Lo scrittore Vito Teti, apprezzato antropologo calabrese, ha scritto nella sua pagina FB una breve considerazione sul forte astensionismo registrato alle elezioni regionali. Calabria.Live ospita convintamente e con molto orgoglio questo scritto che farà pensare e riflettere molti calabresi.
Dal mio balcone. 27 gennaio, ore 08.10.
Buon giorno, Emilia Romagna.
Buona notte, Calabria. Buon sonno.
Le tue nuvole e le tue nebbie sono quelle di sempre.
I tuoi figli continuano a dormire.
Cinquantasei calabresi su cento non sono andati a votare e buona parte di chi è andato, malvolentieri, al lo ha fatto senza “memoria” e senza speranza.
Avranno molto tempo per lamentarsi e inveire contro i politici corrotti, le mafie, quelli del Nord. La colpa sarà sempre degli altri. Buon sonno, tanto – lo sappiamo – sono “tutti uguali” e sono “tutti ladri” e da domani continueremo a dire che non andremo più a votare, ignari che non lo facciamo da decenni e che da decenni ci consegniamo, puntualmente, a quelli di cui pensiamo e diciamo tutto il male possibile. Le nuvole, le nebbie, la luce, il sole, le bellezze, le lamentele, le invettive, le retoriche, il rinvio sempre a domani – i politicanti e i corrotti che si occuperanno di …soltanto di loro stessi – non ce li toglierà nessuno.
Noi siamo sempre pronti ad assolverci e ad inveire, anche ad inventarci nuove narrazioni sulle magnifiche sorti progressive e sui miracoli che avverranno nei tuoi paesi vuoti e nelle tue marine desolate e sconfortate, da dove i giovani continueranno a fuggire.
Naturalmente, senza ironia, complimenti e buon lavoro a tutti quelli che sono stati eletti e a tutti quelli che hanno votato in libertà e con convinzione. Bisogna rispettare il voto di tutti.
Buona fortuna, Calabria. Coraggio.
Le nuvole e le nebbie, le luci e le ombre, sono sempre con noi. (vt)
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Il suo post è stata largamente commentato: questa la sua risposta:
«Desidero ringraziare quante e quanti hanno commentato questo mio post, hanno fatto considerazioni, apprezzamenti, critiche. ammetto: mi hanno commosso amarezza e dolore, delusione e sana indignazione perché mi sembrano espressione di un grande, immenso, amore per la Calabria e di un fastidio per quanti non se ne occupano, la maltrattano, non ne hanno cura. vorrei dialogare con tutti. spero che tanta civile passione e tanto interesse per il destino della nostra terra possano trovare voce, udienza, ascolto ogni giorno, da domani.
La Calabria, scrive l’amico Michele Santoro ha bisogno di una carezza per la sua fragilità. sono d’accordo. da anni non faccio che scrivere – anche cercare di tradurre, con generosità, in buone pratiche – di cura, riguardo, amore per i luoghi e le persone. non faccio che occuparmi di aree interne, montagne, paesi abbandonati, margini, periferie, confini pensandoli come centri e centrali per nuove comunità possibili, nuove, da inventare.
«La mia triste analisi di ieri, il mio amaro buona notte, – scrive teti – era un doveroso e libero esame dello “stato delle cose” – perché ognuno ha una visione da esprimere e delle idealità da affermare – ma era una amorevole carezza per la sveglia e non per il sonno. La Calabria ha bisogno di cura, ma anche di parole di verità, a volte dure, come si fa con le persone che amiamo. non deve cercare facili consolazioni, non ha bisogno di slogan, ha necessità di analisi complesse, di progettualità, di lavoro dignitoso, di scuole, biblioteche, buona sanità, messa in sicurezza del suo territorio. ha bisogno che la sua bellezza e il suo ambiente diventino ricchezza e risorse per i suoi abitanti. ha la necessità di sentirsi una comunità aperta e non sottomessa a chi pretende di scegliere per tutti, mentre lo fa per il proprio interesse.
«La Calabria ha bisogno di programmi, idealità forti, convinzione, persuasione. l’errore peggiore che potremmo commettere è quello di confondere le scelte delle persone libere e perbene, di quelle che comunque votano o non votano in libertà, con i vizi, i limiti, gli errori, le responsabilità di chi ha governato, dei suoi gruppi dirigenti, delle sue élite che rapinano, devastano, praticano il trasformismo. sbaglieremmo, secondo me, a rinunciare, a cedere, a fuggire, a lasciare campo libero a chi vuole creare un deserto o luoghi chiusi e impenetrabili. Capisco la disperazione, ma credo che bisogna accompagnarla con una lucida, non retorica, speranza. non a caso, ho parlato con altri autori di “disperanza”. È un sentimento misto di dolore e amore, di indignazione e speranza, che dovrà portarci a resistere, a immaginare il futuro, a renderci partecipi nella vita civile di ogni giorno, a prenderci cura, anche singolarmente, di luoghi, piccoli paesi, persone, ultimi, fragili, anziani. anche tallonando chi fa politica, anche criticandone aspramente l’operato, in maniera libera, ognuno di noi può fare qualcosa, può dare esempio di buone pratiche, può compiere gesti di fiducia e di speranza per cambiare le cose, per liberare la Calabria da una sorta di maledizione alla quale noi stessi non dobbiamo credere. apatia, indifferenza, qualunquismo, populismo, paternalismo non fanno bene alla calabria. la nostra terra ha bisogno di garbo, di delicatezza, di parole dolci, ma anche di essere protetta da chi la devasta. quello che sarà la Calabria è quello che noi sapremo, vorremo, riusciremo ad essere. non mi pare che si sia in pochi e ci sono giovani, ragazze, professionisti, cittadini silenziosi, associazioni, gruppi dal basso che indicano altre strade possibili. la politica non si traduce e non finisce con una tornata elettorale.
«La polis, il paese, i centri storici, le spiagge, le montagne, le relazioni di affetto e di amore, le persone hanno bisogno di altre persone come voi, hanno bisogno della vostra amarezza, del vostro sguardo lucido e severo, delle vostre sollecitazioni, delle vostre carezze ruvide, del vostro interrogarvi se restare o andare via, del disagio che manifestate, del vostro restare e del vostro partire, del vostro tornare, della vostra indignazione e della vostra cura.
«Buon giorno calabria, buon giorno a tutti i calabresi che si addolorano, si disperano, si indignano, si impegnano, si sacrificano, si entusiasmano per la terra che amano e da cui non sanno, non potranno, sia che vanno via, sia che restano, staccarsi. perché, nonostante tutto, l’amore rimane». (rrm)