L’Unical per la prima volta ha ospitato il test di medicina

di FRANCO BARTUCCI – Anche l’Università della Calabria è stata sede, per la prima volta della sua storia, di elaborazione dei test degli aspiranti studenti per i corsi di laurea in “Medicina e Chirurgia” e, in particolare, per il corso di laurea in “Medicina e Tecnologie Digitali”, istituito, come novità assoluta, in collaborazione con l’Università “Magna Grecia” di Catanzaro per l’anno accademico 2021/2022.

Hanno riempito le aule del campus universitario di Arcavacata circa mille aspiranti medici, tra i quali ben 320 hanno partecipato per concorrere all’ammissione del corso di laurea magistrale in “Medicina e Tecnologie Digitali” con una disponibilità di 66 posti. Le prove, ben organizzate in piena sicurezza con un piano ben definito, si sono svolte in modo sereno da parte dei concorrenti che hanno pure goduto della presenza dello stesso Rettore dell’Università della Calabria, prof. Nicola Leone, per un saluto augurale.

Intanto, sono giunti all’Unical dal Ministero dell’Università e Ricerca due importanti riconoscimenti. Si tratta di due progetti di divulgazione scientifica, dedicati alla tutela del mare e dei suoi tesori e alla promozione della cultura scientifica per la formazione di cittadini più consapevoli.

 Ne ha dato notizia il Dipartimento di Biologia, Ecologia e Scienze della Terra, a seguito di una notifica da parte della  Direzione del Ministero dell’Università e della Ricerca che ha approvato due proposte progettuali formulate dall’Università della Calabria e finalizzate alla diffusione della cultura tecnico-scientifica.

I progetti Un Oceano di Scienze e AgoràLAB, saranno coordinati rispettivamente dai professori, Mauro La Russa e Peppino Sapia, entrambi del Dipartimento di Biologia, Ecologia e Scienze della Terra (DiBest).

Il primo progetto, Un oceano di scienza, di durata annuale, vede coinvolto il gruppo di ricerca coordinato dal professor Fabio Bruno del Dimeg (Dipartimento di Ingegneria meccanica, energetica e gestionale). Le attività saranno rivolte a studenti delle scuole superiori, e tese a offrire occasioni di apprendimento sulla tutela ambientale dei mari e sulla ricerca scientifica funzionale alla conservazione e valorizzazione del patrimonio storico-archeologico custodito sui fondali marini italiani. In particolare, saranno rese note le più avanzate innovazioni tecnologiche applicate al patrimonio ubicato in mare che consentono di conoscere veri e propri tesori ancora poco noti e accessibili.

Il secondo progetto, AgoràLAB: Laboratorio per la diffusione della cultura tecnico-scientifica per la cittadinanza nel XXI secolo, di durata biennale, vede la partecipazione di ben otto dipartimenti dell’UniCal (Biologia Ecologia e Scienze della Terra, Chimica e Tecnologie chimiche, Fisica, Ingegneria informatica, modellistica, elettronica e sistemistica, Ingegneria meccanica, energetica e gestionale, Matematica e Informatica, Scienze politiche e sociali, Ingegneria dell’Ambiente) e di due partner esterni: la Fondazione Attilio ed Elena Giuliani di Cosenza e il Sila Science Park con sede a Taverna. È inoltre prevista la collaborazione del Centro di Ricerca Interuniversitario GEO, operante a livello nazionale nel campo dello studio della condizione giovanile e dell’organizzazione delle istituzioni educative.

AgoràLAB mira alla diffusione della cultura tecnico-scientifica, nel quadro più ampio della promozione delle moderne competenze di cittadinanza, con particolare riferimento alla dimensione scientifica dell’educazione civica. Le azioni del Laboratorio saranno rivolte sia alle scuole del territorio calabrese, sia al grande pubblico. (fb)

 

VA ABOLITO IL NUMERO CHIUSO A MEDICINA
IN CALABRIA NECESSARI MOLTI CHIRURGHI

di ANTONIETTA MARIA STRATI – Quella del medico è una delle più belle professioni che, una persona, possa scegliere di fare. Salvare una vita, migliorarne la qualità e studiare, cercare nuove metodologie per combattere ‘mostri’ che, ogni anno, purtroppo si portano via tante, troppe persone, è l’atto di altruismo più bello che una persona possa fare nei confronti dell’altra. Ogni anno, sono tanti, troppi gli studenti che si presentano ai test di medicina, ma solo per uno su quattro circa si apriranno le porte della facoltà.

L’anno scorso, i candidati che hanno sostenuto il test di ammissione sono stati in tutto 58.275, a fronte di 12.362 posti disponibili nei 38 Atenei italiani che hanno un corso di medicina. Una tendenza che deve cambiare, sopratutto per il periodo storico che il nostro paese sta vivendo, dove i medici, gli infermieri e tutto il personale sanitario servono come l’aria, sopratutto in Calabria, dove il sistema sanitario sta cadendo a pezzi e ha bisogno di una vera e propria rivoluzione.

Ed è per questo che il consigliere regionale di Io Resto in CalabriaMarcello Anastasi, propone l’abrogazione del numero chiuso per l’accesso alla Facoltà di Medicina, previsto dalla Legge 2 agosto 1999 n.264 (Norme in materia di accessi ai corsi universitari), ritenendo sia importante «garantire il sogno di tanti ragazzi che rischia di non potersi realizzare, si fa portavoce di un diffuso malcontento da parte dei  giovani studenti  che aspirano ad accedere agli studi in Medicina, ritenendo che il sistema preselettivo adottato non sia assolutamente meritocratico anzi, lo ritengono gravemente discriminatorio».

All’Università Magna Graecia di Catanzaro, infatti, ci sono solo 300 posti, di cui 280 per medicina e 30 per odontoiatria, con un numero di ammessi pari a 176, secondo quanto riportato da Ammissione.it. Un numero davvero esiguo, anche se, da quest’anno, l’Università della Calabria offrirà il corso di laurea in Medicina e Tecnologie Digitali, che amplia, di poco (60, tra studenti comunitari e non comunitari residenti in Italia e cittadini non comunitari residenti all’estero) il numero di studenti che possono accedere a medicina.

Ma non è abbastanza, perché, secondo Anastasi, «l’impossibilità a partecipare ai suddetti  corsi non può che determinare un divario sociale ed economico mortificante che preclude il diritto dei ragazzi a potersi realizzare professionalmente per  sentirsi, invece, “vittime” di un sistema perverso, che esclude i più deboli economicamente».

«Una questione di mancata inclusione sociale – ha proseguito Anastasi –, che fa riflettere in maggior misura ora che si vive una situazione di crisi economica che in Calabria si avverte più fortemente, rispetto al resto del Paese. Il test di ammissione, secondo tanti studenti, non garantisce una selezione “giusta”, basandosi su una prova strutturata in 60 quesiti a risposta multipla (vertenti su cultura generale, logica, biologia, chimica, fisica e matematica), ai quali si deve rispondere in 100 minuti, ossia poco più di un minuto e mezzo a domanda. Questo, oltretutto, a discapito del percorso di studi seguito nella scuola secondaria dagli stessi studenti e della reale loro preparazione mediante lezioni non svolte in aula, ma ricorrendo al sistema della didattica a distanza, i cui  risvolti oggi  fortemente in discussione».

«I recenti dati emersi dalle rilevazioni Invalsi nella scuola – ha spiegato Anastasi – hanno, infatti, messo in risalto criticità varie, di cui occorre necessariamente tenere conto. Perché, allora, oggi non aprire un serio dibattito nelle sedi istituzionali appropriate al fine di ricercare e proporre altre modalità di selezione successive all’accesso alla facoltà di Medicina, come, per esempio, di un numero specifico di esami da superare ogni anno, esami stessi più selettivi; l’ eventuale aumento di tasse universitarie per studente che non rispetterebbero gli standard prescritti o altro?».

Anastasi ha evidenziato come,  da molti anni, ormai oltre che la lezione del diritto allo studio costituzionalmente garantito, si determini una discrasia con la direttiva 93/16/Cee, che chiedeva giustamente non il cd. “numero chiuso” tra gli Stati membri, ma un’armonizzazione dei corsi di studio a garanzia del principio della libera circolazione dei cittadini europei all’interno dell’Unione.

«In Calabria, oggi in particolare – ha spiegato ancora Anastasi – le gravi carenze del sistema sanitario, impongono di intraprendere iniziative volte a derogare alla legge 264/1999 in materia di accesso ai corsi universitari e, quindi, ad aprire l’accesso ai corsi di laurea a numero chiuso e alle scuole di specializzazione dell’area medica.  La situazione, già difficile, che si è ulteriormente aggravata con la pandemia, quando, in pieno lockdown, in alcune regioni d’Italia, sono stati chiamati in servizio medici in pensione, medici militari oppure anche medici neolaureati senza un’adeguata formazione, induce a rendere necessaria una revisione del sistema di reclutamento».

«Dunque, questo ultimo anno e mezzo ha mostrato, se ancora ce ne fosse bisogno, come si renda assolutamente necessario un intervento volto a trasformare il sistema istruttivo, già a partire dall’ingresso in Facoltà, di coloro che diventeranno medici». (ams)