Unindustria Calabria: Direttiva Ets mette a rischio sistema economico e sociale della regione

Il Comitato di presidenza degli Industriali ha evidenziato le criticità per la Calabria a seguito della direttiva europea Ets che avrà effetti nefasti sullo scalo.

Per gli industriali, infatti, che si sono riuniti nei giorni scorsi per confrontarsi sulle prospettive a tinte fosche che si stagliano sul futuro del Porto di Gioia Tauro, hanno denunciato come è «a rischio l’intero sistema economico e sociale regionale» con la direttiva Ets.

All’incontro, convocato dal presidente Aldo Ferrara, hanno partecipato Natale Mazzuca, past president Unndustria Calabria e componente del Consiglio Generale di Confindustria; Giovan Battista Perciaccante, presidente Confindustria Cosenza e Ance Calabria; Domenico Vecchio, presidente Confindustria Reggio Calabria; Rocco Colacchio, presidente di Confindustria Vibo Valentia; Mario Spanò, presidente Confindustria Crotone; Daniele Diano, presidente Comitato Piccola Industria Unindustria Calabria; Umberto Barreca, presidente Gruppo Giovani Imprenditori Unindustria Calabria;  i direttori Dario Lamanna, Unindustria Calabria e Confindustria Catanzaro;  Luigi Leone, Ance Calabria; Rosario Branda, Confindustria Cosenza; Anselmo Pungitore, Confindustria Vibo Valentia; Daniela Ruperti, Confindustria Crotone; Francesca Cozzupoli, Confindustria Reggio Calabria.

«C’è forte preoccupazione per il futuro del Porto di Gioia Tauro e quindi per tutto il sistema economico Calabrese – ha detto al termine della riunione il presidente Ferrara –. La Direttiva comunitaria n. 2023/959 ETS rischia concretamente di scrivere l’ultimo e più triste capitolo della storia di un’infrastruttura logistica il cui apporto funzionale è strategico non solo per la Calabria, ma per tutto il Paese».

«È bene chiarire che i temi della sostenibilità ambientale – ha aggiunto – ancorché importantissimi per Confindustria e strettamente connessi alla strategia dello sviluppo per la Calabria, non debbano essere utilizzati in maniera strumentale e ideologica per condannare al declino lo scalo portuale di Gioia Tauro».

Che il porto sia una piattaforma strategicamente determinante per la Calabria è un concetto contenuto tutto in due dati: stando a quanto diffuso dall’Autorità portuale, lo scalo determina quasi il 50% del Pil privato calabrese e rappresenta la più grande piattaforma logistica dell’Italia e dell’Europa meridionale, uno dei più grandi hub portuali del Mediterraneo. Ma soprattutto è scenario di ingenti investimenti da parte di uno dei più importanti player internazionali del transhipment: il depotenziamento del porto causerebbe inevitabilmente lo spostamento degli investimenti privati su altri porti impoverendo Gioia Tauro e la Calabria. Inoltre, accanto alle questioni prettamente economiche e produttive, Unindustria sottolinea anche il forte rischio sociale potenzialmente derivante dagli effetti della direttiva europea: «Il Porto di Gioia Tauro – ha aggiunto Ferrara – conta milleseicento addetti, che diventano più di quattromila se si guarda all’indotto complessivo. Nella terra in cui la disoccupazione è già ai vertici nazionali e il reddito pro capite è tra i più bassi in Italia, parliamo di una potenziale ricaduta negativa enorme e gravissima sulle sorti della regione». 

Alle sorti di Gioia Tauro si legano strettamente quelle della Zona Economica Speciale, uno dei temi più seguiti da Unindustria Calabria: «Siamo fortemente convinti dell’alto valore aggiunto che la Zes può rappresentare per la Calabria – ha spiegato il presidente –. Ma tutte le facilitazioni e i vantaggi che finora hanno consentito agli insediamenti produttivi che hanno creduto nella Zes calabrese di svilupparsi rapidamente scompariranno, rendendo così la nostra regione sempre meno capace di attrarre investimenti nazionali e internazionali. Senza considerare, poi, quanto sia importante il Porto per l’export calabrese viste le difficoltà logistiche per le imprese locali nell’arrivare sui mercati internazionali: si rischia di perdere anche questa possibilità». 

Alla luce della crisi energetica scaturita dal conflitto in Ucraina, in queste ultime ore aggravata dal riaccendersi del conflitto israelo-palestinese, c’è anche un ulteriore fattore che è fonte di preoccupazione per Unindustria Calabria ed è riferito al futuro della regione e del Paese: «L’area del Porto di Gioia Tauro è individuata quale sito ottimale per il rigassificatore, un’ulteriore infrastruttura capace di rendere la Calabria centrale nella strategia energetica nazionale. Inoltre, ad esso sarebbe connessa la piastra del freddo, altro asset determinante per la logistica di tutto il Mezzogiorno. Fermare lo sviluppo del Porto e dei progetti ad esso connessi, significa troncare di netto il futuro della Calabria, del Mezzogiorno, dell’Italia intera», ha concluso Ferrara.

Unindustria Calabria annuncia, infine, che il prossimo 17 ottobre sarà presente alla manifestazione a sostegno del Porto di Gioia Tauro. (rcz)






I presidenti Falbo (Camera Commercio) e Ferrara (Unindustria) incontrano Gratteri

I presidenti della Camera di Commercio di Catanzaro, Crotone e Vibo Valentia e di Unindustria Calabria, rispettivamente Pietro FalboAldo Ferrara, hanno incontrato il procuratore Nicola Gratteri, che il 20 ottobre si insedierà alla Procura di Napoli.

«Insieme al presidente Aldo Ferrara, abbiamo rinnovato i nostri auguri di buon lavoro al procuratore, ringraziandolo del lavoro svolto in questi anni in Calabria» ha dichiarato il presidente dell’ente camerale, Pietro Falbo.

«Una attività che lo ha visto impegnato su più fronti nel contrasto alla criminalità organizzata, ma non solo – ha aggiunto –. La sua azione è stata anche diretta a favorire un cambio di percezione dei fenomeni criminali, in alcuni contesti territoriali talmente endemici da assurgere quasi a modello sociale. Gli incontri con i cittadini e con gli studenti, sempre molto partecipati, hanno consentito di tracciare una via nuova, di riscatto per questa terra ponendo in germe il seme della cultura della legalità».

Nel corso della visita il presidente della Camera di Commercio e il presidente di Unindustria hanno, inoltre, incontrato il procuratore aggiunto, Vincenzo Capomolla che, in veste di vicario, continuerà a reggere la Procura di Catanzaro fino alla nomina del nuovo capo degli uffici. (rcz)

Unindustria Calabria: Intervenire con bonifica nelle aree industriali dismesse

Intervenire con la bonifica nelle aree industriali dismesse per prevenire i danni del cambiamento climatico. È quanto hanno chiesto Aldo Ferrara, presidente di Unindustria Calabria e Mario Spanò, presidente di Confindustria Crotone, in una lettera inviata al presidente della Regione, Roberto Occhiuto, al presidente della Provincia di Crotone, Sergio Ferrari, e al sindaco di Crotone, Vincenzo Voce.

La missiva congiunta, infatti, prendendo le mosse dall’incendio che lo scorso 25 luglio si è generato nell’area ex Sasol, a Crotone, evidenzia come «il cambiamento climatico in atto sta dando luogo a eventi atmosferici di portata eccezionale su tutto il territorio nazionale e da qui in avanti saranno sempre più frequenti e “ordinari”. Tale circostanza rende necessario elevare la soglia d’attenzione e quindi le azioni di prevenzione dai problemi ipoteticamente derivanti da questi fenomeni – o da quelli di matrice dolosa – soprattutto quando interessano aree per le quali è necessario un importante intervento di bonifica».

Dagli industriali giunge poi una spinta collaborativa: «È necessario uno sforzo straordinario e congiunto per risolvere le questioni ancora non definite e dare così seguito, secondo un cronoprogramma condiviso, alle procedure necessarie per bonificare e mettere in sicurezza aree come, per esempio, quella del Sin».

«Interventi del genere – conclude la missiva – non solo hanno un impatto diretto sulla qualità della vita e sulla sicurezza dei territori e dei cittadini, quanto contribuiscono a migliorare la capacità dei luoghi di attrarre investimenti e investitori: riqualificazione delle aree industriali e bonifica dei siti dismessi, dunque, sono uno strumento in più per aumentare l’attrattività della Zes calabrese». (rkr)

È POSSIBILE FARE IMPRESA IN CALABRIA
UTILIZZANDO BENE I FONDI DISPONIBILI

di ALDO FERRARAI dati diffusi da Confindustria e Cerved (in collaborazione con Unicredit) attraverso il Rapporto Regionale Pmi mettono in evidenza, ancora una volta, la forte esigenza di strutturare un percorso stabile, definito e solido a supporto dell’attività d’impresa in Calabria, così da sostenere in maniera efficace il forte desiderio di fare impresa nella nostra regione.

Il Rapporto, infatti, riferisce di come, dopo la contrazione pandemica del 2020, nel 2021 si sia osservato un ritorno alla crescita del numero di Pmi in Italia. In base agli ultimi dati demografici, si stimano infatti 163.551 PMI nel 2021, il 4,2% in più rispetto al 2020 e il 2,3% in più rispetto al 2019. Nel 2021 è stato così recuperato il calo dell’1,8% osservato nel 2020. L’incremento più deciso si è registrato nel Mezzogiorno (+5,3%), che supera dell’1,1% la media nazionale. Gli incrementi maggiori si osservano in Molise (+10,9%), Puglia (+7,6%) e Calabria (+7,4%); i più contenuti in Piemonte (+3,0%), Trentino-Alto Adige (3,1%) e Lombardia (3,3%). Il Molise è anche la regione in cui si osserva il maggiore incremento della numerosità delle Pmi rispetto al 2019 (13,6%); seguita da Basilicata (9,4%) e Calabria (8,8%).

Dopo l’aumento delle nascite registrato nel 2021, il 2022 ha segnato per le imprese italiane la ripresa della tendenza discendente iniziata nel 2019. Nel 2022 nascono, infatti, 89.192 società di capitali in Italia: il 10,6% in meno rispetto al 2021. Il calo delle società di capitali ha riguardato ogni zona del Paese: -10,1% nel Nord-Est, -8,2% nel Nord-Ovest, -10,1% nel Centro e -13,2% nel Mezzogiorno. 

Sul totale delle nuove nascite, il 39,6% è costituito da S.r.l. semplificate. Questa tipologia di azienda è presente maggiormente nel Mezzogiorno (49%) e nel Centro (44,4%). A livello regionale, Calabria e Molise si confermano le regioni con una maggiore incidenza delle S.r.l. semplificate sul totale delle nuove nate, con rispettivamente il 54,9% e il 51,6% del totale.

Proprio il dato sulle S.r.l. semplificate indica da un lato il grande interesse dei calabresi a voler diventare imprenditori, sebbene dall’altro metta in evidenza la nascita di società abbastanza fragili sotto il profilo della capitalizzazione e quindi della solidità di medio e lungo periodo. Per questo motivo riteniamo che le azioni a supporto delle imprese debbano necessariamente tenere conto di questo duplice aspetto.

Lo abbiamo detto in diverse occasioni e anzi abbiamo prodotto un documento ampio e dettagliato, “Agenda Calabria”, attraverso il quale abbiamo indicato la cornice entro cui innestare le misure a valere sui fondi comunitari e nazionali, dal Pnrr a quelli della Programmazione Unitaria 2021-27, affinché possano immediatamente essere investiti per consolidare il ruolo delle imprese, fornire loro prospettive di medio-lungo periodo durante le quali costruire e pianificare gli investimenti in tecnologia e capitale umano, accelerare l’evoluzione del sistema produttivo con strumenti snelli e una burocrazia semplificata.

A livello di macroarea  il Mezzogiorno presenta il costo del debito maggiore (3,9%), con il Centro l’unica altra macroarea con un rapporto tra oneri e debiti finanziari superiore alla media nazionale (3,6%); Il Nord-Ovest si attesta infatti al 3,3%, mentre il Nord-Est al 3,2%. Per quanto riguarda le regioni, Molise (4,7%) e Calabria (4,3%) presentano le percentuali più elevate; al contrario, il Trentino-Alto Adige è la regione in cui gli oneri finanziari pesano proporzionalmente di meno (3,1%).

Gli scenari determinati dalle politiche monetarie introdotte in risposta alla spinta inflazionistica degli ultimi mesi, indotta anche e soprattutto dai rincari energetici, continueranno ad influire sul prossimo futuro delle imprese. Per questo motivo non si può che auspicare un rapido impiego delle ingenti somme a disposizione derivate dai piani già citati affinché le difficoltà di accesso al credito o l’elevato costo del denaro che le imprese ricercano per gli investimenti, possano essere mitigati proprio attraverso l’utilizzo di tali fonti di finanziamento

L’appello degli industriali calabresi, dunque, è rivolto alle Istituzioni e alla politica affinché si velocizzi l’impiego delle risorse comunitarie e al contempo la loro destinazione sia orientata, pur nel massimo rispetto delle linee guida europee in termini di transizione ecologica e digitale, verso le reali esigenze del comparto produttivo locale. (af)

[Aldo Ferrara è presidente di Unindustria Calabria]

Ferrara (Unindustria) ha presentato l’Agenda Calabria al Consiglio delle Rappresentanze Regionali

Il presidente di Unindustria Calabria, Aldo Ferrara, ha presentato l’Agenda Calabria nel corso della riunione Consiglio delle Rappresentanze Regionali di Confindustria, svoltosi nei giorni scorsi a Trento in concomitanza con il Festival dell’Economia.

Ferrara, infatti, ha parlato del sistema produttivo locale, delle prospettive di sviluppo su cui il comparto economico intende investire e sulle opportunità per la Calabria connesse alla transizione ecologica e digitale. 

«È stata un’occasione importante e molto proficua perché ci ha permesso di illustrare alle altre regioni italiane qual è il percorso che da qualche tempo, ormai, è stato intrapreso in Calabria – ha detto Ferrara –. Siamo stati scelti quale best practice a livello nazionale e questo è motivo d’orgoglio per un comparto produttivo come quello calabrese che sta lavorando alacremente per costruire il proprio sviluppo e contribuire a quello del Mezzogiorno e del Paese intero». 

Fulcro dell’intervento di Ferrara è stato il documento “Agenda Calabria”, il programma di analisi e proposta messo in piedi da Unindustria Calabria assieme al Centro studi nazionale di Confindustria quale supporto alle politiche di sviluppo e destinazione dei fondi della Programmazione Unitaria della Regione Calabria: «Il modello che abbiamo proposto – ha proseguito Ferrara – è stato particolarmente apprezzato sia nella sua impostazione di base, sia nella sua definizione operativa».

«Abbiamo presentato una Calabria a testa alta – ha aggiunto – che non nasconde i suoi problemi ma che lavora per risolverli e per affrancarsi da una narrazione vittimistica e di regione votata alle politiche assistenziali che, oggi più che mai, è anacronistica. La Calabria e i suoi industriali guardano all’allargamento della base produttiva, alla modernizzazione degli impianti, alle transizioni ecologica e digitale quali strumento di concreta evoluzione economica e sociale. In Calabria c’è un sistema produttivo che crede negli investimenti in capitale umano, che scommette sulla Zes e sulla sicurezza nei luoghi di lavoro, che punta all’internazionalizzazione consapevole delle proprie capacità e della qualità delle sue produzioni».

L’intervento del presidente degli industriali calabresi che si è inquadrato anche nel più ampio dibattito sull’autonomia differenziata, è stato particolarmente apprezzato anche dai presidenti delle altre Confindustrie regionali nonché da Lorenzo Dellai e Luis Durnwalder, già governatori delle Province autonome di Trento e Bolzano, che hanno partecipato alla riunione con due diversi relazioni sulle esperienze dei propri territori. (rrm)

Unindustria e i sindacati a confronto col commissario Romano su Zes e aree industriali

Il presidente di Unindustria Calabria, Aldo Ferrara, e i segretari regionali dei sindacati confederali, Angelo Sposato (Cgil), Tonino Russo (Cisl) e Santo Biondo (Uil), si sono ritrovati per una riunione con il Commissario straordinario per la Zes in Calabria, Giosy Romano.

L’appuntamento è servito ad affrontare alcuni temi legati allo sviluppo della Zona economica speciale calabrese e dell’area su cui essa insiste. Tra questi è da segnalare la condivisa sensibilità sull’esigenza di stabilizzare le misure di vantaggio che rendono la Zes uno strumento competitivo capace di dare slancio alle politiche industriali calabresi. Tali misure, tra cui il credito d’imposta e gli sgravi fiscali per i nuovi insediamenti produttivi, sono infatti oggetto di proroga da parte del governo nazionale, una circostanza che impedisce la pianificazione di investimenti a medio e lungo termine e che dovrebbe quindi essere resa strutturale. Nella discussione si è anche trattato della riperimetrazione delle aree Zes in funzione di una maggiore funzionalità rispetto alle esigenze di insediamento delle imprese. 

Intanto, dopo l’allarme lanciato nei giorni scorsi da Romano sul rischio di non riuscire a utilizzare i fondi del Pnrr a disposizione per le infrastrutture a supporto della Zes, la discussione non ha potuto che concentrarsi sulla necessità impellente di definire le strategie di finanziamento perché siano profondamente riqualificate le aree industriali: «Che si tratti di intervenire con i bandi a valere sui fondi Pnrr o si rimodulino i fondi Por 2014-20 ancora a disposizione – hanno spiegato Ferrara, Sposato, Russo e Biondo al termine dell’incontro –, riteniamo non sia più rinviabile in ogni caso un’azione di riqualificazione in termini di viabilità, accessibilità, ambiente  e sicurezza e di infrastrutturazione complessiva, tutti aspetti che costituiscono condizioni attrattive primarie per gli investitori interni ed esterni alla nostra regione».

L’attenzione di Unindustria Calabria e delle organizzazioni sindacali è rivolta a strutturare un fronte comune per il complessivo sviluppo economico regionale che passi dal consolidamento e dall’evoluzione del mercato del lavoro e delle imprese capaci di determinare tale sviluppo.

Dall’incontro è quindi emersa una forte uniformità di visione sulle potenzialità offerte dalle aree Zes, tanto da ritenere perseguibile, con un protocollo di relazioni industriali, l’introduzione di accordi di secondo livello specifici per le imprese che decideranno di investire nella Zes calabrese. Questi sono ritenuti, infatti, strumenti in grado di rafforzare il sistema produttivo e garantire stabilità alle imprese e ai lavoratori, costruendo e andando poi a consolidare sempre più il rapporto tra il territorio e le attività produttive che vi si insedieranno.

Sul tavolo, infine, nel novero degli strumenti individuati in maniera congiunta e finalizzati a migliorare la capacità attrattiva della Zes e delle aree industriali calabresi, Unindustria Calabria, Cgil, Cisl e Uil hanno messo anche l’esigenza di dare sostanza a protocolli di legalità condivisi che rafforzino il senso di sicurezza generale per imprese e lavoratori, così come la volontà di promuovere nei confronti dell’amministrazione regionale – e con la sua necessaria collaborazione – specifiche soluzioni nell’ambito delle politiche attive per il lavoro. Questa serie di azioni potrà servire da stimolo per rafforzare l’efficacia della Zes sul territorio e – questo è un forte auspicio emerso nel corso dell’incontro – all’insediamento in Calabria anche di importanti investitori pubblici. (rcz)

Unindustria Calabria e Università insieme per i dottorati innovativi

Fornire l’upskill professionale e la qualificazione delle aziende che guardano all’economia del prossimo futuro. È a questo che Unindustria Calabria e le Università stanno puntando attraverso i dottorati innovativi, misure pensate per il supporto al mondo della ricerca previsti dal Pnnr.

Si tratta di un’azione su cui lavorano insieme università e imprese con l’obiettivo di rendere lo strumento del dottorato di ricerca ancora più coerente con le reali esigenze del mondo imprenditoriale, favorendo così le condizioni perché il sistema economico assorba professionisti sempre più qualificati. E proprio a tal fine è stata attivata la piattaforma digitale dottorati-imprese.mur.gov.it realizzata in collaborazione tra Ministero dell’Università e della Ricerca, Confindustria e Conferenza dei Rettori delle Università Italiane per incrociare domanda e offerta legate al mondo della ricerca finalizzata al mondo produttivo. 

La piattaforma e, più in generale, tutto il progetto sono stati al centro dell’intervento che il presidente di Unindustria Calabria, Aldo Ferrara, ha tenuto nei giorni scorsi all’Università della Calabria. Nel dettaglio, il piano del Governo prevede la possibilità di co-finanziare 15mila dottorati di ricerca triennali (dotazione complessiva 450mln di euro) a cui si aggiunge analogo finanziamento delle imprese interessate a partecipare al progetto di ricerca o che addirittura hanno proposto un progetto. 

«La misura – ha spiegato Ferrara – è stata fortemente voluta da Confindustria per stimolare la qualificazione delle imprese e l’investimento in Ricerca & Sviluppo, oltre che l’upskilling professionale che si traduce in vero valore aggiunto per le imprese che intendono guardare all’evoluzione dell’economia del futuro più prossimo. Si tratta di un’importante occasione di collaborazione tra Università, mondo della ricerca e industria. D’altronde, i numeri sono chiari: le imprese che hanno saputo investire in programmi votati all’innovazione sulla base della ricerca hanno fatto registrare tassi di crescita elevati e ora possono contare su una significativa solidità patrimoniale e una elevata capacità competitiva».

Il piano, che, come detto, è stato voluto da Confindustria, in Calabria può diventare uno strumento di enorme utilità socioeconomica. Inoltre, va a ricalcare perfettamente le linee guida tracciate dal programma “Agenda Calabria”, la strategia di investimenti per la qualificazione e l’evoluzione del tessuto produttivo calabrese presentata nelle scorse settimane da Unindustria: «I dottorati innovativi costituiscono un’opportunità rilevante per le imprese calabresi che vogliono raccogliere le sfide lanciate dal Pnrr e dalla Programmazione Unitaria: transizione energetica e digitale, economia circolare internazionalizzazione e investimenti in tecnologie avanzate, infatti, sono alcuni dei settori in cui la capacità di investire in Ricerca & Sviluppo può fare la differenza sul mercato internazionale. Insomma, si tratta di una leva strategica fondamentale per le imprese».

«In Calabria, poi– ha proseguito il presidente degli industriali calabresi – questa opportunità si aggiunge alle altre già a disposizione: penso alle semplificazioni e alle agevolazioni introdotte dalla Zes e alle linee di investimento che abbiamo tracciato con “Agenda Calabria” per sostenere l’evoluzione qualitativa delle nostre imprese. Accanto a queste opportunità irripetibili auspico che si possano trovare, insieme a quelle previste dal governo, misure aggiuntive anche a livello regionale affinché, al termine dei tre anni di dottorato, i professionisti così formati possano trovare stabilizzazione nelle imprese per cui hanno lavorato: sarebbe una grossa perdita in termini di know-how disperdere dopo poco tempo gli investimenti effettuati in capitale umano proprio sui progetti di Ricerca & Sviluppo».

«Proprio perché riteniamo che tale strumento, quindi, sia molto importante per le imprese calabresi – ha concluso il presidente – le sedi delle articolazioni territoriali di Unindustria Calabria dislocate nei capoluoghi di provincia sono a disposizione degli associati che necessitano di ulteriori informazioni e approfondimenti». (rcz)

Unindustria e i sindacati insieme per lo sviluppo della Regione: «Fare presto e bene»

Unindustria Calabria, Cgil, Cisl e Uil insieme per stimolare il percorso di crescita economico e sociale della Calabria.

Un incontro che si basa sul presupposto che lo sviluppo della Calabria passa dalla sua capacità di sfruttare le opportunità offerte dalle risorse economiche della programmazione unitaria, ma anche e soprattutto dalla collaborazione tra le parti sociali che possono trasformare in valore e lavoro quelle opportunità. Il presidente di Unindustria Calabria, Aldo Ferrara, il direttore Dario Lamanna, e i segretari di Cgil, Cisl e Uil, rispettivamente Angelo SposatoTonino RussoSanto Biondo si sono, dunque, confrontati sui temi dello sviluppo che Unindustria ha inserito nel suo programma “Agenda Calabria”, presentato nelle scorse settimane, e che sono alla base della piattaforma programmatica “Vertenza Calabria” lanciata dalle organizzazioni sindacali.

Nel corso dell’incontro è emerso chiaramente come le due piattaforme convergano su molti punti. È stato quindi condiviso come sia evidente e necessario che ci si confronti con forte senso di responsabilità e di unità, proprio nel momento storico in cui la nostra regione si gioca una partita delicatissima per il suo futuro. 

«Bisogna fare in fretta e bisogna fare bene» è il concetto di fondo emerso nel corso dell’incontro e ampiamente condiviso da tutti i partecipanti, stante l’esigenza non più differibile di allocare in maniera efficace ed efficiente le risorse e guardando agli investimenti finalizzati a facilitare l’evoluzione del sistema economico locale: tra questi ci sono certamente quelli sulle reti di collegamento fisico, come il completamento dell’elettrificazione della linea ferroviaria jonica, il finanziamento dei lavori per la SS106 in tempi molto più rapidi di quelli previsti, la realizzazione dell’Alta Velocità che non deve essere vincolata alla realizzazione di altre infrastrutture.

E, poi, occhi puntati sul rigassificatore e la connessa piastra del freddo di Gioia Tauro, sulle aree interne e la loro connessione fisica e digitale al resto della regione e del Paese, sulla messa in sicurezza del territorio rispetto al rischio idrogeologico e sui processi di digitalizzazione delle imprese e dei rapporti con la PA. Perché tutto possa essere realizzato e le risorse a disposizione trovino rapida ed efficace allocazione è necessario un piano delle assunzioni che rafforzi la Pubblica Amministrazione e in cui trovino spazio i giovani e le loro competenze. 

Le parti, nel condividere l’esigenza di programmare una serie di incontri operativi, hanno quindi manifestato accordo sulla volontà di lavorare insieme su specifiche priorità strategiche e sulla necessità di implementare al più presto le proposte condivise sul piano di investimenti produttivi per accelerare la crescita economica della regione. Da un lato, infatti, si guarda alle iniziative volte a sostenere la nascita di nuove imprese, la transizione energetica, le nuove tecnologie, alle industrie e alle filiere industriali del futuro, e dall’altro alle aree Zes, che oltre all’ottima attività di semplificazione delle procedure autorizzative fin qui messa in atto, devono prevedere che le misure di incentivazione siano stabili e non soggette a proroghe di pochi mesi. Imprescindibile, poi, la riqualificazione delle aree industriali. Tutto ciò può inoltre contribuire a rendere la Calabria una regione attrattiva per gli investimenti delle aziende pubbliche italiane. (rcz)

Stati Generali del Mediterraneo, Ferrara (Unindustria): I 10 mld occasione per proporre Calabria interfaccia dell’Europa

«Le opportunità che investono la nostra regione e derivano dai più di 10mld di euro a disposizione della Calabria da qui ai prossimi anni, ci danno l’occasione di proporre la Calabria come interfaccia dell’Europa per tutti i Paesi che sul Mediterraneo insistono». È quanto ha dichiarato Aldo Ferrara, presidente di Unindustria Calabria, all’inaugurazione della seconda edizione degli Stati Generali del Mediterraneo a Gizzeria Marina.

«Lo sentiamo tutti i giorni – ha detto –: ormai il Mediterraneo è geopoliticamente fondamentale nel Mondo. Lo abbiamo sentito nei colloqui tra Cina e Russia, lo abbiamo sentito dagli Stati Uniti e dall’Europa stessa: il conflitto che purtroppo è ancora in corso in Ucraina ha fatto sì che il baricentro politico ed economico del Vecchio Continente si spostasse dalla Mitteleuropa al Mediterraneo, per questo credo che siamo al posto giusto, nel momento giusto. Ma questo non basta: bisogna fare le cose giuste e la giornata di oggi va in questa direzione.

Riprendendo, poi, l’intervista pubblicata stamani sul Il Messaggero, Ferrara è tornato sulle prospettive che si aprono sul futuro della regione quale porta d’Europa sul Medio Oriente e sull’Africa settentrionale anche alla luce della rinnovata attenzione del Governo al Ponte sullo Stretto: «Siamo da sempre grandi tifosi del Ponte sullo Stretto, che ha grandi valenze. Sotto il profilo economico, sia per la Calabria che per la Sicilia, genererebbe un sistema produttivo di 650mila imprese per quasi 1mln di lavoratori. Durante la realizzazione dell’opera si realizzerebbero 100mila posti di lavoro e 6mld di valore tra semilavorati e prodotti finiti. E sotto il profilo logistico servirebbe a ridurre significativamente i tempi di attesa e percorrenza che oggi arrivano, per un autotrasportatore, anche a 3 ore».

«Ma attenzione – ha continuato – si deve sfruttare l’occasione del Ponte sullo Stretto per realizzare un restyling infrastrutturale completo. Penso alla realizzazione dell’Alta Velocità da Reggio Calabria e al completamento della SS106 jonica, per citarne un paio. In più, il Ponte ha una valenza anche per l’Europa: insiste nel Corridoio transeuropeo 5 “Helsinki-La Valletta” e andrebbe a rafforzare la logistica sul lato Sud del Mediterraneo tanto da trasformare l’area interessata dal Ponte nella porta d’accesso all’Europa». (rcz)

AGENDA CALABRIA: PIANO DELL’INDUSTRIA
PER L’EFFETTIVO SVILUPPO TERRITORIALE

di SANTO STRATI – È possibile realizzare crescita e sviluppo in Calabria? Secondo gli industriali italiani sì, purché cambi l’atteggiamento della politica locale, per anni incapace di concretizzare idee e opportunità. Questo racconta il corposo rapporto Agenda Calabria, presentato in Cittadella, frutto di oltre otto mesi di lavoro tra analisi e studi del territorio, che serve per mettere insieme un piano di interventi efficaci e realizzabili.  «Un dono per la Calabria da parte dell’industria italiana – ha detto il presidente di Confindustria Carlo Bonomi, in particolare di quella calabrese che sappiamo può dare tanto e da cui ci aspettiamo tanto». Un programma operativo che si sviluppa in quattro aree di intervento e definisce un articolato piano di investimenti e interventi che mirano al rilancio dell’economia regionale.

È importante l’attenzione mostrata dagli industriali italiani, fianco a fianco di Unindustria Calabria, che dicono di credere nella crescita del Sud e, in particolare, di questa terra, e indicano la strategia – a dir loro – vincente: lavorare insieme pubblico e privato, cogliendo le opportunità offerte dal Fondi di Coesione e Sviluppo, il PNNR e il Por. I soldi, le risorse, ci sono ma fino ad oggi non sono stati adeguatamente utilizzati: Agenda Calabria è anche un duro atto di accusa contro la politica locale incapace di mettere a frutto le occasioni dell’intervento pubblico. «Gli elementi che hanno contribuito ad aggravare l’arretratezza – si legge nel rapporto – sono anche imputabili alla classe politica regionale, quasi sempre vincolata da orizzonti temporali non sufficientemente lunghi e resi incerti dalla troppo breve durata dei governi, elementi incompatibili con l’elaborazione di visioni di sviluppo di ampio respiro. La debolezza istituzionale-amministrativa ha portato ad una minore coesione, a sua volta causa di localismi, assistenzialismo e clientelismo nella gestione della cosa pubblica». In altri termini, gli industriali sottolineano la debolezza e l’arretratezza del territorio, causate dalla mancanza di infrastrutture: un ritardo di decenni, dove hanno prevalso indecisione e incapacità di affrontare le varie criticità del tessuto produttivo. «La cultura imprenditoriale è stata limitata in modo determinante dal ripetersi di politiche assistenzialistiche, che hanno contribuito a soffocare l’iniziativa individuale piuttosto che a stimolarla a intraprendere progetti d’impresa sostenibili autonomamente nel tempo». E soprattutto il rapporto non fa sconti su come si è agito in tutti questi anni: «L’immobilismo decisionale non ha consentito alla regione di dotarsi di infrastrutture al passo con le sfide globali. Il ritardo nel creare una visione di sviluppo è tangibile prima di tutto nella mancanza di un sistema di infrastrutture adeguate, sia per quanto riguarda i trasporti, sia le telecomunicazioni. La posizione geografica ed orografica della regione di per sé presenta delle grandi sfide e poco è stato fatto per dotare il territorio delle infrastrutture necessarie a farvi fronte. Ciò ha reso quindi difficile per le imprese calabresi ampliare il proprio mercato su assi geografici più ampi, tenendole lontane dalle traiettorie di sviluppo più prospere legate alla possibilità di esportare verso i paesi più ricchi dell’Europa settentrionale. Inoltre, la regione non riesce ancora a capitalizzare la sua posizione strategica nel mare Mediterraneo, con le potenzialità del porto di Gioia Tauro non pienamente espresse in termini di ricadute sul territorio».

Una premessa dura, ma necessaria, per rafforzare il pacchetto di idee di Confindustria e degli industriali della regione che il rapporto mette a disposizione della Calabria. Agenda, in latino, significa “le cose che si devono fare” e questo documento fornisce le indicazioni necessarie per superare gli ostacoli, individuando il punto di partenza e i punti di forza su cui far leva per mettere l’economia regionale in condizione di crescere. Certo ci sono le evidenze dei fallimenti che hanno «peggiorato lo stato di arretratezza del territorio» con il fallimento dei poli industriali ed emerge «un senso di disillusione nelle capacità di intervento pubblico nel risollevare la prosperità del territorio. Il binomio occupazione-sviluppo, da realizzarsi soprattutto nell’ambito del settore secondario, aveva spinto, a partire dal dopoguerra, a promuovere la delocalizzazione nelle aree del Mezzogiorno di impianti industriali attraverso incentivi e defiscalizzazione. Il meccanismo è stato caratterizzato da una tipologia di controllo accentrato, che programmava e concedeva ai territori opportunità di sviluppo in una logica assistenzialista che nel tempo ha dato luogo anche a fenomeni di corruzione e malaffare, ma che soprattutto ha fallito nel trasmettere a regioni come la Calabria gli strumenti per costruire e coltivare una visione di sviluppo più calata sulle esigenze del territorio. I fallimenti collezionati nei decenni sono ancora visibili sotto forma di capannoni abbandonati, impianti dismessi, intere aree in stato di abbandono e degrado ambientale, e realtà sociali disgregate dalla disoccupazione indotta dal processo di deindustrializzazione».

La soluzione indicata da Agenda Calabria poggia sull’analisi di quattro macro aree: contesto difficile, economia fragile, amministrazione inadeguata, assenza di mercato. Per quanto riguarda il contesto difficile, gli industriali hanno inserito la posizione geografica penalizzante, la rete di trasporti non adeguata, la sanità al di sotto degli standard europei, università non in linea con le aspettative; l’economia fragile è provocata dalla consistente presenza di imprese di piccola dimensione, filiere corte ed economia scarsamente diversificata. L’assenza di mercato  è provocata dal fattore demografico. Sull’inadeguatezza dell’amministrazione pubblica locale ci sono fin troppi segni di incapacità di visione, di prospettiva, di attenzione sulle reali esigenze del territorio.

Si pensi per esempio alla ZES, costituita nel 2017, che ancora stenta a decollare per mancanza di visione, dopo un’altalena di commissari (l’ultimo, Giuseppe Romano, in tandem con la Regione Campania, come se non fosse possibile individuare un proprio manager esecutivo) e rinvii continui dell’operatività. Oltre, naturalmente, ad alcune insensatezze (come quella denunciata da Calabria.live lo scorso 26 febbraio sulle aree di Reggio collocate dentro l’aeroporto accanto alle piste). La Zes può offrire un elemento determinante per la crescita e lo sviluppo del territorio, ma così com’è stata concepita, è a solo vantaggio delle grandi realtà industriali (che possono sfruttare in maniera adeguata le opportunità del credito d’imposta) ma è poco attrattiva per la piccola impresa. Occorre immaginare nuovi incentivi che possono favorire insediamenti anche di modesta dimensione che, comunque, in prospettiva possono crescere in termini di occupazione e capitalizzazione. Non si dimentichi, inoltre, la difficoltà di accesso al credito che è endemica in Calabria, causa principale della fragilità che si registra nelle nuove iniziative e nelle start up, provocando una fuga di cervelli e di “aspiranti” imprenditori scoraggiati a operare in Calabria. I primi – laureati, ricercatori, tecnici di altissimo livello, non hanno opportunità di occupazione in grado di offrire adeguatezza di reddito e formazione integrativa, i secondi si vedono bocciare qualunque progetto con la richiesta di ulteriori garanzie “immobiliari” anche di terzi, pur in presenza di ampie garanzie statali.

Quali sono i punti di forza indicate da Agenda Calabria? «La Calabria ha delle colonne portanti su cui poter costruire un piano di sviluppo e crescita duraturo e sostenibile. Oltre all’elevata disponibilità di risorse la regione può infatti contare su un fiorente settore agroalimentare, base produttiva su cui poter costruire filiere più solide e orientate all’innovazione e ai mercati esteri. Il paesaggio pieno di attrattive costituisce un patrimonio per il comparto turistico, settore in forte cambiamento per reagire alle nuove sfide poste dalla pandemia, ma che in Calabria continua a rappresentare una risorsa inestimabile per generare reddito e occupazione. Il costo del lavoro contenuto rende l’economia competitiva e anche attrattiva per gli investitori internazionali, che possono trovare terreno fertile sia nelle già istituite zone economiche speciali, sia nel porto di Gioia Tauro, il cui valore come infrastruttura è reso inestimabile dalla posizione strategica occupata dalla Calabria nel Mediterraneo».

Ci sono quattro assi su cui si propone l’intervento: crescita sostenibile e duratura; cultura d’impresa; commercio mondiale, cabina di regia. Il primo asse è finalizzato a superare l’ostacolo del “nanismo” delle aziende calabresi, stimolando la creazione, la crescita e il rafforzamento delle imprese e prevede la promozione e l’internazionalizzazione di un’industria 5.0, con attrattività di investimenti diretti e reshoring , economia circolare, reti di impresa, industrial development intelligence group, senza dimenticare la sicurezza nei luoghi di lavoro. Per la cultura d’impresa – tenuto conto dell’ “inverno demografico” della regione si punta sui giovani con formazione in programmazione europea, conoscenza dell’Information & Communication Technology (ITC) , lo smart working e l’imprenditoria giovanile. Per il commercio mondiale c’è da superare la carenza delle infrastrutture che richiedono pertanto un rafforzamento con la massima attenzione alla mobilità: il programma punta sulle grandi opere, il monitoraggio e la manutenzione, la Zes, la sanità e la transizione energetica. La cabina di regia risulta indispensabile per oltrepassare la debolezza degli apparati amministrativi e l’ostacolo della burocrazia, per avere amministrazioni in grado di affrontare e sostenere le sfide dell’industria: occorre valorizzare le competenze con uno screening delle opportunità offerte dalla Ue: puntare sulla digitalizzazione della Pubblica Amministrazione e la semplificazione amministrativa e individuare strategie locali per l’economia circolare.

Il Piano ha individuato anche tre aree strategiche: edilizia, agrifood e turismo: «Il patrimonio paesaggistico della Calabria, unito all’offerta agrifood della regione, si presentano come punti di forza che rendono la regione unica per attrattività di visitatori. Il piano si prefigge quindi di valorizzare questi comparti e, a tal fine, porre l’attenzione sugli assi collegati, come quello relativo all’economia circolare. Allo stesso modo, il settore delle costruzioni è fondamentale sia per garantire una dotazione infrastrutturale adeguata, sia nel raggiungimento degli obiettivi di ecosostenibilità. La diffusione della cultura d’impresa resta al centro come ingrediente comune al successo del piano di sviluppo nel suo complesso».

Gli elementi per dare una scossa al sistema e attuare una vera politica del “fare” ci sono dunque tutti. Il Presidente Occhiuto si è detto “riconoscente”: «La Calabria – ha detto – ha una grande responsabilità, deve dimostrare di saper cambiare passo, di saper diventare una terra dove lo sviluppo può essere prodotto. Il Paese ha una grande responsabilità nei confronti della Calabria perché la nostra regione può essere davvero l’hub dell’Italia e dell’Europa sul Mediterraneo». E gli ha fatto eco Raffaele Fitto, ministro per il Sud (oltre che degli affari Europei e delle Politiche di Coesione): «C’è un sistema che non funziona. Lo abbiamo fatto emergere con una relazione che il Consiglio dei Ministri ha approvato e che la prossima settimana sarà anche oggetto di dibattito nelle commissioni parlamentari. A fronte di una cifra complessiva di 126 miliardi di euro in Italia abbiamo speso poco più del 30%. Non credo che ci sia da fare polemica nei confronti di nessuno. C’è solo da prendere atto che il sistema così com’è non funziona e che c’è bisogno di intervenire per fornire una soluzione di carattere generale. Occorre intervenire su due fattori – ha detto in videocollegamento Fitto: «Il primo è la capacità di avere un parco progetti adeguato evitando la polverizzazione della spesa in mille rivoli di interventi e in secondo luogo mettendo in campo una capacità amministrativa che sia in grado di sopperire a quelle difficoltà per le quali non si è stati in grado di utilizzare al meglio queste risorse».

Un impegno che dovrà essere rispettato: i calabresi sono all’anno zero e sono stufi di sottosviluppo e mancato sviluppo: la crescita non è più rinviabile e l’opportunità offerta dal PNRR non può essere trascurata né disattesa. Significa perdere – inesorabilmente – l’ultimo treno per lo sviluppo. Mancano però gli executive per i progetti e il rischio maggiore è che non vengano utilizzate le risorse a disposizione per assenza di progettualità valida. Un suggerimento: Invitalia, che è preposta all’analisi dei progetti per il PNRR, fornisca i tecnici in grado di elaborare i progetti che tantissimi comuni vorrebbero presentare ma sono privi di competenze. Non hanno i soldi i sindaci per pagare un segretario comunale (spesso se lo dividono in tre o quattro amministrazioni diverse) figuriamoci se possono permettersi di assumere esperti in progetti europei. Sarebbe un investimento – quello di mandare tecnici e specialisti al Sud per scrivere i progetti che non potrebbero più essere respinti per carenza di documentazione e piani di progetto adeguati – che moltiplicherebbe le possibilità di crescita del Mezzogiorno. Il ministro Fitto ci pensi e costituisca una task force da mettere a disposizione degli enti locali che rischiano di non poter presentare progetti o di vederseli bocciati tout court. (s)

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I NUMERI DELLA REGIONE SECONDO L’AGENDA CALABRIA

Il tessuto produttivo calabrese è per lo più costituito da imprese di taglia piccola, operanti su filiere corte e scarsamente diversificate, concentrate soprattutto sui comparti tradizionali del legname e del settore agroalimentare e, geograficamente, nelle province di Cosenza e Catanzaro. In questa sezione vengono snocciolati dei numeri per fornire un quadro di insieme sullo stato della manifattura regionale.

La Calabria pesa poco sull’economia nazionale ed è costituita per lo più da piccole imprese. Gli addetti nella regione contano solo per l’1,5% del totale italiano (2019, ultimo dato disponibile), se poi ci si riferisce alla manifattura, il peso si dimezza scendendo allo 0,7%. Peraltro, a partire dal 2012 l’incidenza dell’economia calabrese su quella nazionale è andata alleggerendosi (-8% per l’economia nel suo complesso e -11,8% per la manifattura). Tuttavia, in alcuni comparti della manifattura la Calabria assume un peso di assoluto rilievo, come per esempio nel comparto alimentare (2,1%), delle bevande (1,1%) e della lavorazione del legno (1,8%). Se si considera il numero di imprese, il peso sale considerevolmente (rispettivamente 2,5% e 2,1%), indicativo del fatto che la dimensione delle imprese in Calabria è molto ridotta.

La dimensione delle imprese manifatturiere è meno di un terzo di quella nazionale. La taglia media di un’impresa operante nella regione Calabria è pari a 2,4 addetti contro i 3,9 per l’Italia e i 3,0 del Mezzogiorno nel suo complesso. Il gap è molto più marcato nella manifattura: 3,3 per la Calabria, 10,9 per l’Italia e 6,3 per il Mezzogiorno (Grafico 1.1). Ciò è in parte legato alla specializzazione nei comparti tradizionali dove la taglia è in generale più piccola rispetto ad altri settori, ma anche in questi settori la taglia media delle imprese calabresi resta sottodimensionata: 3,6 nel comparto alimentare per la Calabria e 8 per l’Italia, in quello delle bevande 4,8 e 12,4 o della lavorazione del legno 2,6 e 4,1. Le imprese più piccole sono per loro natura più fragili ed esposte ai rischi del mercato, e questo è ancor più vero per le start-up, che in Calabria hanno molte più difficoltà a capitalizzarsi (Grafico 1.2) e vedono quindi le prospettive di sopravvivenza ridotte sin dai primi mesi di attività.

La crisi da pandemia è stata particolarmente grave per le imprese della manifattura calabrese. Nel 2020 in Calabria è stato più elevato il numero di imprese che hanno chiuso i battenti rispetto al resto di Italia. Se infatti in Italia si è assistito a una contrazione del numero di imprese pari al -1,5%, nel Mezzogiorno il tasso di sopravvivenza è stato ancora più ridotto (-2,1%) e comunque ancora più elevato che in Calabria (-2,6%). Che la manifattura calabrese sia relativamente fragile rispetto al resto d’Italia lo si evince anche dal dato del 2014, anno difficile per l’Italia, in cui il numero di imprese era calato del -2,7%, mentre nel sud del -3,7% e in Calabria, di nuovo fanalino di coda, del -5,6% (Grafico 1.3). Il dato del 2020 per l’economia nel suo complesso è più confortante, intanto perché il numero delle imprese è cresciuto, ma anche perché vede la Calabria in una posizione migliore rispetto al resto del Mezzogiorno (Grafico 1.4); tale fenomeno va però considerato con cautela per l’eccezionalità del 2020 anche in termini di supporto finanziario offerto alle imprese.

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AGENDA CALABRIA