LEGAMBIENTE, SU TRANSIZIONE ECOLOGICA
CALABRIA IMPREPARATA E MOLTO LONTANA

di ANTONIETTA MARIA STRATI – «Le città calabresi sono ben lontane dall’essere “ambientalmente sostenibili”, socialmente accoglienti e sicure», dice Anna Parretta, presidente di Legambiente Calabria, commentando i dati della classifica stilata da Ecosistema Urbano 2024, il rapporto di Legambiente realizzato in collaborazione con Ambiente Italia e Il Sole 24 Ore – sui 106 capoluoghi di provincia per performance ambientali.

Dati che confermano un importante passo indietro per i capoluoghi calabresi, dimostrando, ancora una volta, «impreparata davanti alla grande sfida della transizione ecologica, resa ancora più urgente dalla gravità della crisi climatica».

I dati sono impietosi: Cosenza, la città che è sempre spiccata per la sua impronta green – nell’edizione 2023 era settima – quest’anno si è collocata in 13esima posizione. Nonostante ciò, è comunque l’unica città del Sud nelle prime 20 posizioni. In fondo alla classifica nazionale troviamo Catanzaro 99esima, Vibo Valentia 101esima, Crotone 104esima e Reggio Calabria 105esima, penultima. Spicca in negativo la performance di Catanzaro che registra un calo di oltre 30 posizioni rispetto al precedente Report soprattutto a causa degli altissimi consumi idrici (280 litri pro capite al giorno) e le perdite di rete (viene dispersa la metà dell’acqua immessa) oltre all’elevato consumo di suolo non proporzionato alle effettive necessità abitative ed alle carenze nella mobilità sostenibile; Cosenza, Vibo Valentia e Reggio Calabria scendono ognuna di 6 posizioni, mentre Crotone scende di 4 posizioni.

«Un elemento di penalizzazione – ha spiegato la presidente Parretta – è sicuramente costituito dalla mancanza dei dati Arpa regionali sul  monitoraggio della qualità dell’aria, già denunciata da Legambiente, che non consente di avere dati reali e che comporta un grave vulnus per la tutela della salute dei calabresi, oltre ad esporre la Regione al rischio dell’ennesima procedura di infrazione comunitaria».

«Ben 4 dei 5 capoluoghi della nostra regione – ha proseguito – si trovano nella parte finale della graduatoria nazionale con Reggio Calabria addirittura al penultimo posto. Tutte le città capoluogo calabresi arretrano rispetto alle valutazioni dello scorso anno. I dati sono complessivamente negativi per quanto riguarda la gestione ed il consumo della risorsa acqua, il ciclo dei rifiuti, la mobilità, il consumo di suolo, l’ambiente urbano e le energie rinnovabili».

I 20 indicatori su cui si basa la graduatoria complessiva di Ecosistema Urbano coprono sei principali componenti ambientali presenti in città: aria, acque, rifiuti, mobilità, ambiente urbano, energia. Vengono così valutati tanto i fattori di pressione e la qualità delle componenti ambientali, quanto la capacità di risposta e di gestione ambientale.

Quest’anno il rapporto Ecosistema Urbano 2024, per l’analisi dei 106 capoluoghi che hanno risposto all’indagine, ha rivisto e aggiornato il “peso” di alcuni indicatori, come la percentuale di Raccolta Differenziata, in quanto non rappresenta più come un tempo un elemento innovativo nella gestione ambientale, e di aumentarne altri, come la dispersione della rete idrica e l’estensione delle isole pedonali. È stato inoltre introdotto un nuovo indicatore relativo alla Variazione nell’uso efficiente del suolo, elaborato da Legambiente su dati Istat, per stimolare una riflessione anche in ottica di trend sullo sfruttamento delle risorse territoriali.

Un’altra novità è la decisione di premiare i comuni che hanno fornito il numero esatto di alberi di proprietà comunale. Inoltre, da questa edizione, sono stati utilizzati i dati delle centraline Arpa, rielaborati da Legambiente per il rapporto Mal’Aria poiché la qualità dell’aria è da sempre un tema centrale del rapporto.

Dando uno sguardo alla classifica nazionale, si può notare come nelle prime dieci posizioni dominano le città del nord Italia. L’Emilia Romagna è la regione con più capoluoghi green nella top ten, tra questi c’è anche Bologna, new entry e unica grande città nelle prime dieci posizioni (lo scorso anno era 24esima). Le altre metropoli arrancano: Milano si piazza al 56esimo posto in classifica, mentre Napoli arriva quasi in fondo alla graduatoria, è 103esima, lo scorso anno era 98esima. Roma, rispondendo in modo esauriente all’indagine, sale in graduatoria al 65esimo posto (nel 2023 era 89esima). Il centro Italia se la cava, con Macerata (23esima), Siena (26) e Livorno (29).

Male, invece, il Meridione con otto capoluoghi tra le ultime 10 della graduatoria:Caserta (98esima), Catanzaro (99), Vibo Valentia (101), Palermo (102), Napoli (103), Crotone (104), Reggio Calabria (105), Catania (106) che lo scorso anno era penultima.

La fotografia scattata da Ecosistema Urbano 2024 di Legambiente, dunque, ha messo in evidenza come in Italia le performance ambientali delle città viaggino a velocità e con tempi di applicazione troppo diversi e su cui occorre accelerare il passo. A pesare sulle performance ambientali i ritardi nel contrasto alla crisi climatica, i problemi cronici irrisolti – come smog, inquinamento, consumo di suolo – i ritardi su rigenerazione urbana, efficienza energetica, mobilità sostenibile, e poi gli impatti dell’overtourism. Temi sui cui servono interventi più incisivi.

Cosa fare, dunque? L’Associazione, a riguardo, ha lanciato delle proposte: per accelerare il passo e per città più vivibili, sostenibili e attente alla qualità della vita, inclusa la sfera sociale, serve un green deal made in Italy per le città che abbia al centro una strategia nazionale urbana che non lasci soli i comuni nell’affrontare i problemi cronici ambientali, la crisi climatica, ma anche Il fenomeno dell’overtourism. Su quest’ultimo tema, l’associazione ambientalista lancia un monito: l’overtourism va governato con misure efficaci, come stanno facendo già diverse città europee e nel resto del mondo, e va affrontato con lungimiranza e responsabilità dalle grandi alle medie aree urbane ai piccoli borghi, fino all’alta quota, per un turismo più sostenibile, di qualità, attento e rispettoso anche dei territori e delle comunità locali.

«All’estero già si sta facendo molto con misure significative – ha rilevato Legambiente – in Italia quei pochi interventi messi in campo sono troppo timidi e inefficaci».

Per Stefano Ciafani, presidente nazionale di Legambiente, «serve un’azione congiunta, a livello nazionale e territoriale, da parte del Governo, delle Regioni e dei capoluoghi di Provincia» per rendere le città più sostenibili, resilienti e sicure.

«Oggi, purtroppo – ha aggiunto – i temi ambientali sono i grandi dimenticati dall’agenda politica, che affronta i temi legati alla sicurezza dei cittadini, solo in riferimento ai fenomeni migratori, ma serve affrontare questo problema sotto tutti i punti di vista, senza lasciare da soli gli amministratori locali nella sua risoluzione. Da parte del governo nazionale servono politiche coraggiose, a 360 gradi, e risorse economiche all’altezza della sfida per rendere davvero sicuro il nostro Paese».

«Si pensi, ad esempio – ha proseguito – all’adattamento alla crisi climatica, che causa sempre più danni e perdite di vite umane; alla rigenerazione urbana e alla messa in sicurezza degli edifici, dalla presenza di amianto e dal rischio terremoti; alla lotta allo smog, che causa quasi 50mila morti premature solo per il PM2,5, o al processo di miglioramento del livello qualitativo dei controlli ambientali in capo alle Agenzie regionali protezione ambientale, oggi disomogenei sul territorio nazionale».

«Dai dati di questa edizione 2024 emerge, con ancora più evidenza, come l’unica via sostenibile per rilanciare davvero il Paese, cominciando dalle città, sia ripensare le realtà urbane del futuro con meno auto e più mezzi meno inquinanti, su ferro ed elettrici, più mobilità sostenibile ed economia circolare, più infrastrutture intelligenti», ha commentato Mirko Laurenti, dell’ufficio Scientifico di Legambiente e curatore del report Ecosistema Urbano. (ams)

 

La Camera di Commercio organizza un incontro sulle opportunità della Transizione green

Il prossimo 20 Febbraio alle ore 09:45, nella sede di Vibo Valentia dell’ente camerale, al Valentianum, si terrà, in presenza, l’incontro conclusivo di un ciclo, focalizzato proprio su “I contributi per la transizione green”.

La sostenibilità ambientale ancora al centro delle politiche informative e formative della Camera di Commercio di Catanzaro-Crotone-Vibo Valentia che punta a consolidare la coscienza green del territorio, anche indicando strumenti operativi concreti per realizzare i necessari processi di transizione energetica in modo utile e vantaggioso.

L’incontro, anche questa volta, è destinato a imprese, professionisti, enti locali, associazioni di categoria, rappresentanti di distretti/aree industriali e vuole essere un momento di sintesi degli approfondimenti precedenti e di orientamento verso le fonti di finanziamento previste a sostegno della transizione verde. La partecipazione è gratuita, previa iscrizione, per motivi organizzativi, al link https://forms.gle/dDvjzxCk2oSTpea79.

Il programma dei lavori prevede, dopo i saluti istituzionali del presidente dell’ente Pietro Falbo, le relazioni tecniche degli esperti che svilupperanno aspetti diversificati sulla specifica tematica. In particolare Antonio Romeo, direttore Dintec (consorzio per l’innovazione tecnologica del sistema camerale) si soffermerà su “La Transizione energetica: caratteristiche, implicazioni ed opportunità per le imprese nell’ambito del progetto del sistema camerale”; Leonardo Sblendido esperto finanza agevolata Dintec si soffermerà, invece, specificatamente su “I contributi e gli incentivi per le imprese finalizzati alla transizione green” mentre invece Natale Arcuri e Giovanni Mirabelli, del dipartimento di Ingegneria meccanica, energetica e gestionale (Dimeg) – Università della Calabria, porteranno il contributo accademico proprio su “Le soluzioni tecnologiche per il contenimento dei consumi energetici: il caso dell’Università della Calabria”.

I lavori, moderati da Ornella Ortona e Maurizio Caruso Frezza, referenti di progetto dell’ente camerale, troveranno sintesi nelle conclusioni del segretario generale Ciro Di Leva.

Dopo questa prima fase, alle ore 12:00, è previsto un “desk operativo” per le imprese finalizzato a favorire un confronto diretto tra gli stakeholder del territorio e gli esperti in modo da facilitare chiarimenti e soluzioni personalizzate secondo specifiche esigenze.

L’iniziativa, realizzata dalla Camera di Commercio di Catanzaro-Crotone-Vibo Valentia con il supporto del suo Pid (Punto impresa digitale) vede la collaborazione degli Ordini/Collegi Professionali che hanno accreditato l’iniziativa formativa con il riconoscimento di crediti per la formazione continua.

«Siamo convinti – ha detto il presidente Pietro Falbo- che l’informazione puntuale e approfondita su tutti gli aspetti della transizione energetica, nel più ampio coinvolgimento degli attori locali, possa costituire leva strategica per essere protagonisti dei processi in atto, cogliendone, nel miglior modo, opportunità e vantaggi. È questa la metodologia progettuale e operativa che abbiamo seguito per dare a imprese e territorio gli strumenti conoscitivi e operativi per cogliere la sfida dell’efficientamento energetico per migliorare, sotto l’aspetto economico, il business e sotto quello sociale, la qualità della vita dei singoli e delle comunità».
Maggiori informazioni potranno essere assunte via mail all’indirizzo pid@czkrvv.camcom.it.

A Reggio il convegno sul “Lungo cammino per la transizione ecologica”

Il lungo cammino per la transizione ecologica e le comunità energetiche rinnovabili è stato il titolo del convegno svoltosi nella Sala “Italo Falcomatà” di Palazzo Avaro, organizzato dal Comune e patrocinato dall’Ordine degli Avvocati di Reggio Calabria.

All’iniziativa hanno portato i saluti il sindaco facente funzioni, Paolo Brunetti, accompagnato dal dirigente di settore, ed il presidente dell’Ordine degli avvocati, Rosario Infantino. Successivamente, hanno preso la parola gli avvocati Carolina Musicò e Francesco Paviglianiti e l’ingegnere Antonio Spanò.

La discussione si è sviluppata sull’importanza della transizione ecologica verso le fonti di energia rinnovabile, sottolineata dalla sua centralità all’interno dell’Agenda 2030 delle Nazioni Unite e dalla presenza sempre maggiore  nei programmi e nelle attività della politica nazionale ed internazionale.

Secondo gli organizzatori, infatti, appare quanto mai necessario spostare ogni ragionamento verso la costruzione di un nuovo modello di organizzazione sociale basato su produzione e consumo di energia proveniente da fonti rinnovabili e, perché sia effettiva, devono essere innescate tutta una serie di cambiamenti sociali e culturali basati sul rispetto per l’ambiente, sul risparmio energetico e l’efficienza dei consumi.

Cogliendo le opportunità offerte dalle nuove tecnologie, dunque, i cittadini di tutto il mondo stanno già unendosi per riacquistare rilevanza nel settore energetico, attraverso azioni dirette e partecipate che mirano alla costruzione di una società più equa e sostenibile.

Si è, quindi, posto l’accento su moltissimi progetti e sugli eventi, a livello mondiale, relativi alla transizione ecologica: dagli accordi dell’Onu al G7, alla prossima COP 28 Conferenza sul clima che si terrà a Dubai. Anche a livello
nazionale, la direzione è sempre e comunque rivolta alla transizione ecologica.

«La tecnologia – è stato detto nel corso dell’iniziativa – ci offre in questo momento le comunità energetiche, ossia una coalizione di utenti che, tramite la volontaria adesione ad un contratto, collaborano con l’obiettivo di produrre, consumare e gestire l’energia attraverso uno o più impianti energetici locali. Le comunità energetiche sono tutte accomunate dallo stesso obiettivo: fornire energia rinnovabile a prezzi accessibili ai propri membri, piuttosto che dare priorità al profitto economico come una società energetica tradizionale».

Dopo un periodo cosiddetto transitorio di recepimento delle due Direttive comunitarie in materia, l’Italia ha, ad oggi, approvato una legislazione completa e compiuta in materia di comunità energetiche rinnovabili: il Testo Integrato Autoconsumo Diffuso ( Delibera n 727/2022/R/EEL di Arera) e il Decreto Cer da parte del Mase, per il quale ultimo si attende per l’entrata in vigore solo il via libera da parte dell’Europa.

«Il Pnrr – hanno sottolineato i relatori – ha destinato attraverso la Mission 2 denominata “Rivoluzione verde e transizione ecologica” 2,2 miliardi di euro alle comunità energetiche rinnovabili per i comuni con meno di 5000 abitanti, prevedendo un contributo a fondo perduto del 40%. La Regione Calabria ha approvato il Programma Fesr/Fse 2021/2027 relativo ai finanziamenti ai comuni con più di 5000 abitanti, in complementarietà al Pnrr. Sempre la Regione Calabria ha istituito il Portale Calabria Energia e promosso una serie di workshop per i Comuni ed ha, di recente, approvato una proposta di legge relativa anche all’istituzione di un tavolo tecnico di supporto per i Comuni». (rrc)

Caro energia, il consigliere Montuoro: Serve nuovo piano straordinario dell’Ue

«È necessario prevedere un nuovo piano straordinario dell’Unione europea finalizzato a sostenere iniziative per la previsione di prezzo massimo dell’energia (gas ed energia elettrica) a livello europeo, ha dichiarato il consigliere regionale Antonio Montuoro, nel corso del Coordinamento dei Presidenti delle Commissioni Politiche europee della Conferenza delle Assemblee legislative delle Regioni e delle Province autonome.

Per Montuoro, presidente della Seconda commissione consiliare, che le materie di competenza vede proprio le Politiche europee, che ha partecipato alla Coordinamento svoltosi a Milano dove si è discusso di Transizione ecologica e crisi energetica ed è stato approvato un documento, si deve stabilire, «anche sull’esperienza di altre nazioni, un tetto massimo per le bollette per le famiglie e per le aziende ed esercizi commerciali».

«E questo vale ancora di più in una regione dal fragilissimo tessuto economico e sociale come la Calabria – ha spiegato Montuoro – la cui ossatura è costituita da piccole e medie imprese che soffrono degli aumenti incontenibili di energia e materie prime, mettendo a repentaglio quasi trecento mila posti di lavoro».

«Sicuramente – ha proseguito – tra i punti più importanti del documento c’è la richiesta di ravvisare nel piano REPowerEU un modo per accelerare la transizione energetica, ridurre la dipendenza complessiva dell’UE dalle importazioni di energie e materie prime e limitare così i rischi politici, economici e di sicurezza ad essi associati. Accelerare la diffusione delle energie rinnovabili nell’ottica di una comune visione energetica europea è la risposta più urgente da mettere in campo per quanto riguarda la transizione energetica e le prospettive a medio e lungo periodo. La transizione verde deve essere al centro di qualsiasi politica, costruendo un nuovo approccio sistemico e integrato alla concezione ed attuazione delle politiche e dei programmi futuri».

Montuoro, poi, ha ricordato che «il Consiglio regionale della Calabria ha approvato una serie di atti normativi a sostegno della transazione ecologica. Basta ricordare la legge 17 dell’8 giugno 2022, con cui abbiamo modificato la normativa in merito alla possibilità di installare, nelle more dei piani paesaggistici, impianti per la produzione di fonti rinnovabili anche nelle zone agricole, per cui non è richiesta variante urbanistica, ma anche attraverso la legge di promozione delle fonti rinnovabili attraverso le comunità energetiche».

«Alcuni esempi con cui abbiamo raccontato ai colleghi del coordinamento i grandi passi fatti in avanti nella direzione della transizione ecologica a cui, al cui finanziamento il Consiglio regionale ha destinato il 26,81 per cento del Programma operativo FESR/FSE Plus 2021/2027 che tra i molteplici obiettivi prevede l’Obiettivo di Policy 2 “Una Calabria più Verde”», ha concluso. (rrm)

 

LAMEZIA TERME – Torna il Festival dello Sviluppo Sostenibile

Il 15 ottobre, a Lamezia Terme, alle 18, nella Sala Sedna del Comune, è in programma il convegno sulla Verso la transizione Ecologica, organizzato da AiParC di Lamezia, guidato da Dora Anna Rocca, insieme a Legambiente, rappresentata in città dall’avvocato Gianni Arena, nell’ambito della sesta edizione del Festival dello Sviluppo Sostenibile, ideato dall’Asvis.

L’Alleanza Italiana per lo Sviluppo Sostenibile (ASviS),  riunisce oltre 300 organizzazioni della sfera economica e sociale ed offre l’opportunità con tale evento  unico diffuso e inclusivo, di far confluire in un’unica piattaforma centinaia di eventi organizzati su tutto il territorio nazionale. In particolare l’iniziativa lametina quest’anno è stata inserita oltre che tra gli eventi nazionali.

Per far comprendere dunque l’importanza delle smart city e dell’utilizzo di fonti di energia rinnovabili dopo i saluti della presidente nazionale AiparC Irene Tripodi, della presidente dell’Ente organizzatore Dora Anna Rocca, del Presidente del consiglio di Lamezia Terme avvocato Giancarlo Nicotera in rappresentanza dell’Ente, del rappresentante del circolo cittadino di Legambiente avvocato Gianni Arena e della dottoressa Caterina Carbone, responsabile dell’Università telematica Pegaso di Lamezia Terme, sono previsti gli interventi di relatori del calibro di Katiuscia Eroe, Responsabile nazionale energie di Legambiente, Francesco Perrini direttore del master in sostenibilità all’Università Bocconi di Milano, Antonio Rancati, segretario Generale PlasticFree, Presidente CdR Ambiente, Coordinatore Cetri-Tires, Ugo Rocca attualmente socio fondatore e amministratore delegato Resit, già dirigente Ansaldo (Genova), Centro Studi Finmeccanica (Roma), presidente della Società Anit (Ansaldo-Agip) per il fotovoltaico, e della Società West (Ansaldo-Finmeccanica) per il settore eolico, e dell’avvocato Giuseppe D’Ippolito parlamentare della Commissione del Ministero della transizione ecologica.

Concluderà il convegno la Presidente Rocca. L’iniziativa, rivolta ad un ristretto numero di partecipanti in presenza (su invito), si svolgerà in diretta streaming sul canale Youtube di AIParC Lamezia per dare a chiunque la possibilità di partecipare. (rcz)

IL FUTURO DELLA CALABRIA SARÀ “GREEN”
DA LEGAMBIENTE 100 IDEE PER LA SVOLTA

di ANTONIETTA MARIA STRATI – Il futuro della Calabria parte e passa dalla transizione ecologica. Per questo Legambiente ha presentato 100 proposte da sottoporre al nuovo Parlamento in cui sono inserite, riforme e interventi su un tema che è stato dimenticato nella campagna elettorale conclusasi da poco, ma che è stata quasi completamente ignorata.

«La Calabria, così come l’intero Paese – ha dichiarato Anna Parretta, presidente di Legambiente Calabria nel corso della conferenza svoltasi a Lamezia Terme –  ha bisogno di programmazione e di capacità di visione. I temi ambientali che sono strettamente connessi a quelli sociali ed economici, devono costituire la priorità della prossima legislatura».

«Cambiamenti climatici, crisi energetica e fonti rinnovabili, rigenerazione urbana ed efficientemente energetico, ciclo dei rifiuti, economia circolare come pilastro della transizione ecologica, mobilità sostenibile: sono i temi che per Legambiente riguardano il futuro della Calabria, insieme alla tutela della biodiversità, al turismo sostenibile, all’agricoltura biologica, alla salvaguardia del patrimonio forestale ed un no deciso al ponte sullo Stretto, una cattedrale nel deserto».

Ma non è soltanto all’infrastruttura che l’Associazione ha detto no. Bocciatura secca anche per il rigassificatore di Gioia Tauro che, secondo Legambiente, non si dovrebbe fare.

Come spiegato dalla presidente Parretta, «anche l’impianto di Gioia Tauro avrebbe la funzione ipotetica di attenuare la gravità della crisi in corso diversificando le fonti di approvvigionamento energetico del Paese. Ribadiamo che non c’è logica alcuna nel realizzare rigassificatori per liberare il Paese dal ricatto del gas russo comprando il gas da Paesi come Egitto, Algeria, Libia, il Congo o gli Usa. L’Italia e la Calabria devono realizzare un’autentica transizione ecologica che renda l’Italia indipendente dall’estero in materia di energia».

Nella sede del Civico Trame di Lamezia Terme, dove Cristina Porcelli, direttrice Fondazione Tre e responsabile del Civico Trame ha ritenuto «significativo ospitare ospitare un dibattito pubblico sui temi ambientali proprio a Civico Trame, un presidio democratico e di legalità che vuole porsi come punto di riferimento del territorio nell’ambito del confronto e della partecipazione civica, della fruizione della cultura, dell’esercizio dei diritti», sono state presentate le 100 proposte, che hanno al centro: lotta alla crisi climatica, dimenticata in questa campagna elettorale, innovazione tecnologica, lavoro e inclusione sociale.

Nello specifico, si parla di nuove leggi da approvare, come ad esempio quelle sull’eliminazione dei sussidi alle fonti fossili, sul consumo di suolo, sul riordino dei bonus edilizi, in materia di lotta alla gestione illecita dei rifiuti, alle illegalità lungo le filiere agroalimentari, e per la tutela della fauna e della flora protette; semplificazioni; velocizzazione degli iter autorizzativi a partire dagli impianti a fonti rinnovabili e dell’economia circolare;  approvazione di decreti attuativi mancanti, da quelli sull’end of waste per il riciclo  a quelli della legge di recepimento della direttiva Red II sulle rinnovabili, sull’agricoltura biologica o sui controlli del Sistema nazionale a rete per la protezione dell’ambiente (Snpa), solo per citarne alcuni.

E poi, tra gli altri interventi da mettere in campo: uno spostamento di risorse pubbliche dai settori più inquinanti a quelli più innovativi e con minor impatto ambientale, intervenendo sui sussidi ambientalmente dannosi; potenziamento in organico e competenze degli uffici centrali e territoriali preposti al rilascio delle valutazioni di impatto ambientale, delle autorizzazioni e ai controlli; investimenti in nuove infrastrutture green, a partire da impianti eolici a terra e mare, fotovoltaici sui tetti, agrivoltaici, impianti industriali dell’economia circolare, quelli per smaltire l’amianto, mobilità urbana a zero emissioni, trasporto pendolare, ammodernamento di acquedotti, adeguamento dei depuratori esistenti e realizzazione dei nuovi, riqualificazione degli edifici scolastici, solo per citarne alcuni.

Secondo Legambiente, infatti, «se la transizione ecologica italiana andrà in questa direzione potrà contribuire davvero a tutelare l’ambiente, creare nuova occupazione, realizzare nuovi impianti di economia verde e aiutare famiglie e imprese a ridurre il caro bollette. Sul fronte occupazionale l’Italia, secondo l’ultimo Rapporto Green Italy di Fondazione Symbola e Unioncamere, vantava a fine 2020 oltre 3,1 milioni di occupati in green job».

«La spinta che può arrivare dalle rinnovabili – viene spiegato – in coerenza con il pacchetto europeo REPowerEU, secondo l’associazione confindustriale Elettricità Futura garantirebbe 470.000 nuovi posti di lavoro entro il 2030, in aggiunta ai 120.000 di oggi. Secondo Fondazione Enel e The European House – Ambrosetti in Italia il percorso verso emissioni nette pari a zero entro il 2050 creerà 2,6 milioni di nuovi posti di lavoro».

Tra gli errori da evitare, poi, l’Associazione si focalizza sul ritorno al nucleare e, in particolare, sul Ponte sullo Stretto, un «insensato progetto» per Legambiente che, invece, suggerisce di concentrarsi sugli «investimenti in collegamenti veloci e frequenti tra la Sicilia, la Calabria e il resto della Penisola, portando le Frecce nei collegamenti tra Palermo, Catania e Roma, potenziando il trasporto via nave lungo lo Stretto e rafforzando i collegamenti in treno da Reggio Calabria a Taranto e Bari» .

Viene evidenziato, anche, il bisogno di accelerare sull’economia circolare, «facilitando, in primis, la realizzazione di una rete impiantistica innovativa su tutto il territorio nazionale e semplificando l’iter tortuoso di approvazione dei decreti End of waste».

Legambiente, infatti, ha ricordato che in diverse parti del Paese ci sono nuovi impianti industriali a servizio della «transizione ecologica che meritano di essere replicati» e, tra questi, cita i digestori anaerobici che producono biometano a Rende.

Accanto a queste proposte, poi, Legambiente indica tre fasi da seguire:  la prima, «l’Europa che ha una leadership importante a livello internazionale nella lotta alla crisi climatica; seguita poi dalla «riconversione ecologica del tessuto produttivo, che può garantire milioni di nuovi posti di lavoro, l’apertura di nuovi impianti produttivi o  la riconversione di quelli già esistenti».

L’ultima fase è rappresentata, infine, dalla «giusta transizione ecologica, un obiettivo da perseguire in primis penalizzando economicamente le aziende più inquinanti, a partire da quelle che hanno fatto extraprofitti clamorosi nel settore delle fossili; favorendo le riconversioni delle competenze professionali e dei cicli produttivi a maggior impatto ambientale, utilizzando anche le risorse europee del Just Transition Fund; contrastando gli interessi ecomafiosi che stanno già puntando ad acquisire appalti e risorse dedicati alla riconversione ecologica dell’economia; combattendo la povertà energetica e facilitando l’accesso a servizi e più innovative ai meno abbienti».

Giorgio Zampetti, direttore nazionale di Legambiente, ha evidenziato come «nei prossimi cinque anni, il nuovo esecutivo dovrà date risposte concrete ed efficaci per contrastate la crisi climatica, superare l’emergenza energetica e garantire una vera transizione ecologica. Non c’è più tempo, l’Europa ha fissato il 2026 come termine ultimo de cantieri del Pnrr e il 2030 per gli obiettivi climatici. I prossimi 5 anni saranno quindi fondamentali per il raggiungimento di questi traguardi».

«Occorre, dunque, correggere la rotta rispetto a quanto fatto fino ad oggi – ha concluso –. Noi non faremo mancare il nostro contributo, come dimostra l’Agenda di Legambiente che abbiamo presentato ai partiti e che mette al centro la difesa dell’ambiente e gli interessi delle imprese e delle famiglie».

Interessante, poi, l’intervento del prof. Raffaele Agostino, docente del Dipartimento di Fisica all’Università della Calabria, per mettere in luce come «fra le proposte di Legambiente, elementi trasversali sono l’Energia e la formazione».

«In questo contesto – ha detto – il sistema regionale universitario e quello della ricerca è attivo e pronto a rispondere alle sfide del cambiamento climatico, dell’uso razionale dell’energia, del rafforzamento delle infrastrutture anche attraverso la riduzione della piaga dell’emigrazione dei cervelli».

Ma non deve essere solo il sistema universitario e della ricerca a scendere in campo per la transizione ecologica. Serve anche che le istituzioni, in primis la Regione, facciano la propria parte in questo lungo percorso che è determinante per il futuro della Calabria e dei suoi cittadini. (ams)

 

 

NO IMPIANTI INQUINANTI, NO DISCARICHE
È LA VIA PER LA TRANSIZIONE ECOLOGICA

di ANTONIETTA MARIA STRATI – È la «Strada per la transizione ecologica» tanto attesa ma che, al momento, trova opinioni e posizioni divergenti e lontane. Così si potrebbe riassumere il tanto atteso incontro tra il presidente della Regione, Roberto Occhiuto e i sindaci della Piana, sul termovalorizzatore di Gioia Tauro.

«Oggi è andata bene – ha detto il Governatore –  perché è stata l’occasione per scambiarci delle opinioni, poi ciascuno resta della propria idea. Io ho scelto di fare il presidente della Regione per tentare di cambiare questa regione, per cui non voglio che la Calabria abbia i rifiuti nelle strade soprattutto d’estate quando ci dovrebbero essere i turisti, non voglio che la Calabria abbia impianti di termovalorizzatore inquinanti come quello di Gioia Tauro, che dovrebbero comunque essere ammodernati».

Nel documento presentato ai primi cittadini, infatti, viene spiegato come il Polo Tecnologico di Gioia Tauro oggi abbia una bassissima affidabilità, continui fermi impianto e necessità di interventi d’urgenza, senza contare il rischio di emissioni non controllate, l’incremento dello smaltimento di discarica e la perdita di risorse energetiche.

Riammodernarlo significa, infatti, renderlo «sicuro, affidabile e avanzato – si legge nel documento – con migliori performance ambientali», che significherebbe lo stop a discariche ed esportazione dei rifiuti. Quindi, nella sua visione, il presidente Occhiuto immagina il Polo Tecnologico di Gioia Tauro del “domani”, con l’applicazione delle nuove tecnologie, una infrastruttura dove vi è la riduzione delle emissioni in atmosfera, degli impatti ambientali, oltre che un miglioramento dell’efficienza energetica. Il monitoraggio continuo delle emissioni e un approccio differenziato e specifico per inquinanti “chiave” con conseguente riduzione degli impatti chiudono la serie di interventi applicando le nuove migliori tecnologie disponibili sull’incenerimento, di cui c’è l’obbligo di adeguamento entro il 2023.

Nel documento, infatti, viene evidenziato come, con questi interventi, si otterrà il meno 75% di ossidi di azoto, il meno 88% di polveri sottili, il meno 75% di anidride solforosa e meno 63% di acido cloridrico e di come «in applicazione delle nuove Bat è possibile azzerare il ricorso alla discarica per lo smaltimento dei residui di combustione, nell’ottica del pieno rispetto dei principi dell’economia circolare, prevedendo il recupero ai fini del riciclo delle scorie e delle ceneri del processo di combustione. A seguito di specifico trattamento potranno essere utilizzate come inerti in altri processi produttivi, mentre dalle ceneri provenienti dai sistemi di abbattimento delle linee fumi verrà recuperato e riusato tutto il bicarbonato di sodio». Insomma, significherebbe uno stop alle discariche.

Quello presentato da Occhiuto, dunque, potrebbe essere l’inizio di uno schema che, col tempo, potrebbe portare alla tanto attesa rivoluzione – sul piano dei rifiuti – in Calabria.

Il sindaco di Gioia Tauro, Aldo Alessio, ha ribadito che, quello svoltosi in Cittadella, è stato «un tavolo di dialogo e confronto che chiedevamo da tempo e che finalmente abbiamo ottenuto. Al momento le opinioni e le posizioni espresse sono tuttavia divergenti e ancora lontane. Con i sindaci del territorio e la Città Metropolitana, abbiamo fatto diverse proposte alternative – tra cui l’efficientamento tecnologico di una terza e quarta linea al fine di dismettere definitivamente le prime due ormai obsolete – al fine di scongiurare un raddoppio che sarebbe dannoso per il territorio».

«Auspichiamo – ha spiegato – che il Presidente prenda in considerazione le proposte fatte e chiediamo di tenere aperto il tavolo di confronto con i Sindaci e la Città Metropolitana. Abbiamo inoltre evidenziato come il territorio abbia già dato, in termini ambientali e di salute, portando al tavolo la difficile situazione in cui versa ancora la discarica Marrella, nonchè l’annosa problematica dell’inquinamento del mare derivante – tra le altre cose- dalla condotta sottomarina di smaltimento della Iam, riscontrando il massimo impegno del Presidente sia nell’accelerare l’iter di bonifica dell’area della discarica, sia nel monitorare costantemente l’operato di Corap e Iam per il ripristino della condotta».
«Anche sulla Sanità – ha spiegato – il Presidente Occhiuto ha evidenziato il suo massimo impegno verso l’Ospedale Giovanni XXIII di Gioia Tauro, assicurandogli il giusto ruolo nel circuito della rete ospedaliera del territorio. Sono rassicurazioni che come Amministrazione Comunale registriamo con favore nell’attesa che gli auspici diventino fatti concreti per Gioia Tauro e il territorio della Piana».
«Nei prossimi giorni – come già anticipato – ci vedremo con i cittadini, le istituzioni, le associazioni, le forze politiche e sociali del territorio al fine di continuare il confronto e determinare i prossimi passi», ha concluso. (ams)

Transizione ecologica, Confagricoltura Calabria ed Enel illustrano le iniziative per le aziende del settore

Confagricoltura Calabria ed Enel hanno illustrato, alle aziende associate, i contenuti degli accordi sottoscritti tra Confagricoltura e Gruppo Enel per offrire un pacchetto di soluzioni su misura per le aziende del settore che riguardano sia il fronte dell’energia, elettrica e gas, sia l’efficienza energetica.

L’incontro è stato aperto dagli interventi di Angelo Politi, Direttore di Confagricoltura Calabria, in sostituzione di Alberto Statti, Presidente Confagricoltura Calabria, insieme a Donato Rotundo e Roberta Papili di Confagricoltura, ai quali hanno fatto seguito Claudio Fiorentini e Lanfranco Di Campello, in rappresentanza di Enel Italia, che hanno illustrato le opportunità offerte dalla transizione energetica grazie ad interventi mirati e personalizzati sui cicli produttivi agricoli.

In particolare la proposta si articola, anche tramite il supporto di figure commerciali dedicate da parte di Enel Energia ed Enel X, in studi di progetto per valutare la convenienza economica e di fattibilità della proposta commerciale, prodotti dedicati per le commodities elettrica e gas, il Circular Economy Report per misurare attraverso un’azione di audit la circolarità dell’azienda e le azioni possibili di miglioramento per l’efficientamento energetico, come l’installazione di impianti fotovoltaici nuovi o l’ottimizzazione di quelli esistenti, le comunità energetiche rinnovabili, le infrastrutture di ricarica per la mobilità elettrica.

Capitolo importante della sinergia è inoltre favorire l’innovazione tecnologica, quindi anche il fotovoltaico, rispettando le aree rurali nel loro complesso, compresi gli aspetti paesaggistici.

Enel e Confagricoltura Calabria definiranno ora una serie di iniziative di approfondimento dedicate a specifici settori di attività e lavorazioni del settore agricolo. (rrm)

L’Associazione Ventotene: Transizione ecologica in Calabria, una rivoluzione necessaria

La transizione ecologica in Calabria è una rivoluzione necessaria per il laboratorio politico-sociale Ventotene, che ha organizzato un webinar proprio per parlare delle prospettive e degli scenari legati alla transizione ecologica in Calabria e le politiche in materia di tutela e valorizzazione della risorsa ambientale.

All’incontro, organizzato in collaborazione con la Fattoria della Piana, hanno partecipato Antonio Morabito, Ingegnere Industriale esperto in energia rinnovabile ed efficienza energetica; Maria Grazia Madaffari, Ingegnere ambientale; Giuseppe Postorino, Ph Doc in Tecnologie Ambientali, Funzionario Chimico Città Metropolitana di Reggio Calabria; Carmelo Basile, Presidente Fattoria Della Piana; Salvatore Fuda, Consigliere Delegato Città Metropolitana di Reggio Calabria; Giuseppe Marino, Consigliere Delegato Città Metropolitana di Reggio Calabria; Stefano Ambrosini, Specialista in gestione sostenibile dei rifiuti urbani, Amministratore Waste Management Specialist Srl; Nicola Irto, Consigliere Regionale della Calabria; Fabio Cuzzola, Vicepresidente Associazione “Ventotene” che ha coordinato i lavori.

«L’agricoltura è un fattore centrale nella strategia ambientale – ha detto Marino – e la Città metropolitana si sta muovendo in questo solco, verso cioè la costruzione di un’economia circolare nell’ottica di quella transizione ecologica che individua il futuro che dobbiamo costruire per la Calabria e a cui il progetto politico di Nicola Irto sta lavorando con grande determinazione. Un sistema agricolo che valorizzi il prodotto tipico, che punti sull’estensione del territorio coltivabile e su formazione specializzata nella cura del territorio attraverso il recupero delle competenze della tradizione. Il bilancio della Città metropolitana conterrà misure specifiche al riguardo».

Sui rifiuti non ci sono più scuse, ha rimarcato Fuda: «abbiamo il dovere di autodeterminarci e assumerci delle responsabilità. C’è inoltre l’urgenza di dotarsi di infrastrutture pubbliche e impianti di conferimento per ospitare scarti della lavorazione dell’indifferenziato».

Il Piano regionale dei rifiuti va ripensato, ha evidenziato Irto, «in chiave innovativa, puntando su nuovi impianti valutando bene dove si possono fare e dove invece no. Dobbiamo ancora fare i conti con una Regione che in alcuni casi ha delle maglie larghissime, pensiamo alla zona dei vigneti di Cirò dove sono state date tutte le autorizzazioni per un parco eolico in un territorio a forte vocazione agricola. E poi c’è il Pnrr che pone la transizione ecologica al centro della sua strategia. Ma tali risorse avranno bisogno di politiche di coerenza e di un serio piano di riforme. Siamo la prima regione a essersi dotata della legge sui contratti di fiume a cui manca la parte attuativa. Il Pnrr può essere una leva determinante in questo senso, per ripensare ai corsi d’acqua calabresi come fattore di sviluppo, anche in termini turistici».

Un dibattito ricco di spunti e analisi tecniche di alto profilo sui temi dell’innovazione, partendo dal modello Fattoria della Piana che, come spiegato da Basile, fonda il suo successo sulla sfida della competitività e soprattutto sulla capacità di guardare agli altri modelli virtuosi. Sulle questioni di stringente attualità si sono poi soffermati Postorino e Morabito che hanno offerto una disamina tecnica in materia di gestione dei rifiuti che ha posto in evidenza, fra le altre cose, l’urgenza per il territorio reggino di ridurre quantità rifiuti solidi urbani prodotti, l’aumento della percentuale di riciclaggio e il recupero di energia.

I più recenti indirizzi dell’Unione europea sono poi stati affrontati da Madaffari con riferimento alla riduzione degli imballaggi, al riciclo delle plastiche e alla strategia industriale a cui si lega una forte azione di contrasto all’obsolescenza programmata dei prodotti. Controlli, partecipazione e ambiente, secondo Ambrosini, sono i fattori sui quali lavorare in Calabria, accanto ad un’azione politica che punti su impianti di nuova generazione per la frazione organica e sul superamento dei sistemi di raccolta misti. (rrc)

Transizione ecologica, una sfida che la Calabria non può perdere

«In materia di transizione ecologica, la Calabria ha il dovere di cogliere queste opportunità, a cominciare dai temi cruciali quali l’efficienza della Pa, la semplificazione normativa, la depurazione, la tutela del territorio rilanciando la disciplina sui contratti di fiume su cui la Calabria per prima, nel 2016, ha legiferato. Ma penso anche al contrasto all’erosione costiera e ad una nuova prospettiva per le fiumare» ha detto il candidato alla Regione Nicola Irto, nel corso del webinar promosso dal Partito Democratico sulla transizione ecologica.

Obiettivo dell’incontro, mettere al centro del dibattito pubblico la strategia della regione nell’ambito di uno dei temi più importanti previsti dal Pnrr. Hanno partecipato  Silvio Greco, direttore dell’istituto nazionale di biologia ‘Anton Dorhn’, Anna Parretta, presidente di Legambiente Calabria, Alessandro Russo, vicepresidente nazionale Utilitalia, Nicola Irto, candidato alla presidenza della Regione Calabria e Chiara Braga, responsabile transazione ecologica del Partito Democratico. Ha moderato la giornalista Emanuela Martino.

«E poi, naturalmente – ha detto ancora Irto – il ciclo dei rifiuti su cui il governo regionale non ha una visione adeguata che vada oltre la logica emergenziale. Su questo tema servirà la responsabilità di scelte coraggiose, anche togliendo parte di interessi ai privati. E bisognerà ristabilire anche un più funzionale dialogo tra i livelli di governance, regionale e comunale, perché da sole le comunità non possono affrontare le sfide del futuro».

«Gli indirizzi del Pnrr avranno un impatto enorme per la Calabria – ha evidenziato Braga – su questioni centrali come l’agricoltura sostenibile, le energie rinnovabili, la tutela del territorio e anche il contrasto alle ecomafie. Senza dimenticare l’economia circolare che è la partita decisiva in questa regione e in generale nel Sud. La Regione sarà il motore di tutto ciò, accompagnando i territori in un percorso di condivisione delle scelte strategiche come la realizzazione di nuovi impianti per la gestione dei rifiuti. Il Pnrr ovviamente non esaurisce il quadro delle azioni che occorre attuare, serve rilanciare sulla programmazione europea e sulle risorse del bilancio nazionale, in termini di programmazione e capacità di spesa. Lo sviluppo del Paese non può prescindere dalla ripartenza del Mezzogiorno».

«La transizione ecologica è il tema dei temi – ha detto Graziano – e il nostro partito ha il dovere di svolgere un ruolo da protagonista nella strategia che occorre sviluppare su questo fronte. Con Nicola Irto stiamo portando avanti un percorso molto preciso, per definire un quadro di azioni che interessano lo sviluppo della Calabria, in chiave turistica e attrattiva, attraverso il rilancio delle risorse ambientali”. I temi delle bonifiche e dei controlli sono, secondo Greco, “fattori chiave da cui ripartire. In Calabria abbiamo 409 discariche illegali, vere e proprie bombe ecologiche su cui intervenire. E in materia di valutazione di impatto ambientale credo sia sbagliato l’indirizzo del governo per la creazione di un nuovo parallelo strumento di controllo diverso da quello già esistente, con il rischio che si creino valutazioni difformi».

Il Pnrr convince solo in parte Legambiente in materia di transizione ecologica, «e per la Calabria – ha evidenziato Parretta – è fondamentale investire in economia circolare, nella depurazione e nel contrasto al rischio idrogeologico».

Sulla centralità della risorsa idrica ha poi posto l’accento Russo, «perché l’acqua oggi richiede un gestione di tipo industriale molto diversa da quanto accadeva 50 anni fa, individuando la giusta sintesi tra il concetto di bene pubblico e una gestione complessa e integrata del sistema idrico». (rrm)