Ferrante (Mit): Bene accordo per Ponte, Ue investe su opera strategica

Il sottosegretario al Mit, Tullio Ferrante, ha evidenziato come «la sottoscrizione del Grant Agreement tra la società Stretto di Messina e la Climate, Infrastructure and Environment Executive Agency della Commissione Europea per il cofinanziamento del Ponte sullo Stretto è un’ottima notizia per l’Italia».

Dopo l’inserimento dell’opera nel Corridoio Scandinavo – Mediterraneo della rete Ten-T, la decisione dell’Ue di destinare 25 milioni di euro a fondo perduto alla componete ferroviaria, coprendone circa il 50% dei costi, conferma l’importanza strategica del Ponte nell’intero sistema di collegamento europeo. L’Ue investe sulla realizzazione di un progetto, elaborato sotto il Governo del Presidente Silvio Berlusconi, che renderà il nostro Paese sempre più connesso, attrattivo e moderno e che rafforzerà la rete di trasporto dell’Europa. Continueremo a lavorare per ampliare sempre più le possibilità di finanziamento del Ponte e promuovere la crescita infrastrutturale del Sud e di tutta l’Italia».

«Dopo l’inserimento dell’opera nel Corridoio Scandinavo – Mediterraneo della rete Ten-T, la decisione dell’Ue di destinare 25 milioni di euro a fondo perduto alla componete ferroviaria, coprendone circa il 50% dei costi – ha proseguito Ferrante – conferma l’importanza strategica del Ponte nell’intero sistema di collegamento europeo. L’Ue investe sulla realizzazione di un progetto, elaborato sotto il Governo del Presidente Silvio Berlusconi, che renderà il nostro Paese sempre più connesso, attrattivo e moderno e che rafforzerà la rete di trasporto dell’Europa».

«Continueremo a lavorare – ha concluso – per ampliare sempre più le possibilità di finanziamento del Ponte e promuovere la crescita infrastrutturale del Sud e di tutta l’Italia». (rrm)

Report Draghi, Princi: Serve competività economica e ambientalismo responsabile

Per l’europarlamentare Giusi Princi «il rapporto sulla competitività presentato da Mario Draghi pone temi di grande rilevanza per l’Unione europea ed è in linea con i valori e le priorità di Forza Italia e del Gruppo Popolare Europeo. Serve, quindi, un piano ambizioso di investimento per un’economia competitiva e un ambientalismo responsabile che non metta in difficoltà le imprese e gli agricoltori».

«Al contrario, gli operatori del settore devono essere coinvolti da protagonisti nell’attuazione del Piano Verde europeo, tenendo conto delle esigenze quotidiane del tessuto socio-economico, a partire dal Sud e dalla Calabria», ha detto Princi, dicendosi «pienamente d’accordo con il nostro vice premier Antonio Tajani, secondo cui il report di Draghi va nella direzione che abbiamo sempre auspicato, anche perché risponde ad alcune sollecitazioni e proposte presentate da Forza Italia».

«Tra le parole chiave usate da Draghi nel suo rapporto – ha proseguito – c’è anche la concretezza. È fondamentale, infatti, mettere in campo misure concrete per snellire la burocrazia, investire in competitività ed energia pulita, favorire la formazione professionale, promuovere l’accesso all’istruzione per preparare la forza lavoro ai cambiamenti economici futuri».

«È necessario anche – ha concluso l’eurodeputata azzurra – ascoltare le istanze territoriali, mantenendo un equilibrio tra crescita economica e inclusione sociale, riducendo così anche i divari socio-economici tra le regioni europee». (rmm)

Ferrante (Mit): Ue adotta nuovo regolamento Ten-T, è compreso il Ponte sullo Stretto

Il Sottosegretario al Mit, Tullio Ferrante, ha evidenziato come «l’adozione definitiva da parte del Consiglio Ue del nuovo Regolamento per lo sviluppo della Rete transeuropea dei trasporti è un grande traguardo per l’Italia», che «comprende infrastrutture fondamentali per il nostro Paese, tra le quali il Ponte sullo Stretto di Messina».

«L’approvazione da parte degli Stati membri del nostro progetto, basato su quello elaborato sotto la guida del Presidente Silvio Berlusconi, rappresenta una decisione politica importante e dimostra quanto il Ponte sia strategico all’interno della rete di trasporto nazionale ed europea», ha concluso Ferrante, ribadendo l’impegno «a lavorare per realizzare al più presto quella che si conferma un’opera madre, che darà enorme impulso alla crescita e alla modernizzazione del nostro Paese».

Le infrastrutture che appartengono alla rete Ten-T, oltre a godere di ampia visibilità ed essere riconosciute ad alto valore aggiunto europeo, sono eleggibili per i finanziamenti europei, in quanto obbligate a rispettare requisiti infrastrutturali ambiziosi e sfidanti, sia dal punto di vista tecnico che finanziario. Il testo licenziato dal Consiglio entrerà in vigore il ventesimo giorno successivo alla pubblicazione in Gazzetta Ufficiale dell’Unione Europea.

Il lungo e complesso negoziato, condotto dal Mit, guidato dal vicepresidente del Consiglio e ministro Matteo Salvini, consolida il ruolo dell’Italia quale hub logistico euromediterraneo. Sono 5 infatti i corridoi europei di trasporto che interessano la penisola: lo Scandinavo-Mediterraneo, che attraversa l’Europa da nord a sud; il Corridoio Mediterraneo, che taglia il continente in orizzontale ed arriva in Ucraina; il Corridoio Mare del Nord-Reno-Mediterraneo, che unisce Genova ai Porti del nord-Europa; il Corridoio Mar Baltico-Mar Adriatico, arricchito, sul lato italiano, dal prolungamento della “Dorsale Adriatica” fino a Bari; ed il nuovo Corridoio dei Balcani Occidentali, cui l’Italia è connessa da nord, grazie all’inserimento della sezione “Trieste-Lubiana” e da sud, con la nuova tratta “Bari-Durazzo-Skopje—Sofia”.

Dalla prospettiva italiana, sono stati ottenuti risultati fondamentali per il ruolo strategico del Paese a cominciare dalla rinnovata configurazione della rete nazionale. Tra le principali rilevanti novità, si registrano l’inclusione del porto di Civitavecchia quale porto di Roma nella rete Centrale (attesa dal 2013) ed il nuovo tracciato del Ponte sullo Stretto di Messina. Particolarmente positivo anche il risultato per l’Italia sul fronte ferroviario.

Sono state definite poi due direttrici merci lungo le dorsali costiere e una direttrice passeggeri nell’asse Centrale e riallineate le vie di accesso al valico del Brennero e alla linea Torino-Lione, nonché riconfigurata la linea Venezia-Trieste quale adeguamento dell’esistente, tutte facenti parte della rete Centrale e dei tracciati dei Corridoi corrispondenti.
Molte sezioni sono state elevate a rango della rete Centrale “estesa”, entrando a far parte dei tracciati di Corridoio; in rete Centrale e nel Corridoio corrispondente, è entrata la sezione ferroviaria “Novara -Seregno” quale bypass del nodo di Milano e, a sud, la sezione ferroviaria alta-velocità “Battipaglia-Praia”.

È stato, in aggiunta, ottenuto l’inserimento di numerose sezioni ferroviarie in rete Globale: ad esempio la chiusura dell’anello ferroviario nel sud della Sicilia che collega i nodi di Caltanissetta, Agrigento, Licata, Gela, Pozzallo e Siracusa, le sezioni “Aosta- Chivasso”, “Brindisi-Taranto” e le tre sezioni transfrontaliere “Fossano-Cuneo-confine francese-Ventimiglia”, “Fortezza– confine austriaco (linea della Val Pusteria)” e “Gorizia-confine sloveno”; è stata, altresì, inclusa la parte mancante della sezione stradale e ferroviaria della linea Jonica nella rete di rango Globale in Calabria e l’ultimo miglio stradale al nodo urbano di Campobasso. Anche i nodi sono stati ampliati con l’inserimento di ulteriori 7 nuovi porti in rete Globale: Capri, Ischia, Ponza, Porto Empedocle, Porto Santo Stefano e Procida e Villa San Giovanni affiancato a Reggio Calabria. Tra i terminali merci se ne evidenziano 4 in rete Centrale: Fernetti, Santo Stefano di Magra, Agognate affiancato a Novara e Segrate a Milano e 12 in rete Globale (Busto Arsizio-Sacconago insieme a Gallarate, Bergamo Cortenuova, Cremona PLB e Piadena, Faenza, Foggia Incoronata, Forlì Cesena Villa Selva, Marzaglia, Ortona, Castelguelfo insieme a Parma già esistente, Pordenone e Portogruaro). (rrm)

PNRR, LE SCELTE DELL’ALGORITMO HANNO DANNEGGIATO IL SUD: SOTTRATTI 25 MLD

di PIETRO MASSIMO BUSETTASolo un algoritmo! Nessun intervento particolare tanto che molti Paesi hanno avuto risorse maggiori rispetto all’Italia. Gli 800 miliardi di euro di fondi europei del Pnrr furono assegnati “in base a un algoritmo” e «non sono state negoziati dai Capi di  Governo». E anche sul “sacco di soldi” ricevuti «c’è un po’ di retorica italiana».

«L’Italia è il settimo Paese in termini di rapporto tra soldi ricevuti e Pil. Ci sono altri che in termini relativi hanno portato a casa molto di più, dalla Spagna alla Croazia. Sempre grazie all’algoritmo». 

Le dichiarazioni di Paolo Gentiloni innescano una polemica con il Movimento Cinque Stelle, che accusa il Commissario Europeo all’Economia di “riscrivere la storia” e di “manipolare la genesi” del Recovery Fund «provando a minimizzare il ruolo» del Governo guidato all’epoca da Giuseppe Conte

Ma cosi si parlò il Commissario Europeo, con una dichiarazione  tranciante rispetto al racconto dei Cinque Stelle, che attribuivano al loro leader, Giuseppe Conte, il merito di aver avuto risorse importanti per il nostro Paese. 

In realtà “secondo un algoritmo” sembra una cosa talmente complicata da non essere facilmente compresa. Invece è tutto molto semplice: le risorse sono state assegnate ai singoli Paesi in rapporto a tre variabili: il reddito pro capite, l’ampiezza demografica e il tasso di disoccupazione.

Una distribuzione in Europa fatta in base a un algoritmo, quindi senza alcuna possibilità di interferire con i numeri rispetto a contrattazioni o possibili pressioni.

Queste risorse in Italia, invece di essere redistribuite sui territori in funzione dello stesso algoritmo, come sarebbe sembrato logico, si cambia registro e si procede con sistemi differenti che alla fine della fiera portano al Sud un importo inferiore rispetto a quello che sarebbe stato dato con il calcolo effettuato in sede europea. 

Cioè se il Mezzogiorno fosse stato una delle nazioni dell’Europa, con i suoi 20 milioni di abitanti, con il suo tasso di disoccupazione e il suo reddito pro capite,  avrebbe avuto diritto a una percentuale maggiore delle risorse assegnate col Pnrr. 

La distribuzione delle risorse all’interno del Paese è stata distorta a favore della  sedicente locomotiva settentrionale, in una logica che avrebbe previsto importi rilevanti per una parte che, se fosse stata separata dal Sud, ne avrebbe usufruito in modo molto contenuto, come è successo a Germania e Francia.

L’Italia ha avuto 68,88 miliardi di euro a fondo perduto. Doveva averne invece in base alla popolazione 48,95. Vuol dire che ha avuto una differenza di 19,93 miliardi in più per l’esistenza del Mezzogiorno, considerato che gli altri due parametri sono stati il tasso di disoccupazione e il reddito pro-capite.

E allora siccome i fondi teorici erano 48,95 miliardi, il 33%, cioè 16,153, devono essere assegnati al Mezzogiorno in base alla popolazione, la differenza di 19,93 è dovuta al fatto che c’è un Mezzogiorno con i suoi pessimi parametri. Arriviamo a 36,08 su 68,88 assegnati che corrispondono al 53% del totale risorse a fondo perduto. Poiché il nostro Paese ha deciso di assegnare  al Mezzogiorno il 40%, vuol dire che ha sottratto, di ciò che l’Europa aveva destinato, il 13%. Se estendiamo la stessa percentuale anche ai fondi a prestito, su 191,5 miliardi il 13% sottratto corrisponde a 25 miliardi. Una bella cifra.

D’altra parte è la logica che in Italia è stata sempre sottostante alle risorse comunitarie che, invece di essere state aggiuntive rispetto a una distribuzione di risorse equa per la spesa ordinaria, sono andate a sostituire la stessa, ottenendo un risultato inaccettabile che, complessivamente, anche sommando quella che avrebbe dovuto essere la spesa straordinaria, ha portato a una spesa pro capite assolutamente differente tra Nord e Sud, con una prevalenza decisa di quella assegnata al Nord. 

Di tale devianza ha sofferto la distribuzione per anni, che si riassume nel riferimento alla spesa storica. Quindi prima distorsione nell’assegnazione delle risorse, ma sono  consapevole che tale fase  è solo un primo passo rispetto all’effettuazione della spesa. 

Per far sì che le risorse arrivino sui territori sono necessari tanti passaggi, che riguardano progetti adeguati, strutture che riescano ad assegnare, in tempi compatibili con le problematiche da affrontare, le risorse ai progetti che si presentano, e infine un monitoraggio dei lavori, che vengano completati nei tempi previsti.

Tutto questo al Sud non ha funzionato ed è probabile, al netto di interventi dirompenti, che continuerà a non funzionare, in particolare se le risorse vengono assegnate a bando, come nel caso degli asili nido, che solo recentemente hanno avuto una correzione, per cui i Comuni più attrezzati riuscivano ad avere le risorse, indipendentemente dalle effettive esigenze. 

A metà del cammino del Pnrr, mentre l’Europa continua a liquidare le tranche previste, asseverando un corretto funzionamento dello strumento, la sensazione invece è che nemmeno quel 40% previsto alla fine arriverà sui territori meridionali. 

 E se non si approfitta del Pnrr per estendere gli stessi diritti di cittadinanza, quelli che sono misurati dai livelli essenziali delle prestazioni, i cosiddetti Lep, prodromici all’attuazione delle autonomie differenziate chieste dalle regioni del Nord, come potranno livellarsi in futuro? Rimane una domanda senza risposta.

Ma al di là degli importi dovuti all’una e all’altra parte, in ogni caso quel 40% individuato vogliamo che arrivi sui territori?

Compito della struttura del ministro Raffaele Fitto è controllare che almeno questo avvenga. E di intervenire nel caso in cui i ritardi accumulati rischino di far perdere le risorse alla realtà del Sud. 

Mentre è chiaro che non è cosa semplice fare spendere risorse importanti a chi non ha alcuna struttura amministrativa non si può accettare il principio che hanno proposto Giuseppe Sala e Luca Zaia di trasferire i soldi a loro perché sono più bravi a spendere. 

Ma non solo perché sarebbe ingiusto ma perché non conviene al Paese, che oggi deve puntare tutto sulla carta vincente che ha a disposizione. Quel Sud che al di là delle iperboli sul fatto che sia diventato la locomotiva è necessario che venga adeguatamente sviluppato per contribuire allo sviluppo complessivo. (pmb)

[Courtesy Il Quotidiano del Sud – L’Altravoce dell’Italia]

L’eurodeputato Nesci: C’è uno strumento che aiuta i giovani talenti a restare al Sud

L’eurodeputato Denis Nesci ha inviato una lettera ai governatori delle sei regioni del Sud per «condividere l’opportunità che l’Europa mette a disposizione dei giovani talenti».

«Infatti le competenze e le professionalità, troppo spesso – ha spiegato – non vengono valorizzate nei contesti territoriali e per contrastare il fenomeno della cosiddetta ‘trappola dei talenti’, che genera una conseguente transizione demografica, soprattutto per regioni come quelle del Mezzogiorno, l’Unione Europea per il 2023 ha previsto un ambizioso programma per imprimere un nuovo slancio alla riqualificazione professionale e al miglioramento delle competenze».

«Il sostegno sarà adattato alle esigenze di ciascuna regione – ha proseguito – individuate all’inizio del processo di attuazione. Si tratta di un’iniziativa che prevede azioni quali l’individuazione di opportunità di collaborazione e di conoscenze trasferibili da altre regioni per migliorare le strategie esistenti, lo sviluppo di capacità, l’individuazione di fonti di finanziamento e il finanziamento a complemento dell’assistenza tecnica, per supportare gli enti regionali che decideranno di aderire al progetto della ‘Trappola dei talenti’. Serve il massimo impegno per garantire ai giovani il diritto a restare nella loro terra». (rrm)

Il presidente Occhiuto: Misura dell’Ue mette a rischio il Porto di Gioia Tauro

Il presidente della Regione, Roberto Occhiuto, ha definito «delirante» la misura della Commissione Europea, al momento prevista nel pacchetto ‘Fit for 55 che, «e fosse approvata così come concepita e senza modifiche richia di far perdere competitività e importanti quote di mercato al porto di Gioia Tauro a partire dal 2024».

L’Unione europea, con l’obiettivo di abbattere le emissioni,  – ha spiegato – ha deciso di introdurre una tassa che colpirebbe le grandi navi porta container qualora queste scegliessero, come avviene oggi, di fare scalo nei porti europei che si affacciano sul Mediterraneo prima di raggiungere i grandi porti del nord Europa o quelli americani: la tassa verrebbe pagata al 100% nella tratta tra due porti Ue, al 50% se uno dei due porti (di provenienza o di approdo) è extra Ue, mentre non esisterebbe per una navigazione tra due porti extra Ue: una nave proveniente dall’India e diretta in Usa pagherebbe zero euro se decidesse di fare scalo in un porto nordafricano».

«Quale sarebbe il risultato – si è chiesto – di questa cervellotica trovata? Tanti terminalisti sceglierebbero come porti di trasbordo scali extra Ue, anche aumentando le miglia di navigazione, e dunque producendo più emissioni di Co2 rispetto alle attuali rotte».

«L’Europa – ha proseguito – che legifera contro i porti europei. Sembra una barzelletta, ma purtroppo non è così».

«Una misura di questo tipo – ha detto ancora – avrebbe due effetti perversi: da una parte avvantaggerebbe enormemente i porti nordafricani, e dall’altra aumenterebbe l’inquinamento nel mar Mediterraneo: i terminalisti sceglierebbero anche rotte più lunghe pur di non versare centinaia di migliaia di euro di tasse».

Tra i porti europei più colpiti ci sarebbe anche quello di Gioia Tauro, il primo porto d’Italia per transhipment, grande motore economico per la Calabria e per l’intero Paese.

Il Mediterraneo non può essere trasformato in un’area commerciale nella quale vigono regole diverse in base all’appartenenza o meno degli Stati all’Unione europea. O questa nuova tassazione vale per tutti i porti che si affacciano sul Mediterraneo o tutti gli scali mediterranei devono essere esentati dall’introduzione di questa misura».

«L’Italia, con un’azione decisa del governo in Ue – ha concluso – deve difendersi da un’Europa che, quando agisce in modo ideologico, dimostra tutta la sua miopia e la sua siderale distanza dalla vita reale dei territori e delle realtà economiche». (rrm)

Bevacqua (PD): Procedura d’infrazione di Ue mette in risalto altre criticità della sanità calabrese

Il consigliere regionale e capogruppo del Pd, Mimmo Bevacqua, ha evidenziato come «l’Unione Europea apre una procedura di infrazione che mette in rilievo altre criticità nella sanità calabrese».

Per Bevacqua, infatti, si tratta di «una tegola in più sulla testa della nostra Calabria e un danno di immagine al quale si aggiungerà, probabilmente, un altro danno economico. Infatti, generalmente le procedure UE si concludono con sanzioni economiche e, nel caso in specie la Calabria, risulta indifendibile».

«Se il Paese dovesse subire sanzioni economiche – ha proseguito Bevacqua – di queste se ne dovrebbero fare carico non le casse dello Stato ma i direttori generali e i commissari che amministrano o hanno amministrato gli Enti Sanitari. Già durante gli scorsi giorni avevo segnalato che la Sanità calabrese produce interessi passivi quantificabili tra i sessanta e gli ottanta milioni di euro per l’anno corrente. Forse mi ero sbagliato ma in difetto, considerato l’aumento per il 2023 sia degli interessi legali che hanno raggiunto la soglia del 5%, sia degli interessi di mora assestati al 10,50%. I commissari, che da un anno ormai si sono insediati nelle aziende, in molti casi non hanno dato concretamente segnali di inversione di tendenza».

«A questo andazzo bisogna porre fine – ha evidenziato –. Ad esempio, non è possibile che alcune Aziende non riescono ad approvare i bilanci da anni. Il caso più eclatante è l’Asp di Reggio Calabria, che vanta un primato decennale di assenza di bilanci ove, sembrerebbe, ci sia un debito crescente senza controllo e conseguentemente un cumulo di interessi non più quantificabili. Il Presidente Occhiuto sostiene che entro metà anno azzererà i debiti e farà approvare i bilanci fino al 2022. Considerato, però, che il Presidente aggiunge che la validazione della ricognizione non è stata ancora completata e, mancando due mesi per arrivare alla metà dell’anno, ci sembra un obiettivo utopistico».

«In queste condizioni – ha proseguito Bevacqua – è necessaria un’assunzione di responsabilità da parte del Presidente Occhiuto attraverso magari la sostituzione di quei manager che, durante questo anno e mezzo, non hanno brillato, perpetuando stancamente una gestione fallimentare».

«Riteniamo – ha concluso – che sia arrivato il momento di rimuovere quei manager incapaci individuando nuovi soggetti a cui affidare contrattualmente, entro un anno, la risoluzione della questione della contabilità e dell’azzeramento del debito. Ribadiamo che su questa materia c’è la massima disponibilità al confronto e anche al sostegno, se si vuole tracciare una via nuova che abbandoni le cattive e fallimentare prassi per attivare un percorso virtuoso che sia utile per i cittadini». (rcz)

Pnrr, il presidente Occhiuto chiede flessibilità all’Ue: Facciamo meno opere, ma finanziamole

Il presidente della Regione, Roberto Occhiuto, ha chiesto più flessibilità all’Ue per i fondi del Pnrr.

«Cosa non dobbiamo fare – ha chiesto, nel corso del suo intervento ad Agorà su Rai 3 – per non fallire sul Pnrr? Intanto che cosa non abbiamo fatto. Ricordo il dibattito sul Recovery, che poi diede luogo al Pnrr: si diceva che l’Europa chiedeva riforme e ci dava risorse. In sostanza, però, il Pnrr ha riempito di risorse solo un piatto della bilancia, mentre sull’altro resta la necessità di riformare uno Stato che difficilmente riesce a conseguire i target di spesa dei Fondi comunitari».

«Non abbiamo fatto le riforme – ha evidenziato – che necessitavano per spendere le risorse del Pnrr. È come se l’Europa avesse riempito di risorse dei vagoni di un treno, senza che noi avessimo realizzato prima la strada ferrata sulla quale il treno deve correre.
Ora bisogna chiedere all’Europa un po’ di flessibilità. Negli ultimi mesi è intervenuto un consistente aumento dei prezzi per la realizzazione, ad esempio, delle opere pubbliche, e ora molti cantieri sono bloccati anche per questo».

«Allora – ha detto – sarebbe una cosa di buon senso rimodulare queste risorse, magari facendo meno cose, destinandole prima di tutto per terminare le opere che si possono da subito completare».

Per il Governatore «bisogna andare avanti sulle procedure di semplificazione per le autorizzazioni che rendono davvero difficile concludere le opere del Pnrr».

«Nella mia Regione – ha continuato – io ho le Zone economiche speciali che sono anche zone logistiche speciali, nelle quali praticamente il commissario Zes si sostituisce ad una serie di autorità e concede autorizzazioni con procedure semplificate: stiamo dando autorizzazioni alle imprese per insediarsi in cinque giorni. Ecco, forse pensare ad una forma simile di commissariamento per semplificare le procedure per le autorizzazioni velocizzerebbe la spesa».

«Poi – ha proseguito – c’è certo da investire sulla capacità amministrativa. Ci sono moltissimi Comuni, soprattutto al Sud, nei quali per ragioni di dissesto o di predissesto non c’è neanche il segretario comunale o l’ingegnere capo: allora diventa davvero difficile progettare e realizzare le opere nei tempi stabiliti».

«La consistenza delle risorse che abbiamo ottenuto con il Pnrr – ha spiegato – deriva dal fatto che l’Europa ha assegnato più fondi all’Italia proprio per colmare i divari territoriali tra Nord e Sud. Alcuni territori del Mezzogiorno sono in difficoltà? Vero. Ma affrontare un problema significa trovare una soluzione, non acuirne un altro».

«Se non c’è sufficiente capacità amministrativa nelle strutture tecniche dei Comuni del Sud – ha concluso – bisogna intervenire in quella direzione, aiutandoli. Se ci sono tempi più lunghi per le autorizzazioni, bisogna semplificare maggiormente al Sud.
Ma non è una soluzione dire ‘diamo i soldi non spesi al Nord’, così si crea un altro problema, e si acuisce il divario già esistente tra Nord e Sud». (rrm)

Il Ponte sullo Stretto arriva a Bruxelles: Salvini chiederà un co-finanziamento

Il Ponte sullo Stretto arriva a Bruxelles, grazie al ministro delle Infrastrutture, Matteo Salvini, che chiederà un co-finanziamento all’Unione Europea.

Il Ponte sullo Stretto «è un corridoio europeo fondamentale Nord-Sud, Palermo-Berlino», aveva dichiarato il ministro a margine del Forum di Coldiretti.

«Il ponte – ha spiegato Salvini nel corso dell’Assemblea di Alis – Associazione Logistica Intermodale – farebbe risparmiare 140 mln di anitride carbonica grazie all’intermodalità con l’asse Palermo-Berlino. In manovra abbiamo riportato in vita la società Stretto di Messina. Il ponte significa posti di lavoro e sviluppo non solo per Sicilia e Calabria, ma per l’intero Paese. Sarà una opera “green” a campata unica e prioritaria per il governo. Tutte le Regioni sono d’accordo e vado a Bruxelles a chiedere un cofinanziamento. Vorrei che i primi scavi partissero tra due anni».

«Con il Ponte avremo lavoro vero, e non bonus o redditi di cittadinanza – ha concluso – parliamo di decine di migliaia di posti di lavoro, parliamo di sviluppo per la Sicilia e la Calabria e per tutta l’Italia. Lunedì – aggiunge – vado a Bruxelles anche per trattare un eventuale co-finanziamento. Se lo facciamo dopo 50 anni è un regalo non agli imprenditori ma ai nostri figli». (rrm)

L’europarlamentare Nesci (Fdi): Politica del Mediterraneo grande assente dell’agenda europea negli ultimi anni

L’eurodeputato di Fratelli d’ItaliaDenis Nesci, ha evidenziato come «il Mediterraneo e una politica del Mediterraneo sono stati tra i grandi assenti dell’agenda europea negli ultimi anni, non solo dal punto di vista geopolitico ma anche rispetto ad altre importanti dimensioni».

Nesci, infatti, è intervenuto in Commissione Regi alla presentazione della relazione sul Ruolo della politica di coesione nell’affrontare le sfide ambientali multidimensionali nel bacino del Mediterraneo.

«La relazione, pur presentando dei validi punti di partenza come la promozione di una gestione integrata delle zone costiere, l’interconnessione dei fondi del Feamp con i fondi di coesione – ha continuato l’esponente di Fdi – deve puntare ad una governance più efficace e condivisa del Mediterraneo attraverso l’attuazione di una strategia macroregionale per il bacino che rappresenta un trait d’union tra Europa, Africa e Medio Oriente, innanzitutto per prevenire e gestire flussi migratori incontrollati, ma anche per individuare un piano strutturale per la mitigazione dei cambiamenti climatici, per contribuire alla nostra autonomia energetica, e per lo sviluppo dell’economia blu attraverso la valorizzazione della filiera economica del mare fortemente connessa alle realtà portuali del Mediterraneo».

«Per questo, già nei prossimi giorni come delegazione Fdi – ha concluso Nesci – lavoreremo a delle modifiche che possano migliorare il testo per arrivare all’approvazione di una relazione in grado, effettivamente, di favorire una politica di coesione per il Mediterraneo». (rrm)