Il consigliere regionale del M5S, Davide Tavernise, ha reso noto come quello che sorgerà a Trebisacce sarà «un ospedale di zona disagiata con prestazioni di alta specialità nell’area delle patologie a più elevata mobilità passiva, con un set assistenziale destinato a focalizzarsi su specialità chirurgiche e non struttura di base come voleva la sentenza del Consiglio di Stato n. 2151 del 27.4.2015».
Questo presidio sanitario, inoltre, «avrà 47 posti letto (di cui 4 day hospital, 4 day surgery, 39 degenza ordinaria) e la struttura dovrà essere integrata con l’Ospedale di Comunità (che al momento esiste solo sulla carta) che prevede ulteriori 20 posti letto», ha detto Tavernise, spiegando come la notizia è contenuta «nella risposta alla mia interrogazione al Presidente della Giunta regionale, nonché Commissario ad Acta per l’attuazione del Pieno di Rientro dal disavanzo del settore sanitario, Roberto Occhiuto».
N«ella risposta si legge – ha spiegato ancora – che “il numero massimo di posti letto ospedalieri per acuti, considerando congiuntamente presidi pubblici e privati accreditati, viene individuato in 3 per mille abitanti, (numero che viene aggiustato in base a fughe ed attrazioni extraregionali); il tasso di ospedalizzazione in 160 per mille abitanti; l’indice di occupazione posto letto tra 80% e 90 %; la durata media di degenza inferire a 7 giorni».
«La riapertura del “Chidichimo” sottostà – ha detto ancora – alle disposizioni dell’ultimo Dca (il n. 78 del 26.3.2024) “Nuovo documento di Riorganizzazione della rete ospedaliera, della rete dell’emergenza urgenza e delle reti tempo-dipendenti” e alle “linee programmatiche stabilite dal Regolamento operativo per gli Standard Ospedalieri” ma già preoccupa il numero degli accessi al Pronto Soccorso nel corso del 2023, che sono stati 592 e fa pensare ad una popolazione dell’alto Ionio cosentino che preferisce rivolgersi direttamente agli ospedali più attrezzati della Basilicata o della Puglia, sapendo che quello di Trebisacce è sprovvisto di reparti. Così si spiega il più alto tasso di emigrazione sanitaria di tutta la Regione Calabria».
«Bisogna, decisamente – ha concluso – fare di più per l’integrazione ospedale-territorio e siamo ancora ben lontano dall’avere strutture sanitarie efficienti e funzionanti, nella provincia di Cosenza come in tutta la Calabria». (rcs)