di ANTONIETTA MARIA STRATI – Le Comunità Energetiche rinnovabili sono un’occasione di sviluppo non solo per l’Italia, ma soprattutto per la Calabria che – come ha ribadito il presidente della Regione, Roberto Occhiuto – «è una miniera di energie rinnovabili» che permetterebbe alla nostra regione l’indipendenza energetica.
Quello delle Comunità Energetiche Rinnovabili in Calabria, infatti, non è una novità: nella scorsa legislatura, il consigliere regionale Antonio De Caprio, aveva presentato una proposta di legge nel 2019 proprio su questa «associazione di cittadini, attività commerciali, pubbliche amministrazioni locali, o piccole e medie imprese che decidono di unire le proprie forze per dotarsi di uno i più impianti condivisi per la produzione e l’autoconsumo di energia da fonti rinnovabili».
A comprendere le potenzialità delle Comunità Energetiche Rinnovabili è stato anche l’allora assessore regionale all’Ambiente, Sergio De Caprio che, nel giugno del 2021, aveva inviato ai 404 sindaci calabresi la documentazione da usare come linea guida per la costituzione di ogni singolo Comune in “Comunità energetica rinnovabile”, esortando i sindaci «a percorrere questa strada, forse l’ultimo strumento che abbiamo per opporci alla povertà energetica e sociale».
«La transizione ecologica, obiettivo dell’Unione europea – ha spiegato De Caprio nella lettera – prevede per l’Italia un incremento della quota di energia prodotta da fonti rinnovabili per 70 GW in 9 anni. Sarà uno sforzo enorme con la possibilità di gestire risorse e guadagni immensi».
«Per la Calabria – ha sottolineato ancora l’assessore – è fondamentale che questa ricchezza possa essere condivisa con i nostri cittadini, con le nostre famiglie e non vada ad arricchire alcuni, escludendone altri».
Nella documentazione è specificato che «le amministrazioni comunali hanno un ruolo centrale, configurandosi come soggetto facilitatore per il coinvolgimento dei cittadini, promotore per la creazione del processo virtuoso di costituzione delle comunità energetiche e come co-gestore, poiché in grado di supportare tecnicamente i processi di creazione e mantenimento degli apparati tecnologici a supporto della comunità energetica».
La Calabria attualmente, infatti, produce ben 12mila GWh/anno di energia da centrali termoelettriche tradizionali (quasi esclusivamente alimentate a gas) che, tolta una parte destinata al fabbisogno interno, destina all’esportazione verso altre regioni (circa 10.500GWh/anno) che destina all’esportazione fuori regione.
È quindi un grande controsenso per una regione come la Calabria essere un importante produttore ed esportatore di energia da fonte fossile nonostante la preziosa “miniera” di fonti rinnovabili che insistono sul proprio territorio. Risorse preziose in questa grave congiuntura energetica, per l’economia e soprattutto per il soddisfacimento di fabbisogni primari di molte famiglie in difficoltà.
«L’obiettivo del Dipartimento di Ingegneria Meccanica Energetica e Gestionale – dice il prof. Daniele Menniti, responsabile del gruppo di ricerca di Sistemi Elettrici per l’Energia – è quello di contribuire assieme ai Comuni, è quello di sostenere i Comuni in una rivoluzione energetica/ecologica che, dal punto di vista energetico, dovrà far diventare la Calabria la California d’Italia».
Tema, che è stato poi ripreso nella nuova legislatura con un incontro, avvenuto a febbraio, in Cittadella regionale con la sottosegretaria alla Transizione Ecologica, Ilaria Fontana, che ha sottolineato come «le Comunità Energetiche sono una risposta a medio e lungo termine».
L’assessore regionale allo Sviluppo Economico, Rosario Varì, ha ribadito la volontà da parte della Regione Calabria di «rivestire un ruolo chiave nella promozione del risparmio energetico, della produzione e dell’autoconsumo di energia da fonti rinnovabili assumendo l’impegno di condurre il territorio verso uno sviluppo sostenibile, dal punto di vista ambientale, economico e sociale».
«Uno dei punti focali dell’azione che la Regione Calabria promuoverà – ha spiegato Varì – attraverso strumenti e politiche mirate, è l’accompagnamento dei Comuni nella costituzione di Comunità Energetiche Rinnovabili (CER), con l’obiettivo di diffondere e favorire la produzione e il consumo locale di energia rinnovabile».
«Cogliere l’opportunità di essere autonomi nella produzione di energia elettrica – ha aggiunto – oltre che comportare un risparmio per la collettività, salvaguarda la continuità nell’erogazione dei servizi della PA, soprattutto in situazioni di crisi energetiche come quelle che, recentemente, stanno accadendo a causa degli accadimenti geopolitici. Per questa ragione, il processo di cambiamento avviato deve essere consapevole e irreversibile e dovrà, necessariamente, coinvolgere tutti e tutto il territorio».
Che la Comunità energetica rinnovabile rappresenti, di fatto, la “città del futuro”, ne è convinto il sindaco di Maida, Salvatore Paone che, nei giorni scorsi, ha promosso un incontro per illustrare a cittadini e aziende il significato e il funzionamento della comunità energetica e i benefici che questa forma di autoconsumo energetico collettivo apporta con sé.
«L’amministrazione comunale intende con questa iniziativa condividere con il territorio l’idea di avviare a Maida una comunità energetica, un importante sistema virtuoso di produzione, autoconsumo e condivisione dell’energia a vantaggio di tutti, non perdendo l’occasione di utilizzare i contributi pubblici del PNRR e coinvolgendo per il supporto tecnico-scientifico leader di settore – ha detto il primo cittadino –. Il convegno è stata l’occasione per illustrare a tutti gli interessati il funzionamento della comunità energetica ed i benefici che otterranno anche i privati e le imprese. Un momento di confronto e di crescita comune».
«Cosa può fare un amministratore comunale – ha proseguito – per essere al passo con i tempi e contribuire ad una politica energetica moderna, alla cosiddetta transazione energetica, che guardi al futuro e alle nuove fonti rinnovabili senza devastare il territorio? La risposta viene proprio pensando alla comunità energetica, un coordinamento tra istituzioni locali, imprese e cittadini, tutti consapevoli che solo uniti si può ottenere un risultato concreto che può abbattere il caro bollette, creare risparmio energetico, guardando al futuro e alle nuove tecnologie digitali».
«Il Comune – ha spiegato ancora Paone – diventerà il dominus di tutto il progetto, supportando in tutti i modi i privati che vogliono partecipare alla comunità, garantendo il costo zero dell’impianto fotovoltaico o di altra fonte rinnovabile, creando una task force ad hoc all’interno degli uffici comunali con il compito di guidare i soggetti interessati per la predisposizione di tutti i documenti necessari con il supporto dei funzionari comunali».
Insomma, in tutta la regione, è unanime l’idea che le Comunità Energetiche Rinnovabili possono rappresentare un punto di svolta per la Calabria a livello di risparmio energetico e che va nella direzione della tutela dell’ambiente, della transizione ecologica e della sostenibilità. (rrm)