Al Parco Naturale Regionale delle Serre nascerà un Biodistretto.
Si tratta di un importante strumento di valorizzazione del territorio e delle produzioni di qualità, che è inteso anche come territorio in cui si verificano condizioni particolarmente favorevoli per produzioni di elevata qualità basate su processi produttivi a basso impatto, consente di perseguire efficacemente obiettivi di tutela ambientale, di rafforzamento del sistema economico e, non ultimo, di promozione dell’immagine territoriale.
Il commissario, Giovanni Aramini, e il direttore, Francesco Maria Pititto, infatti, hanno già avviato una prima fase di confronto con i soggetti che possono contribuire all’efficacia dell’iniziativa, con l’obiettivo della costituzione formale del biodistretto nel giro di pochi mesi.
«La mission del Parco, come è noto – si legge in una nota – riguarda la tutela degli ecosistemi, del paesaggio naturale e della biodiversità. Tali obiettivi devono necessariamente coniugarsi con adeguati modelli produttivi in grado, tra l’altro, di garantire soddisfacenti condizioni economiche e sociali alle popolazioni locali. L’agricoltura, se da una parte può contribuire alla tutela delle risorse naturali, dall’altra, può essere causa di forti squilibri ambientali con conseguenze deterioramento della qualità delle produzioni».
«Nel rapporto sui prodotti fitosanitari negli alimenti, elaborato dal Ministero della Salute per l’anno 2017 – continua la nota – è stato evidenziato come ben il 48% dei campione di frutta analizzati è risultato con presenza di residui di fitofarmaci, seppur entro i limiti consentiti dalle norme vigenti. Tale percentuale scende al 6,7% nel caso di produzioni biologiche, a conferma dell’efficacia di tale metodo di produzione. Anche il rapporto sullo stato dell’ambiente pubblicato da Ispra per l’anno 2017 ha evidenziato il grande impatto dell’agricoltura intensiva sulla qualità delle acque superficiali e profonde, rispettivamente con il 67% ed il 35% di campioni con residui di pesticidi».
«L’agricoltura biologica – prosegue la nota – al contrario, consente di ridurre significativamente l’impatto dei sistemi agricoli e di garantire la salubrità dei prodotti. Sono due le condizioni che rendono l’agricoltura biologica una straordinaria opportunità per il territorio del Parco delle Serre. La prima riguarda le peculiarità di un territorio complessivamente non distante dai presupposti ambientali del metodo di produzione biologico. Un territorio solo marginalmente interessato da sistemi agricoli intensivi dove ragioni geografiche, storiche e sociali hanno rallentato l’affermazione di modelli produttivi basati su significativi input chimici».
«Una marginalità produttiva – continua la nota – che diventa un punto di forza di una strategia orientata a fare assumere una centralità nuova a sistemi produttivi sostenibili dal punto di vista ambientale. La seconda opportunità riguarda un mercato del bio in netta crescita. A fronte di una stagnazione dei consumi, anche di prodotti agroalimentari, il consumo dei prodotti bio cresce con tassi a doppia cifra da ormai un decennio».
«In questo contesto – si legge ancora – il Parco delle Serre intende attivare un percorso virtuoso basato sulla creazione di una rete di relazioni fra produttori del settore agricolo e agroalimentare, operatori della distribuzione e della ristorazione collettiva, consumatori, con il fine ultimo della valorizzazione e della promozione dei prodotti tipici del territorio. In tale percorso appare fondamentale il coinvolgimento delle amministrazioni locali, a partire dai 26 Comuni del Parco, dei Gruppi di Azione Locale che operano sul territorio, da istituzioni scientifiche con competenza in materia agro ambientale (Facoltà di Agraria di Reggio Calabria, Crea – Consiglio per la Ricerca in Agricoltura, Arsac – Agenzia Regionale per i Servizi in Agricoltura) e, non ultimo, dal mondo imprenditoriale che opera nell’agroalimentare e nella distribuzione».
«Nel territorio – conclude la nota – potenzialmente interessato alla costituzione del biodistretto operano attualmente circa 2.100 aziende bio per complessivi 27.000 ettari gestiti con il metodo dell’agricoltura biologica certificata, con produzioni che spaziano dall’ortofrutta alla zootecnia, dalla viticoltura all’olivicoltura e alla produzione di miele. Un paniere di prodotti che potrà avvantaggiarsi, anche ai fini della promozione, dell’immagine positiva derivante da un territorio appartenente al sistema delle aree protette, quindi di elevata qualità ambientale». (rvv)