I VERDI: SI FACCIA IL PARCO DELLO STRETTO
BELLA IDEA, MA NON SI ESCLUDA IL PONTE

di ANTONIETTA MARIA STRATI – Tutelare un’area di grande valore storico, culturale e ambientale, con significative ripercussioni economiche per il territorio. È questo l’ambizioso obiettivo del disegno di legge per l’istituzione del Parco Nazionale dello Stretto e della Costa Viola, presentato nei giorni scorsi alla Camera dei Deputati dalla Federazione Metropolitana Europa Verde di Reggio Calabria.

«L’istituzione del parco nazionale dello stretto e della costa viola, così come il parco nazionale delle 5 terre in Liguria, è un’occasione unica», ha detto la rappresentanze nazionale Giusy Elisa Romano, sottolineando come «fino ad ora nessuna forza politica ha mai attuato né inteso attuare nell’area dello stretto una proposta di sviluppo economico eco sostenibile di tale portata».

E, in effetti, è vero. Attualmente, l’unico “disegno” per attuare un vero e proprio sviluppo dello Stretto di Messina – e che vedrebbe coinvolte le città di Reggio e Villa San Giovanni in primis – è il Ponte sullo Stretto, opera la cui prima “pietra” dovrebbe essere posata per il 2024.

Europa Verde, invece, propone un’alternativa green – «e non un capriccio ecologista» ha evidenziato Angelo Bonelli, co-portavoce di Europa Verde e deputato di Avs, «ma un atto di responsabilità nei confronti dei cittadini calabresi e siciliani».

Per Bonelli «il progetto del ponte è folle, fallimentare e dispendioso che compromette il patrimonio naturalistiche del territorio che andrebbe valorizzato per un rilancio economico come nei contenuti della nostra proposta. Il nostro gruppo parlamentare chiederà anche alle altre forze politiche di opposizione di valutare la possibilità di sottoscrivere questa PdL: non è una questione di conservazione, ma di priorità e responsabilità. Non concederemo nemmeno un millimetro a Salvini. Dobbiamo difendere il nostro paese, amato e rispettato, e non permettere che interessi personali e politici prevengano sul benessere collettivo».

Il parco Nazionale dello Stretto e della Costa Viola, infatti, avrebbe il compito di tutelare un’area di grande valore storico, culturale e ambientale, con significative ripercussioni economiche per il territorio. Ma, soprattutto, «nasce dall’esigenza di fornire alle popolazioni di quest’area un’alternativa a quella che sembra ormai una proposta-destino che incombe sullo Stretto di Messina. La nostra proposta si basa sulla Legge quadro delle aree protette a cui l’area che abbiamo individuato risponde in pieno. Si tratta di un’area che comprende due regioni, – la Calabria e la Sicilia, – ricchissima in biodiversità e in cui sono presenti beni archeologici di grande valore, nonché strutture storiche, come fortificazioni», come ha sottolineato Gerardo Pontecorvo, co-portavoce della Città Metropolitana di Reggio Calabria nonché promotore e primo imbastitore dei contenuti della proposta.

«Il Parco costituisce, pertanto, un modello di sviluppo rapido e sostenibile che si basa sulla conservazione e la valorizzazione delle risorse, anziché sulla costruzione di un’opera quale il Ponte sullo Stretto» ha detto Pontecorvo, che denuncia le gravi conseguenze, a livello ambientale, che comporterebbe la costruzione dell’infrastruttura.

La superficie prevista nel Parco è di circa 30 mila ettari, ripartiti per il 50% circa tra terrestre e marina. Per l’area protetta si prevede un’articolata zonizzazione (zone a diverso livello di protezione) perché il territorio che si sottopone a tutela presenta centri abitati, villaggi turistici e aree agricole (zone C e D, rispettivamente zona di protezione ambientale e zona di promozione economica e sociale), e aree marine e terrestri di diverso valore naturalistico (zone A e B rispettivamente zona di protezione integrale e zona di protezione generale orientata). Le zone a riserva integrale si dovranno circoscrivere solo ad alcune aree come la ZSC fondali di Scilla. Si prevede anche la particolarità di una Zona Speciale aperta al traffico marittimo nazionale e internazionale non soggetta a restrizioni particolari e comunque sottoposta a monitoraggio ambientale.

Il Parco per caratteristiche ambientali, paesaggistiche, storiche (e mitologiche) sarà uno dei più importanti al Mondo. L’Ente Parco, con i suoi organi di governo e di rappresentanza politica può garantire e armonizzare le esigenze di tutela e le aspirazioni sociali ed economiche delle comunità locali. L’istituzione dell’area protetta permetterà, pure, l’integrazione economica e sociale delle due sponde che come abbiamo visto ha indiscutibili radici comuni, ma che invece è stata sempre ostacolata da sistemi amministrativi distanti e da un sistema di trasporto molto lento, dispendioso oltre che inquinante.

«La prima missione del Parco  – ha spiegato Pontecorvo – sarà quella di apportare un profondo cambiamento nel trasporto marittimo, e consentire così un migliore, più veloce e sostenibile attraversamento dello Stretto, in particolare a vantaggio della mobilità locale che avrebbe solo svantaggi da un attraversamento stabile. Si dovrà puntare a un congruo numero di traghetti a basso impatto ambientale di nuova generazione a propulsione Elettrica o a metano verde (gas naturale rinnovabile ottenuto dalla decomposizione anaerobica di materiali organici come rifiuti solidi, letame animale e biomasse vegetali)».

«Grazie alle risorse del Parco tutta l’area dei porti dovrà esse dotata di impianti solari ed eolici per rendere green la mobilità dei passeggeri, e le infrastrutture in prossimità degli approdi. Il tutto rivolto all’efficientamento energetico e alla riduzione di gas serra», ha detto ancora Pontecorvo, ricordando che il Parco Nazionale dello Stretto e della Costa Viola ha «solide basi scientifiche come dimostrano le zone di protezione speciali istituite dal Ministero dell’Ambiente, gli innumerevoli siti di interesse storico e archeologico tutelati dal Ministero dei Beni Culturali (tra cui la rete di fortificazioni unica al mondo), e gli strumenti di pianificazione paesaggistica regionali quali il Quadro territoriale Regionale paesaggistico della Calabria (QTRP), il Piano Territoriale di Coordinamento Provinciale (PTCP) di Reggio Calabria e il Piano paesaggistico Siciliano».

D’altronde, come ribadito più volte dai relatori, «lo Stretto di Messina e la Costa Viola sono il cuore del Mediterraneo in cui nel corso di millenni si sono stratificati ambienti naturali e antropizzati, leggende, eventi storici che lo caratterizzano come un unicum straordinario nel panorama mondiale».

Ma l’Area presenta anche massimi valori per ricchezza e varietà paesaggistica, culturale, archeologica, mitologica. Il paesaggio, come dimostrano gli strumenti paesaggistici e di pianificazione vigenti in Calabria e in Sicilia, è composto da una moltitudine di ambiti strettamente interconnessi in cui le acque interne e marine (lo Stretto, le fiumare, i laghi di Ganzirri) si uniscono ai paesaggi terrestri (gli spazi naturali collinari, le coltivazioni tipiche, gli insediamenti urbani). L’Area che comprende lo Stretto di Messina e la Costa Viola può pertanto essere considerata un’unità paesaggistica, parte di un più grande contesto che ha nel massiccio dell’Aspromonte e dei monti Peloritani le colonne portanti, e che comprende anche l’Etna e le Isole Eolie.

L’area riveste un’importanza strategica per l’avifauna che si sposta nel bacino del Mediterraneo, e lo Stretto di Messina, insieme allo Stretto di Gibilterra ed al Bosforo, è uno dei tre corridoi in cui nel Mediterraneo si concentrano i flussi migratori. Ma lo Stretto è attraversato anche da numerose specie marine e tra queste, certamente le più rilevanti, da un punto di vista economico ed ambientale, sono i grandi pelagici, cioè il Tonno, l’Alalunga, la Palamita, l’Aguglia imperiale ed il Pescespada. E’ anche un punto di passaggio obbligato per le migrazioni e gli spostamenti dei Cetacei, infatti è definito dai cetologi una Whale Gate (Porta delle Balene), ovvero un passaggio obbligato per tutte le specie di delfini, le Balenottere e particolarmente i Capodogli che lo attraversano per andare a riprodursi nell’area delle Isole Eolie. Lo Stretto, inoltre, è un prezioso custode di rare specie abissali.

La Costa Viola, è costituita da un paesaggio collinare costiero formato da una costa alta e rocciosa e tratti di spiaggia, rocce scoscese che digradano rapidamente sul mare. Le piccole spiagge isolate e le grotte marine, incluse tra le falesie, sono spesso raggiungibili solo con imbarcazioni. Lungo i tratti scoscesi sono presenti aree interamente ricoperte da vegetazione ricca di endemismi e aree interessate dalle colture della vite che con i suoi terrazzamenti definisce un paesaggio tipico e caratterizzante.

Un patrimonio unico nel suo genere, quello dello Stretto e della Costa Viola, che deve essere a tutti i costi protetto e valorizzato. E, magari, anche farlo diventare un volano di sviluppo per tutta l’area dello Jonio e delle aree interne.

E da qui una idea: e se venissero realizzate entrambe le cose? L’istituzione del Parco Nazionale, da una parte, proteggerebbe la biodiversità e tutto il patrimonio boschivo, naturale e marino dello Stretto, e il Ponte, dall’altro, creerebbe un canale tra la Calabria e la Sicilia. Ma non solo: potrebbe, anche, contribuire a ridurre l’emissione di c02 prodotto dai traghetti che attraversano lo Stretto.

Uno studio condotto dai due ingegneri Giovanni Mollica e Antonino Musca e riportato da Pagella Politica in un articolo a firma di Carlo Canepa riporta come sia stato rilevato «le emissioni annuali di CO2 attribuibili ai traghetti nello Stretto di Messina si aggirano intorno alle 150 mila tonnellate. Le emissioni annue di CO2 delle auto che attraverseranno il ponte, una volta costruito, saranno invece pari a circa 10 mila tonnellate».

Tuttavia, Canepa nell’articolo ha rilevato come anche la costruzione stessa del Ponte emetterà co2 e che «per quantificare l’impatto complessivo del ponte sullo Stretto in termini di emissioni servirebbe una “valutazione dell’impatto del ciclo di vita” (in inglese life cycle assessment, Lca) dell’infrastruttura, che tenga conto sia delle emissioni prodotte dal ponte per la sua costruzione sia di quelle eliminate, per esempio a causa di un eventuale modifica dei mezzi di trasporto usati per attraversare lo Stretto. A oggi uno studio completo di questo tipo non c’è».

Intanto, però, utilizzare il ponte ridurrebbe le emissioni di co2 e scoraggerebbe i cittadini a utilizzare i traghetti, preferendo i treni che attraverseranno l’opera. Certamente ci sarà un lavoro e degli accordi da fare per incentivare l’uso del treno piuttosto che della macchina e, in quel caso, come già ribadito da Angelo Bonelli, sarebbe opportuno investire sul trasporto locale in Sicilia, così come quello in Calabria.

Al netto delle cose, quindi, perché non realizzare entrambe le opere? Basta seguire l’esempio, bellissimo, del Parco del Golden Gate a San Francisco: tutela dell’ambiente e veduta straordinaria del ponte rosso che sovrasta il parco tra due sponde. (ams)

Verdi e ArticoloUno: «Regionali, un nome non crea la coalizione»

Un documento a più mani sulle elezioni regionali calabresi da parte di alcuni rappresentanti della sinistra, invita iscritti e simpatizzanti a valutare alcune esigenze fondamentali per la scelta del candidato presidente della Regione. Lo firmano Pino Greco, dirigente di ArticoloUno con il coordinatore dell’area centrale Ivan Marra, il commissario regionale dei Verdi Giuseppe Campana con Orlando Amodeo e il biologo marino Silvio Greco.

«Alla luce di quello che sta accadendo nel CentroSinistra in Calabria – si legge nel documento –, ci auguriamo che si sia finalmente compreso che un nome non crea la coalizione, che un candidato  che non investe non condivide e non ascolta non può rappresentare una collettività politica.

Il susseguirsi delle azioni che seguiamo in questi anni è sempre lo stesso: un CentroSinistra alla ricerca di una soluzione che ha perso totalmente il senso della politica, che cavalca le mode del momento sicuro e certo che un nome civico possa essere la soluzione, senza tener conto degli elementi essenziali che la compongono.

La gestione commissariale della maggiore forza politica del CentroSinistra, ha dimostrato ampiamente la sua “capacità” fallimentare di gestione, governando un cerchio ristretto di elitè politica, pronta ad ingoiare ogni azione pur di mantenere il suo “Status”, creando disagi e gravi problemi al resto della coalizione.

Questo poteva passare forse in  un’epoca diversa ma sicuramente non in questa, ove le risposte da dare al popolo calabrese sono innumerevoli e dove ormai si è stanchi di vedere sempre lo stesso  cortometraggio che non ha portato nulla se non la creazione di macerie su macerie.

Il punto di arrivo non è e non deve essere un “nome” per una corsa elettorale, ma deve essere la costruzione di una collettività politica che abbia le capacità, la volontà e la forza di mettere da parte “IO” per il bene di un terra.

Il Candidato a Presidente deve essere frutto e sintesi di un confronto vero qui in Calabria, alla luce del sole.

Il Candidato a Presidente deve essere il garante di tutta la coalizione e del progetto politico e istituzionale.

Il Candidato a Presidente deve essere “il primo tra i pari”.

L’ostinazione, la miopia di Roma ha determinato, l’avanzata in Calabria di soggetti politici populisti che si alimentano dell’illusione del cambiamento e solcano il terreno del malcontento popolare che la politica dell’ “Io” ha creato.

Ora è giunto, il momento del confronto e dell’analisi è l’ora di ripristinare la “libertà democratica” in Calabria, di determinarsi e di decidere chi debba guidare la l’operazione di ricostruzione e di riscatto di questa terra.

Basta con qualsiasi ricetta romana, basta ai personalismi, ripartiamo dal “Noi” per vincere la prima battaglia ovvero quella del confronto e non delle imposizioni, ritornare ai valori che hanno sempre identificato la nostra parte, il resto verrà da se è insito nel “Noi”.

Non si affanni nessuno alla ricerca del nome, non si affanni Roma e né tantomeno l’ establishment calabrese  è ora di cambiare la rotta, nessun condottiero che la storia ricorda è capace di vincere senza gli uomini.

Non c’è bisogno del “grande timoniere”, ma di un’intera “sala macchine”». (rp)