Tavernise (M5S): Siano adottare misure per tutelare i lavoratori esposti al caldo

Il consigliere regionale e capogruppo del Movimento 5 StelleDavide Tavernise, ha rivolto un appello al presidente della Regione, Roberto Occhiuto e ai sindaci di adottare provvedimenti volti alla tutela dei lavoratori esposti a elevate temperature.

«Da settimane – ha spiegato – esperti di salute e clima chiedono alla politica, quindi a chi è chiamato per legge a tutelare la salute dei cittadini, interventi adeguati per tenere al sicuro le fasce di popolazione particolarmente esposte ai rischi dovuti al caldo. La recente morte del bracciante agricolo in Calabria, rappresenta, così, l’ennesima ferita ad una popolazione che da decenni chiede alla politica di dare concretezza alla parola dignità».

«Valore, quello della dignità – ha aggiunto – elevato a fondamentale dalla nostra costituzione. Una morte che nel sud segue in ordine di tempo quella di diversi braccianti agricoli, e accade nonostante l’Inail, a proposito dello stress-termico, ricordi da più tempo che i “lavori pesanti in ambienti severi caldi sottopongono il sistema cardiovascolare a notevoli condizioni di sforzo, che possono causare il cosiddetto colpo di calore”, portando alla morte nel 15-25% dei casi, quando la temperatura sale sopra i 42°C circa. Al momento, per questa torrida stagione estiva, nessun provvedimento concreto, in Calabria, si registra a tutela della salute dei cittadini più esposti ai rischi del caldo, come chi è chiamato a svolgere lavoro nei campi».

«Non solo la Puglia –  ha proseguito – anche la Calabria, in realtà,  ha vietato l’attività agricola in condizioni di esposizione prolungata al sole. Ma il provvedimento, l’ordinanza numero 44, in materia di igiene e sanità pubblica, risulta firmato il 30 giugno, dello scorso anno, dall’allora presidente della regione Nino Spirlì».

«Provvedimento, oggi inefficace – ha spiegato – che recita: “È vietato il lavoro in condizioni di esposizione prolungata al sole, dalle 12.30 alle ore 16 con efficacia immediata e fino al 31 agosto 2021, sull’intero territorio regionale nelle aree o zone interessate dallo svolgimento di lavoro nel settore agricolo, limitatamente ai soli giorni in cui la mappa del rischio indicata sul sito https://www.worklimate.it/scelta-mappa/sole-attivita-fisica-alta/ riferita a lavoratori esposti al sole con attività fisica intensa ore 12.00, segnali un livello di rischio Alto”. Con conseguenze sanzionatorie, per come dettate dall’art. 650 c.p., in caso di inosservanza degli obblighi prescritti».

«L’auspicio, dunque – ha concluso il consigliere regionale – è che Occhiuto riprenda quel provvedimento agendo, così, per tutto il territorio regionale, ma i sindaci non si sentano esclusi, perché se la politica regionale dovesse mostrarsi sorda, nel territorio di riferimento possono comunque, allo stesso modo, intervenire. Si tratta, dunque, di un provvedimento che ha nessun colore politico che tutela lavoratori particolarmente esposti ai rischi del caldo. Rischi che possono valere anche per quanti lavorano nei cantieri e nel florovivaismo, per cui in assenza di indicazioni anzitutto le aziende cautelino e tutelino i lavoratori, rispettando le norme generali sulla salute e sicurezza nei luoghi di lavoro». (rrc)

Il ministro Carfagna: I sindaci avranno fondi e tecnici per il Recovery al Sud

«I sindaci avranno fondi e tecnici per il Recovery al Sud». È quanto è stato reso noto dal ministro per il Sud, Mara Carfagna, in una intervista a La Repubblica a firma di Roberto Mania.

Il ministro, infatti, ha evidenziato come «la presa di posizione dei sindaci segna una positiva evoluzione del dibattito: dalla rivendicazione a prescindere di una maggiore quantità di fondi alla consapevolezza che il vero problema non è il “quanto” ma il “come”».

«Ho spiegato, per mesi – ha aggiunto – che la quota del 40 per cento del Pnrr era oggettivamente il massimo che si potesse sperare di assorbire sui territori meridionali in cinque anni: l’attuale riflessione dei sindaci conferma questa mia convinzione e consente un confronto più realistico sul sostegno da dare alle amministrazioni, sul quale sono già attivate diverse iniziative».

La Carfagna, infatti, ha evidenziato come «i sindaci sindaci pongono all’attenzione un tema vero: come spendere i tanti soldi che il Sud ha a disposizione per i prossimi anni. Vanno ascoltati», ed è per questo chw «in otto mesi di Governo, ho ho avviato un’interlocuzione positiva con tutte o quasi tutte le amministrazioni meridionali sulle difficoltà legate a singoli interventi, anche esterni al Pnrr».

Per quanto riguarda l’assunzione di tecnici e professionisti, il ministro ha spiegato che «la prima tornata del Concorso Sud ha consentito di selezionare 775 tecnici e le procedure finalizzate alle assunzioni sono in corso. Il secondo bando, che prevede una maggiore apertura ai giovani professionisti, è già aperto e va a scadenza il 15 novembre: selezionerà in tempi brevi altre 2022 risorse tecniche».

«E poi – ha spiegato – c’è il fondo in favore di Regioni ed enti locali per il conferimento di incarichi di collaborazione a professionisti ed esperti: il 40 per cento, 128 milioni circa in quattro anni, andrà al Sud. Ma lo stanziamento principale riguarda i fondi per la progettazione: 161 milioni a disposizione di piccoli Comuni, aree interne, province e Città metropolitane del Sud per dotarsi di un parco progetti affidandosi a professionisti privati. Una città come Napoli avrà a disposizione circa un milione di euro. Ovvio che tutto ciò non sia sufficiente a colmare i vuoti d’organico accumulati negli anni dai Comuni, ma stiamo cercando di fare il massimo per attivare un circuito virtuoso tra progettazione, investimenti, ricadute sul territorio».

Soddisfazione è stata espressa da Rosanna Mazzia, che fa parte della Rete dei Sindaci del Recovery Sud, che ha sottolineato come ci sia «una nuova classe dirigente al Sud, tanti Sindaci capaci, competenti e consapevoli, che chiedono di essere ascoltati. Quando questa richiesta viene accolta, la Politica nazionale si avvicina ai bisogni dei Cittadini». (rrm)

Manna (Anci Calabria): Avviate azioni per ruolo dei sindaci per rilanciare la regione

Il presidente di Anci CalabriaMarcello Manna, ha reso noto di aver avviato, «da subito, una serie di azioni che permetteranno a noi sindaci di avere quel ruolo determinante nel rilanciare la nostra regione».

Tanti gli attestati di stima e auguri arrivati al neopresidente: «segno che il cambio di passo era necessario e sentito da parte di tutti. L’uscita dal commissariamento, ci auguriamo, faccia da spartiacque anche per quei settori nevralgici quali sanità e servizi essenziali che richiedono da parte nostra maggiore attenzione».
«Cominceremo – ha spiegato Manna – dall’ottimo lavoro svolto sinora da Francesco Candia che, ne siamo certi, continuerà a contribuire alla crescita della nostra associazione. Altresì il comitato direttivo dovrà riprendere le fila del discorso e riprendere il dialogo con tutti i sindaci del nostro territorio. Inoltre andrà avviata una fitta sinergia con ANCI Giovani che rappresenta il futuro della nostra regione. La Calabria ha bisogno di ripartire e di essere messa nelle condizioni di farlo. Tante le opportunità che ci aspettano».
«Il nostro – ha concluso – è un progetto politico che vede non nelle appartenenze, ma nella forza dell’azione comune un approccio che potrà riportare la nostra regione a valorizzare il proprio patrimonio identitario, culturale, sociale, economico, innovativo». (rcs)

L’OPINIONE/ Marcello Manna: La Calabria e il futuro

di MARCELLO MANNA – È un tempo in cui è necessario, oltre che opportuno, chiedersi quale progetto per il futuro della nostra regione. Ci sono le risorse del Recovery fund, nello stesso tempo sono previste le elezioni del nuovo governo regionale, ci sono emergenze che da tempo attendono risposta. Una classe politica degna di questo nome deve affrontare con estrema determinazione e in poco tempo questi temi.

Servono programmi realizzabili, progetti esecutivi che consentono di aprire immediatamente i cantieri. Serve una idea di valorizzazione dei nostri territori, che sono particolarmente ricchi di attrattive turistiche e enogastronomiche, e di tanto altro.
Abbiamo numerosi impianti di acque termali; piccoli ma indispensabili porti turistici; siti che consentono anche il turismo religioso; siti archeologici e per ultimo, ma non per ultimo, eccellenze enogastronomiche, tanto da far dire alla ambasciatrice del Libano in Italia, di recente in visita in Calabria, di quanto sia attrattiva la nostra regione e dell’interesse che suscita ad importanti investitori economici.

L’elenco potrebbe continuare, ma qui è necessario capire se e come intervenire per il rilancio della nostra regione. Le emergenze sono tante. Quella occupazionale e sociale in primis. L’emergenza abitativa (da quanto tempo non si propone una politica che si occupa della richiesta abitativa della nostra regione.)

Bisogna programmare la autosufficienza degli impianti sul tema dei rifiuti. Il ritardo su questa materia è enorme. Predisporre quanto necessario per intercettare i finanziamenti per gli impianti idrici e depurativi. Su questo tema, siamo tra le ultime regioni d’Europa. Tanti temi che meriterebbero un nuovo modo di affrontare la programmazione regionale.

Un cantiere delle idee da predisporre velocemente per individuare gli obiettivi primari, e scongiurare il distacco della regione dallo intero paese. Il ruolo centrale che abbiamo geograficamente nel mediterraneo possa diventare centrale anche per scambi commerciali economici e culturali di tutti i paesi che si affacciano sul mediterraneo. Abbiamo bisogno di tutto questo. Di progetti ambiziosi ma possibili.

Un ruolo concreto dovrà svolgerlo l’Anci regionale. Sono gli amministratori e i sindaci calabresi che possono concorrere verso una idea progettuale concreta, determinata e pragmatica. I sindaci e gli amministratori locali ai quali va riconosciuto la conoscenza capillare del territorio e dei problemi. Quelli che sono in prima linea ogni giorno a fronteggiare le grandi criticità del nostro territorio e del nostro tempo, privi per lo più di adeguati mezzi.

L’Anci, ritengo, non dovrà più solo intervenire quando c’è da risolvere una emergenza o una criticità. L’Anci dovrà essere un organismo consultivo e propositivo per il governo regionale. Pensare di costituire degli ambiti territoriali omogenei che possano presentare una offerta turistica, enogastronomica e naturalistica che ponga le basi per uno sviluppo anche della politica del lavoro e dalla occupazione. I nostri territori e le nostre città, legate da una idea di sviluppo di ambito territoriale, che deve esser fatto proprio dalla politica regionale e nazionale. Le politiche sociali devono vedere le amministrazioni comunali in prima linea nei progetti di riforma ripensando allo assetto regionale complessivo.

Mai più imbarazzanti silenzi in campo urbanistico, di sviluppo del territorio o ancora peggio sulla sanità. L’ambizione di avere un ente regionale che funziona le cui riposte non tardano ad arrivare, superando i gravi e inescusabili silenzi che hanno accompagnato da sempre e accompagnano la macchina amministrativa.

Il ruolo dell’Anci che interrompe, per il ruolo ambizioso che deve avere ,il distacco della nostra regione dall’Italia.
La Calabria non deve diventare una isola staccata per crisi finanziaria economica, lavorativa dal resto dell’Italia. Non è questa l’isola che vogliamo. Il cambiamento non passa guardando gli altri. Siamo noi, chi parteciperà alle elezioni e verrà eletto, quelli che dovranno far percepire che una delle più belle regioni del nostro paese è anche una delle più efficienti, solidali e moderne. (mn)

Sindaco di Rende

Falcomatà (Anci): È il momento di riformare ruolo del sindaco

«La misura è colma, chi fa il sindaco non può continuare a caricarsi di immani responsabilità senza nessuna tutela. E’ il momento di riformare questo ruolo, i sindaci di tutta Italia lo stanno chiedendo, il Parlamento ed il Governo non possono voltarsi dall’altra parte». È quanto ha ribadito Giuseppe Falcomatà, sindaco di Reggio e delegato al Mezzogiorno e alla Coesione Territoriale di Anci, che ha partecipato alla manifestazione nazionale a Roma promossa dall’Associazione nazionale dei Comuni Italiani.

Complessivamente, sono oltre 600 i sindaci che hanno preso parte alla manifestazione pubblica di Anci. Un evento organizzato per sollevare l’attenzione della politica nazionale sul tema delle tutele da riconoscere al ruolo dei Sindaci, temi sui quali i primi Cittadini si stanno confrontando in queste ore per elaborare una serie di proposte correttive, da far pervenire a Governo e Parlamento, che consentano loro di continuare a lavorare per le comunità in un clima di maggiore serenità.

«Basta pacche sulle spalle che suonano come schiaffi – ha aggiunto Falcomatà intervenendo di fronte alla platea dei colleghi alla riunione del Consiglio Nazionale di Anci – dobbiamo reagire con forza, ne va della dignità delle istituzioni che rappresentiamo. Di fronte a questi schiaffi dobbiamo avere il coraggio di non porgere più l’altra guancia, ma di reagire chiedendo tutele per chi si carica della responsabilità, e dell’orgoglio, di rappresentare la propria comunità, lavorando quotidianamente in trincea, con rischi di ogni genere». (rrm)

 

De Caprio: I sindaci tornino a essere protagonisti nella battaglia contro covid-19

Il consigliere regionale di Forza ItaliaAntonio De Caprio, ha chiesto di fare in modo che «i sindaci ritornino ad essere gli attori protagonisti nella battaglia contro il Covid-19».

«Annulliamo le disparità di trattamento – ha aggiunto De Caprio – in riferimento alle vaccinazioni, e permettiamo loro di agire, sotto l’egida delle aziende sanitarie provinciali e i distretti sanitari. Solo così riusciremo ad uscire da questo limbo».

«Chiederò – ha affermato De Caprio – di voler valutare un cambio di passo, rispetto alla somministrazione dei vaccini. Praticità e immediatezza devono essere la bussola che ci traghetterà verso un porto sicuro. Coinvolgendo i primi cittadini, le Asp competenti e i distretti sanitari si può addivenire, nel più breve tempo possibile, ad una campagna di vaccinazione equa, così come sancito dal Piano nazionale e regionale».

«Il tutto – ha proseguito il consigliere regionale azzurro – senza creare disparità territoriali. La linea da seguire deve essere quella della collaborazione per arginare il contagio e salvaguardare la vita dei nostri anziani e delle persone più fragili che, in questo periodo, stanno patendo più di tutti. Bisogna ritornare al più presto a condurre una vita sociale normale».

«Sono sicuro – ha concluso Antonio De Caprio – che attuando un cambio di strategia, così come auspicato, la situazione migliorerà». (rrc)

Il sindaco Marcello Manna: Servono fondi per rilanciare l’economia della Calabria

Il sindaco di Rende, Marcello Manna, in vista del prossimo direttivo indetto domani da Anci Calabria, ha espresso «preoccupazione per la manifesta inadeguatezza delle misure che il Governo nazionale vorrebbe adottare, senza una reale condivisione di percorsi e scelte da compiere per ricondurre la nostra regione su un sentiero di sviluppo e crescita».

«Il rilancio della Calabria – ha spiegato il sindaco Manna – non può passare da scelte calate dall’alto, attraverso il perpetrarsi di logiche partitiche che vorrebbero estromettere chi, quotidianamente, si trova, spesso solo, a dover fronteggiare le rilevanti criticità che investono i nostri territori senza le risorse finanziarie necessarie».

«Quotidianamente – ha proseguito – ci ritroviamo a dover affrontare l’attuale situazione emergenziale e di isolamento ormai continuo dei nostri territori e, per quanto in questi mesi di lockdown siamo riusciti a creare una rete di sindaci capace di trarre nell’unione di intenti la propria forza, dobbiamo essere messi nelle condizioni di poter programmare interventi strutturati a medio e lungo periodo. Pensiamo al superamento dei deficit infrastrutturali e ad una mobilità sostenibile, vogliamo che si superi l’emergenza abitativa e si investa di nuovo nell’edilizia sociale, crediamo che investire risorse ed eccellenze sui servizi essenziali quali la sanità, l’idrico, la gestione e lo smaltimento dei rifiuti significhi garantire alle nostre comunità un futuro non più governato dalle emergenze».

«La nostra città – ha spiegato ancora – ha da poco varato l’ennesima misura che va a sopperire, tra mille difficoltà, alla mancanza di sostegno da parte dello Stato: abbiamo infatti approvato un decreto che permetterà a quei proprietari di attività economiche maggiormente colpiti dell’attuale crisi di rateizzare il pagamento dei tributi. Una goccia in questo mare dove rischiamo di affogare, colpiti sempre di più dal disagio economico e sociale. L’emergenza sanitaria in atto richiederebbe uno specifico intervento, che sia diretto non solo a sostenere il nostro tessuto economico, ma anche a salvaguardare le finanze comunali avverso un calo, che sta diventando ormai fisiologico, della riscossione delle entrate».

«Occorre – ha concluso – non vanificare i sacrifici e gli sforzi che i cittadini stanno sostenendo, e supportarli attraverso l’adozione di tutti gli strumenti necessari a garantire loro maggiore stabilità. Non cadano, dunque, nel vuoto istituzionale gli appelli da noi fatti a più riprese: il nostro sistema economico al collasso e di certo non basteranno le misure previste dal governo nazionale a risollevarci». (rcs)

Sanità, il sindaco Sergio Abramo ribadisce la richiesta dei sindaci: azzeramento del debito del settore sanitario

A un mese dall’incontro svoltasi a Palazzo Chigi tra il premier Giuseppe Conte e i sindaci calabresi per discutere della situazione sanitaria in Calabria, il sindaco di Catanzaro, Sergio Abramo, ha ribadito ciò che era stato chiesto: «il debito del settore sanitario creato dai Commissari deve essere azzerato a carico dello Stato».

«Il debito del comparto sanitario calabrese – ha detto Abramo – l’immenso buco ampliato da oltre un decennio di commissariamento, va assolutamente e completamente azzerato perché non è giusto, e non è possibile, che i calabresi continuino a pagare in futuro scelte che non hanno preso, né hanno contribuito ad avallare. Fare pagare ai nostri concittadini un debito di circa 2 miliardi di euro vorrebbe dire, in un arco per esempio trentennale, prendere dalle tasche dei calabresi una ottantina di milioni di euro ogni anno».

«Questo, inoltre – ha aggiunto – si aggiungerebbe a un ulteriore decremento di quei livelli essenziali di assistenza che già sono più bassi rispetto a quelli di altri territori. Ma c’è anche un terzo aspetto che finora sempre stato tenuto in scarsa considerazione: i calabresi pagano già tanto a causa di un’addizionale Irpef altissima. La discussione, in corso in Parlamento sulla Legge di Bilancio, mi dà lo spunto per intervenire sulla questione. Oltretutto, posso ricordare quanto, giusto un mese fa, il sottoscritto e tutti gli altri sindaci calabresi avevamo chiesto al presidente del Consiglio Giuseppe Conte: azzerare il debito della sanità e chiudere, una volta terminata l’emergenza Covid, la fallimentare esperienza commissariale».

«La possibilità di cancellare – ha spiegato il primo cittadino – questo debito non è stata e non è, ovviamente, una richiesta fatta di punto in bianco. Al contrario, si basa su un dato clamorosamente evidente: la Calabria, rispetto ad altre Regioni, ha ricevuto ogni anno 400 milioni in meno di trasferimenti statali nella sanità. Quattrocento milioni in meno ogni anno per dieci anni: non c’è bisogno di sottolineare di che tipo di cifra si tratti, e che incidenza abbia avuto in una terra che già scontava pesanti ritardi anche sul versante sanitario».

«Se a questa sperequazione – ha proseguito – che è il prodotto di politiche ingiuste aggiungiamo la massa debitoria creata dai commissari scelti dal governo nell’ultimo decennio non possiamo che gridare ancora una volta allo scandalo. Sia chiaro, non voglio cercare di mascherare le colpe della politica locale, che pure ci sono e sarebbe impossibile negarlo, ma se si pensa che la disastrata situazione della sanità calabrese sia da addebitare alla sola classe politica e dirigenziale della regione si prende un grossissimo abbaglio. È per questo motivo che il governo nazionale deve prendersi le proprie responsabilità, e intervenire per evitare che i debiti li paghino i calabresi. Se ne faccia carico, perché sono stati i governi nazionali a creare questa situazione che il commissariamento ha solo aggravato».

«Ci saremmo aspettati – ha continuato Abramo – un’azione del genere, perché avevamo avuto rassicurazioni in merito, nel nuovo Decreto Calabria: avevamo chiesto che fosse previsto un termine di 12 mesi per il commissario ad acta, dopo il quale la sanità sarebbe tornata alla gestione ordinaria; avevamo chiesto che venissero stanziati i 400 milioni di euro che annualmente vengono tolti a questo territorio;  avevamo chiesto che fosse azzerato il debito della sanità o, in subordine, fosse contratto un mutuo per ripianarlo a carico dello Stato, quindi con le garanzie di Cassa depositi e prestiti, certo non a carico dei calabresi».

«Niente di tutto questo – ha concluso Abramo – è stato fatto nel Decreto, la Calabria è stata ancora una volta utilizzata come terreno di scontro politico fra le forze di maggioranza con buona pace dei suoi cittadini che hanno tutto il diritto di avere una sanità uguale a quella delle altre Regioni». (rcz)