Sentenza Miramare, Klaus Davi: Il centrodestra porti fino in fondo iniziativa di dimissioni

Il massmediologo e giornalista Klaus Davi, ha auspicato che il centrodestra vada fino in fondo con l’iniziativa delle dimissioni.

Davi, infatti, ha rilevato come «per ora il centrodestra si dimette solo attraverso comunicati stampa e, per dire la verità, hanno parlato esattamente una settimana dopo il nostro primo intervento in merito alla sentenza Miramare che ha riguardato Falcomatà e scimmiottandone i contenuti. Insomma, ci hanno messo un bel po’ a fotografare la situazione politica e a prendere una decisione. E il comunicato che è stato diffuso ieri notte mi è sembrato più frutto di un’imposizione dall’alto che conseguenza di una volontà effettiva dei consiglieri comunali a dimettersi».

«Non so se poi lo faranno veramente – ha aggiunto – e non so se otterranno lo scopo, questo è un problema che riguarda loro. Posso solo osservare che se l’alternativa a Falcomatà deve essere l’ennesima cugina, comare o amica di qualche notabile, allora non so quale sia la peggiore fra le due alternative. Tra l’altro, la prima cosa che ha detto Giusy Princi, la neo vicepresidente della Regione Calabria, è che grazie a lei i giovani calabresi non abbandoneranno più la regione. La dottoressa Princi si è presa una bella responsabilità e può star sicura che valuteremo con estrema attenzione nei prossimi mesi l’impatto delle sue esternazioni».

«Ma, al di là di queste aspirazioni – ha proseguito – che peraltro sono legittime e ci auguriamo vengano portate a termine, il quadro di Reggio Calabria è desolante e devastante da qualsiasi punto di vista lo si osservi. Da una parte a menare le danze sono i soliti Nino De Gaetano e Sebastiano Romeo, ma non avevamo alcun dubbio: fin dal giorno del dopo elezioni avevamo detto e scritto che sarebbe stato così. Dall’altra, invece, a dominare sono incertezza ed eccessiva timidezza nel voler abbandonare piccole posizioni di privilegio».

«L’auspicio – ha concluso – è naturalmente che il centrodestra porti fino in fondo e sia coerente con i suoi enunciati. Intanto si assiste allo sgretolamento a livello nazionale e non solo della reputazione di una città in cui a comandare sono le solite bande di impresentabili. A proposito, i puristi della legalità in merito ai kingmaker delle trattative non hanno niente da dire?». (rrc)

REGGIO, LA CONDANNA PER IL MIRAMARE
VIA FALCOMATÀ, VICE BRUNETTI E VERSACE

di SANTO STRATI  – E, alla fine, il primo verdetto sulla vicenda Miramare è arrivato, destinato a scombussolare ulteriormente gli assetti amministrativi di Comune e di Città Metropolitana di Reggio: condannato il sindaco Giuseppe Falcomatà (1 anno e 4 mesi) e quasi tutta la ex Giunta (1 anno) unitamente a due dirigenti e al presidente dell’Associazione Sottoscala. Il processo, com’è noto, riguardava l’affidamento senza bando e in via preferenziale a un’associazione privata, il cui capo era un buon amico del sindaco. Se eticamente il comportamento di Falcomatà è sicuramente censurabile (e quanto meno la colpevole ingenuità non merita giustificazioni), dal punto di vista giuridico la sentenza è alquanto controversa. Le sentenze – questo è chiaro – non si discutono, ma si possono e si devono commentare: secondo l’impianto difensivo che pareva solido non c’è stato l’ingiusto profitto, non c’è stato abuso d’ufficio, anzi il Comune ha risparmiato i costi di riadattamento del piano terra dopo anni di chiusura del Miramare, e l’affidamento “temporaneo” e provvisorio in attesa di una regolare gara non sembra penalmente rilevante. I giudici, difatti, hanno assolto tutti dall’accusa di falso, ma hanno accertato l’abuso d’ufficio. Un reato che perseguita tutti gli amministratori locali, anche solo se si sposta una penna da una scrivania all’altra, e andrà sicuramente rivisto, perché diversamente nessuno accetterà più di fare il sindaco. Serve una tutela diversa per i sindaci, una revisione del cosiddetto reato di abuso d’ufficio: l’Anci sta muovendosi da tempo in questo ambito, ma è necessaria una precisa volontà politica che impegni il governo per una riforma adeguata in questo campo. Secondo Anci Calabria «appare infatti improcrastinabile un intervento legislativo rispetto a un reato che è privo di indicazione di condotte specifiche risultando utilizzabile per qualsiasi condotta/atto amministrativo. Emerge la necessità di accelerare il processo di rivisitazione delle predette norme sia perché l’abuso d’ufficio è un reato estremamente fumoso e privo di tipizzazione della condotta e sia perché la legge Severino, che prevede la sospensione degli amministratori in caso di condanna anche solo di primo grado e, quindi, non definitiva, appare in palese contrasto con i principi costituzionali e comunitari relativi alla presunzione di innocenza».

[GUARDA IL VIDEO DI LUIGI PALAMARA DELLA LETTURA DELLA SENTENZA E IL PRIMO COMMENTO DI GIUSEPPE FALCOMATÀ]

Sentenza Miramare

Il secondo grado di giudizio potrà ribaltare la sentenza, ma questa è materia dei giudici. Vale la pena, invece, di valutare gli effetti “disastrosi” di questo verdetto. In base alla legge Severino, il sindaco Falcomatà ha già ricevuto ieri sera dal prefetto Mariani la notifica di sospensione per 18 mesi e lo stesso provvedimento vale per il vicesindaco metropolitano Armando Neri (e altri consiglieri, incluso l’assessore Muraca), con l’evidente risultato di creare non pochi disagi nell’amministrazione cittadina e dei comuni dell’area metropolitana. Falcomatà un’ora prima del verdetto aveva provveduto a nominare i “sostituti”, ovvero chi guiderà materialmente Comune e MetroCity per i prossimi 18 mesi: revocato l’incarico di vicesindaco a Tonino Perna (che però rimane assessore con le stesse deleghe di prima), Falcomatà ha disposto l’atto di nomina con apposito decreto di Paolo Brunetti, attuale assessore all’Ambiente, a vicesindaco di Palazzo San Giorgio, il quale manterrà le stesse deleghe; alla MetroCity, vista la vacatio obbligata per la condanna dell’attuale vice Neri, Falcomatà, in qualità di sindaco metropolitano ha nominato vicesindaco Carmelo Versace, il quale manterrà anche lui le precedenti deleghe. Formalmente non ci sono impedimenti che possano impedire a Comune e MetroCity di mandare avanti progetti e iniziative già avviate e, soprattutto, gestire i fondi del PNRR destinati a Reggio, ma sostanzialmente a molti reggini la cosa andrà molto probabilmente di traverso.

La Città di Reggio aveva (ha) bisogno di un sindaco nel pieno possesso delle sue prerogative, in grado di portare avanti idee e progetti per i quali ha ricevuto il consenso di gran parte della cittadinanza: i reggini si ritrovano, invece, con due “vice” (con tutta la stima e il rispetto per Brunetti e Versace) che volere o volare potranno (o dovranno), per tante ragioni, limitarsi a una più che ordinaria amministrazione. COn un sindaco “eletto” ma assente e impossibilità d amministrare la Città e un Consiglio comunale diverso da quello uscito dalle urne. Questo è incontrovertibile.

Sarebbe stato meglio il commissariamento e il ritorno alle urne? Secondo l’opposizione, ovviamente sì, ma l’opzione delle dimissioni non ha mai sfiorato Falcomatà, forse per scaramanzia, forse perché il sindaco era fiducioso in un verdetto favorevole) e il primo cittadino si trova adesso in una scomoda posizione che (formalmente) gli impedisce qualsiasi iniziativa politica. Formalmente perché, in realtà, i due vice sono suoi fedelissimi e possono avere i “suggerimenti” adeguati del sindaco costretto al riposo, ma nella sostanza tutto ciò potrebbe trasformarsi e divenire una routine di scarso vantaggio per la città. Facendo due conti, tra 18 mesi, ci saranno le elezioni politiche (salvo imprevisti o voto anticipato) e in questa condizione sarà difficile per Falcomatà pensare – come si poteva prevedere – a una candidatura nazionale. La mossa intelligente, probabilmente, sarebbe stata quella di dimettersi prima della comunicazione della sospensiva prefettizia e costringere così allo scioglimento tutto il Consiglio comunale, ma tutto ciò, nel contempo, sarebbe diventato un irrimediabile regalo alle destre che sulla scia positiva di Occhiuto potrebbero, agevolmente “riprendersi” Reggio. D’altro canto, non dimentichiamo che la sentenza toglie dal Consiglio comunale anche l’assessore Giovanni Muraca (ex-poliziotto con delega ai Lavori pubblici), e i consiglieri comunali Nino ZimbalattiSaverio Anghelone (Cambiato con Toti, oggi Coraggio Italia) e Giuseppe Marino, in atto capogruppo Pd.

Un patatrac da cui è difficile venir fuori senza fare danni, sia in un caso sia nell’altro. Come possa funzionare la Città dopo questo gigantesco scossone all’amministrazione è un interrogativo che in tanti a Reggio si stanno ponendo. Intanto si sa come cambia il Consiglio: entrano Giovanna Teresa Pensabene (589 preferenze) al posto di Giuseppe Marino (aveva avuto 1070 voti), Antonio Ruvolo (502 voti) al posto di Nino Zimbalatti (700 voti) e Gianluca Califano (738 voti) al posto di Saverio Anghelone (1019 voti) e ad Armando Neri (che aveva preso 1079 voti) subentra Lavinia Marino (335 voti). La sostituzione dell’assessore Muraca, invece, dovrà essere decisa, con buona probabilità, dal vice Brunetti in qualità di facente funzioni di sindaco, soltanto nei prossimi giorni. Alla MetroCity, inoltre, per effetto della sospensione di Marino, Zimbalatti e Neri dovrebbero subentrare rispettivamente Giovanni Latella, Giuseppe Sera e Giuseppe Giordano.

Il sindaco Giuseppe Falcomatà ha accolto con pacatezza la sentenza, incontrando i giornalisti fuori dell’aula bunker: «Aspettiamo le motivazioni. Il tribunale ha accolto la tesi dell’accusa per l’abuso d’ufficio, ma ha dato ragione a noi per  il reato di falso per il quale c’è stata l’assoluzione. Non è previsto alcun rimpasto di Giunta, l’Amministrazione andrà avanti, con i nuovi vice appena nominati. Finiscono questi sette anni che sono stati duri, riabbracciamo le nostre famiglie e stiamo più tranquilli. C’è già un ricorso sulla costituzionalità della legge Severino, quindi staremo a vedere eventuali risvolti per quanto riguarda il provvedimento di sospensione».

Tanti, ovviamente i commenti, anche di diversa parte politica. In particolare, il sindaco di Catanzaro Sergio Abramo (in cordialissimi rapporti con il padre Italo Falcomatà) ha voluto esprimere piena solidarietà al collega reggino: «Sono convinto che Giuseppe Falcomatà saprà dimostrare la propria assoluta estraneità ai fatti che gli sono contestati e che gli sono costati la condanna, in primo grado, da cui deriverà anche la sospensione in base alla legge Severino. Pur sottolineando il profondo rispetto nell’operato della Magistratura, e senza voler esprimere giudizi in merito a quanto stabilito dal tribunale di Reggio, non posso non sottolineare la mia più profonda solidarietà, umana e politica, a Giuseppe. Lo conosco da anni e, in virtù della collaborazione e della condivisione di idee e progetti che avevo con un gigante come il padre Italo, ho da decenni instaurato un fortissimo rapporto di amicizia con tutta la sua famiglia. Sono assolutamente sicuro – ha detto Abramo – che certe condotte non fanno parte del suo modo di essere, così come sono sicuro che darà battaglia in ogni altra sede possibile per ristabilire la verità e ritornare più forte di prima. Glielo auguro di cuore, ma ribadisco pure che gli amministratori locali abbiano bisogno di norme più precise per essere meglio tutelati. I sindaci sono il primo punto di riferimento per i cittadini, ma anche quelli che pagano sulla propria pelle pur non avendo responsabilità dirette. Il Governo faccia qualcosa per difenderli». Anche il presidente dell’Anci (Associazione dei Comuni d’Italia) Antonio De Caro ha voluto esprimere piena solidarietà al sindaco reggino: «Nel rispetto della sentenza e riponendo piena fiducia nel corso della giustizia, non posso che esprimere la mia vicinanza a Giuseppe Falcomatà, del quale in questi anni abbiamo conosciuto la dedizione al lavoro nell’interesse della sua comunità, che in un momento come questo si ritroverà senza guida politica e amministrativa».

L’opposizione ha trovato in Matteo Salvini la voce più grossa. «Fra condanne, scandali e denunce di brogli e rifiuti dovunque, Falcomatà non molla la poltrona e lascia i cittadini di Reggio allo sbando: dimissioni!». Secondo il massmediologo Klaus Davi «sul piano politico l’unica cosa che si deve fare è tornare a votare, perché questa è una fase in cui Reggio deve avere un primo cittadino con pieni poteri che possa difendere la città e garantire che a essa vengano destinati i giusti investimenti ricavati dal PNRR». Acido il commento dell’ex consigliere comunale Nino Castorina (arrestato per la storia dei brogli elettorali e ancora in attesa di processo): «Oggi chi chiese all’epoca le mie dimissioni (ovviamente non rese) è stato dimissionato da una sentenza di primo grado che certifica un abuso d’ufficio e che chiarisce come la faccia di determinati personaggi è simile ad una parte meno nobile del corpo umano». (s)