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Uilp, Spi e Fnp: Comparto Rsa è simbolo di una sanità che non riesce più a garantire equità

«Il comparto Rsa è simbolo di una sanità che non riesce più a garantire equità, mentre le liste d’attesa si allungano, il personale scarseggia e l’assistenza domiciliare resta un miraggio». È quanto hanno detto Carmelo Gullì, Salvatore Mancuso e Francesco De Biase, rispettivamente segretari generali Spi Cgil Calabria, Fnp Cisl Calabria e Uilp Calabria, denunciando «le criticità rilevate in alcune  strutture, spesso denunciate anche da familiari e operatori e confermate dai nas, mettono a rischio la dignità degli ospiti.  Le Rsa non devono essere semplici “contenitori”, ma luoghi di vita, cura e rispetto».

«La non autosufficienza non è più un’emergenza, ma una realtà strutturale – hanno continuato –. Va affrontata con risorse, riforme e volontà politica, non con pannicelli caldi o misure parziali. Le famiglie calabresi non possono più essere lasciate sole».

La regione, infatti, «vive una condizione strutturale di marginalità e disuguaglianza nell’accesso ai servizi socio-sanitari. A partire dalla scarsa distribuzione delle Rsa, con particolare sofferenza nella provincia di Vibo Valentia e nelle aree interne, dove vive oltre il 70% dei calabresi. Su 404 Comuni, ben 266 ricadono in territori montani o a bassa densità, una fetta importante della cittadinanza che si trova sistematicamente esclusa da servizi fondamentali per la dignità e la salute».

«La Calabria, oggi più che mai, ha bisogno di politiche strutturali e di uno Stato che non lasci indietro nessuno», hanno detto , esprimendo soddisfazione per «l’importante esito in Commissione Bilancio del Senato dell’emendamento che avrebbe modificato i Lea, aumentando i costi per le famiglie che si fanno carico dell’assistenza agli anziani non autosufficienti. Una misura che, se approvata, avrebbe aggravato una situazione già insostenibile per migliaia di nuclei familiari calabresi, che in molti casi devono affrontare rette Rsa fino a 3.000 euro mensili».

«I posti letto disponibili nel settore Rsa – hanno spiegato – sono gravemente insufficienti, un dato tra i più bassi in Italia. Le strutture residenziali accreditate, a gestione quasi totalmente privata, non sono proporzionati al bisogno della Calabria, condizione che contribuisce alla negatività dei Lea».

«A ciò si aggiunge l’assenza di un’efficace integrazione socio-sanitaria: manca un circuito solido per le dimissioni protette, costringendo molti anziani, anche con gravi patologie, a essere affidati alle cure familiari. Una situazione – hanno evidenziato – che alimenta una spirale di abbandono, stress economico e inadeguatezza dell’assistenza, aggravata dalla cronica carenza di medicina territoriale e dalla fragilità della rete di emergenza-urgenza».

Spi, Fnp e Uilp Calabria hanno, poi, denunciato «la latitanza delle istituzioni regionali, incapaci di rispondere con tempestività alle istanze di prossimità e assistenza, soprattutto nelle aree lontane dai presìdi ospedalieri. È inaccettabile che la medicina di territorio, in una regione orograficamente complessa come la Calabria, non venga messa al centro della programmazione sanitaria».

Per queste ragioni, Spi-Cgil, Fnp-Cisl e Uilp Calabria «chiedono con forza: il rafforzamento dei servizi domiciliari, soprattutto nei territori rurali e marginali, investimenti pubblici per le nuove strutture RSA e per la riqualificazione di quelle esistenti, una specifica  attenzione alla normativa sull’autorizzazione e accreditamento, il rispetto della contrattazione collettiva per chi vi lavora e il controllo della qualità delle prestazioni offerte e l’attuazione della legge sulla non autosufficienza con il coinvolgimento delle parti sociali e una regia chiara tra Stato, Regioni ed Enti locali».

«Nel contesto della crescente longevità e dell’invecchiamento della popolazione – hanno detto – la categoria dei pensionati si configura come una delle più vulnerabili e bisognose di attenzione nelle politiche pubbliche. L’impegno del Governo non può limitarsi ad interventi parziali e a soluzioni temporanee se non peggiorative.

«È necessaria una riforma strutturale – hanno concluso – che investa in modo significativo nella formazione e nel reclutamento di personale socio-sanitario e che assicuri l’accesso a servizi di qualità per le persone non autosufficienti. Il Governo non può voltarsi dall’altra parte: la popolazione anziana cresce e, con essa, la necessità di un sistema che garantisca tutela, dignità e diritti. La Calabria, oggi più che mai, ha bisogno di politiche strutturali e di uno Stato che non lasci indietro nessuno».

I sindacati, infine, hanno espresso soddisfazione per la l’importante esito in Commissione Bilancio del Senato dell’emendamento che avrebbe modificato i LEA, aumentando i costi per le famiglie che si fanno carico dell’assistenza agli anziani non autosufficienti. Una misura che, se approvata, avrebbe aggravato una situazione già insostenibile per migliaia di nuclei familiari calabresi, che in molti casi devono affrontare rette RSA fino a 3.000 euro mensili.