre del Nord. Ecco perché dico che non serve una sola “bandierina” o un “cazzabubbolo”  di passaggio.

Serve la maggioranza del popolo per affrontare i difficili problemi e avere una città europea. Dopo, dico dopo, si tornerà a confrontarsi con i nuovi partiti, sarà un’altra sfida. Comunque, per me la cosa principale da sostenere oggi è quella di convincere “gli asserragliati” in casa che è giunta l’ora di uscire per fare grande la città.

Bisogna battersi e cancellare il vecchiume politico, quello che ancora usa metodi clientelari che noi reggini conosciamo bene e che in questi anni ha portato la città all’abbandono. Ripeto fino alla noia, per fare questo bisogna mettersi tutti assieme: impiegati, operai, nullatenenti, intellettuali, artigiani, commercianti, imprenditori, partiti sindacati ecc. La sveglia è già suonata. Usciamo tutti all’aperto e contiamoci, dobbiamo essere tutti. Non dobbiamo più dividerci con le bandierine, chi lo fa è in malafede. Oggi l’unione fa la forza. E la forza serve per contrastare anche la potenze delle “grandi ricchezze” che con i loro mezzi di comunicazione hanno avvelenato l’aria che respiriamo anche da noi in periferia. Oggi non possiamo più continuare a votare per incapaci e venditori di fumo. Basta! Basta! Svegliamoci.

Le “grandi ricchezze” con i loro “guardiani” vanno tenuti a debita distanza. Fino a oggi hanno fatto solo danni a Reggio, alla Calabria, al Mezzogiorno. Bisogna lavorare per risolvere i problemi della città abbandonata da anni dai politicanti. Ci sono molti problemi sul tappeto: lavoro, sanità, trasporti, servizi ecc. Anche noi calabresi comunque dobbiamo alzare lo sguardo e fermare il “nuovo autoritarismo” figlio secondo me delle “grandi ricchezze” che colpisce a livello mondiale. Serve una “chiamata alle armi” generale. Se il popolo non capirà in tempo sarà travolto e da dominatore tornerà a essere dominato.

Quindi a Reggio per le prossime elezioni comunali consiglierei a tutti di lavorare per un candidato unitario, il popolo e quel poco di politica rimasta devono decidere chi dovrà essere il sindaco di domani. Il mondo di domani dovrà vedere gli umani uniti a combattere le ingiustizie, le angherie e i soprusi, per un mondo pieno di giustizia sociale, dignità umana e uguaglianza. Dobbiamo stringerci assieme per fermare il “nuovo autoritarismo” già visibile. Ci sono anche i nomi: Trump e Musk impegnati a piegare il mondo degli umani al loro volere, ai loro progetti. Bisogna fermare questi nuovi potenti della terra.

L’autoritarismo di cui parliamo si compone di due elementi: uno è politico rappresentato da Trump e l’altro è tecnologico rappresentato da Musk. Attenzione! Questo potere non ha nulla di democratico. Anzi vuole abbattere la politica e la democrazia per i loro progetti autoritari. La  democrazia è un peso sostengono, bisogna cancellarla. E proprio qui che gli umani devono intervenire per fermare questi due potenti della terra, folli. Sostengono che la terra ormai è finita e bisogna prepararsi per il trasferimento su Marte. Oggi è una follia!

Ecco perché è importante che il popolo esca dal sonno profondo dove è precipitato in questi anni, non c’è più tempo da perdere, i nemici della democrazia sono agguerriti. Abbiamo capito bene che il neoliberismo si è sposato con la tecnologia. Un matrimonio di interesse per concentrare il potere in poche mani e continuare a governare il mondo degli umani in terra e nello spazio. Non serve il mago per “indovinare la ventura”.

Sappiamo bene che la prima mossa dei potenti intanto sarà respingere tutte le richieste degli umani che vogliono migliorare la loro condizione di vita. Poi, continuerà lo scippo delle materie prime nei paesi in via di sviluppo. Intanto la fame raggiungerà cifre record. Io sostengo che nei Paesi in via di sviluppo bisogna intervenire con investimenti per creare lavoro e benessere e non spingere più quelle popolazioni in cerca di lavoro verso l’Occidente oggi avvelenato da questi nuovi ricchi. Il popolo deve stare in guardia.

Le “grandi ricchezze” non dovranno più rifugiarsi nei paradisi fiscali per non pagare le tasse. Proprio le tasse dei ricchi servono oggi per migliorare il mondo. Loro fuggono. Avete capito quindi di che “nuovo autoritarismo” stiamo parlando? Di quello dei ricchissimi che sono in campo per moltiplicare ancora le loro fortune e per fermare il progresso. Dall’altra però c’è il popolo saggio che sostiene che uno Stato moderno fondato sul diritto e la Costituzione non può più permettersi tanta disparità tra gli umani, tanta povertà. La lotta come vedete sarà dura. Noi nei secoli abbiamo sempre assistito al primato della politica sull’economia. Oggi “lor signori” vogliono cambiare tutto, passare al primato dell’economia sulla politica. Una vera rivoluzione che già sta colpendo a morte l’umano. Questa nuova democrazia “illiberale” prende forza dal “potere tecnologico”.

È pronto il popolo a rispondere a questo progetto infernale? La politica ormai è destinata a lasciare campo libero alla finanza. Quella finanza che si è irrobustita con la globalizzazione. I guadagni realizzati sfruttando il terzo mondo venivano collocati nelle finanziarie e si moltiplicavano a dismisura. Nessun dollaro veniva investito per creare sviluppo e lavoro. I risultati sono sotto gli occhi di tutti. La politica che doveva controllare in quegli anni era “distratta”, o, interessata anch’essa a chiudere gli occhi, forse qualche briciola cadeva nelle loro tasche. Comunque stiamo assistendo a un mondo che scivola verso governi autocratici, tecnocratici. Questo potere non si fonda più sul consenso popolare. Il popolo dorme ancora sonni tranquilli invece di scendere in piazza e fermare questa immane tragedia. Se continuerà cosi l’umano tornerà a essere plebe  come è stato per duemila anni.

Lavorare e stare zitti, senza diritti. Volete questo? Non mi pare. Allora serve un progetto popolare, con la partecipazione di tutti gli umani. Serve una “Alleanza democratica” per fermare i nuovi padroni del mondo. Dobbiamo bloccare il disegno di “lor signori” che colpisce a morte la democrazia. Democrazia nata in Grecia e nella Magna Grecia, praticamente nelle nostre contrade. Ecco perché bisogna reagire, scendere in piazza, uniti: popolo, senza partito, partiti politici, uomini di buona volontà, lavoratori, piccole imprese, operai, ceto medio, sindacati, associazioni, ecc. Assieme contro i nuovi padroni del mondo. Bisogna tornare e parlare la lingua della verità specialmente ai “non votanti” che sono più del 50 per cento degli elettori nel nostro paese. Parlare in nome del “Patriottismo istituzionale”.

Combattere il disegno strategico delle “grandi ricchezze” perché se andasse a segno colpirebbe a morte la nostra democrazia. L’umano fino a oggi si è sempre liberato di qualcosa che non va, la storia lo insegna. Liberarsi per creare il nuovo, una nuova società con al centro l’uomo e non il capitale. All’umano unito gli riesce sempre questo. Quando si divide perde. Per noi reggini quindi il compito è quello di svegliarci organizzarci e combattere i disegni infernali delle “grandi ricchezze”. Poi, dobbiamo liberarci presto di questa amministrazione comunale che ha fatto poco o niente in dieci anni di governo. In primis ha abbandonato le periferie della città e dei paesi che comprendono la città metropolitana. La nuova parola d’ordine è: rinascere. Vogliamo rinascere, raggiungere l’Europa, specchiarci nel Mediterraneo. Attenzione! Non vogliamo cadere dalla padella alla brace. Vogliamo costruire il nostro futuro guardando l’Africa che ci sta di fronte, con tutte le sue ricchezze del sottosuolo. Chiudo dicendo che il Mezzogiorno ha avuto a che fare con l’Islam, con molti paesi africani. Ricordate? In Calabria abbiamo avuto prima dell’anno Mille anche gli Emirati di: Tropea, Amantea e S. Severina. Qualcosa è rimasto nel nostro dna.

Forti di questo oggi possiamo avere un ruolo in Africa secondo me. Naturalmente conviene averlo come Europa. Secondo molti esperti di cose africane potremmo investire in agricoltura e in infrastrutture. Solo cosi potremmo contrastare l’egemonia della Cina che costruisce porti e investe nelle telecomunicazioni e sta invadendo l’Africa. Vedete, il progetto è serio e servono molti soldi che solo l’Europa può avere.

La nostra presenza in Africa può assicurare molte opportunità nel settore minerario e delle energie rinnovabili con nuovi mercati per le nostre imprese. Ergo. L’Europa trae vantaggi dalla politica di espansione in Africa dove ci sono risorse come il Cobalto, il Litio e le terre rare. Vi pare poco. Avanzo una mia proposta. Avanti, anche le regioni meridionali assieme possono provare a inserirsi in questi progetti per una svolta totale del Mezzogiorno.

Oggi per  affrontare le sfide di Trump e di Musk bisogna mettersi in cammino per ritrovare la fierezza e la dignità della nostra storia millenaria. Noi siamo democratici occidentali, siamo i padri della democrazia, vogliamo restare tali. Questo è il nostro sogno. Questo è il nostro nuovo progetto da costruire dal basso. Almeno proviamoci. (pab)

Fotografia da Facebook/Linkedin

Addio al pittore Stellario Baccellieri, un mix di estro e maestria

di ROSARIO SPROVIERI – Stellario Baccellieri era ormai uno degli ultimì veri grandi artisti calabresi in giro per il mondo.È morto probabilmente felice, perché è morto a casa, nella sua città natale, agli Ospedali Riuniti di Reggio Calabria.

Artista poliedrico, pittore di grande fascino e di grande caratura, amato e osannato da intere generazioni di critici e di artisti più giovani, che avevano trovato in lui un esempio da imitare e da emulare.

Giugno 2020, Simona Casalini scriveva di lui su Repubblica queste cose: “Lui, personaggi come Federico Fellini, Audrey Hepburn e Liz Taylor, emiri ricchissimi, donne facili e chic, e aristocratici e scrittori e flâneur e paparazzi li ha conosciuti tutti, in quello che era un accogliente ritrovo della più varia umanità, il Caffè Greco negli anni ’70 ma anche nei locali più in voga, trenta, quarant’anni fa, che accoglievano il bel mondo. Non perdeva occasione per essere presente a Reggio, al Renzelli di Cosenza, al mitico “Giubbe rosse” di Firenze e al Caffè Elena di piazza Vittorio Veneto a Torino. Gli antichi e storici caffè erano la sua dimora preferita per gli incontri e le conversazioni con amici vecchi o appena arrivati.

E sempre lui, il pittore Stellario Baccellieri, proprio del caffè Greco era uno dei simboli, l’artista dal pennello veloce e colorato che realizza i ritratti all’impronta, un po’ impressionisti, il Toulouse Lautrec de’ noantri, sì qualcuno lo ha ribattezzato anche così per via dei suoi pennelli e delle sue tele piazzate non nei bistrot ma dentro un caffè storico. Testimone degli ultimi scapestrati anni della Dolce Vita romana e da allora rimasto sempre se stesso anche se intorno ogni dettaglio, volto e sapore è vorticosamente cambiato”.

Negli ultimi anni aveva lasciato il Caffè Greco e si era “trasferito” al Babington Café di piazza di Spagna. La sua casa un piccolo scrigno d’arte, sempre affollata di ospiti illustri.

Una vita, insomma, segnata da incontri eccellenti, premi prestigiosi, riconoscimenti pubblici internazionali, tra Roma Reggio Calabria e le grandi capitali estere, i suoi dipinti erano una miscela esplosiva di colori e di macchie piene di vita e di energia. Un artista moderno, versatile, eccentrico, a suo modo una eccellenza tutta calabrese, perché dovunque gli capitasse di arrivare non faceva che raccontare la sua infanzia in Calabria e il periodo in cui, negli anni 80, gli era captato anche di insegnare nelle scuole medie di Caulonia.

Stellario Baccellieri trascorre la sua infanzia a Reggio Calabria, dove compie i primi studi d’arte e inizia a dipingere paesaggi e figure della sua terra. “Della Calabria – si legge in una delle sue tante biografie ufficiali – racconta i paesaggi pieni di luce, i cieli limpidi, i mari profondi, ma anche dei tanti personaggi che lottano con orgoglio e umiltà contro le avversità”.

Nel 1976 si trasferisce a Roma, dove nello storico Caffè Greco di via Condotti avviene il fatidico incontro con Giorgio De Chirico, attraverso un ritratto nato di getto che conquistò il maestro e da allora li legò con una profonda amicizia e sincera stima. Baccellieri diventa un assiduo frequentatore del Caffè Greco ed in breve tempo si guadagna le simpatie e l’ammirazione dei molti turisti e personaggi illustri protagonisti di quella “dolce vita” che anima i salotti dell’élite romana.

L’esperienza del Caffè Greco insegna all’artista che in questi luoghi magici è possibile collezionare un’infinità di emozioni e di stati d’animo da cogliere negli occhi dei frequentatori e sull’onda di questa intuizione parte per altre città. Intraprende un lungo viaggio che lo porterà a dipingere le emozioni e gli stati d’animo dei frequentatori del Caffè Florian a Venezia, del Caffè Pedrocchi a Padova, del Bar della Posta a Cortina, fino poi giungere a Capri dove, conquistato dal brulicare di visitatori e affascinato dalla luminosità del cielo, trovò un perfetto equilibrio tra le sue origini e i suoi trascorsi mondani. Amato e ricercato dai suoi tanti estimatori, nella sua invidiabile carriera ha ritratto Federico Fellini, Giulietta Masina, Valentina Cortese, Liz Taylor e Gina Lollobrigida, incontrando personalità del calibro di Sandro Pertini, i reali di Svezia, Carlo d’Inghilterra e Lady Diana. Storica la sua lunga e affettuosa amicizia con Silvana Pampanini.

Il saluto ufficiale della città di Reggio è del sindaco Giuseppe Falcomatà: «Con Stellario Baccellieri se ne va una delle parti più eclettiche e talentuose della città. È un giorno triste per Reggio Calabria; la nostra Reggio che, per sempre, rimarrà immortalata dal genio di uno dei suoi figli migliori. Oggi il cuore dei reggini piange, come tempera scivola sul bianco di una tela.

«Nelle sue opere – ricorda il sindaco – Baccellieri è riuscito a raccontare Reggio, l’area metropolitana, i suoi scorci più suggestivi, commoventi e incantevoli, gli usi, i costumi, le tradizioni che parlano dell’anima e dell’identità di un popolo. Mancherà a ognuno di noi che lo vedevamo sul Corso Garibaldi o sul Lungomare Falcomatà intento a narrare storie di una vita vissuta, respirandola a pieni polmoni. Le sue parole sapevano di Dolce vita, erano il tramite tra un futuro immaginifico ed un passato ricco di suggestioni, di giorni trascorsi fra i tavoli del Caffè Greco di Roma a disquisire d’arte, amore e poesia con Giorgio De Chirico, Renato Guttuso e gli artisti di un tempo ormai perduto».

Bellissimo ricordo, ma non poteva essere altrimenti. «La vita di Stellario – conclude Giuseppe Falcomatà – è stata un sonetto recitato a bassa voce, letteratura che incanta così come la bellezza e la gentilezza dei suoi quadri. L’amministrazione metropolitana, stringendosi a quanti hanno voluto bene ad un uomo che ha fatto grandi Reggio e la sua gente, saprà ben tributare chi, più d’ogni altro, è stato un grande maestro».

Ma in queste ore si rincorrono da ogni parte del mondo ricordi e giudizi entusiastici su un artista che non solo aveva insegnato la magia dei colori accesi delle sue tele, veri capolavori, ma aveva soprattutto insegnato a chi gli era capitato di conoscere il senso più autentico dell’amicizia e della famiglia meridionale, lui grande uomo del Sud. Non sarà facile per noi critici d’arte dimenticare il suo gusto per il bello, e il suo stile pittorico, che oggi diventa di fatto una grande “scuola”. Addio Maestro. (rsp)

IL RICORDO DELL’EURODEPUTATA GIUSI PRINCI
«Ccontinuerà a vivere attraverso la sua arte»

«Un pittore di grande talento, che ha saputo ben rappresentare la sua terra con la sua arte, conosciuta e apprezzata in Italia e nel mondo: con la scomparsa di Stellario Baccellieri, la Calabria perde una delle sue migliori espressioni, una vera eccellenza del territorio». Lo afferma in una nota Giusi Princi, europarlamentare FI-PPE, esprimendo profondo cordoglio per la morte del pittore calabrese Stellario Baccellieri.

«Ho appreso con grande tristezza – prosegue la Princi – della scomparsa di Stellario Baccellieri, un talentuoso pittore reggino che si è distinto in Italia e all’estero per la sua capacità di rappresentare emozioni e stati d’animo. Nella sua lunga carriera, da Reggio Calabria allo storico Caffè Greco di Roma, ha ritratto personaggi illustri e personalità internazionali ma non ha mai dimenticato la sua terra, sapientemente raccontata attraverso le sue opere in cui sono presenti scorci di Reggio. Sono vicina alla famiglia per la scomparsa di un grande artista di cui Reggio e la Calabria possono certamente essere orgogliose. Il maestro Stellario Baccellieri – conclude l’eurodeputata – continuerà a vivere attraverso la sua arte, raccontando alle presenti e future generazioni la storia, le tradizioni e le bellezze del territorio».

REGGIO: È salvo il don Orione, la Casa di riposo rischiava la chiusura

Un regalo di Natale per Reggio e l’Opera Antoniana delle Calabrie: la Casa di Riposo don Orione non chiuderà. La crisi si è risolta con l’esito positivo della trattativa tra l’Opera Antoniana delle Calabrie e la Antonino Srl che subentra nella gestione della struttura di assistenza che si occupa di persone fragili.

Dopo un iniziale tentativo di mediazione non andato a buon fine, la negoziazione tra le parti è stata riaperta nel corso di un incontro presso la Prefettura di Reggio Calabria alla presenza dei Sindacati, ed è proseguita nelle ultime settimane portando alla firma di un accordo. Dal 1° gennaio 2025 – prevede l’intesa – la Antonino Srl subentrerà all’Opera Antoniana nella gestione delle attività della Casa di Riposo Don Orione, garantendo quindi continuità assistenziale per le persone fragili attualmente in carico presso la struttura, così come la continuità occupazionale per i suoi lavoratori.

Si è scongiurata così la chiusura della Casa di Riposo che era era stata annunciata lo scorso luglio e prevista in via definitiva per il 31 dicembre 2024. Sarebbe stato un grande problema, dopo i numerosi sforzi messi in campo da parte degli orionini per garantire un servizio essenziale al territorio reggino, ospitare le persone anziane attraverso un’accoglienza di qualità, e salvare il maggior numero di posti di lavoro. All’annuncio aveva fatto seguito la manifestazione di interesse della Antonino Srl per rilevare la struttura.

A Reggio, l’Opera Antoniana delle Calabrie mantiene la sua presenza con le attività della Parrocchia e della casa religiosa di ospitalità Sant’Antonio, del Centro Aiuto Familiare, e della Scuola dell’Infanzia “Collina degli Angeli”. (rrc)