SCUOLA IN CRISI, RIPARTIRE DALLE MEDIE
PER RECUPERARE IL DIVARIO FORMATIVO

di FRANCESCO RAO  – Quello della scuola è uno tra i temi più importanti del momento, non soltanto per la Calabria ma per l’Italia tutta. Il tema è ampio e in questa sede ne affronterò una minima parte, avanzando qualche proposta, rimandando a futuri interventi ulteriori spunti riflessivi. A dire il vero, visti gli esiti forniti dall’OCSE e dall’INVALSI annualmente, il Parlamento, al netto delle rispettive espressioni politiche, avrebbe potuto valutare tale tema interpretando i segnali dettati dai segmenti produttivi, maggiormente esposti alla penuria di risorse umane e al contempo chiamate a soddisfare le crescenti esigenze di una società sempre più complessa, proiettata ad uno stile di vita che interesserà i prossimi 50 anni.

Per quanto riguarda la nostra Calabria, anche quest’anno i dati INVALSI segnano l’ennesimo segnale di allarme. Con un pizzico di positività rispetto al passato, visti i tempi, vorrei poter sperare nell’avvio di una discontinuità nella quale da una parte possa esserci l’avvio della crescita e dall’altro relegare quel vuoto culturale a mero ricordo storico destinato ad essere un motivo in più per fare meglio senza perdere tempo. 

La nostra regione, i nostri giovani, le loro famiglie e tutto il mondo dell’istruzione e della formazione, nei prossimi anni, saranno chiamati a compiere una sfida senza precedenti per recuperare in tempi ridotti la notevole percentuale di quel divario culturale che da sempre divide il Nord dal Sud impedendo di fatto maggiori opportunità occupazionali, incremento del P.I.L. e contenendo i fenomeni migratori soprattutto dei nostri giovani. 

Detto ciò, non è assolutamente mia intenzione bocciare il nostro sistema scolastico. È necessaria però una corposa rivisitazione di competenze da praticare mediante percorsi di formazione e aggiornamento continuo. Tale affermazione ripone moltissima fiducia in un comparto strategico per la nazione e popolato da persone spesse volte demotivate, costrette per mancanza di mezzi e strumenti a ricorrere all’improvvisazione, mettendo da parte la programmazione ministeriale e l’esercizio di quella quota di autonomia utile a stringere collaborazione e partecipazione con gli stakeholder esterni alla scuola ma parte integrante della comunità educante.   

A ciò si aggiungano gli effetti delle varie spending review, praticate nel tempo nel comparto scuola, senza minimamente immaginare quali potevano essere gli effetti futuri. Ed allora, il ricorso all’accorpamento di scuole distanti anche 50 kilometri una dall’altra, con l’intento di limitare il numero di Dirigenti scolastici e per lasciare decine di docenti sotto una guida praticata mezzo etere oppure con limitata presenza è stata una soluzione? Quali benefici culturali ha prodotto? Per quanto mi riguarda, l’esempio dettato dall’art. 5 della Costituzione, come vale per le Stazioni dei Carabinieri, presenti in tutti i Comuni d’Italia, dovrebbe valere per tutte le scuole ossia un Dirigente scolastico per ogni sede scolastica presente sul territorio. Mentre qualcuno potrà dire che non possiamo permetterci questi costi, vorrei sottolineare che la cultura non è un costo ma un investimento nazionale. Intanto, per gli studenti calabresi, figli di un Dio minore, tutti gli indicatori afferenti ai sistemi di valutazione pubblici e privati incrociano le rispettive analisi in una comune conclusione: con un 18% di dispersione scolastica implicita il futuro appare segnato. 

Il nostro punto debole, come più volte segnalato dalla Fondazione Agnelli, continua ad essere la scuola secondaria di primo grado e gli effetti da tale causa saranno poi interamente riversati nel segmento scolastico successivo. Ci sarà stato tempo e modo per riscontrare tutte le possibili criticità, considerando anche l’incidenza della fase dello sviluppo degli adolescenti. Alla luce dei recenti dati, è lecito chiedere quali correttivi sono stati apportati al sistema e quali miglioramenti siano stati registrati? L’approccio allo studio della matematica, della geometria, delle scienze, delle lingue straniere, seppur avviato sin dalla scuola primaria, si pratica proprio nei tre anni di quella che per noi, nati durante lo scorso Secolo, era la scuola media. Sono state considerate le difficoltà del personale docente impegnato in questo specifico settore? Sono state mai valutate eventuali proposte metodologiche, tese a costruire patti educativi condivisi nei quali coinvolgere di più le famiglie anche con l’intento di responsabilizzare e detonare quella carica che alimenta sempre di più ricorsi e denunce a seguito di voti non particolarmente alti, richiami e/o provvedimenti disciplinari?

Sempre per questa fase, vista la crescente povertà educativa e la propensione alla dispersione scolastica, fenomeni maggiormente evidenti nelle aree interne, ricorrendo a personale docente non di ruolo, perché non si attivano i rientri pomeridiani per consentire a tutti gli studenti di poter chiudere entro le ore 18:00 la giornata scolastica facendo svolgere loro oltre ai compiti anche altre attività quali sport, musica, disegno, teatro ecc. ecc.? 

Potrò apparire un visionario, ma la mia convinzione continua a vedere la scuola come il cuore pulsante di ogni Comunità, grande o piccola che sia. Ed in tal senso gli Istituti scolastici non dovrebbero rimanere aperti soltanto dalle 7:00 alle 14:00, ma dovrebbero essere aperti sino alle ore 22:00, immaginando la fase post-curriculare come fase di autogestione nella quale insegnanti non di ruolo, volontari, animatori e quanti siano disposti a rispondere all’appello proveniente dal Ministero della Pubblica Istruzione o dall’assessorato all’Istruzione, possano mettersi in gioco, previo sottoscrizione di contratto e riconoscimento di appositi gettoni di presenza, per innalzare il livello culturale in modo esponenziale dei nostri giovani. In tali sedi, vedrei anche un maggiore coinvolgimento delle Associazioni. Penserei alla pratica del baratto consistente nella verniciatura dei muri, alla sistemazione di porte e finestre oppure alla pavimentazione delle rispettive aule utilizzate quale ricompensa per la fruibilità annuale dei locali e dei servizi messi a disposizione delle varie realtà associative, anch’esse messe nella condizione di stimolare la crescita culturale territoriale.  Gli insegnanti curriculari vanno sostenuti. Loro svolgono quotidianamente un lavoro ineccepibile ma occorre vincolare allo studio i nostri ragazzi, limitando loro una quantità di libertà pomeridiana che nel medio e lungo periodo finirà per alimenterà quella percentuale di  dispersione scolastica destinata a incidere sul  livello culturale del Paese, nella politiche di Welfare, nei fenomeni di micro e macro criminalità e nell’abbandono di tutte quelle identità locali, potenziali fonti di risorse, lasciate all’abbandono per mancanza di “cervelli”, capaci di far rinascere la storia locale rendendola risorsa futura. (fra)

   (Francesco Rao, Giornalista e Presidente Dipartimento Calabria ANS Sociologi)

SCUOLA E DISABILITÀ: MANCANO SOSTEGNO
E LE FIGURE SPECIALIZZATE IN CALABRIA

di GUIDO LEONE La scuola italiana è ai primi posti nel mondo per spirito di accoglienza e capacità di inclusione. Ciò si deve in gran parte, e occorre esserne sempre consapevoli, alla passione e alla competenza, spesso misconosciute, di chi nella scuola lavora ogni giorno. Ma è anche frutto di scelte culturali, politiche e legislative lontane nel tempo che hanno fatto del modello inclusivo la linea portante del nostro sistema scolastico.

Le scelte lungimiranti di quegli anni ci hanno consegnato un sistema scolastico capace poi di sopravvivere, nei suoi valori fondanti, all’emergenza sanitaria dettata dalla pandemia che  ha ulteriormente aggravato le diseguaglianze preesistenti.

Anche in circostanze normali i ragazzi con disabilità  hanno maggiori difficoltà ad accedere all’istruzione ecco perché è necessario valorizzare ogni individuo, abbattere le barriere che limitano diritti imprescindibili come l’accesso all’istruzione e alle strutture sanitarie ed il potenziamento di tutti i servizi essenziali rimuovendo gli ostacoli che quotidianamente sono costretti ad affrontare.

Nel frattempo nelle scuole italiane aumenta di anno in anno  il numero degli alunni disabili come fa notare il Ministero dell’Istruzione secondo cui in questo anno scolastico gli alunni disabili presenti negli istituti italiani di ogni ordine e grado statali sono 277.840, sul totale di una popolazione scolastica di 7.407.312 allievi, con un incremento di 9.169 unità rispetto all’anno precedente

Anche in Calabria si registra un incremento continuo. La nostra regione si colloca al decimo posto con 8.808 unità, su un totale di popolazione scolastica di 262.615 allievi, 75 scolari in più rispetto all’anno precedente; un incremento continuo come si può ben notare (erano 6.591 nel 2014/15; 6.457 nel 2013/14; 6.224 nel 2012/2013 ).

Nella nostra regione in questo anno scolastico gli allievi in questione sono così distribuiti: nella scuola dell’infanzia 614, nella primaria 3.034, nella scuola media di primo grado 2.081, nelle scuole superiori 3.079.

Gli allievi portatori di handicap nelle scuole statali della provincia di Reggio Calabria sono in tutto 3.062, così distribuiti: 168 nelle scuole dell’infanzia, ( di cui 162 psicofisici ,4 con minorazione dell’udito e 2 non vedenti),980 nella primaria( di cui 964 psicofisici,9 con menomazione udito e 7 della vista), 787 nella media di primo grado ( di cui 757 psicofisici, 18 udito e 12 vista), 1127 nelle superiori ( di cui per la gran parte  psicofisici).

Ma, aumenta, al contempo, il contingente dei docenti di sostegno: questa figura è molto importante non solo per il processo formativo dell’alunno disabile, ma anche per promuovere il processo di inclusione scolastica. Sempre secondo dati ministeriali nell’anno in corso i posti di sostegno risultano in totale 172.110. con un in incremento rispetto all’anno precedente di 19.589 posti.

In Calabria i posti di sostegno risultano 7,396. Si prendono cura ogni giorno di bambini e ragazzi con i disturbi più disparati. Certo non tutti i numeri sono positivi, nel senso anche che troppi docenti, almeno il 40% del totale, sono ancora precari.

Tuttavia, il numero di insegnanti specializzati risulta ancora insufficiente; la richiesta di queste figure aumenta di anno in anno più velocemente di quanto non cresca l’offerta. Per questa ragione nel 37% dei casi si selezionano i docenti per il sostegno dalle liste curricolari; si tratta di docenti individuati per rispondere alla carenza di insegnanti per il sostegno, ma che non hanno una formazione specifica per supportare al meglio l’alunno con disabilità. Questo fenomeno è più frequente nelle regioni del Nord, dove la quota di insegnanti curricolari che svolgono attività di sostegno sale al 47% mentre si riduce nel Mezzogiorno attestandosi al 24%.

Il protrarsi della didattica a distanza (Dad), resa necessaria dall’emergenza pandemica, ha reso più complesso il processo d’inclusione scolastica, ostacolando l’interazione tra i coetanei e limitando la partecipazione alla didattica. Tuttavia, rispetto all’anno precedente, si registra un apprezzabile aumento dei livelli di partecipazione, anche grazie a una più adeguata organizzazione delle scuole, sottolinea l’Istat.

Nell’anno scolastico 2020-2021, ricorda l’Istat, «l’attività didattica ha previsto l’alternarsi di periodi di lezione in presenza con periodi a distanza, differenziati tra territori e ordini scolastici in base al quadro pandemico del momento».

Le diverse disposizioni hanno generato «un panorama di prestazioni molto eterogeneo, con una maggiore attività in presenza nelle scuole del primo ciclo e un più ampio ricorso alla Dad nelle scuole del Sud Italia dove le restrizioni sono state maggiori».

La riduzione dei periodi di sospensione, insieme ad una migliore organizzazione da parte delle scuole, «hanno determinato un aumento considerevole dei livelli di partecipazione degli alunni con disabilità alla didattica a distanza, con una quota di esclusi che si attesta al 2,3% rispetto al 23% registrato nell’anno precedente. Quota che sale al 3,3% nelle scuole del Mezzogiorno, con punte del 4% in Calabria e in Campania».

I motivi principali che hanno limitato la partecipazione degli alunni con disabilità alla didattica a distanza non variano rispetto allo scorso anno, tra i più frequenti sono da segnalare «la gravità della patologia (26%), il disagio socio-economico, la difficoltà organizzativa della famiglia (entrambi al 14%) e la mancanza di strumenti tecnologici adeguati (11%). Per una quota meno consistente di ragazzi il motivo dell’esclusione è dovuto alla difficoltà nell’adattare il Piano educativo per l’inclusione (Pei) alla didattica a distanza (6%) e alla mancanza di ausili didattici specifici (2%)».

Nelle scuole italiane gli assistenti all’autonomia e alla comunicazione, che affiancano gli insegnanti per il sostegno, sono più di 60mila, di questi il 4% conosce la lingua italiana dei segni (LIS). Sono operatori specializzati, finanziati dagli enti locali, la cui presenza può migliorare la qualità dell’azione formativa facilitando la comunicazione dello studente con disabilità e stimolando lo sviluppo delle sue abilità nelle diverse dimensioni d’autonomia. Inoltre, con l’avvio della didattica a distanza, il loro coinvolgimento è risultato determinante nel supportare l’alunno e coadiuvare le famiglie in un impegno a volte molto gravoso.

In Calabria il rapporto alunno/ assistente è pari al  5,7%.

Con l’attivazione della didattica digitale integrata diventa cruciale la competenza dei docenti (curriculari e per il sostegno) in materia di modelli inclusivi, necessaria per la progettazione di percorsi didattici efficaci che coinvolgano tutti gli studenti della classe senza esclusioni di alcun tipo.

In Calabria nel 9,4% delle scuole di ogni ordine e grado nessun insegnante per il sostegno ha frequentato un corso specifico per l’utilizzo appropriato di tali tecnologie; nel 60,6% delle scuole soltanto alcuni docenti hanno frequentato corsi, mentre nei restanti casi (29,7%) tutti gli insegnanti hanno frequentato almeno un corso.

Per favorire una didattica inclusiva è importante che le postazioni informatiche adattate alle esigenze degli alunni con disabilità vengano collocate all’interno della classe. Il loro posizionamento in ambienti esterni, infatti, può rappresentare un ostacolo all’utilizzo quotidiano dello strumento come facilitatore per la didattica insieme al gruppo dei coetanei

Tra le scuole  calabresi che dispongono di postazioni informatiche, la collocazione in classe è ancora poco diffusa (47,8% delle scuole). Il 57,5% dei plessi scolastici dispone , di questa strumentazione in ambienti esterni alla classe come i  laboratori informatici  o in aule specifiche per il sostegno nel 29,6% dei casi.

Nell’anno scolastico 2020-2021, secondo l’Istat, sono ancora troppe le barriere fisiche presenti nelle scuole italiane: solamente una scuola su tre risulta accessibile per gli alunni con disabilità motoria.

La situazione nella nostra regione è critica  trovandosi all’ ultimo posto nella graduatoria nazionale; a fronte di una accessibilità nel 27,% delle scuole, risultano non accessibili nel 51,2%.

L’assenza di un ascensore o la mancanza di un ascensore adeguato al trasporto delle persone con disabilità rappresentano le barriere più diffuse (45%). Frequenti sono anche le scuole sprovviste di servoscala interno (29%) o di bagni a norma (24,4%). All’interno dell’edificio, invece, raramente si riscontra la presenza di scale (6% dei casi) o porte non a norma (3%).

L’accessibilità degli spazi deve comprendere anche gli ausili senso-percettivi destinati a favorire l’orientamento, all’interno del plesso, degli alunni con disabilità sensoriali:in Calabria solo il 10,8% delle scuole dispone di segnalazioni visive per studenti con sordità o ipoacusia, mentre le mappe a rilievo e i percorsi tattili, necessari a rendere gli spazi accessibili agli alunni con cecità o ipovisione, sono presenti solo nell’1,3 % delle scuole, mentre quelle con almeno uno o due dispositivi sono il 77,0%.

La situazione riguarda tutto il territorio nazionale, con poche differenze tra il Nord e il Sud del paese. Nonostante si rilevi ancora un grave ritardo nei livelli di accessibilità, solo il 22,1% delle scuole calabresi ha effettuato, nel corso dell’anno scolastico, lavori finalizzati all’abbattimento delle barriere architettoniche mentre il 21,7% di scuole dichiara di non averlo fatto anche se l’edificio ne avrebbe avuto bisogno.

Secondo i dati dell’ISTAT nelle scuole italiane sono in costante aumento gli alunni con Bisogni educativi seciali (BES).Più della metà sono allievi con disturbi specifici dell’apprendimento(53%);l’altra quota più importante è rappresentata dallo svantaggio socioeconomico, linguistico, culturale(35%).

Rispetto all’anno scolastico 2017/18 , negli ultimi due anni l’incremento degli studenti BES  stato del 29% sugli alunni iscritti, equivalente a circa 60mila studenti in più.

A livello territoriale l’Istat ha riscontrato un aumento significativo nelle regioni del Centro(+33%), seguite da quelle del Sud(+31%) e del Nord (+26%).

L’aumento degli alunni BES è costante in tutti i gradi scolastici. I Disturbi specifici dell’apprendimento(DSA) rappresentano circa il 5% della popolazione scolastica in Italia.Negli ultimi anni le diagnosi di casi di dislessia, disortografia, disgrafia e discalculia sono aumentati Considerevolmente.

Le statistiche fornite dal Ministero dell’Istruzione, che annualmente pubblica un report sugli studenti con DSA nella scuola italiana, ci indicano che gli alunni con certificazione DSA, nell’anno scolastico 2018/2019, erano 298.114, pari al 4,9% del totale degli alunni. Proiettando questa percentuale sulla popolazione nazionale, si può quindi ipotizzare che le persone con DSA in Italia siano quasi 3 milioni.

Il 2021 ha segnato i 50 anni dell’inclusione scolastica, con la legge 118 del 31 marzo 1971. A volte invece, dalle testimonianze delle famiglie, sembra che nell’inclusione la scuola creda ancora poco e ancor meno nelle potenzialità dei bambini e ragazzi con disabilità.

C’è bisogno, dunque, di un ritorno alle origini, al senso stesso dell’integrazione a scuola, che è nata con le migliori intenzioni e che molto spesso riesce ancora adesso a rappresentare un esempio anche a livello internazionale. Occorre crederci davvero, tornare a formare alla disabilità l’intera scuola, non solo gli addetti ai lavori. Come sempre si tratta di un’operazione sulla cultura, non sulle barriere.

Il nostro territorio deve raggiungere alti livelli di qualità nell’integrazione all’interno dei servizi educativi, delle scuole e degli enti di formazione professionale, anche attraverso gli sforzi di integrare strumenti, progetti e politiche. Si apra, perciò, una stagione nuova verso un mondo post-Covid inclusivo e accessibile.

E quest’anno ci sono due occasioni da non sprecare:le 25 ore di formazione obbligatoria in servizio per tutti gli insegnanti che hanno in classe un alunno con disabilità per tutti i docenti e il PEI- Piano educativo individualizzato che deve essere redatto secondo il nuovo modello nazionale in base all’approccio biopsicosociale della Convenzione Onu sui diritti delle persone con disabilità.

Abbiamo sempre parlato di bisogni e servizi: ora inizia un’epoca, certamente compromessa dal punto di vista economico e dagli effetti perversi della pandemia, ma proprio per questo in una scala di priorità dei bisogni dobbiamo parlare di diritti e responsabilità. (gl)

[Il prof. Guido Leone è stato dirigente tecnico dell’Ufficio scolastico regionale della Calabria]

NEI PICCOLI CENTRI GLI ISTITUTI MIGLIORI
CHE BELLA REALTÀ LA SCUOLA IN CALABRIA

Dimenticatevi l’idea che, solo nelle grandi città, la formazione superiore sia necessariamente di ottimo livello, e pensate, invece, in piccolo, molto piccolo. E guardate a quei piccoli centri, in Calabria, che, a dispetto di tutto e tutti, offrono la migliore formazione superiore ai suoi studenti, preparandoli al meglio non solo per l’università, ma anche al lavoro dopo il diploma.

A dirlo è l’edizione 2020 di Eduscopio.it, il report delle Scuole Superiori che meglio preparano agli studi universitari o al lavoro dopo il diploma della Fondazione Agnelli, che si propone di aiutare gli studenti e le loro famiglie nel momento della scelta della scuola dopo la terza media.

Per la nuova edizione di Eduscopio, il gruppo di lavoro della Fondazione Agnelli, coordinato da Martino Bernardi, ha analizzato i dati di circa 1.275.000 diplomati italiani in tre successivi anni scolastici (anni scolastici 2014/15, 2015/16, 2016/17) in circa 7.400 indirizzi di studio nelle scuole secondarie di II grado statali e paritarie e, in Calabria, ha individuato a Belvedere Marittimo, Vibo Valentia, a Crotone e ad Amantea i migliori Licei – i primi in classifica – che preparano gli studenti per gli indirizzi classico, scientifico, linguistico, tecnico economicotecnico tecnologico.

Dunque, primeggiare sono, per il Liceo Classico, il “Campanella” di Belvedere Marittimo (71,94),  “Bachelet” di Spezzano Albanese (70,69), “Campanella” di Reggio Calabria (67,41); per il Liceo Scientifico il “Machiavelli” di Vibo Valentia (77,47); “Mattei” di Castrovillari (76,13); “Galilei” di Lamezia Terme (74,24); per il Liceo Linguistico il  “Gravina” di Crotone (69,98);  “De Nobili” di Catanzaro (65,80);  “Fermi” di Catanzaro (64,21); per il Tecnico Economico il “Mortati” di Amantea (54,06); “Pezzullo-Serra-Quasimodo” di Cosenza (50,39); Itgc-Ipseoa di Diamante (50,14) e per il Tecnico Tecnologico il “Donegani” di Crotone (53,17);  “Fermi” di Castrovillari (53,05); Polo Tecnologico di Lamezia Terme (51,90).

Soddisfazione, poi, è stata espressa da Bruna Falcone, assessore alla Cultura di Roccella Jonica, il cui Liceo Scientifico “Pietro Mazzone” si è classificato, con un punteggio di 66.49, terzo tra gli istituti della provincia di Reggio Calabria della medesima tipologia (Liceo scientifico – corso tradizionale), dopo i Licei scientifici “Leonardo da Vinci” di Reggio Calabria con punteggio pari a 69,4 e  “M. Guerrisi” di Cittanova con punteggio del 67,54. 

Per quanto riguarda l’indirizzo Liceo scientifico – Scienze applicate, invece, il liceo si è classificato al primo posto nella provincia di Reggio Calabria.

«In questo tempo di emergenza sanitaria – ha detto l’assessore Falcone – che,  dallo scorso mese di marzo,  ha messo tutti alla prova richiedendo anche un nuovo modo di fare scuola, con  nuove modalità didattiche e strategie di apprendimento, questo risultato ci inorgoglisce e ci carica di entusiasmo portando tutta l’Amministrazione ad esprimere sentimenti di vera gratitudine alla Dirigente scolastica Rosita Fiorenza che, con la sua professionalità e competenza, ha saputo, unitamente a tutta la comunità scolastica che rappresenta, confermare i traguardi prestigiosi ed addirittura migliorarli fino a far raggiungere il primo posto all’indirizzo Scienze Applicate. Un plauso ai docenti che con spirito di sacrificio e capacità di adattarsi alla nuova metodologia sono stati in grado di “reinventarsi” nelle tecniche e tecnologie  utilizzate e, così facendo,  hanno saputo e potuto mantenere vivo l’interesse degli studenti ed il dialogo formativo con gli stessi». 

«Congratulazioni agli studenti – ha detto ancora – che hanno dimostrato le proprie competenze raggiunte e le capacità maturate a seguito del percorso formativo nel liceo di Roccella ed il mio augurio, che esprimo anche a nome di tutta l’Amministrazione Comunale,  è di non smettere mai di studiare. Sono fortemente convinta che ‘il sapere rende liberi’ e soltanto con lo studio si potrà costruire una società altrettanto  libera, soltanto lo studio darà le giuste risorse ad ognuno per affrontare la vita e le decisioni più opportune durante il cammino.    Il risultato raggiunto dal Liceo scientifico “Pietro Mazzone” nella graduatoria nazionale fa sì che il nostro liceo sia eccellenza e chiaro punto di riferimento nell’ambito socio culturale  della Locride e dell’intera regione. Il mio auspicio  è che il livello della scuola possa mantenersi sempre alto e al passo con le sfide che la formazione universitaria e il mercato del lavoro impongono di anno in anno».

«A tutti gli studenti – ha concluso – un augurio sentito e non formale per un futuro ricco di crescita». (rrm)