L’OPINIONE / Santo Biondo: Emendamento alla manovra un vero e proprio scippo

di SANTO BIONDO – L’emendamento alla manovra, approvato dalla Camera, che rimodula i fondi stanziati per il Ponte sullo Stretto, prevedendo una riduzione degli oneri a carico dello Stato di 2,3 miliardi (su un totale di circa 11,6 miliardi al 2032), è un vero e proprio scippo, un tentativo goffo, senza senso e controproducente per il futuro del Mezzogiorno, volto chiaramente a placare gli animi dentro la maggioranza.

Di fatto, per la realizzazione di quel progetto faraonico, si sottraggono fondi per lo sviluppo regionale, già destinati alla Calabria e alla Sicilia per altri scopi, che erano necessari a garantire, fra le altre cose, la tenuta dei servizi sociali e l’ammodernamento di altre infrastrutture.

Non solo. Questa scelta è in netta contraddizione con la stessa logica dell’autonomia differenziata, tanto cara al Governo e che però, guarda caso, non la applica in questa circostanza, avendo deciso di centralizzare la spesa e di eliminare l’autonomia di gestione dei finanziamenti per lo sviluppo di quelle due regioni.

È una scelta antistorica, che mette un freno alle opportunità di sviluppo del Mezzogiorno, che cozza con l’essenza dei fondi di coesione e che finisce per porre questo Governo nel novero di quelli più anti meridionalisti della storia repubblicana.

Quanto accaduto alla Camera è inaccettabile. Il Governo corra ai ripari e intervenga con prontezza, perché quei fondi per lo sviluppo regionale hanno una precisa e specifica destinazione, e da quella non possono essere distolti. (sb)

[Santo Biondo è segretario generale di Uil Calabria]

L’OPINIONE / Anna Comi: In Calabria donne sempre più lontane dal mondo del lavoro

di ANNA COMI – La conciliazione vita-lavoro è ancora un macigno che grava sulle spalle delle donne del Sud Italia e, in particolare, di quelle calabresi. Al Sud, come ha spiegato la Svimez in occasione della presentazione del suo cinquantesimo rapporto sull’economia e il sociale del Mezzogiorno, 7 donne su 10 non lavorano. E in Calabria il tasso di occupazione si ferma al 32%.

Così, mentre la Svimez ritiene cruciale la crescita dell’occupazione femminile contro il declino demografico, gli indici statistici ci dicono che la Calabria è fra quelle regioni che presentano il tasso più basso di occupazione femminile in confronto alle medie europee.

L’Ispettorato nazionale del lavoro, in una statistica tenuta poco in considerazione della politica nazionale e locale, ci ricorda che spesso una donna si trova davanti al bivio fra lavoro e famiglia e che, sempre più spesso, la conciliazione è praticamente impossibile. Le donne, quindi, scelgono di lasciare il posto di lavoro per accudire i figli, mentre gli uomini lo fanno davanti a un’offerta migliore, rimarcando così ancora una volta il solco tracciato dalla differenza di genere.

Come evidenzia l’Ispettorato nazionale del lavoro in Calabria, lo scorso anno, sono state segnalate 643 dimissioni di donne dai posti di lavoro, un numero in crescita di oltre il 27% rispetto all’anno precedente. Una vera e propria emorragia.

Le donne sono penalizzate, poi, da un mondo del lavoro di bassa qualità, dove le lavoratrici sono costrette ad accettare i ricatti dei datori di lavoro, e dall’atavica carenza di servizi in grado di rendere efficace la richiesta di conciliazione fra lavoro e famiglia.

Questa carenza strutturale, che in Calabria si sente forte per via dei mancati investimenti o dei progetti finanziati e mai nati, finisce per penalizzare le donne nel mondo del lavoro, soprattutto di quelle donne i cui figli frequentano gli istituiti di prima infanzia.

Il governo continua a non investire, persevera nel seguire politiche fuori contesto rimandando lontano dalle istanze provenienti dal Paese reale. Fra queste quella inaccettabile di spingere sul pedale dell’acceleratore del progetto di riforma ispirato all’autonomia differenziata che, se applicato, finirà per sottrarre ancora altre risorse alle regioni più in ritardo della nazione e favorire lo sviluppo di quelle già avanzate.

Contro la quale, tardivamente, pare volersi muovere anche il presidente della giunta regionale, Roberto Occhiuto. Lo stesso governatore che, purtroppo, guarda con poca attenzione alle dinamiche distorte del gender gap, nonostante in tempi non sospetti avevamo avanzato allo stesso la proposta di istituire un assessorato specifico per studiare proposte moderne finalizzate a superare le differenze ancora esistenti fra le calabresi ed i calabresi.

Ma non solo. Risulta incomprensibile l’idea di riformulazione del Piano nazionale di ripresa e resilienza che ha finito per tagliare i numeri dei nuovi asili nido, che per la Calabria si attesta ad un risicato 9% rispetto al target del 33%, con il rischio di allargare ancora di più il divario nell’offerta di servizi educativi, e messo in evidenza la necessità – più volte segnalata dalla Uil Calabria – di dare corso ad un moderno e poderoso piano regionale di rilancio dell’occupazione: l’unico strumento per rendere realmente efficiente la macchina burocratica calabrese. (ac)

[Anna Comi è responsabile Coordinamento Pari Oppportunità Uil Calabria]

L’OPINIONE / Santo Biondo: Il ministro Salvini fermi il progetto dell’autonomia

di SANTO BIONDO – Il ministro Calderoli parla di operazione verità sul progetto di autonomia differenziata. Anche noi crediamo sia necessario questo sforzo per far capire agli italiani, soprattutto a quelli del Sud, quali saranno le ricadute di questa secessione mascherata.

Per buona pace del ministro, è lungo l’elenco di enti che hanno detto chiaro e tondo quali potrebbero essere i rischi connessi all’applicazione di questa riforma. Al Dipartimento affari legislativi della Presidenza del Consiglio e all’Ufficio parlamentare di bilancio, non più tardi di ieri, si è aggiunta la Svimez che, senza giri di parole e nel solco di quanto già evidenziato dall’Upb e dal Dagl, ha messo nero su bianco che l’autonomia differenziata potrebbe portare alla luce un conflitto tra le richieste di autonomia e il rispetto dei principi di eguaglianza, perequazione e solidarietà nazionale sanciti dal Titolo V della Costituzione.

Se il ministro Salvini ha davvero a cuore le sorti del Paese e del Mezzogiorno, che di certo non sono tutte legate alla costruzione del ponte sullo Stretto, fermi questo progetto anacronistico e senza senso che, se dovesse trovare applicazione, finirà per allargare i divari già esistenti fra il Nord e il Sud e rendere l’Italia meno competitiva sul piano europeo e internazionale.

I divari sociali e di spesa finirebbero nel freezer di una riforma che azzera la coesione e impedisce il riequilibrio territoriale. L’autonomia differenziata finirebbe per paralizzare anche la nostra Carta costituzionale che non potrebbe più dispiegare le previsioni solidaristiche fra i territori più forti e quelli economicamente e produttivamente più deboli.

In ultimo, vorremmo ricordare al ministro Calderoli che per rendere effettivi i Livelli esenzioni delle prestazioni non basta definirli, occorre garantirne il finanziamento. Solo così, infatti, si possono affrontare e superare i divari nell’offerta di servizi ancora presenti nel nostro Paese. Divari fra il Nord e il Sud del Paese che sono stati cristallizzati dall’uso del criterio della spesa storica e che, invece, possono essere superati solo seguendo un percorso di riequilibrio graduale della spesa sostenuto da risorse aggiuntive. (sb)

[Santo Biondo è segretario generale di Uil Calabria]

Sposato (Cgil Calabria): In questi anni egressione del reddito pro capite e dei consumi

Il segretario generale di Cgil Calabria, Angelo Sposato, ha denunciato come «gli indicatori economici-finanziari e sociali ci dicono che in questi anni, purtroppo, in Calabria c’è stata una regressione del reddito pro capite e dei consumi».

Sposato, che ha partecipato alla segreteria congiunta della Cgil con la Uil per determinare l’organizzazione dello sciopero generale del 1° dicembre e delle mobilitazioni territoriali, ha spiegato come «il caro prezzi nella nostra regione continua a lievitare rispetto ad altre aree del Paese ed assistiamo ad una ripresa dell’emigrazione che supera i livelli degli anni Sessanta».

«Calo demografico, disoccupazione più alta d’Europa – ha aggiunto – ridimensionamento scolastico, sanità pubblica in grave sofferenza, mancanza di politiche di investimento sono letali per la Calabria».

«Purtroppo, al di là dell’impegno e delle enunciazioni – fa notare Sposato – i dati della Calabria sono quelli più preoccupanti nell’area delle regioni del Sud europee. La regressione è strutturale e la cosa che ci preoccupa di più è il blocco imposto dal governo sui fondi di coesione e Pnrr destinati al Sud e il definanziamento di interventi strategici».

«Aver sacrificato l’alta velocità in Calabria per il ponte sullo Stretto – ha continuato – è un errore strategico molto grave. Non si intravedono politiche pubbliche di investimenti e il Sud è rimasto solo. Le uniche partecipate pubbliche che avevano investimenti in Calabria, come Enel, stanno abbandonando gli interventi come nel caso di Corigliano Rossano. C’è una fuga e il Governo ha tradito le aspettative del Sud».

«Per queste ragioni lo sciopero regionale del primo dicembre – ha concluso – il percorso di mobilitazione e la piattaforma nazionale assumono un valore doppio per la Calabria».

È pericoloso il silenzio della Legge di Bilancio, a differenza di quella precedente, sul federalismo asimmetrico in salsa leghista.

Santo Biondo, segretario generale di Uil Calabria, nel suo intervento ha evidenziato come «nell’attuale manovra non vengono quantificate le risorse in conto capitale che lo Stato deve mettere all’interno della finanziaria dei prossimi anni, per sostenere – attraverso i meccanismi di perequazione – e garantire in maniera omogenea su tutto il territorio nazionale i diritti sociali e civili dei cittadini».

«Abbiamo atteso oltre un anno dimostrando di non avere un pregiudizio ideologico nei confronti di questo governo – ha ricordato Biondo –. Abbiamo portato le nostre piattaforme unitarie ai tavoli e incontrato tutti i ministri ma nella manovra finanziaria non c’è nulla di quanto avevamo evidenziato o richiesto. Sono falliti tutti i tentativi di dialogo e, quindi, non resta che la mobilitazione delle lavoratrici, dei lavoratori, dei pensionati, dei giovani per chiedere un’inversione di rotta nella politica economica e sociale del Governo e delle Istituzioni locali».

«Il nostro intento – ha concluso Biondo – è quello di dare vita a degli scioperi di otto ore sui territori, in particolare su quelli che sono maggiormente colpiti dal disagio sociale, in cui è più pesante il fardello delle diseguaglianze, dove la sanità stenta a dare risposte di salute a coloro che ne hanno bisogno, dove la povertà cresce e l’occupazione diminuisce, dove gli anziani sono costretti a fare i conti con ristrettezze economiche e sociali, dove il Piano nazionale di ripresa e resilienza non decolla». (rcz)

L’OPINIONE / Santo Biondo: Sulla Zes manca una visione strategica

di SANTO BIONDO – Sulla Zona Economica Speciale, il Governo procede a rilento e senza una visione strategica per il rilancio produttivo del Mezzogiorno. La Legge di bilancio, su questa specifica tematica, ha il fiato corto e non assegna la giusta strategicità a uno strumento che rappresenta una via di sviluppo importante per il Mezzogiorno e per il Paese.

Si continua a depotenziare la Zes e con l’accentramento delle competenze a Roma si profila il rischio di una paralisi inaccettabile della sua stessa operatività, ingolfando quella struttura unica che dovrà controllare lo sviluppo dei progetti. Continuiamo a pensare che aver realizzato una Zes unica, a carattere generalista, non sia stata una scelta giusta da parte del Governo, dato che noi consideriamo la Zona Economica Speciale un’importante leva di politica industriale per il Mezzogiorno, se specializzata in alcuni settori strategici e legata al sistema portuale delle regioni del Sud del Paese. Il binomio Zes-porti, infatti, può rappresentare un forte attrattore per gli investimenti privati nelle aree retroportuali.
Il rischio che vediamo profilarsi è quello di un ritorno al passato, quando errori imperdonabili di gestione hanno disseminato le aree portuali e retroportuali di capannoni industriali rimasti vuoti e inoperosi. Oggi più che mai, invece, è necessaria una politica industriale chiara e obiettivi di sviluppo precisi.
L’unico modo per non rendere inefficace la Zes è assicurare continuità agli strumenti di incentivazione e semplificazione esistenti e dare strutturalità ai finanziamenti.
Non vorremmo che si stesse operando per perseguire un progressivo svuotamento del progetto Zes. Sarebbe l’ennesimo errore che il Governo, dopo aver pensato ad un regionalismo asimmetrico a perequazione zero, compirebbe ai danni della voglia di riscatto di una parte del Paese.
Siamo convinti, infine, del fatto che sia necessario procedere all’istituzione di un osservatorio strategico, legato ai territori, che si occupi di verificare la qualità delle imprese che andranno a godere dei benefici fiscali previsti dalla Zes, che sia in grado di accertare gli impatti occupazionali dei progetti che verranno presentati, che sia capace di verificare l’applicazione dei contratti collettivi di lavoro e che non dimentichi di vigilare sul rispetto delle norme sulla salute e sicurezza sui luoghi di lavoro. (sb)
[Santo Biondo è segretario generale Uil Calabria]

Uil, il segretario calabrese Santo Biondo entra nella segreteria nazionale

Il Segretario generale della Uil Calabria, Santo Biondo, è stato chiamato a far parte della Segreteria nazionale della Uil.

La decisione è stata assunta dal Segretario generale della Uil, Pierpaolo Bombardieri, durante la riunione del Consiglio confederale nazionale del Sindacato che si è tenuta a Roma nella giornata odierna, durante la quale sono stati posti al centro dell’attenzione i temi riferiti alla sicurezza sui luoghi di lavoro ed il confronto con il Governo.

Reggino di 47 anni, Santo Biondo è alla guida della Uil Calabria dal 2014 ed era stato riconfermato al termine del Congresso regionale che si è a svolto a settembre dello scorso anno presso l’auditorium comunale di Roccella Jonica. (rcz)

Biondo (Uil): Bonifica del sito Crotone-Cassano-Cerchiara priorità per il nostro territorio

«La bonifica del sito d’interesse nazionale di Crotone-Cassano e Cerchiara per noi rappresenta una delle priorità per il nostro territorio». È quanto ha dichiarato il segretario generale di Uil Calabria, Santo Biondo, congratulandosi con il gen. Emilio Errigo per la nomina di commissario straordinario per la bonifica del sito.

«Il miglioramento delle condizioni ambientali – ha aggiunto – il risanamento di siti inquinati, maltrattati dall’insipienza dell’uomo, non può essere messo in secondo piano nel progettare il futuro della nostra regione. Adesso siamo convinti che vi sia la necessità di accelerare il processo di bonifica, di riconversione sociale e produttivamente sostenibile di quel territorio».

«E per questo diciamo, da subito – ha concluso – di essere pronti e disponibili al confronto, costruttivo e di merito sulle questioni, per mettere in atto una programmazione concertata che dia alle cittadine e ai cittadini, in primis residenti in quella fetta di territorio, ma in generale a tutti i calabresi la speranza in un futuro migliore, sostenibile, economicamente e socialmente produttivo. Questo nella convinzione che sia indispensabile impegnare il Governo e la Regione per trovare cospicue risorse economiche, necessarie a dare corpo ad una attenta opera di bonifica, e rendere le stesse certe nel tempo». (rcz)

Reggio dice no all’autonomia: Proposta è partita male e sta finendo peggio

La città di Reggio ha ribadito il suo no all’autonomia differenziata, con la manifestazione No all’autonomia differenziata. Una riforma sbagliata della Cgil Area Metropolitana di Reggio e della Uil Reggio calabria.

Nel corso del dibattito pubblico, svoltosi al Waterfront, sono intervenuti tra gli altri il segretario generale Cgil metropolitano di Reggio Calabria, Gregorio Pititto, il segretario generale Uil Reggio Calabria, Nuccio Azzarà e l’avvocato e scrittore Corrado Edoardo Mollica. Il confronto è stato moderato dal giornalista Stefano Perri, Capo Ufficio Stampa della Città Metropolitana. Presenti, anche, i sindaci facenti funzioni della Città metropolitana e Comune di Reggio Calabria, Carmelo Versace e Paolo Brunetti.

Nel portare i saluti del Comune reggino Paolo Brunetti è apparso «scettico sulla conclusione di questa riforma», «c’è stata – ha aggiunto – una accelerazione per mantenere calmo un alleato di coalizione, ossia la Lega, alla quale era stata fatta una promessa elettorale. Per raccontare gli effetti di questo disegno di legge faccio sempre l’esempio di una gara dei 100 metri, con il Veneto che partirebbe già dai 50 metri e la Calabria dai blocchi di partenza».

Carmelo Versace dal suo osservatorio metropolitano si è invece soffermato sull’azione di «confronto costante con il territorio, con i sindaci, i cittadini, le associazioni di categoria, sindacati, intanto per ribadire un “no” a questa riforma, e comunque per porci in maniera costruttiva per poter migliorare una proposta di legge che è partita male e sta finendo peggio». (rrc)

A Cosenza in 5.000 da tutta la Calabria contro il dl Calderoli

Sono arrivati da tutta la Calabria: oltre 5.000 in piazza a Cosenza alla manifestazione promossa contro l’autonomia differenziata e il decreto Calderoli da Cgil Cosenza, Cgil Pollino-Sibaritide-Tirreno e Coordinamento Democrazia Costituzionale contro l’autonomia differenziata.

Molti i sindaci, con in prima linea quello di Cosenza Franz Caruso, e di grande impatto la partecipazione del vescovo di Cosenza mons. Gianni Checchinato, a sottolineare l’impegno di tutto il Mezzogiorno contro un progetto di legge che accentuerà il divario Nord-Sud.

La manifestazione serviva a sottolineare il sostegno alla Legge d’iniziativa popolare Villone che vuole contrastare la frammentazione eccessiva delle competenze normative e amministrative, la debolezza degli interventi perequativi, l’assenza di livelli uniformi di godimento dei diritti di cittadinanza, le fragilità del Servizio sanitario nazionale e l’organizzazione della Sanità pubblica scomposta da oltre 20 anni di eccessiva regionalizzazione e, in Calabria, di commissariamento”. Questi obiettivi – risulta evidente – sono prioritari non solo per i calabresi ma per tutto il Sud.  L’imponente manifestazione ha potuto contare sull’adesione di amministrazioni comunali e associazioni territoriali e si è conclusa con un corte che ha attraversato le strade della città per concludersi in piazza dei Bruzi.
Puntuale l’intervento del segretario generale Cgil Calabria Angelo Sposato: «Siamo – ha detto  –dinnanzi ad un tentativo di mettere mano alla Costituzione che non ci convince. Questo tema riguarda la democrazia perché prima di parlare di riforma costituzionale dobbiamo mettere al centro la persona. Il Mezzogiorno è sparito dall’agenda del Governo. Abbiamo bisogno di politiche di sviluppo serie, che mettano in moto tutto il sistema economico, con piani di investimento seri.

«C’è una Calabria che dice no alla divisione del Paese. Il Presidente Occhiuto che dovrebbe rappresentare i cittadini calabresi riveda la sua posizione sull’autonomia differenziata. Si tolga la maglietta della lega e degli altri partiti che sostengono questo progetto di divisione indossando addirittura la fascia di capitano. L’autonomia differenziata non è negoziabile. Andremo avanti e non ci fermeremo»Secondo Santo Biondo, segretario generale della Uil Calabria – «Da questa piazza parte una forte presa di resistenza da parte della Calabria nei confronti di un progetto che, se realizzato, va a spaccare il Paese. Chiediamo alla Regione di rivedere la propria posizione perché è un progetto destabilizzante.  Non è il momento di differenziare ma semmai bisogna ridurre le disuguaglianze nella sanità, nelle politiche sociali e nella mobilità». (rcs)

Biondo (Uil): Il progetto Calderoli va contro ogni richiesta dell’Europa

«Il progetto Calderoli va contro ogni richiesta dell’Europa». È quanto ha dichiarato il segretario generale di Uil Calabria, Santo Biondo, annunciando la partecipazione alla manifestazione di sabato 20 giugno, a Cosenza, per sostenere «le ragioni del No all’autonomia differenziata».

«Scenderemo in piazza – ha detto Biondo – chiamando alla mobilitazione le calabresi ed i calabresi, perché questo progetto, contro il quale siamo scesi in piazza a Catanzaro il 12 dicembre del 2022, non vuole che le tasse pagate dalle calabresi e dai calabresi possano essere utilizzate per far crescere i servizi in Veneto e depotenziare l’offerta degli stessi sul territorio regionale».

La Uil sarà in piazza contro un progetto che va contro le richieste dell’Europa: «Se da una parte, infatti – ha spiegato il sndacalista – Bruxelles chiede al nostro Paese di porre la massima attenzione sui temi della convergenza territoriale e della coesione sociale e invita la politica ed le Istituzioni ad intervenire, per risolversi, sulle problematiche ancora aperte del divario territoriale tra il Sud e il Nord del Paese – divari nelle infrastrutture, sanità, trasporti e scuola solo per fare alcuni esempi – che ogni anno contribuiscono a determinare l’uscita dal Mezzogiorno di circa 130 mila abitanti; dall’altra parte c’è, invece, l’idea di una certa politica e la pretesa incostituzionale di alcune regioni di disporre in autonomia di più competenze e più risorse, andando ad indebolire le regioni più fragili del Paese».

«In questo progetto di autonomia differenziata, su cui punta in modo particolare la Lega – ha proseguito – si continua a non voler discutere della parte della Carta costituzionale, che è di più interesse per le regioni del Sud: perequazione, tassazione locale, definizione, appunto, dei Livelli essenziali delle prestazioni».

«Per questo saremo in piazza a Cosenza sabato prossimo – ha ribadito – per questo sposiamo appieno e rilanciamo l’appello contro l’autonomia differenziata e per l’unità del Paese e ne riconosciamo i punti determinanti: un rinnovato ruolo dello Stato, la revisione del “regionalismo” ed il rafforzamento istituzionale della rete dei Comuni e delle amministrazioni Locali; il rafforzamento e la perequazione della spesa sociale in sanità, nell’istruzione, nei servizi sociali, nelle infrastrutture e per l’ambiente; la difesa ed il rafforzamento dell’istruzione e della scuola pubblica, fondamento della cittadinanza attiva».

«E ancora: il rafforzamento e la difesa della salute (“diritto alle cure” e “diritto alla prevenzione”) come diritto individuale e come interesse collettivo, un adeguato finanziamento del Servizio sanitario nazionale come presidio per condizioni di vita eque e dignitose su tutto il territorio nazionale – ha detto – il potenziamento, la manutenzione e la gestione delle reti infrastrutturali per le comunicazioni (fisiche e digitali) e per la difesa idrogeologica, la cura e la rigenerazione degli ambiti e dei territori degradati».

«E, infine, politiche ad hoc per l’occupazione – ha concluso – per i servizi pubblici, per combattere lo spopolamento e l’abbandono delle Aree Interne e favorire la “restanza” delle comunità rurali». (rcz)