STAVOLTA VOGLIAMO RACCONTARE DI NOI:
A CHE SERVE, A CHI SERVE CALABRIA.LIVE

di SANTO STRATI – A chi serve, a cosa serve questo giornale? Costretti a una “pausa tecnica” per tutto il mese di agosto per un adeguamento e aggiornamento del sistema editoriale del quotidiano digitale, cogliamo l’occasione per parlare di noi e di quello che abbiamo fatto, di quello che facciamo e di quello che contiamo di fare in futuro.

Calabria.Live serve i calabresi (non “ai“) e la puntualizzazione è necessaria perché il compito di un giornale è informare e, allo stesso tempo, formare l’opinione pubblica, in totale autonomia e nel pieno rispetto della terzietà nei confronti delle notizie.

Dal primo giorno (era il 1° gennaio 2017) abbiamo chiarito che ci sarebbero stati pochi amici e molti “nemic” poiché avremmo riferito senza alcuna indulgenza tutto ciò che riguardava il territorio (ignorando volutamente i fatti di cronaca nera) senza guardare in faccia a nessuno (amici o nemici), raccontando chi fa bene e chi fa male alla Calabria. E abbiamo avviato (seguiti – che soddisfazione! – anche da altre testate) una nuova narrazione di questa terra bellissima e sfortunata. Abbiamo parlato delle sue bellezze, delle sue risorse umane (straordinarie) e della sua gente, della pochezza di certi politici e della capacità di altri (pochi), orientati lodevolmente solo verso il bene comune. Di come trasformare le opportunità del territorio, e di come fermare lo spreco di fondi inutilizzati o, peggio, sperperati. Un candido intendimento, che però siamo riusciti a far diventare realtà (e ci sono le collezioni di questo giornale a documentarlo e raccontarlo: 10mila pagine prodotte solo nel 2024!).

Non tifiamo per nessuno (né a destra, sinistra o altro) ma solo per chi vuole bene alla Calabria e sogna il suo sviluppo pensando alle generazioni future. E quindi abbiamo riferito di ogni iniziativa, indipendentemente dall’appartenenza politica o partitica, che fosse a vantaggio dei calabresi e del loro territorio, ma abbiamo altresì documentato (anche qui senza guardare in faccia a nessuno, senza favoritismi o coperture) illogicità, provvedimenti e attività che colpivano gli interessi della Calabria.

Alcuni giornali sono schierati politicamente (più o meno palesemente) noi siamo schierati solo con la Calabria e i calabresi. Non soltanto quelli che vivono, operano, studiano e lavorano in Calabria, ma anche quelli dell’ “altra” Calabria fatta di sei milioni di persone distribuite in Italia e nel mondo. La diaspora calabrese ha portato la sua gente a lasciare il territorio, in minima parte per scelta personale, ma soprattutto per mancanza di lavoro e prospettive. E sono tantissimi, in verità, con l’orgoglio della propria appartenenza, che sognano di poter tornare e far crescere i figli in una terra che avrebbe tutte le caratteristiche per potersi definire felice.

Ma non bastano l’aria pulita, gli 800 km di costa, i parchi naturali, la ricchezza del patrimonio archeologico e l’intelligenza dei suoi abitanti: serve crescita e sviluppo, che si ottengono creando opportunità e occasioni  di lavoro.

Su questo tema – lo sanno i nostri lettori – non ci siamo mai risparmiati né ci fermeremo a stigmatizzare occasioni perdute, mancate realizzazioni, illusorie promesse e ingenerose disattenzioni verso giovani e donne di questo territorio.

Anche se ci sono segnali importanti di questa amministrazione regionale verso donne, giovani e lavoro, in realtà è stato fatto ancora troppo poco e prevale su tutto una invincibile burocrazia (a cui la compianta presidente Santelli aveva dichiarato guerra a tutto campo cominciando a smantellare i “macigni” che sopravvivono in Cittadella).

È stata e sarà una battaglia quella per donne, giovani e sviluppo che continueremo a testa alta, senza condizionamenti.

Ma non è un lavoro di poco impegno, vagliare il mare di notizie che ogni giorno invade la redazione, riscrivere tutto (non pubblichiamo comunicati in fotocopia), selezionare le immagini, titolare e passare il menabò (la sequenza delle pagine e la posizione di articoli e foto) ai grafici per produrre, tutti i giorni, per 365 giorni l’anno, il giornale che, puntualmente, arriva alle 7 del mattino sul telefonino. Un buongiorno gradito a molti, che spesso fa venire l’orticaria a qualcuno per le notizie “indigeste” (ma vere, verificate puntualmente col massimo rigore) che pubblica. Però – bisogna constatare – che pochi considerano quanto costi tale impegno. È un’attività editoriale privata, ma non è stata scelta per far soldi, bensì per amore della Calabria, però se vengono meno le risorse esterne (abbonamenti, pubblicità, comunicazione istituzionale) diventa difficile fare investimenti, assumere personale, formare nuovi giornalisti (è un sogno poter mettere su una squadra di giovani a cui insegnare il mestiere senza teorie ma solo con la pratica quotidiana) e ampliare la platea dei collaboratori. Poter finanziare inchieste difficili (perché soprattutto hanno un costo) e retribuire i collaboratori che, fino a oggi, generosamente hanno messo a disposizione i loro scritti, le foto, idee e suggerimenti.

Un quotidiano è un’opera collettiva, con un comandante e tanti marinai che ogni giorno fanno salpare la nave verso i lettori. Un quotidiano è un miracolo che si ripete ogni giorno: al mattino ci sono gli appuntamenti e le scadenze della giornata, le idee da sviluppare e su cui confrontarsi in redazione, il tema della prima pagina da scegliere e i titoli da inventare, poi improvvisamente questa massa informe di notizie e di immagini prende consistenza e diventa il giornale del giorno dopo. Tutto questo significa organizzazione, impegno e tanto lavoro. E tanti costi. Ma zero aiuti: non sussidi discutibili, ma il sostegno del giornale attraverso l’utilizzo di pagine a pagamento per comunicare l’attività istituzionale di Regione, Province, Comuni, enti territoriali, etc, per promuovere eventi e iniziative del territorio, oppure per illustrare mediante pagine pubblicitarie prodotti e attività commerciali. Con la diffusione (in corso di certificazione di primario ente europeo) di Calabria.Live (600mila contatti ogni giorno, in tutto il mondo, 150mila solo in Calabria) non sarebbe soldi mal spesi. E invece constatiamo, con amarezza, che tantissimi (aziende, enti, organizzazioni culturali, etc) a Calabria.Live mandano regolarmente info e foto chiedendo a gran voce attenzione e la pubblicazione delle notizie, solo che poi comprano pagine di pubblicità presso altre testate. La domanda è fin troppo ovvia: ma se apparire su questo giornale “è importante“, perché non è ugualmente importante utilizzare le sue pagine per la pubblicità. Che oltretutto, per le istituzioni è un obbligo di legge, ma per le aziende è un costo interamente deducibile dalle tasse. E tanti imprenditori versano ogni anno centinaia di migliaia di euro di tasse, senza investire un centesimo in promozione e pubblicità (su qualunque mezzo, non necessariamente su Calabria.Live).

Anche ipotizzando l’assenza di cultura di impresa che non fa comprendere agli imprenditori l’opportunità di promuovere l’attività togliendo soldi dalle tasse e non dagli utili dell’azienda, sorge comunque il sospetto che l’ “indifferenza” nei confronti di Calabria.Live e il suo conseguente mancato sostegno abbiano altre motivazioni. Che non stiamo a indicare, ma che ci convincono sempre di più che non bisogna mollare: la strada dell’informazione pulita, corretta e puntuale rimane vincente. Per i nostri lettori e per chi realizza Calabria.Live.

Abbiamo dato e diamo ogni giorno un’immagine diversa, positiva della Calabria, come nessuno – scusate ma non è presunzione – ha fatto mai con i media di questa regione. E dunque è giusto continuare a chiedersi “ma a che serve questo quotidiano”? Con il suo supplemento domenicale abbiamo raccontato (e continueremo a raccontare), grazie a Pino Nano e altre illustri firme) le storie di calabresi – sparsi in ogni angolo della Terra – che ce l’hanno fatta, che hanno saputo conquistare le vette del successo personale, con il cuore rivolto sempre verso la propria terra. Personaggi, uomini e donne di Calabria, che hanno dato e danno lustro alla propria terra e meritano di essere adeguatamente valorizzati e fatti conoscere, soprattutto dai giovani.

Abbiamo sempre sostenuto che la cosiddetta “calabresità” ha bisogno di essere messa in risalto perché costituisce un modello importante per le nuove generazioni, anche per chi è nato altrove, pur avendo solidissime radici calabresi. E crediamo di esserci riusciti facendo conoscere centinaia e centinaia di calabresi “illustri” in gran parte “sconosciuti” ai nostri stessi conterranei. È la risposta al razzismo strisciante, ai preconcetti che, ahimè, hanno a lungo devastato questa terra e la sua gente. Trenta-quarant’anni fa c’era chi si vergognava di indicare le proprie origini, nei curricula, o addirittura

temeva che una laurea conseguita al Sud potesse sminuire competenze e capacità. Oggi abbiamo tre Atenei che sfiorano l’eccellenza e attraggono studenti da ogni parte del mondo. È la Calabria che vince sapendo di poter contare su un capitale umano unico e invidiabilissimo. Ed è la Calabria che questo giornale ha raccontato e continua a raccontare ogni giorno. Ecco la “diversità” narrativa: basta con morti ammazzati, ‘ndrangheta e malaffare (non è, ovviamente, che non parlandone si dissolvono magicamente), ma l’Italia, il mondo aveva e ha bisogno di conoscere  l’altra faccia di una terra sulle cui sponde è nata la civiltà continentale. Dove, quando a Roma si pascolavano le pecore, si praticava il teatro, si dibatteva di etica (Pitagora) si scrivevano le prime leggi (Zaleuco) e si formava la filosofia e la cultura del mondo futuro (Gioacchino da Fiore, Campanella, Telesio).

Del resto non abbiamo trascurato di valorizzare i nostri scrittori e i nostri poeti, i nostri artisti e la grande forza culturale che la Calabria ha saputo esprimere nei secoli e continua a mostrare a tanti che sconoscono capacità e talenti del nostro patrimonio culturale. Ecco, a nostro avviso, mancava un modo di comunicare questa straordinaria varietà di contenuti (cultura, arte, patrimonio artistico  e paesaggistico, tradizioni e storia millenaria) che sono stati negli anni trascurati dai media nazionali e mondiali per riferire soltanto di una Calabria del malaffare, terra di mafia e ‘ndrangheta, di morti ammazzati e di altre orribili realtà criminali. Questo ha significato per anni la inevitabile distruzione della reputazione della regione, per tale motivo abbiamo ritenuto necessaria una narrazione diversa per far conoscere la vera Calabria, quella positiva, generosa e produttiva, quella dell’accoglienza e dell’inclusione sociale, quella che produce cultura in quantità industriale ma esporta, ahimè, cervelli. Quella che gli italiani e non solo hanno cominciato a conoscere grazie anche alle nostre pagine.

È orgoglio, non presunzione, raccontare tutto ciò e l’interesse suscitato dalle nostre pagine. È puro orgoglio poter dire di aver contribuito – anche in minima parte – a ricostruire una reputazione andata in frantumi, demolendo giorno per giorno pregiudizi e preconcetti.

Ma i nostri “suggerimenti” non hanno trovato accoglienza nelle stanze del potere: non servono gadget inutili per propagandare le ricchezze della regione, serve visione del futuro e programmi di accoglienza  e facility per un turismo che può diventare una leva formidabile di sviluppo con la creazione di nuove e larghissime possibilità di occupazione per i nostri ragazzi. Le possibilità attrattive di questa terra sono utilizzate forse appena al 5%: guardate i numeri del turismo del Trentino, della Puglia, della dirimpettaia Sicilia: in questa terra ci sono centinaia di ragioni per attrarre turismo, ma mancano strutture ricettive, mancano la logistica e le comodità degli spostamenti, manca anche una cultura d’impresa turistica che andrebbe sviluppata e formata.

Questo era, è, l’obiettivo di questa testata, ma il territorio inteso come Istituzioni e Imprese ha deluso qualsiasi aspettativa, ignorando questo strumento di comunicazione sulla cui autorevolezza e indipendenza sono gli altri a riferire, o a volte pensando di volerlo/poterlo ostacolare.

In tempi di crisi economica, fare un giornale gratuito è forse l’unica possibilità di abituare alla lettura i giovani e permettere a tutti di informarsi a costo zero, sul modello (sbagliato) della Rete. Con la differenza che nella rete imperano le fake-news alla ricerca di click-bait che portano ricchezza ai titolari di siti, ma confondono le idee e innestano modi di vedere fortemente viziati di falso. I giornali – quelli fatti da giornalisti con il culto della deontologia e del rigore informativo – è bene ricordarlo, offrono ben altro.

Ma un giornale – come prodotto industriale del pensiero – costa, come qualsiasi altra produzione e avrebbe diritto di avere non sussidi (che sarebbero un modo nascosto di captatio benevolentiae) bensì riconosciuto il ruolo di strumento di comunicazione cui affidare informazioni istituzionali o commerciali. Cosa che non è mai avvenuta in questi nove anni di vita – salvo modestissime eccezioni del Consiglio regionale e di qualche generosa azienda del territorio. Con una insopportabile – scusate lo sfogo – indifferenza verso il lavoro di chi cerca di contribuire allo sviluppo di questa terra. Un territorio che conta – e nessuno lo sa – migliaia di aziende con fatturati milionari e un’Istituzione come la Regione che ignora le realtà dell’informazione locale mentre investe in iniziative di dubbio risultato.

Una Regione che per la Cultura – a parole – investe tanto, poi nei fatti si perde in bandi improponibili e impraticabili per associazioni enti no-profit e imprenditori del settore.

È una delusione assistere a questa indifferenza “istituzionale” mentre cresce il consenso per Calabria.Live e le sue iniziative di informazione e divulgazione culturale. Non si tratta di destinare discutibili prebende a una o all’altra testata, bensì di ragionare in termini obiettivi e valutare l’impegno profuso, investendo in comunicazione istituzionale, come peraltro prescrive la legge 150. E la stessa delusione deriva dalla mancata risposta degli operatori commerciali della regione che ignorano i ritorni di immagine che una testata autorevole e indipendente è in grado di restituire, oltre ai risparmi fiscali che gli investimenti pubblicitari producono.

Manca la cultura d’impresa, in Calabria, ma manca soprattutto una grande sensibilità a captare il cambiamento e sostenerne la crescita. Quella sensibilità che, invece, centinaia di migliaia di lettori ogni giorno mostrano apprezzando il nostro impegno e la nostra indipendenza totale.

Questa pausa “tecnica” può essere, dunque, un motivo di riflessione per quanti hanno responsabilità nella pubblica amministrazione (Regione, province, Comuni) o nelle attività economiche, con una domanda: serve il quotidiano Calabria.Live? Serve una voce libera e non condizionabile che ogni giorno racconta le storie della Calabria che cresce e guarda al futuro?

I giornali si mantengono con le vendite, gli abbonamenti e la pubblicità: Calabria.Live non è in vendita (in tutti i sensi) e ha molti abbonati sostenitori che volontariamente offrono il loro contributo, ma la pubblicità  e la comunicazione istituzionale? Dove stanno? In troppi (a livello di investimento pubblicitario e di comunicazione) ignorano questa testata e a pensar male si fa peccato, ma spesso – diceva Andreotti – ci si azzecca. Ma togliere l’ossigeno vitale a un giornale non significa decretare la morte delle idee di chi lo realizza e del confronto, che trovano oggi mille modi per circolare comunque. Calabria.Live è anche sul web e sui social (è nato su Internet), ma la “fisicità” delle pagine digitali è sicuramente un modo non evanescente di stimolare il dibattito, avviare il dialogo, discutere e ragionare, senza l’opzione di far scomparire qualcosa con un semplice click. Le pagine rimangono, a presente e futura memoria, non sono post da modificare o cancellare a piacimento. Questa è la differenza con la Rete.

A Dio piacendo, ci rivediamo su queste pagine a settembre. (s)

Stampa cattolica in Calabria: Santa Giannazzo nuovo presidente

È Santa Giannazzo il nuovo presidente dell’Ucsi Calabria “Natuzza Evolo”, il gruppo calabrese dei giornalisti cattolici intitolato alla mistica di Paravati per la quale, il 6 aprile 2019, Papa Francesco ha aperto il processo di beatificazione. Giornalista professionista iscritta all’Ordine della Calabria dal 8 marzo 2006, dopo il praticantato a Telereggio Calabria, ha lavorato per due anni come freelance e nel 2008 è stata assunta dal Sindacato Giornalisti della Calabria nel quale, in precedenza, ha ricoperto l’incarico di presidente del Collegio dei Revisori dei Conti. Delegata all’Assemblea Nazionale della Casagit dall’8 giugno 2021, è fiduciario Casagit per la Calabria dal 9 luglio 2021 e dal 1° giugno scorso ricopriva l’incarico di vicepresidente dell’Ucsi Calabria.

Santa Giannazzo è stata eletta all’unanimità dal Consiglio Direttivo che ha accolto le dimissioni di don Pippo Curatola che, in carica dal 1° giugno scorso, ha lasciato l’incarico per motivi personali e nei confronti del quale sono state espresse parole di profonda gratitudine e vivo ringraziamento per quanto ha sempre fatto per l’Ucsi Calabria sia da consulente ecclesiastico che da presidente. Assieme a mons. Salvatore Nunnari e Carlo Parisi, don Pippo Curatola nel 2005 è stato, infatti, uno degli artefici della ricostituzione dell’Ucsi Calabria che ha avuto in Natuzza Evolo (alla quale era stata consegnata la tessera numero 1) la sua “guida”, tant’è che il 7 giugno 2008 le è stato consegnato il Premio “L’Affabulatore d’oro” quale tributo alle sue straordinarie doti di “comunicatrice di Verità”.

«Voglio esprimere, prima di tutto, – afferma Santa Giannazzo – il mio grazie più sincero ai colleghi ed amici del Consiglio direttivo che in me hanno riposto questa fiducia che tanto mi onora. Mi affidano un ruolo che accolgo con gioia ma anche con timore. Cercherò di assolverlo con tutta la responsabilità e l’impegno che posso esprimere ma a tutti loro chiedo, ancora una volta, di condividere sempre insieme questo cammino in Ucsi, nel confronto e nella comunione fraterna. So che così sarà».

«Il mio ringraziamento più profondo, però, – sottolinea il nuovo presidente dell’Ucsi Calabria – lo rivolgo a don Pippo Curatola. Mi rammarica essere subentrata a lui che, maestro di umiltà qual è, ha rassegnato le proprie dimissioni. Gli chiedo di continuare a starmi e a starci sempre accanto, di insegnarci, di guidarci, di ispirarci. E allora buon lavoro a tutti noi. Che sotto lo sguardo amorevole di Natuzza Evolo, a cui il gruppo Ucsi Calabria è intitolato, possiamo sempre agire per il bene, con semplicità e verità».

Don Pippo Curatola ha rassegnato le dimissioni anche da consigliere regionale eletto e al suo posto è subentrata la prima dei non eletti Saveria Maria Gigliotti.

Il Consiglio Direttivo dell’Ucsi Calabria “Natuzza Evolo” per il quadriennio 2022-2026 risulta, quindi, composto, dal presidente Santa Giannazzo, dal vice presidente Anna Russo, dal segretario Giorgio Belmonte, dal tesoriere Nicola Pavone, dai consiglieri eletti Margherita Ambrogio, Antonietta Catanese, Anna Capogreco, Antonella Giordano e Saveria Maria Gigliotti. Partecipano di diritto gli ex presidenti regionali Carlo Parisi, don Pippo Curatola e don Valerio Chiovaro. (rrc)

(courtesy Giornalisti Italia)

I 70 anni dell’Uspi (Unione Stampa Periodica Italiana): domani in Senato

di PINO NANO – 60 anni appena compiuti, Francesco Saverio Vetere è uno dei figli di Calabria più influenti e più conosciuti d’Italia. Nei fatti, oggi, lui è la testa di ponte di almeno 3 mila giornali italiani diversi, piccoli o grandi che sia poco importa, e che a volte fanno a pugni per sopravvivere, per emergere, per liberarsi dalla precarietà a volte assillante del sistema e del momento politico. Bene, dietro ognuno di loro, c’è “l’avvocato”, come ormai da anni lo chiamano molti dei suoi associati.

Ufficialmente lui oggi è il Segretario Generale dell’USPI, l’Unione Stampa Periodica Italiana, quella di domani a Palazzo Madama sarà l’occasione ideale per fare un bilancio di quella che rimane oggi, nel grande panorama dell’informazione italiana, una “cellula viva” della grande stampa italiana. Parliamo dell’Associazione che dal 1953 riunisce insieme ben mille editori, almeno 3000 mila testate periodiche diverse, alcune di queste oggi anche telematiche, edite o trasmesse con qualunque mezzo da medie e piccole imprese editoriali e da enti e associazioni no-profit, e che domani, lunedì 19 giugno, a Palazzo Madama, Senato della Repubblica, celebreranno il loro primo settantesimo compleanno di vita. La cerimonia sarà ovviamente solenne e istituzionale, ma 70 anni di stampa periodica in Italia sono in realtà la storia vera del Paese e della Repubblica.

«Il nostro sogno di sempreripete è quello di rappresentare la stampa periodica italiana nella tutela dei diritti e degli interessi professionali, morali e materiali dell’intera categoria, e questo lo facciamo anche mettendo in piedi, e in essere, ricerche e studi, dibattiti e convegni su temi che riguardano la stampa periodica ed i suoi rapporti con la realtà sociale. Abbiamo una mission storica a cui non siamo mai venuti meno, che è quella di mettere in atto in campo interno e internazionale tutte le azioni connesse al conseguimento dei nostri scopi, assumendo ogni iniziativa che, a tal fine, riterrà idonea; coordinare, nei limiti dell’attuale Statuto, l’attività professionale degli associati nei loro rapporti con le amministrazioni e gli istituti, sia pubblici che privati, a carattere economico, politico, culturale, sindacale e sociale. In parole più semplici, vogliamo difendere ed elevare il prestigio della categoria».

Francesco Saverio Vetere è’ nato a Cosenza il 26 aprile 1962, ha alle spalle un corso di studi importante, maturità classica al Liceo “Bernardino Telesio” di Cosenza, poi la laurea in Giurisprudenza presso l’Università degli Studi di Roma “La Sapienza”, ma non gli basta e anni dopo prende una seconda laurea Magistrale in Management delle organizzazioni pubbliche e sanitarie, presso l’Università “UnitelmaSapienza” di Roma. Avvocato patrocinante in Cassazione, è Segretario Generale e Presidente della Giunta Esecutiva dell’USPI dal novembre del 1999, giornalista pubblicista e docente di Storia della Stampa Periodica all’Università “Sapienza” di Roma, ma anche docente di Management dell’Editoria Periodica, nella stessa Università di Roma.

L’uomo è un “duro”, chi lo conosce bene parla di un professionista educato a lavorare per gli altri anche 14 ore al giorno, senza un’ora di sosta, cocciuto e caparbio come solo certi calabresi sanno ancora esserlo, un uomo colto, avvocato cassazionista, giornalista pubblicista, giurista abituato a navigare in mari procellosi, professore e filosofo insieme, un intellettuale pragmatico che non teme mai nessun confronto con gli altri. Questo fa di lui un leader a 360 gradi, amato e seguito dal “popolo USPI” più di quanto non si immagini, con in corpo la giusta rabbia per le lobby di potere e nemico dichiarato di chi vorrebbe controllare o influenzare l’indipendenza della stampa periodica italiana. Un mastino vero e proprio, un cane da guardia come pochi, e soprattutto un uomo intellettualmente libero.

È stato mille cose diverse insieme nella sua vita. Presidente del Coordinamento Mondiale della Stampa Periodica Italiana, Componente della Commissione Paritetica Governo-Editori presso la Presidenza del Consiglio dei Ministri, Componente del Comitato per il Credito Agevolato alle imprese del settore della comunicazione della Presidenza del Consiglio dei Ministri, Componente della Commissione Tecnica per l’Editoria della Presidenza del Consiglio dei Ministri, Componente dell’Osservatorio per la Distribuzione e Vendita dei Prodotti Editoriali presso la Presidenza del Consiglio dei Ministri, Amministratore della Società Editrice Euroma “La Goliardica” di Roma, società editrice della Università di Roma, Consigliere di Amministrazione di OPIMS (Osservatorio Permanente per l’Informazione Medico-Scientifica), organismo che si occupa del monitoraggio dell’informazione medico-scientifica sui mezzi di comunicazione.  Insomma, uno dei massimi esperti in Italia della storia della Stampa periodica, e tutto questo suo lavoro e questa sua dedizione verso il mondo della comunicazione periodica e locale nel 2002 gli è valsa l’onorificenza del Presidente della Repubblica di Commendatore al Merito della Repubblica Italiana.

«L’USPI – ha ricordato Vetere in una bella intervista a Radio radicale – è nata 70 anni fa per tutelare i giornali culturali, ponendosi come punto di riferimento alto, non meramente commerciale di un settore dell’informazione che si fondava su principi che andavano al di là della logica dell’impresa. Tuttavia, nei decenni successivi la piccola e media editoria ha chiesto tutela. Noi non ne avevamo assolutamente alcuna voglia, ma abbiamo sentito il dovere di rappresentare presso le istituzioni le necessità di un comparto debole. E alla fine abbiamo rischiato di snaturarci perdendo di vista il tema della qualità, messo inopinatamente in secondo piano rispetto alla libertà di stampa. Dovrebbero, invece, sempre andare di pari passo».

Praticamente – spiega il Segretario Generale dell’USPI – abbiamo dedicato molto tempo e molti anni alle cose che più interessavano gli editori piccoli. In particolare, le tariffe postali, i contributi pubblici, i contratti di lavoro. «Sono temi importanti e dolenti che però necessitavano di un lavoro in profondità, in alcuni casi di una vera e propria demolizione e ristrutturazione del sistema, strutturato sulle necessità di alcune lobby che facevano il bello e il cattivo tempo e condizionavano pesantemente tutta l’informazione. Così il tema della qualità, che io chiamo “bellezza”, lo vede nella brochure del nostro convegno di domani al Senato, è stato messo da parte. Ancora di più quando è arrivata l’informazione online e sono nati i motori di ricerca e i social».

L’amarezza del “Principe” della Stampa Periodica Italiana è palpabile e reale. «L’ho appena detto qualche giorno fa ai colleghi di “Paese Italia Press.it”, lo dirige una collega donna molto brava, Mimma Cucinotta. Oggi tutti noi assistiamo a un fenomeno veramente molto grave, l’attività giornalistica, allo stato, dev’essere strutturata secondo le linee guida dell’indicizzazione (la SEO) che impongono un linguaggio e un’ampiezza dei contenuti sempre più basici e fondati su regole comuni, quindi sulla costruzione di un modo di comunicare e di pensare uniforme. Una cosa orribile. E tutto questo è successo perché l’informazione online è cresciuta sul modello della gratuità e si sostiene con le visualizzazioni determinate dall’approvazione degli algoritmi, dei motori di ricerca e dei social. Non c’è altra strada che stare nei canoni dell’economica guidata dai Big Data, che presuppone la gestione dei nostri dati da parte degli OTT (Over The Top). Questo tempo sta per finire. Questo modello sta per finire. I dati come i diritti dell’uomo non potranno più essere gestiti secondo le vecchie linee guida e il modello degli OTT andrà progressivamente sempre di più in crisi”.

E alla domanda, “70 anni di servizio e di impegno, sono valsi a qualcosa?” Francesco Vetere risponde senza esitazione: «Vede, le ripeto quello che ho già detto in mille altre occasioni pubbliche diverse. Noi ci siamo messi continuamente “all’ascolto del mondo”. Dapprima il nostro piccolo mondo italiano, in cui i giornali, soprattutto quotidiani, per esistere avevano bisogno sempre di un aiuto pubblico. Poi all’ascolto delle dinamiche internazionali e abbiamo cercato di comprenderne le trasformazioni. L’informazione cambia e si svincola progressivamente dall’idea di giornale per frammentarsi in contenuti fruibili singolarmente. La vecchia definizione di giornali era quella di un’opera collettiva. Non sarà più necessariamente così, ma si tratterà sempre di informazione, cioè della produzione di contenuti informativi non occasionali, da parte di soggetti che praticano regole di mestiere. Come vede, non è più “il giornale” ma può essere un blog, una pagina social, un podcast, un video, qualunque altra cosa insomma».

Sul futuro della professione l’avvocato non ha nessun dubbio. Per lui il futuro si giocherà, sulla qualità dell’informazione libera, per quanto potrà esserlo, dai condizionamenti linguistici e contenutistici degli algoritmi. «Questa è la strada da percorrere. La qualità che porta all’informazione fondata sulla verità e non sulla ricerca truffaldina di visualizzazioni. Questo è ciò che noi dobbiamo sviluppare e promuovere staccandoci da piccole logiche lobbystiche e da più grandi logiche commerciali mascherate da libertà di internet. La chiamate libertà quella che impone un certo linguaggio e un certo contenuto?».

Domani, dunque, in Senato sarà l’occasione ufficiale per un bilancio complessivo di questi 70 anni di Stampa Periodica Italiana e tra le cose che più meritano di essere ricordate vi è il nuovo Contratto collettivo nazionale USPI – FIGEC CISAL, firmato lo scorso febbraio, che disciplina il lavoro giornalistico e i rapporti di lavoro di natura redazionale nei settori della comunicazione e dell’informazione periodica locale e online e nazionale no profit.

«Esso – sottolinea Francesco Saverio Vetere- stabilisce finalmente dei punti fermi nella tutela del lavoro giornalistico e nell’affermazione della sua dignità, attraverso l’introduzione di significativi aumenti retributivi e contributivi e l’estensione di diritti e tutele che si applicano sia alle figure professionali tradizionali che a quelle legate alle piattaforme digitali. Ma abbiamo rinnovato anche l’accordo sul lavoro autonomo, che stabilisce un trattamento economico minimo con criteri migliorativi rispetto al contratto FIEG-FNSI.E abbiamo introdotto, infine, anche altri elementi da cui traspare sensibilità nei confronti dei principi religiosi dei lavoratori, sia per i cattolici (con l’introduzione, come novità assoluta rispetto ad altri contratti, del giorno di Pasqua tra le festività), sia per gli appartenenti a religioni o culti differenti (con la possibilità di individuare festività religiose integrative o sostitutive rispetto a quelle cattoliche).Vi pare poco?».

– Il bello e il bene? È davvero convinto di questo tema così generico?

«“Vede, possiamo individuare tanti significati, diretti e indiretti, di un titolo così impegnativo. Devo dirle però che sono un appassionato di filosofia e dopo varie peregrinazioni nella modernità per circa 20 anni sono tornato a Platone cioè al fondamento del pensiero di noi occidentali. Quindi si tratta di una passione, perché noi viviamo di passioni e tendiamo a ricondurre tutte le cose che accadono nella nostra vita a ciò che ci muove, ci determina ogni giorno. Non saprei vivere freddamente, non mi divertirei, non troverei un senso a tutto il lavoro che faccio. Cominciamo dunque dai princìpi. Ripartiamo dai principi, e mettiamola in questo modo: “Il Bello e il Bene” sono a fondamento del mondo per come vogliamo conoscerlo e per come lo desideriamo. Non è d’accordo con me?». (pn)

REGGIO: AL CIRCOLO DEL TENNIS INCONTRO SU GIORNALISMO E INFORMAZIONE

23 luglio – Stasera incontro al Circolo del Tennis “Rocco Polimeni” di Reggio con il giornalista parlamentare Mario Nanni (ex capo redattore centrale dell’Agenzia Ansa) autore dell’apprezzatissimo best-seller “Il curioso giornalista” (edizioni Media&Book). Il libro fa da spunto al tema della serata “Stampa, giornali e giornalisti”: un confronto di idee su come è cambiata l’informazione e com’è cambiato nel corso degli anni il mestiere di giornalista. Con Mario Nanni dialogano i giornalisti Carlo Parisi, segretario generale aggiunto della Federazione Nazionale della Stampa Italiana, e Giampaolo Latella, portavoce del Presidente del Consiglio regionale della Calabria Nicola Irto. Introduce e modera il dibattito il giornalista Santo Strati, direttore del quotidiano on line “Calabria Live”. La serata sarà introdotta dai saluti del Presidente del Circolo dott. Igino Postorino.

I giornalisti Mario Nanni e Santo Strati
Mario Nanni e Santo Strati

“Il curioso giornalista” è un libro sulla professione più bella del mondo, pensato originariamente per la preparazione agli esami di stato per i giornalisti professionisti, ma diventato subito una godibilissima lettura non solo per chi si occupa di comunicazione e di informazione, ma anche per chi i giornali li legge. Non è un manuale, ma fornisce attraverso un racconto non avaro di arguzie e di curiosità le basi fondamentali per chi voglia saperne di più sul mondo dell’informazione o voglia intraprendere la carriera di giornalisti. È una miniera di dati, di informazioni e dati che riguardano 70 anni di vita italiana: un compendio straordinario e accuratissimo che racconta fatti e personaggi della politica, dell’informazione, della cultura, con la leggerezza di un racconto piacevole e avvincente.
Nanni ha 40 anni di cronache parlamentari alle spalle (è stato premiato come miglior giornalista parlamentare), tutti passati nella principale agenzia di informazione italiana, l’ANSA. La sua esperienza in diverse sessioni d’esame per giornalisti ha suggerito di raccogliere anche alcuni divertenti strafalcioni dei candidati, per spiegare. senza cattiveria ma con la pazienza del buon insegnante, come evitare di scrivere stupidaggini o, peggio, fare cattivo giornalismo. Non è un libro per addetti ai lavori: piace a chi legge i giornali e s’informa dalla tv, ma sta spopolando anche tra i giovani, che s’informano solo attraverso il web, e sognano di diventare giornalisti. Nanni dà una ricetta semplice: studio e accuratezza. La cultura, evitando la superficialità, sta alla base del miglior modo di diventare e fare i giornalisti. (rrm)

Il booktrailer del libro: Il curioso giornalista booktrailer