Il successo di Francesca Bianco a Reggio, una straordinaria Frida Kahlo

Grande successo personale dell’attrice Francesca Bianco nell’Estate reggina, all’ombra del Castello Aragonese, quest’anno sottotono con due soli spettacoli prodotti dal Teatro Belli di Roma. Viva la vida è uno spettacolo scritto da Valeria Moretti e incentrato su Frida Kahlo grande pittrice e protagonista delle cultura mondiale, nota per il suo amore con il grande Diego Rivera, e Chavela Vargas, mitica cantante messicana. La Bianco ripercorre con un’intensa interpretazione il dialogo immaginario – ma a una voce sola (risponde solo con il canto e la musica Michela Fiore, voce calda, delicata e passionale) – con Chavela Vargas. Un racconto di gioie, di passioni, di amore, di timori, di sofferenze. La storia di Frida Kahlo è abbastanza nota: a 18 anni un brutto incidente in cui rischia di morire la costringe per lungo tempo a letto. È l’occasione o forse il pretesto per mettersi a dipingere con un soggetto che pur essendo univoco (lei stessa) non è mai monotono. I suoi ritratti che non sono semplici autoritratti dallo specchio fissato al soffitto, rappresentano la sua storia e la sua vita. I suoi amori, le sue passioni.

E la Bianco avvince il pubblico con una sanguigna raffigurazione di una donna che non ha una vita semplice: la passionalità è il motivo dominante e la sua rappresentazione – una bella sfida attoriale – non cede mai alla tristezza o alla disperazione, ma riesce a esprimere, conquistando lo spettatore, il grande segreto di Frida, ovvero sia il suo grande, indomabile amore per la vita e tutto ciò che essa è in grado di offrire, se solo lo si sa cogliere. Non a caso il lavoro teatrale s’intitola Viva la vida, che è il leit-motiv dell’esistenza di Frida. La regia, come al solito di ottimo livello, è di Carlo Emilio Lerici. Ha accompagnato egregiamente alla chitarra tutto lo spettacolo Matteo Bottini.

Sullo stesso palco – come abbiamo riferito qualche giorno fa – ha intrattenuto gli spettatori reggini un eccezionale Antonio Salines (Premio del Teatro 2019) con i suoi Cattivissimi da Shakespeare. Una sola annotazione per l’organizzazione del Comune: vista la qualità degli spettacoli, andava fatta un po’ più di promozione adeguata. La sfida al covid verso la normalità passa attraverso il teatro in piazza e i suoi interpreti hanno bisogno del pubblico (che al Castello ha comunque ha risposto numeroso), tenendo sempre a mente che il consumo del palcoscenico non richiede mai dosi modiche… (s)