Occhiuto e Gallo presentano la nuova programmazione per lo sviluppo dei Comuni montani

«Con questi interventi del Fondo per la montagna vogliamo misurare la possibilità della Calabria di attrarre nuovi residenti, vogliamo creare le condizioni per consentire ai giovani di rimanere in Calabria e anche per attrarre flussi demografici d’entrata in Calabria.». È quanto ha dichiarato il presidente della Regione, Roberto Occhiuto, nel corso della presentazione, avvenuta in Cittadella regionale, assieme all’assessore regionale all’Agricoltura, Gianluca Gallo, di alcune iniziative per ripopolare i piccoli borghi calabresi. Si tratta, nello specifico, di due bandi pubblici rivolti ai Comuni calabresi classificati montani e/o parzialmente montani: “Abita Comuni montani” e “Sviluppo delle montagne calabresi”.

«La Calabria perde continuamente residenti, perde continuamente giovani che vanno a lavorare in altre regioni e quindi, come dico spesso, perde porzioni del proprio prodotto interno lordo», ha ricordato Occhiuto, ricordando che «ci sono molti borghi calabresi che potrebbero offrire una qualità della vita straordinaria ai pensionati o alle persone che possono svolgere la propria attività lavorando da remoto che decidono di vivere in uno dei bellissimi Comuni calabresi».

«Una recente elaborazione Istat – ha proseguito il governatore – ha misurato il grado di benessere in Italia, soprattutto per gli anziani, e ha verificato che la Calabria è la prima regione per grado di benessere almeno per quello che riguarda la sicurezza. Io sono convinto che ci sia la possibilità di attrarre pensionati e anche nomadi digitali. Per quanto riguarda i pensionati, insieme al presidente nazionale dell’Inps, con l’assessore Gallo, stiamo studiando una formula per attribuire un incentivo sulla pensione per chi decidesse di trasferirsi in un Comune calabrese. E allora, dare la possibilità a queste persone di stare in una regione che ha un clima straordinario, che ha un costo della vita anche inferiore a quello di altre regioni, diventa una importante opportunità per ripopolare i nostri borghi».

«Si tratta di due misure – ha concluso – che ci potranno consentire di attrarre residenti in una regione meravigliosa, la più bella d’Italia che può essere anche un luogo straordinario dove vivere».

I due bandi sono stati illustrati nello specifico dal dirigente generale del Dipartimento Forestazione, Domenico Pallaria. Con “Abita i Comuni montani”, finanziato con 5 milioni di euro del Fondo della montagna 2022-2023, si vuole favorire il ripopolamento dei piccoli Comuni calabresi montani con meno di 3000 abitanti.

Le amministrazioni comunali, che hanno beneficiato dei contributi regionali, possono concedere finanziamenti a chi intende avviare un’attività imprenditoriale, a chi è già in pensione, a chi svolge lavoro agile che dovranno trasferire la loro la residenza e il domicilio nel Comune montano che concede il contributo. A coloro i quali intendono avviare una attività imprenditoriale verrà riconosciuto un contributo a fondo perduto pari a 20 mila euro, ai pensionati e alle persone che svolgono lavoro agile a distanza un contributo una tantum di 5 mila euro.

L’obiettivo del bando “Sviluppo delle montagne calabresi”, finanziato con circa 6 milioni di euro del fondo della montagna 2023, è quello di sovvenzionare idee progettuali presentate dai Comuni calabresi definiti montani e/o parzialmente montani riguardanti interventi per la salvaguardia e la valorizzazione della montagna calabrese attraverso la realizzazione di aree adeguatamente attrezzate per consentire l’atterraggio dell’elisoccorso anche nelle ore notturne, attraverso interventi per la riqualificazione centri storici, per gli arredi urbani, la cartellonistica, per la manutenzione straordinaria della viabilità comunale e per la realizzazione di piccoli invasi volti sia alla produzione idroelettrica che all’incremento dell’irrigazione per le aree agricole anche per fini di antincendio boschivo.

Ad ogni Comune potrà essere finanziato un solo progetto per un massimo di 100 mila euro. Per la realizzazione dell’area di atterraggio dell’elisoccorso il finanziamento massimo potrà essere pari a 75 mila euro.

«Chi vive in spazi ristretti – ha specificato l’assessore Gallo – sostenendo un costo elevato della vita potrà sicuramente apprezzare la quiete e la sostenibilità di queste aree interne montane che, per una serie di congiunture socio economiche, si sono spopolate quasi completamente. Questo è un primo esperimento che vogliamo fare per tentare di riportare verso questi comuni gente che vive, spesso non bene, in aree ad alta intensità urbana».

L’assessore Gallo ha, poi, spiegato che «la Regione investirà 20 mila euro per ognuno che deciderà di trasferire la propria residenza in queste piccole comunità mettendo in campo la propria professionalità, avviando un’attività imprenditoriale. Nel bando sarà previsto che questo si sposi con le esigenze delle comunità. Il Comune si candiderà indicando quali le esigenze del proprio territorio. Se questa misura andrà bene noi investiremo altre risorse attraverso il fondo sociale europeo».

«L’altro bando, che ha voluto fortemente il presidente Occhiuto – ha proseguito l’assessore Gallo – è destinata ai pensionati e a coloro che lavorano prevalentemente da remoto. Un ulteriore bando è destinato ai comuni parzialmente montani e montani per la realizzazione di tutta una serie di interventi, anche di natura preventiva e ambientale, come la realizzazione di laghetti collinari o di natura ambientali, ma collegati al turismo».

«Ringrazio il presidente Occhiuto – ha concluso Gallo – per aver creduto in questa programmazione andando a supportare di chi vive ancora in questi luoghi, chi li amministra e li preserva». (rcz)

SOUTHWORKING, IN CALABRIA OCCASIONE
PER IL RIPOPOLAMENTO DI BORGHI E CITTÀ

di VALERIO ARCOBELLILa pandemia da Covid-19 ha colpito radicalmente il sistema sanitario regionale, che già mostrava le sue debolezze causate da una gestione commissariale rivelatasi fallimentare; ma soprattutto ha rivelato che è sempre più essenziale una programmazione – certamente di matrice politica – che miri a garantire servizi di prossimità, aprendo le frontiere al panorama dell’innovazione tecnologica.

L’impatto pandemico ha, altresì, indotto a nuove routine sociali che, inevitabilmente, hanno mutato gli stili di vita della cittadinanza attiva.

I rapporti sociali si sono trasformati radicalmente e il digitale ha trovato spazio con l’esplosione dei mezzi d’incontro multimediali che hanno, tuttavia, garantito la continuità di parecchie attività sociali.

Le difficoltà logistiche causate dalla pandemia hanno obbligato numerose aziende a dover gestire in tempi brevissimi la riorganizzazione dei flussi di lavoro, chiedendo ai propri dipendenti di lavorare dalle proprie dimore, con connessioni domestiche e attraverso strumentazioni spesso poco idonee. Tali esigenze organizzative, come afferma SVIMEZ – Associazione per lo sviluppo dell’industria nel Mezzogiorno, hanno presto convertito il “telelavoro” in “Southworking”. Già a fine novembre 2020, infatti, erano stati in circa 100 mila a rientrare nelle proprie abitazioni meridionali.

Urgeva un piano per farli rimanere, ma nessun dialogo politico serio e strutturato è stato fatto finora. La ripopolazione demografica delle Regioni del Sud – ed in particolare della Regione Calabria – può essere alimentata dal fenomeno del SouthWorking. Lo stesso spiega come sia necessario avviare un confronto tra le parti coinvolte per mettere a terra una serie di iniziative di matrice politica per trattenere i giovani – o meno – che vogliano restare nel territorio meridionale per esercitare la loro attività professionale nella propria regione.

Non vi è da stupirsi, quindi, leggendo quanto emerge dalla ricerca svolta dal Sole 24 Ore su un campione di mille lavoratori. La maggior parte dei quali ha affermato di “essere disposto a trasferirsi dalla città a un’area rurale se potesse continuare a svolgere il proprio lavoro in modo flessibile e da remoto”, anche accettando la decurtazione di parte dello stipendio.

Il TheGuardian in un recentissimo articolo affermava che non si tornerà più a lavorare come prima, descrivendo lo schema rotazionale della settimana al quale hanno già aderito non solo alcuni giganti multinazionali come Google, Salesforce, Facebook e Hsbc, ma anche moltissime medie imprese dei settori più diversi.

Ci sono certamente attività che richiedono hardware, laboratori e macchinari e questo complicherebbe le cose per alcuni potenziali South Workers. È quindi necessario che Regione ed Università avviino un dialogo serio per costruire spazi di co-working attrezzati che possano essere condivisi tra il mondo della ricerca accademica ed il mondo industriale. Bisogna affrontare il tema in modo corale: dalle istituzioni all’Accademia. La Regione si faccia carico della volontà di lavoratrici e lavoratori che realmente vorrebbero costruirsi la propria realizzazione in Calabria, e questa opportunità non vada dispersa. Sii calendarizzi un impegno concreto, e si faccia rete con Confindustria, Confcommercio, CONFAPI e con tutti i sindacati a tutela delle Industrie. È necessario, altresì, avviare un dialogo con i sindacati dei lavoratori per ragionare nella maniera quanto più inclusiva possibile a tavoli di lavoro e modellazione di questa proposta. L’opportunità è ghiotta e non concretizzare le numerose idee che renderebbero realtà questa occasione, potrebbe costare alla Calabria molto nel breve e lungo periodo.

[Valerio Arcobelli è PhD student all’Università di Bologna e già rappresentante degli studenti all’Università di Catanzaro]