AGENDA CALABRIA: PIANO DELL’INDUSTRIA
PER L’EFFETTIVO SVILUPPO TERRITORIALE

di SANTO STRATI – È possibile realizzare crescita e sviluppo in Calabria? Secondo gli industriali italiani sì, purché cambi l’atteggiamento della politica locale, per anni incapace di concretizzare idee e opportunità. Questo racconta il corposo rapporto Agenda Calabria, presentato in Cittadella, frutto di oltre otto mesi di lavoro tra analisi e studi del territorio, che serve per mettere insieme un piano di interventi efficaci e realizzabili.  «Un dono per la Calabria da parte dell’industria italiana – ha detto il presidente di Confindustria Carlo Bonomi, in particolare di quella calabrese che sappiamo può dare tanto e da cui ci aspettiamo tanto». Un programma operativo che si sviluppa in quattro aree di intervento e definisce un articolato piano di investimenti e interventi che mirano al rilancio dell’economia regionale.

È importante l’attenzione mostrata dagli industriali italiani, fianco a fianco di Unindustria Calabria, che dicono di credere nella crescita del Sud e, in particolare, di questa terra, e indicano la strategia – a dir loro – vincente: lavorare insieme pubblico e privato, cogliendo le opportunità offerte dal Fondi di Coesione e Sviluppo, il PNNR e il Por. I soldi, le risorse, ci sono ma fino ad oggi non sono stati adeguatamente utilizzati: Agenda Calabria è anche un duro atto di accusa contro la politica locale incapace di mettere a frutto le occasioni dell’intervento pubblico. «Gli elementi che hanno contribuito ad aggravare l’arretratezza – si legge nel rapporto – sono anche imputabili alla classe politica regionale, quasi sempre vincolata da orizzonti temporali non sufficientemente lunghi e resi incerti dalla troppo breve durata dei governi, elementi incompatibili con l’elaborazione di visioni di sviluppo di ampio respiro. La debolezza istituzionale-amministrativa ha portato ad una minore coesione, a sua volta causa di localismi, assistenzialismo e clientelismo nella gestione della cosa pubblica». In altri termini, gli industriali sottolineano la debolezza e l’arretratezza del territorio, causate dalla mancanza di infrastrutture: un ritardo di decenni, dove hanno prevalso indecisione e incapacità di affrontare le varie criticità del tessuto produttivo. «La cultura imprenditoriale è stata limitata in modo determinante dal ripetersi di politiche assistenzialistiche, che hanno contribuito a soffocare l’iniziativa individuale piuttosto che a stimolarla a intraprendere progetti d’impresa sostenibili autonomamente nel tempo». E soprattutto il rapporto non fa sconti su come si è agito in tutti questi anni: «L’immobilismo decisionale non ha consentito alla regione di dotarsi di infrastrutture al passo con le sfide globali. Il ritardo nel creare una visione di sviluppo è tangibile prima di tutto nella mancanza di un sistema di infrastrutture adeguate, sia per quanto riguarda i trasporti, sia le telecomunicazioni. La posizione geografica ed orografica della regione di per sé presenta delle grandi sfide e poco è stato fatto per dotare il territorio delle infrastrutture necessarie a farvi fronte. Ciò ha reso quindi difficile per le imprese calabresi ampliare il proprio mercato su assi geografici più ampi, tenendole lontane dalle traiettorie di sviluppo più prospere legate alla possibilità di esportare verso i paesi più ricchi dell’Europa settentrionale. Inoltre, la regione non riesce ancora a capitalizzare la sua posizione strategica nel mare Mediterraneo, con le potenzialità del porto di Gioia Tauro non pienamente espresse in termini di ricadute sul territorio».

Una premessa dura, ma necessaria, per rafforzare il pacchetto di idee di Confindustria e degli industriali della regione che il rapporto mette a disposizione della Calabria. Agenda, in latino, significa “le cose che si devono fare” e questo documento fornisce le indicazioni necessarie per superare gli ostacoli, individuando il punto di partenza e i punti di forza su cui far leva per mettere l’economia regionale in condizione di crescere. Certo ci sono le evidenze dei fallimenti che hanno «peggiorato lo stato di arretratezza del territorio» con il fallimento dei poli industriali ed emerge «un senso di disillusione nelle capacità di intervento pubblico nel risollevare la prosperità del territorio. Il binomio occupazione-sviluppo, da realizzarsi soprattutto nell’ambito del settore secondario, aveva spinto, a partire dal dopoguerra, a promuovere la delocalizzazione nelle aree del Mezzogiorno di impianti industriali attraverso incentivi e defiscalizzazione. Il meccanismo è stato caratterizzato da una tipologia di controllo accentrato, che programmava e concedeva ai territori opportunità di sviluppo in una logica assistenzialista che nel tempo ha dato luogo anche a fenomeni di corruzione e malaffare, ma che soprattutto ha fallito nel trasmettere a regioni come la Calabria gli strumenti per costruire e coltivare una visione di sviluppo più calata sulle esigenze del territorio. I fallimenti collezionati nei decenni sono ancora visibili sotto forma di capannoni abbandonati, impianti dismessi, intere aree in stato di abbandono e degrado ambientale, e realtà sociali disgregate dalla disoccupazione indotta dal processo di deindustrializzazione».

La soluzione indicata da Agenda Calabria poggia sull’analisi di quattro macro aree: contesto difficile, economia fragile, amministrazione inadeguata, assenza di mercato. Per quanto riguarda il contesto difficile, gli industriali hanno inserito la posizione geografica penalizzante, la rete di trasporti non adeguata, la sanità al di sotto degli standard europei, università non in linea con le aspettative; l’economia fragile è provocata dalla consistente presenza di imprese di piccola dimensione, filiere corte ed economia scarsamente diversificata. L’assenza di mercato  è provocata dal fattore demografico. Sull’inadeguatezza dell’amministrazione pubblica locale ci sono fin troppi segni di incapacità di visione, di prospettiva, di attenzione sulle reali esigenze del territorio.

Si pensi per esempio alla ZES, costituita nel 2017, che ancora stenta a decollare per mancanza di visione, dopo un’altalena di commissari (l’ultimo, Giuseppe Romano, in tandem con la Regione Campania, come se non fosse possibile individuare un proprio manager esecutivo) e rinvii continui dell’operatività. Oltre, naturalmente, ad alcune insensatezze (come quella denunciata da Calabria.live lo scorso 26 febbraio sulle aree di Reggio collocate dentro l’aeroporto accanto alle piste). La Zes può offrire un elemento determinante per la crescita e lo sviluppo del territorio, ma così com’è stata concepita, è a solo vantaggio delle grandi realtà industriali (che possono sfruttare in maniera adeguata le opportunità del credito d’imposta) ma è poco attrattiva per la piccola impresa. Occorre immaginare nuovi incentivi che possono favorire insediamenti anche di modesta dimensione che, comunque, in prospettiva possono crescere in termini di occupazione e capitalizzazione. Non si dimentichi, inoltre, la difficoltà di accesso al credito che è endemica in Calabria, causa principale della fragilità che si registra nelle nuove iniziative e nelle start up, provocando una fuga di cervelli e di “aspiranti” imprenditori scoraggiati a operare in Calabria. I primi – laureati, ricercatori, tecnici di altissimo livello, non hanno opportunità di occupazione in grado di offrire adeguatezza di reddito e formazione integrativa, i secondi si vedono bocciare qualunque progetto con la richiesta di ulteriori garanzie “immobiliari” anche di terzi, pur in presenza di ampie garanzie statali.

Quali sono i punti di forza indicate da Agenda Calabria? «La Calabria ha delle colonne portanti su cui poter costruire un piano di sviluppo e crescita duraturo e sostenibile. Oltre all’elevata disponibilità di risorse la regione può infatti contare su un fiorente settore agroalimentare, base produttiva su cui poter costruire filiere più solide e orientate all’innovazione e ai mercati esteri. Il paesaggio pieno di attrattive costituisce un patrimonio per il comparto turistico, settore in forte cambiamento per reagire alle nuove sfide poste dalla pandemia, ma che in Calabria continua a rappresentare una risorsa inestimabile per generare reddito e occupazione. Il costo del lavoro contenuto rende l’economia competitiva e anche attrattiva per gli investitori internazionali, che possono trovare terreno fertile sia nelle già istituite zone economiche speciali, sia nel porto di Gioia Tauro, il cui valore come infrastruttura è reso inestimabile dalla posizione strategica occupata dalla Calabria nel Mediterraneo».

Ci sono quattro assi su cui si propone l’intervento: crescita sostenibile e duratura; cultura d’impresa; commercio mondiale, cabina di regia. Il primo asse è finalizzato a superare l’ostacolo del “nanismo” delle aziende calabresi, stimolando la creazione, la crescita e il rafforzamento delle imprese e prevede la promozione e l’internazionalizzazione di un’industria 5.0, con attrattività di investimenti diretti e reshoring , economia circolare, reti di impresa, industrial development intelligence group, senza dimenticare la sicurezza nei luoghi di lavoro. Per la cultura d’impresa – tenuto conto dell’ “inverno demografico” della regione si punta sui giovani con formazione in programmazione europea, conoscenza dell’Information & Communication Technology (ITC) , lo smart working e l’imprenditoria giovanile. Per il commercio mondiale c’è da superare la carenza delle infrastrutture che richiedono pertanto un rafforzamento con la massima attenzione alla mobilità: il programma punta sulle grandi opere, il monitoraggio e la manutenzione, la Zes, la sanità e la transizione energetica. La cabina di regia risulta indispensabile per oltrepassare la debolezza degli apparati amministrativi e l’ostacolo della burocrazia, per avere amministrazioni in grado di affrontare e sostenere le sfide dell’industria: occorre valorizzare le competenze con uno screening delle opportunità offerte dalla Ue: puntare sulla digitalizzazione della Pubblica Amministrazione e la semplificazione amministrativa e individuare strategie locali per l’economia circolare.

Il Piano ha individuato anche tre aree strategiche: edilizia, agrifood e turismo: «Il patrimonio paesaggistico della Calabria, unito all’offerta agrifood della regione, si presentano come punti di forza che rendono la regione unica per attrattività di visitatori. Il piano si prefigge quindi di valorizzare questi comparti e, a tal fine, porre l’attenzione sugli assi collegati, come quello relativo all’economia circolare. Allo stesso modo, il settore delle costruzioni è fondamentale sia per garantire una dotazione infrastrutturale adeguata, sia nel raggiungimento degli obiettivi di ecosostenibilità. La diffusione della cultura d’impresa resta al centro come ingrediente comune al successo del piano di sviluppo nel suo complesso».

Gli elementi per dare una scossa al sistema e attuare una vera politica del “fare” ci sono dunque tutti. Il Presidente Occhiuto si è detto “riconoscente”: «La Calabria – ha detto – ha una grande responsabilità, deve dimostrare di saper cambiare passo, di saper diventare una terra dove lo sviluppo può essere prodotto. Il Paese ha una grande responsabilità nei confronti della Calabria perché la nostra regione può essere davvero l’hub dell’Italia e dell’Europa sul Mediterraneo». E gli ha fatto eco Raffaele Fitto, ministro per il Sud (oltre che degli affari Europei e delle Politiche di Coesione): «C’è un sistema che non funziona. Lo abbiamo fatto emergere con una relazione che il Consiglio dei Ministri ha approvato e che la prossima settimana sarà anche oggetto di dibattito nelle commissioni parlamentari. A fronte di una cifra complessiva di 126 miliardi di euro in Italia abbiamo speso poco più del 30%. Non credo che ci sia da fare polemica nei confronti di nessuno. C’è solo da prendere atto che il sistema così com’è non funziona e che c’è bisogno di intervenire per fornire una soluzione di carattere generale. Occorre intervenire su due fattori – ha detto in videocollegamento Fitto: «Il primo è la capacità di avere un parco progetti adeguato evitando la polverizzazione della spesa in mille rivoli di interventi e in secondo luogo mettendo in campo una capacità amministrativa che sia in grado di sopperire a quelle difficoltà per le quali non si è stati in grado di utilizzare al meglio queste risorse».

Un impegno che dovrà essere rispettato: i calabresi sono all’anno zero e sono stufi di sottosviluppo e mancato sviluppo: la crescita non è più rinviabile e l’opportunità offerta dal PNRR non può essere trascurata né disattesa. Significa perdere – inesorabilmente – l’ultimo treno per lo sviluppo. Mancano però gli executive per i progetti e il rischio maggiore è che non vengano utilizzate le risorse a disposizione per assenza di progettualità valida. Un suggerimento: Invitalia, che è preposta all’analisi dei progetti per il PNRR, fornisca i tecnici in grado di elaborare i progetti che tantissimi comuni vorrebbero presentare ma sono privi di competenze. Non hanno i soldi i sindaci per pagare un segretario comunale (spesso se lo dividono in tre o quattro amministrazioni diverse) figuriamoci se possono permettersi di assumere esperti in progetti europei. Sarebbe un investimento – quello di mandare tecnici e specialisti al Sud per scrivere i progetti che non potrebbero più essere respinti per carenza di documentazione e piani di progetto adeguati – che moltiplicherebbe le possibilità di crescita del Mezzogiorno. Il ministro Fitto ci pensi e costituisca una task force da mettere a disposizione degli enti locali che rischiano di non poter presentare progetti o di vederseli bocciati tout court. (s)

—————–

I NUMERI DELLA REGIONE SECONDO L’AGENDA CALABRIA

Il tessuto produttivo calabrese è per lo più costituito da imprese di taglia piccola, operanti su filiere corte e scarsamente diversificate, concentrate soprattutto sui comparti tradizionali del legname e del settore agroalimentare e, geograficamente, nelle province di Cosenza e Catanzaro. In questa sezione vengono snocciolati dei numeri per fornire un quadro di insieme sullo stato della manifattura regionale.

La Calabria pesa poco sull’economia nazionale ed è costituita per lo più da piccole imprese. Gli addetti nella regione contano solo per l’1,5% del totale italiano (2019, ultimo dato disponibile), se poi ci si riferisce alla manifattura, il peso si dimezza scendendo allo 0,7%. Peraltro, a partire dal 2012 l’incidenza dell’economia calabrese su quella nazionale è andata alleggerendosi (-8% per l’economia nel suo complesso e -11,8% per la manifattura). Tuttavia, in alcuni comparti della manifattura la Calabria assume un peso di assoluto rilievo, come per esempio nel comparto alimentare (2,1%), delle bevande (1,1%) e della lavorazione del legno (1,8%). Se si considera il numero di imprese, il peso sale considerevolmente (rispettivamente 2,5% e 2,1%), indicativo del fatto che la dimensione delle imprese in Calabria è molto ridotta.

La dimensione delle imprese manifatturiere è meno di un terzo di quella nazionale. La taglia media di un’impresa operante nella regione Calabria è pari a 2,4 addetti contro i 3,9 per l’Italia e i 3,0 del Mezzogiorno nel suo complesso. Il gap è molto più marcato nella manifattura: 3,3 per la Calabria, 10,9 per l’Italia e 6,3 per il Mezzogiorno (Grafico 1.1). Ciò è in parte legato alla specializzazione nei comparti tradizionali dove la taglia è in generale più piccola rispetto ad altri settori, ma anche in questi settori la taglia media delle imprese calabresi resta sottodimensionata: 3,6 nel comparto alimentare per la Calabria e 8 per l’Italia, in quello delle bevande 4,8 e 12,4 o della lavorazione del legno 2,6 e 4,1. Le imprese più piccole sono per loro natura più fragili ed esposte ai rischi del mercato, e questo è ancor più vero per le start-up, che in Calabria hanno molte più difficoltà a capitalizzarsi (Grafico 1.2) e vedono quindi le prospettive di sopravvivenza ridotte sin dai primi mesi di attività.

La crisi da pandemia è stata particolarmente grave per le imprese della manifattura calabrese. Nel 2020 in Calabria è stato più elevato il numero di imprese che hanno chiuso i battenti rispetto al resto di Italia. Se infatti in Italia si è assistito a una contrazione del numero di imprese pari al -1,5%, nel Mezzogiorno il tasso di sopravvivenza è stato ancora più ridotto (-2,1%) e comunque ancora più elevato che in Calabria (-2,6%). Che la manifattura calabrese sia relativamente fragile rispetto al resto d’Italia lo si evince anche dal dato del 2014, anno difficile per l’Italia, in cui il numero di imprese era calato del -2,7%, mentre nel sud del -3,7% e in Calabria, di nuovo fanalino di coda, del -5,6% (Grafico 1.3). Il dato del 2020 per l’economia nel suo complesso è più confortante, intanto perché il numero delle imprese è cresciuto, ma anche perché vede la Calabria in una posizione migliore rispetto al resto del Mezzogiorno (Grafico 1.4); tale fenomeno va però considerato con cautela per l’eccezionalità del 2020 anche in termini di supporto finanziario offerto alle imprese.

SCARICA DA QUI IL DOCUMENTO COMPLETO

AGENDA CALABRIA

 

 

L’ambasciatore belga a confronto con Unindustria Calabria, Ferrara: «Forte interesse alle prospettive della regione»

L’ambasciatore del Regno del Belgio, Pierre Emmanuel De Bauw, ha incontrato il presidente e il direttore di Unindustria Calabria, rispettivamente Aldo FerraraDario Lamanna.

Nel corso della riunione, Ferrara ha illustrato gran parte del piano che Unindustria Calabria, assieme al Centro studi di Confindustria, ha redatto e che sarà ufficialmente presentato nel dettaglio nelle prossime settimane.

Tra opportunità già esistenti e prospettive di sviluppo a breve, medio e lungo termine, l’incontro con l’ambasciatore belga ha lasciato quest’ultimo positivamente colpito dalle potenzialità della Calabria e dall’approccio con cui Unindustria Calabria si propone quale interlocutore di riferimento per lo sviluppo della politica industriale in regione, anche e soprattutto alla luce delle indicazioni che giungono dall’Europa in termini di sostegno all’evoluzione del mondo imprenditoriale secondo i temi Esg.

«Abbiamo rappresentato all’ambasciatore qual è la nostra visione di sviluppo per la Calabria – ha spiegato Ferrara al termine dell’incontro – e ho trovato un interlocutore molto attento e interessato. Ci ha posto domande specifiche, si è informato su temi ben precisi, sintomo di come la Calabria sia capace di generare profondo interesse per le prospettive che offre».

«Queste sono legate soprattutto all’ingente mole di risorse europee pianificate per la Calabria il cui investimento, però  ha proseguito – dovrà essere pianificato guardando all’efficacia e all’efficienza della spesa, considerando, cioè, le migliori opzioni di investimento per massimizzare la ricaduta positiva dei progetti finanziati».

«Da questo punto di vista – ha concluso – che è alla base del piano che presenteremo alla presenza del presidente della Giunta regionale, Roberto Occhiuto, e del presidente di Confindustria, Carlo Bonomi, nei prossimi giorni, abbiamo riscontrato la profonda condivisione da parte dell’ambasciatore, tanto nel metodo che abbiamo posto alla base del nostro lavoro, quanto nel merito delle ipotesi di politica industriale da adottare per la nostra regione». (rcz)

Autonomia, Unindustria Calabria: Urgente chiarire i Livelli essenziali di prestazione

«È urgente chiarire i livelli essenziali delle prestazioni con una contestuale determinazione in merito alla costituzione del fondo di perequazione nazionale, che avrà inevitabili ripercussioni sotto il profilo delle coperture finanziarie». È quanto ha dichiarato il presidente di Unindustria Calabria, Aldo Ferrara, parlando dell’autonomia differenziata.

«Soltanto così si potrà assicurare un Paese unito all’interno del quale si possono valorizzare le specificità e la competitività virtuosa dei singoli territori» ha detto ancora Ferrara, nel corso del Forum nazionale di Confindustria a Venezia. Lì, il mondo industriale ha discusso con i vertici politici nazionali  (come i ministri Pichetto-Fratin, Fitto, D’Urso e Calderoli), attorno al topic Transizione e Sviluppo: il futuro dell’UE e delle Regioni.

Si è trattato dell’approdo naturale di un percorso di confronto avviato da mesi nelle regioni da Confindustria. In più, nella prima delle due giornate, i tavoli tematici ai quali hanno partecipato i vertici delle Confindustria regionali hanno permesso di affinare ulteriormente la riflessione su argomenti di stringente attualità discussi sui  diversi argomenti strategici quali l’Autonomia differenziata, la Transizione energetica e ambientale, le Politiche di coesione e la Competitività, il Credito e la Formazione; tavoli su cui ha giocato un ruolo di primo piano Unindustria Calabria, rappresentata dal presidente Aldo Ferrara e dal direttore Dario Lamanna

Con particolare attenzione alle politiche di coesione e all’autonomia differenziata, i rappresentanti degli industriali calabresi hanno offerto al dibattito importanti contributi di riflessione: «Perché le politiche di coesione siano efficaci ed efficienti – ha spiegato Ferrara –, crediamo che debbano essere realmente orientate alle esigenze attuali e future del sistema imprenditoriale. Dobbiamo infatti essere in grado di spendere meglio e di più i tanti fondi che sono a disposizione delle Regioni, avanzando piani progettuali che possano concretamente supportare le amministrazioni regionali nell’implementazione delle politiche di sviluppo. Siamo felici che proprio questa impostazione sia stata accolta con particolare favore ai tavoli nazionali di Confindustria».

Quanto alle ricadute locali degli argomenti nazionali, Ferrara ha aggiunto: «Come ha ben sintetizzato il presidente Bonomi, la discussione ha aperto un percorso che però deve essere affrontato con serietà e con la consapevolezza che le sfide sociali ed economiche hanno dimensione europea. Ci sono però dei capisaldi sui quali l’impegno di tutto il Paese non è derogabile come le infrastrutture strategiche dell’energia e dei trasporti, le cui ricadute hanno effetti su tutto il sistema nazionale».

Anche su competitività e coesione, la posizione degli industriali calabresi è risultata in linea con quella nazionale: gli imprenditori, infatti, sono concordi nel sostenere che gli investimenti in ricerca e innovazione siano necessari allo sviluppo. Si presenta quindi l’esigenza di mantenere, almeno per il 2023, le aliquote del credito d’imposta per l’acquisto di beni strumentali di Industria 4.0, un’agevolazione che consentirebbe anche di superare i ritardi nelle consegne per la carenza di materie prime.

Analogamente, per Unindustria Calabria, ha sottolineato il presidente Ferrara «risulta importante utilizzare le risorse già stanziate  e non fruite  nel 2022 per prorogare il credito di imposta per la formazione 4.0; il rafforzamento della partnership pubblico-privato per raggiungere la massima efficienza nella spesa delle risorse del Pnrr e la discussione avviata sulla revisione del regime de minimis su cui già la Commissione Europea si è espressa chiedendo l’innalzamento del tetto a 275mila euro, ma che riteniamo sia necessario alzare ulteriormente». (rrm)

A Reggio il road show di Unindustria Calabria sui vantaggi e opportunità per le imprese nelle aree Zes

Nella sala riunioni di Confindustria Reggio Calabria si è svolta la penultima tappa del road show, promosso da Unindustria Calabriaper spiegare i vantaggi e le opportunità delle Zone Economiche Speciali, che sono una realtà anche in Calabria.

Gli incontri nascono con l’intento, non solo di evidenziare i vantaggi e le opportunità della aree ZES, ma anche per dimostrare che sono operative dopo le tante false partenze degli ultimi anni.

Presenti Domenico Vecchio, presidente Confindustria Reggio, Aldo Ferrara, presidente Unindustria Calabria, Giuseppe Romano, Commissario Zes Calabria, ed in collegamento Rosario Varì, Assessore Sviluppo Economico e Attrattori Culturali della Regione Calabria.

Ed è stato proprio l’Assessore Varì, ad aprire l’incontro sottolineando l’importanza delle Zes, che ha definito «una delle frecce all’arco, per costruire un processo di sviluppo economico per il nostro territorio».

«Durante i nostri incontri con gli imprenditori – ha affermato il Presidente Ferrara – abbiamo riscontrato che ancora manca la consapevolezza che effettivamente la Zes è una realtà. Le Zes sono delle aree, situate in zone industriali, in cui esistono una serie di benefici per gli imprenditori. La verità è che dal 2017, ci sono state tante false partenze, per cui si è ingenerato negli imprenditori un certo scetticismo verso questo strumento, strumento che, però, oggi, grazie allo sportello unico digitale, finalmente è operativo anche in Calabria, e dà possibilità di avere un’unica autorizzazione attraverso una domanda, che viene fatta telematicamente, senza costringere i richiedenti a fare il giro delle sette chiese».

«Al momento, se dovessi indicare una criticità – ha aggiunto – è che le aree industriali su cui insistono le 14 aree Zes, hanno necessità di una forte azione di riqualificazione, sotto il profilo della sicurezza, dell’accessibilità, dell’illuminazione. Su questo Unindustria sta già lavorando, insieme alla Regione, affinché, queste aree possano essere servite secondo quelli che sono gli standard internazionali, perché noi dobbiamo stimolare gli investimenti endogeni in Calabria ma anche attrarre investimenti da fuori la Calabria e da fuori l’Italia».

La Zes in Calabria riveste un ruolo di assoluta importanza nel panorama economico e sociale italiano, anche il Presidente Vecchio ne sottolinea l’importanza.

«Il commissario, dottor Romano – ha spiegato il presidente Vecchio – si è insediato il 30 agosto e, il 18 settembre, era già pronto lo sportello digitale, strumento fondamentale che ogni imprenditore necessita, per sburocratizzare tutte le problematiche legate alla formazione di un investimento, alla realizzazione di una nuova attività. Ma per me ancor più importanti di tutto sono le condivisioni. Se noi, insieme alla ZES, insieme alla SACAL, veniamo chiamati dare il nostro contributo, per far sapere quali siano le esigenze delle aziende, o le necessità dell’impresa, riusciremo a colmare quel gap, che diventerà sviluppo. Se facciamo sistema unico, sfruttando quelli che sono le realtà che noi abbiamo, allora possiamo essere veramente competitivi e vincenti sul mercato».

«Sono solito raccogliere le sfide per vincerle,ha dichiarato il Commissario Zes Calabria Romano ma questa è una sfida che non è mia, ma dell’intero territorio calabrese. Ritengo che sia compito di ciascuno di noi far comprendere che il sistema ZES è pienamente attivo, e che è un’occasione, non è più un racconto».

«Agli imprenditori, dico di metterci alla prova – ha concluso – di cercare di sfruttare questo sistema che è una rivoluzione davvero copernicana, in quanto permette all’imprenditore, che intenda investire in zone economica speciale, di avanzare un’unica istanza ad un unico soggetto, per far generare quel provvedimento per l’autorizzazione unica, che raggruppa tutta una molteplicità di autorizzazioni, che prima bisognava di tempi lunghissimi per l’emanazione, quindi è un’occasione sviluppo del territorio che va accolta». (rrc)

Ferrara (Unindustria): Sicurezza tema prioritario per la crescita della Regione

Il presidente di Unindustria Calabria, Aldo Ferrara, esprimendo solidarietà all’imprenditore Guerino Preite per il grave attentato che ha distrutto tre autobus della ditta, ha evidenziato come «la sicurezza è un tema prioritario per la crescita della Regione».

«Atti come quello accaduto a Diamante – ha spiegato – mettono a dura prova la fiducia degli imprenditori nei confronti del territorio. Il tema della sicurezza degli operatori economici nella nostra regione è sempre di forte e stringente attualità. Non può e non deve essere ignorato, anzi è necessario un ulteriore innalzamento del livello d’attenzione perché si tratta di un argomento dirimente per il futuro delle imprese che già operano sul territorio. Inoltre, è una questione che influisce significativamente sulla capacità del sistema Calabria di attrarre nuovi imprenditori e quindi sulla possibilità di far evolvere il tessuto produttivo e la sua capacità di creare lavoro».

«Come unione degli industriali calabresi è nostra ferma convinzione – ha concluso – che ci sia solo un modo di contribuire alla lotta alla criminalità organizzata e alle intimidazioni: aprirsi il più possibile alla collaborazione con le Forze dell’Ordine e continuare senza sosta nella testimonianza quotidiana della cultura della legalità attraverso atti e fatti concreti con cui si certifica la forte sinergia tra Stato, imprese e cittadini che l’unico strumento capace di arginare i disvalori criminali». (rcz)

Unindustria Calabria incontra Franchini (Sacal): Al via il tavolo di confronto per rilancio degli aeroporti

Al via il tavolo di confronto, tra Unindustria CalabriaSacal, per il piano di rilancio degli aeroporti calabresi. Il Piano, che com’è noto prevede investimenti per 215 milioni di euro, promette di cambiare in maniera sostanziale il volto e quindi la funzionalità e l’appeal degli aeroporti calabresi. Una circostanza, questa, che si concretizza in una serie di opportunità da cogliere e valorizzare per l’intero sistema produttivo locale.

All’incontro, oltre ad Aldo Ferrara, presidente di Unindustria Calabria, e a Marco Franchini, amministratore unico Sacal, hanno preso parte e sono intervenuti Natale Mazzuca, past president Unndustria Calabria e componente del Consiglio Generale di Confindustria; Giovan Battista Perciaccante, presidente Ance Calabria; Fortunato Amarelli, presidente Confindustria Cosenza; Domenico Vecchio, presidente Confindustria Reggio Calabria; Daniele Diano, presidente Comitato Piccola Industria Unindustria Calabria; Umberto Barreca, presidente Gruppo Giovani Imprenditori Unindustria Calabria;  i direttori Dario Lamanna, Unindustria Calabria e Confindustria Catanzaro;  Luigi Leone, Ance Calabria; Rosario Branda, Confindustria Cosenza; Anselmo Pungitore, Confindustria Vibo Valentia; e Daniela Ruperti, Confindustria Crotone. 

«L’approccio allo sviluppo del Piano che Marco Franchini dimostra di avere, è assolutamente da sostenere – ha detto Ferrara –. Abbiamo apprezzato il forte senso di responsabilità con cui sta gestendo l’importante compito a cui è chiamato e il suo modo schietto di affrontare con pragmatismo le questioni. Non possiamo perdere tempo su temi che attengono allo sviluppo dell’intera regione e su questi Unindustria Calabria è pronta a fare la sua parte».

«Siamo lieti che con Franchini  – ha proseguito – ci siamo trovati allineati sull’esigenza di condividere scelte e decisioni strategiche affinché le ingenti risorse da destinare alla riqualificazione degli aeroporti calabresi e alla loro capacità di connettere la nostra regione con il resto del Paese e del Mondo, assieme al coinvolgimento diretto del sistema produttivo locale nella realizzazione del Piano riescano a produrre molteplici effetti positivi sull’intero tessuto sociale calabresi. Siamo quindi felici di essere parte di integrante di un progetto di sviluppo strategico di tale portata: Sacal può contare su Unindustria Calabria». (rcz)

 

Ferrara (Unindustria): Occorre attrezzare la Calabria affinché diventi punto d’attrazione di investimenti

«Occorre attrezzare la Calabria affinché diventi punto d’attrazione di investimenti non soltanto locali, ma anche nazionali e internazionali». È quanto ha dichiarato il presidente di Unindustria CalabriaAldo Ferrara, all’Agi.

Ferrara, conversando con l’Agi, ha parlato di un anno «ad alto tasso di complessità», invitando a guardare alle opportunità che il nuovo anno già propone. Prima fra tutte la disponibilità di risorse ingenti che, fra Pnrr, Por e altre provvidenze, calcola, porteranno in dote alla regione oltre 10 miliardi di euro. Senza considerare alcune caselle da riempire, attrezzando le 14 Zes (Zone economiche speciali) di cui il territorio calabrese è dotato, a partire da quella, strategica non solo per la Calabria, di Gioia Tauro.

Zes, Por, infrastrutture, credito d’imposta, ha spiegato, «possono essere un bazooka per stimolare investimenti sul nostro territorio anche dall’estero».

Ma è necessario preparare il terreno, in primo luogo dotando il territorio delle infrastrutture necessarie. «Come Confindustria – ha proseguito Ferrara – abbiamo più volte posto al governo nazionale alcune priorità, dall’alta velocità ferroviaria, finanziata con il Pnrr solo per il tratto Battipaglia-Romagnano per un totale di 35 km circa, alla statale ionica. Riguardo alla prima – dice – non si ha notizia del finanziamento del tratto calabrese, indispensabile per ridurre i tempi di collegamento fra Reggio Calabria e Roma da 5 a 3 ore come avviene fra Milano e la capitale. Al riguardo, non si hanno notizie del progetto definitivo e dei tempi di realizzazione».

«Per quanto riguarda la statale 106 – ha detto – ci sono 3 miliardi di lire per l’adeguamento del tratto Catanzaro-Crotone, ma si tratta di soldi spalmati in 15 anni, per i quali la riduzione dei tempi dipenderà molto dalla velocità di implementazione dell’opera. A tale proposito occorrerà procedere, il più velocemente possibile, facendo della ionica un’infrastruttura adeguata alle esigenze della mobilità, sia a fini commerciali che turistici». Sulle Zes si sono compiuti concreti passi in avanti.

«Il nuovo commissario di governo, Giosy Romano, – ha ricordato – ha avviato, con Unindustria Calabria, i road show territoriali ed attivato uno sportello unico informatico al fine di semplificare le procedure per l’ottenimento degli atti autorizzativi all’avvio degli investimenti. Prima, infatti, erano necessari diversi passaggi con enti diversi e lungaggini burocratiche; adesso basta un’autorizzazione unica emessa dal Commissario che provvede alla convocazione della relativa Conferenza dei servizi. È tuttavia necessario che le 14 Zes siano riqualificate al fine di costituire un habitat naturale per ospitare nuovi investimenti produttivi».

«Le Zes – ha evidenziato Ferrara – costituiscono un valore strategico per il territorio ed un’opportunità decisiva per accelerarne lo sviluppo».

«Il futuro è incerto, non sappiamo – ha detto ancora il presidente degli industriali calabresi – se e quando in Ucraina si raggiungerà la pace. Le previsioni di crescita non sono positive, tuttavia, nonostante tutto, anche la Calabria ha registrato nel periodo scorso, segnali di resilienza e vitalità con un’incoraggiante crescita dell’export grazie alla capacità di alcune aziende d’eccellenza di commercializzare i loro prodotti oltre i confini italiani. Si possono attrarre capitali dall’estero facendo un vero e proprio scouting che punti su filiere ad alto valore aggiunto e sulle vocazioni del territorio, come l’agroalimentare».

«L’esperienza di alcune nostre aziende sullo scenario internazionale può incoraggiare investitori stranieri che hanno rapporti con esse. Del resto – ha sottolineato – grandi multinazionali come la Hitachi e la Baker Hughes, che producono, rispettivamente, treni e turbine a gas destinate a tutto il mondo, in Calabria già ci sono, aderiscono al sistema confindustriale calabrese, e sono la dimostrazione di come la nostra regione possa ospitare con successo investimenti di importanti multinazionali.

«Io – ha ribadito – sono convinto che il 2023 possa essere un anno decisivo grazie alle risorse che è possibile mettere a terra. Il governo ha già annunciato misure di semplificazione per il Pnrr e a breve sarà definito il Por nei dettagli. Si tratta di occasioni da cogliere».

«Il Sud – ha detto Ferrara – soffre dello stereotipo delle mafie, ma il problema non solo è nazionale, ma ciò non può essere un alibi per impedire un vigoroso piano di opere pubbliche ed investimenti produttivi. Noi chiediamo controlli rigorosi, affinché i finanziamenti pubblici non vadano ad aziende inquinate dalla criminalità che, peraltro, fanno concorrenza alle aziende sane».

«In Calabria c’è una società civile sana che vuole emergere – ha rimarcato – La soglia d’attenzione, soprattutto nelle stazioni appaltanti più piccole dove la criminalità entra più facilmente, deve essere molto alta». A tal fine, ha detto Ferrara, «è necessario potenziare gli strumenti di monitoraggio e controllo degli organi competenti. Noi abbiamo grande fiducia nella magistratura e nelle forze dell’ordine».

Spazio, poi, all’autonomia differenziata: «Nessuna opposizione ideologica – ha detto – aspettiamo di leggerne il testo. Se il principio cardine è valorizzare le specificità territoriali e introdurre un riformismo competitivo che risponde a un progetto paese capace di ridurre i divari e favorisce la convergenza tra le regioni non abbiamo pregiudiziali».

«Certo, occorrono azioni concrete che rendano più efficienti i territori in maggiore difficoltà. Occorre – ha ribadito – garantire i Lep – sottolinea il presidente degli industriali calabresi – con una copertura finanziaria certa ed adeguata che salvaguardino regioni come la Calabria che soffrono di deficit storici e strutturali attraverso il fondo di perequazione».

«Non vogliamo innalzare muri – ha ricordato – ma chiediamo percorsi certi; non chiediamo mance, ma pari opportunità. Investimenti in infrastrutture moderne, apparati amministrativi adeguati, servizi e livelli di prestazione pari a quelli garantiti nelle regioni del Nord».

Per quanto riguarda i Lep (livelli essenziali di prestazione), Ferrara ha spiegato che individuarli «non esaurisce la questione, ma è necessario affrontare anche il tema della correlata copertura finanziaria che dovrà far riferimento ai fabbisogni standard e non già alla spesa storica. Ma, ripeto, di tutto questo – conclude – riparleremo quando si conoscerà il testo della riforma».  (rrm)

A Vibo l’incontro “Vantaggi e opportunità per le imprese nelle aree Zes”

Mercoledì 11 gennaio, alle 16, nella sede di Confindustria Vibo Valentia, è in programma l’incontro Vantaggi e opportunità per le imprese nelle aree Zes.

Intervengono Aldo Ferrara, presidente di Unindustria Calabria, Rocco Colacchio, presidente di Confindustria Vibo Valentia, Giuseppe Romano, commissario Zes Calabria e Rosario Varì, assessore regionale allo Sviluppo Economico. (rvv)

DDl Bilancio, Ferrara (Unindustria): Grave escludere impresa da annullamento oneri di sistema

Il presidente di Unindustria Calabria, Aldo Ferrara, ha espresso preoccupazione per la decisione del Governo di escludere le imprese dall’azzerameto degli oneri di sistema delle bollette di luce e gas relativamente al primo trimestre 2023.

«L’incredulità – ha spiegato – scaturisce dalla consapevolezza che il venir meno degli oneri di sistema sarebbe stata una misura molto efficace in quanto, non solo avrebbe interessato, senza distinzione alcuna, l’intero sistema delle imprese ma, nello stesso tempo, avrebbe evitato tutte le questioni relative alla capienza fiscale e alle connesse capacità di utilizzo, considerando la specificità del nostro tessuto produttivo rappresentato soprattutto da piccole e medie imprese».

«Le conseguenze di questa scelta – ha concluso Aldo Ferrara – determineranno effetti molto negativi, mettendo a dura prova “il motore del Paese” e l’intero apparato produttivo recentemente interessato da una crisi dopo l’altra». (rcz)

Ferrara (Unindustria): Fondamentale incentivare imprese verso energie rinnovabili

«È fondamentale incentivare le imprese verso il sentiero preciso delle energie rinnovabili», ha dichiarato Aldo Ferrara, presidente di Unindustria Calabria, plaudendo il Fondo Energia Imprese istituito dalla Regione Calabria.

Un fondo con una dotazione finanziaria di quasi 45 milioni di euro, con un finanziamento per l’installazione di impianti per la produzione e l’accumulo di energia da fonti rinnovabili.

«Va, pertanto – ha detto Ferrara – espresso apprezzamento all’Assessore alle Attività Produttive, Rosario Varì per questo provvedimento che rappresenta uno strumento concreto per le imprese al fine di fronteggiare insieme agli altri provvedimenti governativi in campo, l’aumento dei costi energetici».

Questo, è fondamentale incentivare le imprese verso il sentiero preciso delle energie rinnovabili, «al fine di contrastare il caro energia – ha proseguito Ferrara – ma anche per poter raggiungere una politica energetica regionale che ci consenta di guardare con serenità al futuro, ed in questa direzione Unindustria Calabria, in passato, si era fatta portavoce della portata di questa emergenza energetica, avviando con la Regione Calabria un confronto per mettere in campo azioni e misure  funzionali alle dinamiche evolutive del contesto».

«Siamo pertanto soddisfatti – ha concluso il leader degli industriali calabresi – dell’avvio di questa misura che si inserisce, nel quadro di una politica economica tesa da un lato alla tenuta del tessuto produttivo, e, dall’altro, alla messa in campo di un percorso strategico funzionale a far cambiare passo alla regione Calabria». (rcz)