SCUOLE DISEGUALI, CALABRIA PRIMEGGIA
CON DIFFICOLTÀ NEI PERCORSI EDUCATIVI

di ANTONIETTA MARIA STRATI – In Calabria solo un bambino su quattro della scuola primaria ha accesso al tempo pieno, mentre solo il 20,8% degli alunni della primaria e secondaria di primo grado fruisce di una mensa e solo il 25,9% delle scuole ha una palestra, la percentuale più bassa in Italia. È il quadro sconcertante emerso dal Rapporto “Scuole Diseguali. Gli interventi del Pnrr su mese, tempo piene e palestre” di Save the Children, realizzato in occasione della ripresa dell’anno scolastico.

In Calabria, infatti, il tasso di dispersione scolastico è sopra la media nazionale: è dell’11,8% rispetto al 10,5%. Un dato che dimostra, ancora una volta, il divario e le diseguaglianze nell’offerta dei servizi educativi, che compromettono i percorsi di crescita di bambini, bambine e adolescenti, soprattutto nelle regioni del Sud e delle Isole, dove si continuano a registrare, nonostante i miglioramenti, livelli di dispersione scolastica tra i più alti in Europa.

«La scuola rappresenta uno spazio essenziale in cui dare a bambini, bambine e adolescenti uguali opportunità di crescita, contrastando la povertà educativa che oggi rappresenta più che mai un’emergenza», ha sottolineato Giorgia D’Errico, direttrice Affari Pubblici e Relazioni Istituzionali di Save the Children Italia.

«Eppure esistono ancora profondi divari territoriali nell’accesso ai servizi e alle infrastrutture educative – ha concluso – che gli investimenti e gli interventi del Pnrr fino ad ora attivati non sono riusciti a colmare totalmente. Ed è per questo che stiamo attivamente collaborando con la Regione Calabria per la definizione di un quadro organico di azioni volte alla prevenzione e al contrasto della povertà educativa, nell’augurio che questo diventi un pilastro fondamentale della programmazione e degli investimenti regionale».

La Regione, infatti, dispone di quasi 57,5 milioni di euro del Pnrr per 136 interventi interventi per mense, tempo pieno e palestre – di cui 89 per la costruzione, ristrutturazione o riqualificazione di spazi mensa e 47 per il potenziamento delle strutture sportive – per un valore complessivo di circa 57,5 milioni di euro. La provincia che ha avviato il maggior numero di interventi è di gran lunga Cosenza, con 51 progetti del valore di quasi 20,8 milioni di euro. Seguono Crotone (28 interventi per quasi 13,2 milioni) e Reggio Calabria, con 24 progetti per un valore di 8,4 milioni. Catanzaro ha ricevuto 11,4 milioni per 19 progetti, mentre Vibo Valentia attiva 14 progetti con 3,59 milioni di euro. Crotone e Vibo Valentia sono le province che hanno attivato il maggior numero di interventi per le mense rispetto al numero di studenti (rispettivamente 11 e 8,6 interventi ogni 10mila studenti), mentre Crotone e Cosenza quelle che registrano il maggior numero di interventi per il potenziamento delle infrastrutture sportive rispetto al numero di scuole (rispettivamente 7,8 e 5,1 interventi ogni 100 scuole).

Ma, nonostante questa importante somma, dal rapporto è emerso che anche tra le stesse province più svantaggiate – perfino nella stessa Regione – la distribuzione degli interventi per l’accesso al servizio mensa è disomogenea. Ad esempio, la provincia di Reggio Calabria, che ha il numero minore di studenti che accedono alla mensa nella Regione (soltanto l’11,9%) ha ricevuto 5,27 milioni per 16 progetti, ovvero 4,2 ogni 10mila studenti, mentre Cosenza, che ha una percentuale più alta (19,4%) ha ricevuto 12,28 milioni per 37 progetti, ovvero 8,2 ogni 10mila studenti. Le province di Catanzaro (29,3%) e Crotone (22,1%) hanno ricevuto finanziamenti simili, poco più di 6,4 milioni, per attivare rispettivamente 13 e 14 progetti, che però significano per Crotone un’attivazione di 11 progetti ogni 10mila studenti, la metà (5,5) per Catanzaro. Vibo Valentia (30,9% la percentuale di accesso alla mensa più alta a livello regionale) ha ottenuto il finanziamento più basso, 1,98 milioni con i quali attiva 9 progetti, ovvero 8,6 ogni 10mila studenti.

La mensa scolastica è fondamentale per garantire a studentesse e studenti, soprattutto quelli in condizioni di maggior bisogno, il consumo di almeno un pasto sano ed equilibrato al giorno. È, inoltre, un servizio indispensabile nell’ottica di incentivare l’estensione del tempo pieno e quindi di potenziare l’offerta formativa, con benefici sia per i ragazzi, , sia per le famiglie con effetti positivi in particolare per l’occupazione femminile. Eppure solo due alunni della scuola primaria su cinque beneficiano del tempo pieno – con le percentuali più basse in Molise (9,4%), Sicilia (11,1%) e Puglia (18,4%), le più alte nel Lazio (58,4%), in Toscana (55,5%) e in Lombardia (55,1%) – e solo poco più di un quarto delle scuole (il 28,1% delle classi della primaria e secondaria di I grado) offrono il tempo prolungato.

Anche la possibilità di praticare attività sportiva a scuola in una palestra rappresenta una grande opportunità per la crescita di bambine, bambini e adolescenti. Ma, ad oggi, meno della metà (il 46,4%) delle scuole statali primarie e secondarie (I o II grado) hanno una palestra. La Calabria è la Regione con la percentuale più bassa di scuole con una palestra: solo il 25,9% delle scuole (poco più di una su 4) contro il dato nazionale del 46,4%.

La regione ha ricevuto quasi 25 milioni di euro per 47 progetti di potenziamento delle strutture sportive a scuola. La provincia di Vibo Valentia, che il numero più basso di scuole con palestre nella regione (22,4%) ha attivato 5 progetti con un finanziamento di 1,6 milioni, pari a 3,1 interventi ogni 100 scuole, mentre Cosenza – che ha una percentuale leggermente superiore di scuole dotate di strutture sportive, il 23,4% – attiva ben 14 progetti per un valore di 8,5 milioni, pari a 5,1 interventi ogni 100 scuole. 14 progetti anche per la provincia di Crotone (26,8% di scuole con palestra), per un valore di 6,7 milioni e una densità progettuale di 7,8 interventi ogni 100 scuole. Soltanto 6 i progetti attivati a Catanzaro con 4,9 milioni (1,2 interventi ogni 100 scuole), mentre per Reggio Calabria i progetti attivi sono 8 per un valore di 3,16 milioni (2,2 interventi ogni 100 scuole) e una presenza di strutture sportive attualmente in un terzo degli istituti (33,3%).

In generale – si legge nel rapporto – i 433 interventi sulle strutture sportive scolastiche avviati con il Pnrr – sebbene rappresentino un passo importante per promuovere l’educazione motoria a scuola – sono insufficienti a garantire la copertura di palestre su tutto il territorio nazionale e a ridurre i divari tra le province, soprattutto nei territori dove la scuola spesso rappresenta l’unica opportunità per bambini e adolescenti di praticare attività sportiva. In Italia, un minorenne su tre (31,5%) che proviene da famiglie con scarse o insufficienti risorse economiche non pratica attività sportive e tra gli adolescenti di 15-16 anni il 16,2% rinuncia a fare sport perché troppo costoso.

Ciò che emerge, prendendo in considerazione anche i dati delle altre regioni, è una distribuzione disomogenea degli interventi tra le province più svantaggiate e la necessità di integrare le risorse del Pnrr con altri investimenti per garantire livelli essenziali delle prestazioni per l’accesso alle mense scolastiche, e così al tempo pieno, nelle scuole primarie e secondarie di I grado, nonché la presenza di palestre scolastiche su tutto il territorio nazionale, a partire dalle aree del Paese dove la scuola rappresenta spesso l’unica opportunità per bambini, bambine e adolescenti di praticare attività sportiva.

Con il Pnrr, le regioni del Mezzogiorno hanno avviato 767 progetti interventi del valore di 381 milioni e 932 mila euro, il Centro 213 del valore di 139 milioni e 340 mila euro e il Nord 428 del valore di 345 milioni e 650 mila euro. Con un investimento complessivo di oltre 17 miliardi di euro destinati al Ministero dell’Istruzione e del Merito, il Pnrr rappresenta un’occasione unica per garantire uguali opportunità a tutti i bambini, le bambine e gli adolescenti, soprattutto in territori dove la povertà minorile è più accentuata e le famiglie affrontano maggiori difficoltà economiche.

A partire dalla mensa e dal tempo pieno o prolungato, servizi essenziali di contrasto alla povertà educativa e alla dispersione scolastica: ad oggi, poco più di un bambino su due della scuola statale primaria ha accesso alla mensa (55,2%) e solo il 10,5% nella secondaria di I grado, con profonde differenze territoriali. Se nelle regioni del Centro e del Nord si concentrano le province con oltre il 50% di accesso al servizio da parte degli alunni della scuola primaria e secondaria di I grado– con punte del 70% e oltre a Biella e Monza e della Brianza, fino al 91,3% della Provincia Autonoma di Trento – gran parte delle province del Sud sono sotto la media nazionale (che è del 36,9%, considerando sia scuole primarie che secondarie di I grado).

Per Raffaela Milano, direttrice Ricerca di Save the Children Italia, «il problema che abbiamo davanti come Paese non è solo riuscire a garantire la tabella di marcia della spesa, ma fare in modo che le risorse del Pnrr raggiungano effettivamente i territori dove i bambini e le bambine scontano le maggiori difficoltà nel percorso educativo. Il PNRR rappresenta un’occasione unica per superare le disuguaglianze di offerta educativa tra nord e sud, tra centri urbani e aree interne. Ma dall’analisi della distribuzione delle risorse e degli interventi ad oggi avviati, l’obiettivo di riequilibrio sembra raggiunto solo parzialmente».

«È un campanello di allarme – ha proseguito – che deve spingere a realizzare al più presto un’analisi di impatto sulla povertà educativa di tutti gli investimenti della missione 4 del Pnrr, dedicati all’istruzione, in corso ed in programma. Nei territori più svantaggiati, è necessario integrare le risorse del Pnrr con altri fondi disponibili, per garantire un’offerta di servizi educativi a tutti i minori. Allo stesso tempo, giunti a questa fase del percorso, le istituzioni tutte, per i diversi livelli di responsabilità, devono attrezzarsi per garantire la copertura dei costi di funzionamento dei nuovi servizi in via di attivazione grazie al Pnrr – le mense così come gli asili nido – senza che l’aggravio di spesa corrente vada a ricadere solo sui comuni più virtuosi o sulle famiglie, e senza correre il rischio che i nuovi spazi, una volta pronti, restino chiusi per mancanza di risorse umane ed economiche, come purtroppo già tante volte è accaduto in passato». (ams)

TUTELA DI MINORI E SUPPORTO A FAMIGLIE
A RC: NON VOLTARSI MA «FARE QUADRATO»

di ANTONIETTA MARIA STRATI – A Reggio i minori e le loro famiglie invocano aiuto, Save the Children, il Tribunale per i Minorenni e il Centro Comunitario Agape rispondono. E lo fanno rinnovando un accordo che attiva ulteriori azioni concrete a tutela dei diritti dei minori e delle famiglie in difficoltà.

Un impegno, quello del Centro Comunitario Agape reggino – guidato da Mario Nasone  – e del Tribunale per i Minorenni – guidato da Marcello D’Amico – continuo. A giugno, infatti, parlavano di «adolescenza e infanzia ferita» e chiedevano delle strategie d’intervento coinvolgendo  le diverse istituzioni ed agenzie che si occupano dei minori per una riflessione a più voci.

Lo stesso Garante regionale per l’Infanzia e l’Adolescenza, Antonio Marziale, aveva ribadito la necessità di «fare «quadrato attorno ai bambini», e, oggi, lo si fa assieme a Save the Children, dove si chiede una maggiore assunzione di responsabilità da parte delle Istituzioni e delle Associazioni.

E, con questo spirito, il Presidente del Tribunale per i minorenni, Marcello D’Amico, ha accolto la disponibilità di Save The Children e del Centro Comunitario Agape, di rinnovare un accordo di collaborazione che ha dato importanti risultati negli anni scorsi e che si ora si prefigge di attivare ulteriori azioni concrete a tutela dei diritti dei minori e delle famiglie in difficoltà. Save the Children, l’Organizzazione che da oltre 100 anni lotta per salvare i minori a rischio e garantire loro un futuro, e Agape, con consolidata esperienza nell’ambito minorile, vogliono essere una risorsa per il Tribunale per i minorenni che continua ad essere un presidio fondamentale per la tutela degli interessi dei minori. 

A raccontare l’importante lavoro che svolte il Tribunale, è stata Tiziana Catalano, psicologa e giudice onorario al Tribunale per i minorenni di Reggio Calabria: «diversi ruoli entrano in gioco perché si entra nella vita di persone, e sappiamo già che abbiamo bisogno di diverse competenze».

«Dobbiamo anche qui però – ha proseguito – dirci la verità: L’intervento dentro le mura di casa è il più doloroso, e sapete che accade? Che la società fa muro.Ci stiamo dimenticando del bambino che soffre,  La società all’intervento come risponde? Ah ma lo stato è duro, è violento… ma com’è possibile sostenere questo? Quando la società dice così, dimentica il bambino. È proprio nel momento dell’intervento che la società deve insistere, non dimenticare. Al Tribunale quindi, si lavora in punta di piedi. Lo stato allora deve entrare, ma il villaggio deve essere solidale, non battersi il petto poi quando accade il fatto increscioso».

Il nuovo protocollo, curato dal giudice onorario Giuseppe Marino e alla cui ratifica erano presenti il magistrato minorile Paolo Ramondino, la rappresentante regionale dei programmi di Save the Children, Carla Sorgiovanni e  la volontaria avvocata Elisabetta Martelli di Agape, che curerà con il Giudice onorario Marino il servizio di ascolto e coordinamento dell’intesa e che sarà operativo da settembre, prevede collaborazioni diverse.

Ad esempio la realizzazione, a cura di Save the Children e dei propri partner, nei territori di San luca e Locri, del progetto Buon Inizio, crescere in una comunità educante che si prende cura, già finanziato dall’impresa sociale Con I Bambini e rivolto alle famiglie, con la partecipazione a livello consultivo del Tribunale per i Minorenni, la realizzazione di momenti formativi e/o di approfondimento sulla protezione e ascolto dei Minori Stranieri Non Accompagnati (Msna rivolti al personale del Tm  e a tutti gli attori – istituzionali e non – che a vario titolo si occupano della protezione dei minori migranti e operano nel territorio di competenza del Tribunale. 

Inoltre, l’accordo include la realizzazione di momenti formativi e/o di approfondimento sulla legislazione in materia di responsabilità genitoriale e sulla valutazione della capacità genitoriale rivolti agli operatori dei progetti socio-educativi che Save the Children ed Agape promuovono sul territorio ed ai rappresentanti dei servizi  sanitari servizi sanitari, sociali ed scolastici.                         

Il Centro Comunitario Agape garantirà, avvalendosi di volontari qualificati, l’apertura di un punto di ascolto c/o il Tribunale per i Minorenni per la consulenza alle persone in difficoltà ed ai cittadini che hanno esigenza di rivolgersi al Tribunale per i Minorenni, lo stesso servizio sarà svolto presso la sede del Centro Comunitario Agape e sarà, inoltre, istituito un servizio telefonico attraverso il quale potranno essere raccolte le richieste di assistenza e di aiuto  per le famiglie, gli insegnanti, le associazioni impegnate nella tutela dei minori.Verranno garantiti, su richiesta delle scuole interessate, incontri formativi e di consulenza con gli insegnanti e le famiglie c/o i presidi scolastici,  e si collaborerà all’esecuzione dei provvedimenti adottati dal Tribunale per i Minorenni a sostegno dei minori appartenenti a nuclei familiari in difficoltà.

Tra questi anche il consultorio per adolescenti Spazio Zeta, promosso all’interno del progetto Orientamento al futuro, lo Spazio genitori ed un servizio di orientamento legale a cura degli avvocati volontari della Marianella Garcia

Secondo le prescrizioni dell’autorità giudiziaria minorile in sinergia con i giudici togati, onorari e con i curatori, il Centro Comunitario Agape collaborerà con proprio personale qualificato al monitoraggio dei minori del distretto allontanati dalla propria famiglia d’origine mettendo a disposizione risorse e servizi, curerà infine  uno sportello informativo sull’affido etero familiare e iniziative di sensibilizzazione e formazione delle famiglie interessate d’intesa con il Tribunale.

 Tutte azioni, queste, volte esclusivamente alla tutela dei minori e delle loro famiglie. Sicuramente il recente Piano di sostegno alle fragilità approvato dalla Giunta regionale – e plaudito dal Coordinamento regionale Affido e Adozione – è un primo passo per la vera tutela dei più piccoli, che «che necessitano di azioni di sostegno e di accompagnamento».

Ma non solo: è fondamentale, anche, «promuovere un ambiente educativo sicuro, rispettoso e inclusivo», come avevano ribadito i ragazzi e le ragazze del progetto Altavoce promosso da Save the Children e realizzato a Reggio dal Centro Comunitario Agape. Un intervento, il loro, a seguito dell’aggressione che ha coinvolto due studenti del Liceo Scientifico “Leonardo da Vinci”, in cui hanno ribadito la necessità di «creare un ambiente scolastico e comunitario in cui ogni ragazzo possa sentirsi al sicuro, rispettato e sostenuto. La prepotenza e la violenza non hanno spazio nella nostra società, e dobbiamo lavorare insieme per prevenirli e affrontarli con determinazione e coraggio».

Ma non è solo la comunità a doversi impegnare. Ai primi di luglio, Lucia Lipari, del Centro Comunitario Agape e Claudio Venditti, del Forum Famiglia, si sono rivolti ai parlamentari affinché seguissero, con forte impegno, l’iter della riforma sui tribunali per i minorenni, «rappresentando a livello di Governo e del parlamento la situazione degli uffici giudiziari della regione coinvolti».

L’attenzione, in particolare, era da rivolgere al Tribunale per i Minorenni di Reggio e di Catanzaro, che operano  in contesti dove la criminalità organizzata, le sacche di povertà e la debolezza del sistema del Welfare producono fenomeni gravi e diffusi di disagio sociale e di devianza, veri e propri avamposti di legalità che rischiano di essere  privati della loro funzione di tutela dei minori  per la mancanza di risorse a cui si unisce la complessità del nuovo quadro legislativo».

«L’attività svolta dal Tribunale per i Minorenni finora è stata cruciale – hanno evidenziato – per salvaguardare in particolare i diritti dei minori vittime di crimini domestici, inseriti in quei contesti in cui il paradigma offensivo si sviluppa quotidianamente. Si deve fare pertanto  di tutto per  scongiurare possibili disfunzioni nel sistema giudiziario».

«Per questo è necessario considerare che, oltre allo slittamento – hanno concluso – il Ministero della Giustizia provveda alla destinazione di fondi per l’assunzione di personale, anche di carattere amministrativo, che possa supportare la  riforma  che sin dalla sua stesura non ha ritenuto di prendere in considerazione le effettive realtà degli uffici giudiziari e dei territori». (ams)

INFANZIA IN CALABRIA: CRITICITÀ E DISAGI
PER DISUGUAGLIANZE SOCIO-ECONOMICHE

di PINO NANO – Bambini poveri di tutto, anche di salute. Le bambine, i bambini colpiti dalle disuguaglianze socioeconomiche, educative e territoriali, ne subiscono l’impatto anche sulla salute e sul benessere psico-fisico, e la Calabria in questo confronto con le altre regioni italiane rimane purtroppo fanalino di coda.

Sapevamo già di essere un popolo povero, conoscevamo già da tempo la realtà delle nostre risorse economiche, che non è quella opulenta delle regioni del Nord per esempio, ma dai dati ufficiali dell’Atlante dell’infanzia a rischio in Italia, presentato da Save the Children – l’Organizzazione internazionale che da oltre 100 anni lotta per salvare le bambine e i bambini a rischio e garantire loro un futuro- da questi dati viene fuori che anche in tema di politica dell’infanzia i calabresi sono ancora lontani dagli standard europei. 

Insomma, siamo ancora ultimi.

Antonio Marziale, Garante per l’Infanzia e l’Adolescenza della Regione Calabria non usa mezzi termini nel commentare questi dati: «Reputo inquietante l’allarme lanciato da Save the Children. Su tutti i fronti, dalle aspettative di vita in buona salute ai servizi di assistenza più elementari, il divario tra i nostri bambini e quelli del nord è pazzesco, al limite dell’incredibile». 

Marziale è un fiume in piena: «I dati del report segnano per il Sud, ma ancora più marcatamente per la Calabria, una situazione drammatica, oggettivamente riscontrabile su ogni fronte e che obbliga le istituzioni politiche ad ogni livello a rispondere, perché il rischio è quello di una popolazione sempre più anziana e incapace di progettare il futuro. Di questo passo – aggiunge il sociologo – c’è il rischio di una desertificazione del territorio che non è fantascientifica, perché chiunque abbia figli piccoli non può tendere che ad una dolorosa via di fuga da una prospettiva così disastrosa».

L’Atlante di Save the Children prova ad esplorare la salute dei bambini dal momento della nascita fino all’età adulta. Dati, mappe e interviste fotografano l’intreccio tra disuguaglianze e salute che la pandemia ha amplificato, e i tanti, troppi volti diversi di un servizio sanitario che spesso è “nazionale” solo sulla carta, per le gravi disuguaglianze territoriali e la distanza che intercorre tra le sue punte di eccellenza e i suoi baratri.

“Come stai?”, è la domanda che molti ragazzi e ragazze avrebbero voluto sentirsi rivolgere durante la pandemia e che ancora oggi non viene loro rivolta dagli adulti. 

«Abbiamo voluto dedicare l’Atlante del 2022 alla salute – spiega Claudio Tesauro, Presidente di Save the Children Italia – perché è necessario assicurare a tutti i bambini e gli adolescenti una rete di servizi di prevenzione e cura all’altezza delle necessità, superando le gravi disuguaglianze territoriali che oggi incidono sul sistema. 

«Nel panorama mondiale, il nostro servizio sanitario nazionale si posiziona come una eccellenza per la cura dei bambini, ma questo non deve spingerci ad ignorare i divari e le criticità che la pandemia ha contribuito ad accentuare».

Sembra quasi incredibile, ma in Italia quasi un milione e quattrocentomila bambini vivono in povertà assoluta – il 14,2% di tutti i minori – e i divari economici pesano direttamente sull’aspettativa di vita.

Guardiamo insieme questo dato, che è a dir poco vergognoso: un bambino che nasce a Caltanissetta ha 3,7 anni in meno di aspettativa di vita rispetto a chi è nato a Firenze e per i bambini del 2021 la speranza di vita in buona salute segna un divario di oltre 12 anni tra la Calabria con 54,4 anni e la provincia di Bolzano con 67,2 anni. E tra le bambine la forbice è ancora più ampia, 15 anni in meno in Calabria rispetto al Trentino.

Ma c’è di più in questi dati. L’81,9% dei bambini vive in zone inquinate dalle polveri sottili. Il 35,2% dei bambini e il 33,7 % delle bambine nella fascia 3-10 è in sovrappeso o obeso. Un bambino su 4 non pratica sport. 

Al tempo stesso la povertà alimentare colpisce un bambino su 20 ma la mensa scolastica non è ancora un servizio essenziale gratuito per tutti i bambini dai 3 e i 10 anni. 

Per Save The Children la rete sanitaria territoriale è insufficiente, mancano 1.400 pediatri ed è crollato il numero dei consultori familiari. Gli effetti peggiorativi della pandemia sono evidenti anche nel crescente disagio mentale di preadolescenti e adolescenti. In 9 regioni italiane i ricoveri per patologia neuropsichiatrica infantile sono cresciuti del 39,5% tra il 2019 e il 2021. E noi, come calabresi, siamo interessati a questo problema più di altre regioni italiane.

«Dinanzi all’allarme lanciato da ‘Save the Children’ e alla sottolineatura del divario Nord-Sud circa le opportunità socioeconomiche ed educative – riconosce il presidente del Consiglio regionale Filippo Mancuso – le aspettative di vita in buona salute e i servizi di assistenza più elementari per i bambini e gli adolescenti, occorre che le Istituzioni reagiscano all’unisono, per fermare un fenomeno che rende vulnerabili i minori».

Pensate che prima della pandemia, secondo gli ultimi resi noti dati di Save the Children, il tasso di mortalità infantile entro il primo anno di vita era di 1,45 decessi ogni 1000 nati vivi in Toscana, ma era più che doppio in Sicilia (3,34), e addirittura triplo in Calabria (4,42), con ben il 38% dei casi di decesso relativi a bambini con mamme di origine straniera. 

Quasi scandaloso, per una società civile e moderna come la nostra. 

Ma è ancora più vergognoso il dato successivo, che ci spiega per esempio come un bambino del Mezzogiorno che si ammalava nel 2019 aveva una probabilità di dover migrare in altre regioni per curarsi del 70% in più rispetto a un bambino del Centro o del Nord Italia. 

Pensate a quanti bambini calabresi, e soprattutto a quante famiglie calabresi ogni giorno lottano con i centralini e i CUP dei grandi ospedali pediatrici italiani, penso al Bambin Gesù, per esempio, che è un faro della assistenza pediatrica italiana, o allo stesso Gaslini di Genova, per prenotare una visita specialistica utile alle loro angosce. Pensate alle attese disperate e drammatiche di queste nostre mamme e di questi nostri padri.

«Assumendo l’incarico di Garante dei minori calabresi per il mio secondo mandato – ci spiega il sociologo Antonio Marziale – ero ben cosciente dei problemi con i quali avrei dovuto fare i conti dopo due anni e mezzo di vacatio di questa figura istituzionale, perché in Calabria la legge istitutiva del Garante dell’Infanzia non prevede alcuna proroga fino all’ingresso di un nuovo Garante, ma sinceramente la situazione è ancor più preoccupante di quanto avessi immaginato. In Calabria viene registrata una povertà globale sempre più acuta, e decenni di politiche che ci fanno ereditare macerie e inadempienze. Una su tutte – denuncia Marziale – la mancanza di un reparto pubblico di neuropsichiatria infantile nella regione a più elevato indice di disagio psicosociale. Fido oggi moltissimo nella volontà del governo e del consiglio regionale di rispondere concretamente, sia pur tra molteplici difficoltà, a questo stato di cose, perché la posta in gioco è altissima e quando riguarda i bambini non può prescindere dall’apporto costruttivo di tutti indistintamente, maggioranza ed opposizione per dirla in gergo politico». 

Il messaggio è chiaro, e vorrei che questo concetto non apparisse come formale o peggio ancora come retorico, quindi superficiale e inutile, ma o si affronta il problema in maniera diretta e concreta, e soprattutto subito, o per i bambini calabresi il futuro sarà ancora più triste e più tragico di quanto ci abbia raccontato il gotha di Save the Children. 

Qui non è più gioco la credibilità di una classe politica, o di una classe dirigente, ma qui è in gioco la salute dei nostri bambini, e non tutti possono permettersi di portare il proprio bambino fuori regione per una visita che si potrebbe tranquillamente fare anche a casa propria. 

Il Presidente della Regione Roberto Occhiuto ha appena avuto un bimbo, e credo che nessuno meglio di lui oggi possa capire meglio di cosa parliamo, e nessuno meglio di lui possa raccogliere meglio l’appello forte che ci viene da  Save the Children.

Non lasciamo soli i nostri bambini. 

 

POVERTÀ EDUCATIVA: AI BIMBI CALABRESI
SOLO 149 € PRO-CAPITE, A TRENTO 2.481

di ANTONIETTA MARIA STRATI – C’è tanta, troppa povertà educativa in Calabria. Nella nostra regione, purtroppo, la spesa media pro capite sotto i tre anni è di 149 euro, contro i 2.481 di Trento. È l’allarme lanciato da Save the Children nel corso di Impossibile 2022, uno spazio di confronto per produrre proposte e azioni concrete che possano fare la differenza in positivo per i diritti delle bambine e dei bambini in corso a Roma.

Hanno partecipato alla prima giornata di confronto Tito Boeri, Fabiana Dadone, Mauro Di Roberto, Maria Bianca Farina, Federico Fubini, Paolo Gentiloni (con un messaggio video), Enrico Giovannini, Monica Maggioni, Andrea Orlando, Vanessa Pallucchi, Dario Scannapieco e Gillian Triggs.

Per Save the Children, «la prima sfida per il futuro dei bambini che sembrerebbe impossibile, ma non lo è, riguarda l’utilizzo tempestivo ed efficace delle straordinarie risorse messe in campo oggi dal PNRR, dalla Child Guarantee e da altri fondi di programmazione europea e nazionale, che sono la vera opportunità per invertire il trend di impoverimento materiale e educativo dei bambini amplificato dagli effetti della pandemia, e per fa sì che le risorse pubbliche possano essere un volano anche per attrarre investimenti dal settore privato».

«L’Italia è di fronte a un bivio – ha rilevato Save the Children – perché il potenziale di rigenerazione del paese, che sono i bambini, gli adolescenti e i giovani, è profondamente in crisi. I nuovi nati in un anno sono ormai meno di 400 mila, la povertà assoluta infantile, che colpisce quasi 1,4 milioni di bambini, ha raggiunto il suo massimo assoluto da quando si registra questo dato (2005), la povertà educativa accentua le disuguaglianze, e lo spreco di talenti è tale che in 6 regioni i giovani senza impiego e accesso alla formazione hanno sorpassato i coetanei con un lavoro».

«La corsa ad ostacoli per i bambini inizia appena nati – è stato rilevato – pone barriere più alte nei territori maggiormente svantaggiati e continua durante il percorso di crescita. Solo il 14,7% usufruisce di asili nido o servizi integrativi finanziati dai Comuni, e la spesa media pro capite sotto i 3 anni si ferma a 906 euro, con forti disparità nella forbice che va da Trento (2.481) alla Calabria (149)».

«Quando si passa alla scuola primaria – si legge ancora – si scopre che nel centro-nord il 45% dei bambini può beneficiare del tempo pieno, un’opportunità che manca invece all’85% dei bambini al sud. Se a Milano tempo pieno e mensa scolastica sono un’esperienza ordinaria per il 95% dei bambini, a Palermo è un’eccezione assoluta visto che riguarda solo il 6% dei bambini. La fragilità del rapporto con la scuola fa danni maggiori al sud, dove il 16,3% dei giovani ha lasciato prematuramente gli studi nel 2021, anche se in media, in Italia, la dispersione scolastica raggiunge comunque il 12,7%».

«Mentre il made in Italy “è a caccia” di 244mila talenti secondo i dati Istat, sui posti vacanti elaborati dalla Confcommercio a luglio 2021, 182mila nel settore dei servizi e 62mila in quello dell’industria, il nostro è un motore educativo che in molti aspetti sembra girare al contrario, e che ha prodotto il numero più alto di NEET in Europa, più di 2 milioni di cui il 23,1% nella fascia di età 15-29 anni. In 6 Regioni italiane si è già verificato il sorpasso dei NEET rispetto ai giovani inseriti nel mondo del lavoro. In regioni come Sicilia, Campania, Calabria e Puglia per 2 giovani occupati ce ne sono altri 3 che non lavorano e non studiano, a livello nazionale, tra i giovani occupati e i NEET vi è uno scarto di soli 8 punti percentuali».

Per Save the Children, per uscire da questo scenario si deve «fare ogni sforzo possibile per investire bene, e con una priorità sull’infanzia, le risorse economiche straordinarie disponibili, per agire dove serve di più e colmare concretamente le disuguaglianze che producono queste condizioni».

«Gli errori da evitare – viene evidenziato – sono quelli di investire in prevalenza su territori più “attrezzati” e più pronti a rispondere e gestire i bandi, vanificare l’efficacia delle spese basandole su dati superati e incompleti che non rappresentano gli aspetti cruciali e i reali bisogni dei bambini, programmare “a canne d’organo” senza creare invece alleanze mirate tra soggetti istituzionali, mondo privato e terzo settore. Abbiamo bisogno di un salto di qualità che consenta alla spesa pubblica di essere volano anche per gli investimenti privati e per il pieno coinvolgimento dei saperi e delle energie del terzo settore, attorno ad un obiettivo comune».

«Investire bene, rapidamente e in modo trasparente le risorse disponibili non è un’impresa impossibile – è stato ribadito –. Come è emerso dal confronto oggi, bisogna però partire da dati e analisi puntuali sulle condizioni dei minori, facendo dialogare tra loro le diverse fonti per costruire un quadro reale del Paese e capire così dove investire e su quali priorità, come raggiungere i territori più deprivati, ma bisogna anche predisporre quelli necessari per riuscire a monitorare la spesa e verificare l’impatto concreto su bambini e giovani».

Per Save the Children, infatti, «non ha senso, ad esempio, costruire nuovi asili nido se non si investe contemporaneamente per predisporre un numero di educatori sufficienti al loro funzionamento» e «sbaglia chi considera il protagonismo delle comunità un aspetto secondario, o buono solo per le anime belle. Le esperienze nazionali e internazionali dimostrano che la spinta civica che accompagna le scelte di investimento è una delle fondamentali garanzie di sostenibilità e di efficacia».

«Una priorità cruciale della strategia di impiego delle risorse – è stato ancora evidenziato – è lo sviluppo dei talenti, delle capacità, delle intelligenze delle bambine, dei bambini e degli adolescenti, superando anche gli stereotipi di genere che accentuano il numero di ragazze tra i NEET e ostacolano i loro percorsi di studio scientifici e tecnologici. Per colmare il mismatch tra le aspettative del mondo del lavoro e l’offerta educativa, ci vuole una strategia integrata che agisca a partire dalla scuola per sviluppare le cosiddette soft skills, le abilità personali necessarie allo sviluppo della persona, e metta in gioco e responsabilizzi le agenzie formative, le aziende e il mondo del lavoro».

«Dobbiamo porci – conclude Save the Children – l’obiettivo di dimezzare il numero dei NEET nella fascia di età tra i 15 e i 29 anni e raggiungere così la media europea, con misure straordinarie per reinserire nel mondo della formazione e del lavoro almeno un milione di giovani entro il 2026, e investire nel frattempo nelle scuole sulla prevenzione del fenomeno, attraverso la didattica dell’orientamento sin dalle scuole secondarie di primo grado». (ams)

Partito in Calabria il progetto “Save the Children” per la povertà educativa

Parte da Maida, con la firma di un protocollo d’intesa con l’Istituto Comprensivo di Maida, il progetto di Save The Children “Volontari per l’educazione” in Calabria, rivolto a bambini e adolescenti che soffrono di povertà educativa e ai figli di vittime di violenza che vivono in case protette, grazie al lavoro in tandem con Cda Calabria Odv, presieduto da Graziella Catozza.

Alla presentazione, a cui ha partecipato in modalità virtuale Paola Pellegrino, coordinatrice del progetto di Save the Children e quella fisica del dirigente Giuseppe De Vita, la delegata Caritas Alessandra Cugnetto, il sindaco di Jacurso, Ferdinando Serratore, il delegato del comune di Maida Paolo Pileggi e Merilisa Del Giudice per il “Forum Famiglie della Calabria”. 

Circa 300 le scuole e 43 gli atenei coinvolti in Italia con lo scopo di intervenire sulla crisi e la povertà educativa legata al Covid nei bambini e negli adolescenti dai 9 ai 17 anni e nei minori figli di vittime di violenza che vivono in case protette. Il progetto prevede di affiancare stabilmente un volontario, adeguatamente formato, ad un singolo bambino/adolescente o a un piccolo gruppo di bambini/adolescenti per l’accompagnamento allo studio. Ma non solo, ieri sono stati consegnati diversi tablet a bambini e studenti per sostenerli nello studio a distanza e non “perderli di vista”. 

«Non si tratta solo di dare un sostegno ma anche di stabilire una relazione educativa – ha commentato per Save The Children Pellegrino – lavorare sulla loro autostima e sui bisogni, mettere in contatto persone lontane cercando di coniugarne caratteristiche e necessità»

Nella fase sperimentale, Save The Children ha raggiunto oltre 1.500 studenti tra i 9 e i 16 anni in 16 regioni italiane e formato 950 Volontari per l’Educazione, che hanno aderito all’omonimo programma nazionale lanciato lo scorso dicembre da Save the Children, in collaborazione con la Conferenza dei Rettori delle Università Italiane (CRUI) e dalla Rete delle Università per lo Sviluppo Sostenibile (RUS).

Un’iniziativa nodo di altre, ha spiegato Graziella Catozza, volta a creare «un’alleanza contro la povertà educativa, per distruggere muri e costruire ponti». Il progetto nasce in una scuola a grande flusso migratorio, ha detto il dirigente De Vita, «nella quale almeno il dieci per cento degli alunni è figlio di stranieri, alcuni stanziali, altri in zona per la campagna di raccolta degli agrumi e delle olive. Ci è capitato più volte di doverli andare a cercare casa per casa. Ben vengano queste iniziative». (rcz)

A Platì e a San Luca al via le attività estive dei Punti Luce di Save the Children

Nei Punti Luce della Locride di Save the Children, a Platì e a San Luca, prende al via l’Estate dei Bambini, con l’obiettivo di contrastare la povertà educativa attraverso laboratori di recupero degli apprendimenti e di cittadinanza attiva, attività di socializzazione, sport e molto altro e che coinvolgono 150 bambine, bambini, ragazze e ragazzi.

Le iniziative nei Punti Luce della Locride sono state organizzate in partenariato con l’Associazione Civitas Solis,Credit Roger Lo Guarro - Save the Children e sono svolte in collaborazione con i Comuni di Platì e San Luca e altre realtà associative presenti sul territorio.

«La Calabria – si legge in una nota di Save the Children – in particolare rimane una delle regioni più in difficoltà sul fronte della povertà educativa. L’accesso agli asilo nido o a un servizio per la prima infanzia in Italia rimane un privilegio per pochi, con tassi ancora più bassi al sud: nell’anno scolastico 2018/2019 solo il 13,2% dei bambini ha usufruito di servizi pubblici offerti dai Comuni, con percentuali ferme al 3,9% in Calabria».

«Anche sul fronte dell’abbandono degli studi prima del diploma superiore – continua la nota – si registra una percentuale preoccupante nela regione, che arriva quasi al 17% degli adolescenti. In Calabria, più di 1 giovane su 3 tra i 15 e i 29 anni, il 34,6%, si trova nella condizione di non studiare, non lavorare e non essere inserito in alcun percorso di formazione, il doppio rispetto ai coetanei del nord (16,8%), seconda più alta percentuale di Neet del Paese, dopo la Sicilia».

i Punti Luce di Save the Children di Platì e San Luca hanno avviato attività estive all’aria aperta, attività di gioco e socializzazione, laboratori per il recupero degli apprendimenti e di cittadinanza attiva, attività di promozione della lettura, laboratori di sport e movimento, corsi di sub, giornate al mare ed escursioni in montagna. In particolare, sotto il coordinamento di Civitas Solis, e grazie alla collaborazione con la Lega Navale Italiana sezione di Roccella Jonica, per la prima volta nel territorio si è avviato un corso di vela per i bambini e le bambine di Platì e San Luca. L’Associazione Ymca di Siderno, inoltre, ha messo a disposizione le proprie strutture e operatori qualificati per lo svolgimento di corsi sportivi.

Roger Lo Guarro / Save the Children

Nel corso dell’estate si realizzeranno anche attività culturali aperte a tutta la comunità quali incontri dedicati alla promozione della lettura e cineforum, animazione in piazza in collaborazione con altre associazioni del territorio. Infine, dal 28 giugno al 2 luglio si sono svolti i campi estivi di calcio targati Juventus dedicati a ragazzi e ragazze e in cui i giovani iscritti tra i 10 e i 14 anni hanno potuto sperimentarsi in divertenti attività sportive e allenamenti tecnici guidati da uno staff di allenatori qualificati.

«La Calabria – ha dichiarato Carla Sorgiovanni, referente regionale Programmi Calabria Save the Children – è una delle regioni dove i bambini e i ragazzi rischiano di pagare il prezzo più alto della crisi causata dalla pandemia e dove sono maggiormente esposti alle conseguenze devastanti della povertà educativa. Anche quest’anno vogliamo rilanciare le attività sul territorio per dare loro l’opportunità di allargare i propri orizzonti e scoprire nuove passioni e talenti attraverso attività gratuite di diverso genere. I Punti Luce rappresentano davvero un modo per contribuire a costruire il futuro dei più giovani. Un ringraziamento speciale va ai sindaci di Platì e San Luca, a Civitas Solis, Associazione di promozione sociale con una esperienza ultratrentennale sia a livello territoriale che internazionale nel campo della formazione non formale e nelle attività socio educative rivolte ai minori, e a tutte le istituzioni e le altre associazioni che hanno contribuito a realizzare le attività». (rrc)

In copertina, foto di Roger Lo Guarro / Save the Children

ABBANDONO SCOLASTICO, CALABRIA PRIMA
UN GIOVANE SU 5 LASCIA PRIMA DEL TEMPO

La situazione della Calabria, dal punto di vista dell’abbandono scolastico e della povertà educativa, è tra le peggiori in Italia: Nella regione, quasi 1 giovane su 5 (19%) abbandona la scuola prima del tempo, e il 35,1% dei giovani non studia, non lavora e non investe nella formazione professionale. È quanto è emerso da uno studio condotto da Save the Children nel 2020, che fotografa una situazione che, purtroppo, in Calabria c’è da anni, e a cui, ancora, non è stata trovata una soluzione.

«Non sono solo i dati di partenza diversi tra la Calabria e le altre regioni su diversi fattori – ha spiegato il vicepresidente del Consiglio regionale e consigliere dem, Nicola Irto – ma c’è anche lo stato di salute di partenza delle amministrazioni locali che sono profondamente differenti. In Calabria hanno condizioni drammatiche che ne impediscono l’attività quotidiana, come lo sviluppo di politiche sociali e scolastiche efficaci. Serve dunque un rafforzamento della Pubblica Amministrazione calabrese anche per far fronte all’isolamento sociale di alcune grosse fette di popolazione».

Di queste problematiche, quindi abbandono scolastico, ma anche  criticità della rete della formazione, difficoltà logistiche nei trasporti scolastici che rendono complessa la vita delle famiglie e degli studenti, è stato al centro di un webinar dal titolo Povertà educativa, ospitato sui canali social del consigliere regionale Nicola Irto e che ha visto la partecipazione di Domenico Capomolla, referente regionale dell’Associazione Culturale Pediatri, e i contributi di Eliana Ciappina, Assessore alle Politiche sociali del Comune di Palmi, di Carmen Moliterno, vicesindaco del Comune di Gioia Tauro; di Vito Pirruccio, dirigente scolastico dell’istituto comprensivo “Siderno-Agnana” e Pino Boero,  già docente ordinario di Letteratura per l’Infanzia dell’Università di Genova.

Particolare attenzione è stata riservata, negli interventi, all’esigenza della riorganizzazione della rete scolastica territoriale. A segnare difficoltà quotidiane per l’80% dell’utenza scolastica, infatti, è la distribuzione degli istituti a cui si associa un’endemica mancanza di un sistema di trasporti pubblici che sia strutturato e realmente rispondente alle esigenze della popolazione.

«L’incontro odierno – ha detto Irto nel suo intervento conclusivo – è stato un momento significativo, perché ci ha permesso di confrontarci e approfondire l’analisi su temi certamente noti ma che devono essere affrontati con un approccio aperto. Che senso ha decidere burocraticamente l’organizzazione della rete e dell’offerta scolastica regionale, se poi non si conoscono le reali esigenze del territorio, dei docenti, delle famiglie, degli studenti, delle associazioni il cui lavoro è fondamentale per la messa in atto di politiche sociali determinanti per il contesto calabrese?».

«C’è un argomento sul quale saremo chiamati a intervenire presto, e che oggi non siamo ancora in grado di inquadrare pienamente: quanto peserà sul futuro degli studenti più piccoli l’anno della pandemia in cui si sono persi contatti, relazioni, confronti e occasioni di crescita collettiva? Prima della Covid-19, i dati Istat ci dicevano che in Calabria, solo il 25% dei bambini sopra i 6 anni di età leggeva almeno un libro all’anno, oltre a quelli inquadrati nel percorso scolastico. Dopo la pandemia, temo che questo dato già drammatico sarà peggiorato: dobbiamo intervenire al più presto e concertando le attività tra diversi soggetti che possono fare qualcosa di concreto».

«Nessuno da solo può farcela – ha aggiunto il consigliere regionale – sembrerà una banalità, ma è la realtà: per mettere in campo un’azione aggressiva verso la povertà educativa, bisogna avere la capacità di fare qualcosa di concreto, partendo proprio dalla Legge Regionale per la promozione della lettura nella fascia tra 0 e 6 anni (di cui Irto è stato promotore e primo firmatario in Consiglio regionale, ndr) che già abbiamo approvato: non basta che sia una stella al merito della Regione, ma deve trovare concreta applicazione».

Di povertà educative aveva già parlato ampiamente su Calabria.Live il sociologo Francesco Rao, sottolineando come «il nostro sistema scolastico ancora oggi è invaso da molte sacche di esclusione, soprattutto nelle scuole delle aree interne che definirei come uno tra i pochissimi presidi dello Stato e simbolo della legalità. L’emergenza sanitaria e la protratta chiusura delle scuole hanno fatto sparire dal radar molti studenti a rischio seppur vi sia stato un costante impegno svolto da insegnanti e dirigenti scolastici e dalle associazioni impegnate ad affiancare le scuole e i loro alunni per garantire quel supporto al conseguimento degli obiettivi che caratterizzano le Comunità educanti».

«La dispersione scolastica, implicita ed esplicita, oggi più che mai – ha proseguito Rao – sembra essere inarrestabile anche perché alla crescente affermazione del learning loss, ossia la perdita dell’apprendimento, registratosi nel periodo estivo e consistente nella perdita di competenze e conoscenze accademiche rilevabili alla conclusione delle vacanze estive nei paesi che hanno pause lunghe durante l’anno scolastico si aggiunge quest’ennesima fase di sospensione delle attività didattiche che potrebbe trasformarsi in un altro lockdown nazionale».

Tuttavia, per poter vincere la battaglia contro la povertà educativa, ci si deve concentrare su altri temi, come ad esempio la questione della digital divide, che «colpisce molti studenti, soprattutto nel Mezzogiorno d’Italia»:  «il 12,3% degli studenti Italiani tra 6 e 17 anni, a marzo dell’anno scorso, non possedeva un computer o un tablet presso la propria abitazione (850 mila in termini assoluti), la quota raggiunge quasi il 20% nel Mezzogiorno. Il 57% degli studenti che possiede un computer lo deve condividere con altri componenti della famiglia e solo il 6,1% vive in famiglie dove è disponibile almeno un computer per ogni componente. Tra le famiglie con minori (0-17 anni) circa 1 su 7 non ha un computer o un tablet a casa (il 14,3%), con differenze geografiche nette: al Sud sono il 21,4%, mentre sono l’8,1% nel Nord-Ovest.  Quindi, anche se quasi tutte le famiglie con figli hanno accesso ad internet, magari attraverso il cellulare di un genitore, risulta molto difficile seguire le lezioni online e svolgere bene i compiti a distanza. Diventa invece difficilissimo, per i segmenti sociali più fragili, stampare e scansionare le schede da inviare ai docenti quale attività di restituzione per gli studi compiuti».

«Un’altra criticità riscontrata in passato, divenuta più evidente nella prima fase della pandemia – ha spiegato ancora Rao – afferisce alle competenze in ambito informatico tanto dei discenti quanto dei familiari. L’Istat stima che tra gli adolescenti (14-17enni), impegnati in questa fase con la didattica a distanza in varie forme e livelli di complessità, solo il 30,2% presenta alte competenze digitali, mentre il 3% non ha alcuna competenza digitale e la rimanente parte presentano competenze digitali basse o di base. È particolarmente interessante notare come le ragazze, mediamente con rendimenti scolastici più elevati ed esposte a minor rischio di fallimento formativo rispetto ai ragazzi, presentano complessivamente livelli più elevati per le competenze digitali. In questo caso, il 32% dichiara alte competenze digitali contro il 28,7% dei coetanei maschi».

Il mancato adeguamento tecnologico e la lenta risposta delle Istituzioni,  in buona parte ha amplificato le numerose difficoltà strutturali: nelle aree interne della Calabria, ancora oggi la qualità della rete internet è identificabile più come un ostacolo che un valido alleato. A ciò si aggiunge la qualità della dotazione informatica da parte di moltissime famiglie.  (rrm)

 

 

 

REGGIO – Lunedì la presentazione del manifesto contro la povertà educativa di Save The Children

S’intitola Riscriviamo il futuro il manifesto per contrastare la povertà educativa e il sostegno ai bambini più vulnerabili di Save The Children, che sarà presentato lunedì 18 maggio, alle 18.30, sulla pagina Facebook della Cooperativa Sociale Hermes 4.0.

A seguito dell’emergenza Coronavirus le conseguenze sui bambini e sulle famiglie più vulnerabili hanno iniziato a farsi sentire da subito. Le disuguaglianze preesistenti si sono aggravate a causa di un virus che non conosce confini e rischia di aumentare il numero delle famiglie in povertà e le difficoltà di quelle che, già da prima dell’emergenza, si trovavano a combattere con la mancanza di beni essenziali per condurre una vita dignitosa.

Proprio per questo motivo, si è deciso di organizzare un incontro per mettere in evidenza l’urgenza di strutturare interventi mirati per tutelare i bambini soprattutto nelle aree a più bassa infrastrutturazione sociale e digitale come la Calabria.

L’incontro sarà introdotto e coordinato da Federica Roccisano, economista e presidente della Hermes 4.0 e vedrà la partecipazione di Raffaela Milano, direttrice di Save the Children Italia che presenterà il manifesto e le finalità della campagna di raccolta firme e quella di Luca Bianchi, direttore della Svimez, organizzazione da sempre attenta al tema della povertà dei più piccoli al Sud.

Seguiranno gli interventi di Valentina Femia, consigliere comunale di Marina di Gioiosa, diNicola Irto, Vicepresidente del Consiglio Regionale della Calabria e dell’on. Tommaso Nannicini, Senatore della Repubblica e tra i proponenti del Fondo contro la povertà educativa.

Per partecipare alla presentazione, è possibile inviare una mail con la richiesta di iscrizione all’indirizzo: info@hermes4punto0.it. (rrc)

REGGIO – Il libro “I figli dei nemici” di Raffaela Milano

Questo pomeriggio, a Reggio, alle 16.30, all’Università per Stranieri “Dante Alighieri”, la presentazione del libro I figli dei nemici. Dalla campagna inglese fino a Ginevra nell’Europa in fiamme, la battaglia di una giovane donna pronta a tutto per difendere i diritti dei bambini di Raffaela Milano.

L’evento è stato organizzato in occasione dei 100 della ONG Save the Children in collaborazione con l’Università per Stranieri “Dante Alighieri”, Libreria Nuova Ave e il Centro Comunitario Agape con la partecipazione dell’Accademia Pentakàris.

Intervengono Salvatore Berlingò, Rettore dell’Università per Stranieri “Dante Alighieri”, Mario Nasone, Centro Comunitario Agape, Anna Rosa Macrì, giornalista e scrittrice, e l’autrice. Modera Carla Sorgiovanni, referente regionale dei programmi della Calabria Save the Children.

Il libro è edito da Rizzoli. (rrc)