Mentre l’Italia inizia a ‘tingersi’ di bianco (da lunedì Friuli, Molise e Sardegna da settimana prossima Abruzzo, Liguria e Umbria e dal 14 giugno Lazio, Lombardia, Piemonte, Puglia, Emilia Romagna e Provincia di Trento), c’è la Calabria che, nonostante l’andamento della curva pandemica decisamente buona, rimane in un limbo di incertezza: non c’è una data precisa di quando dovrebbe diventare zona bianca.
In realtà una data ci sarebbe, o meglio, è stimata l’entrata della nostra regione tra il 21 e il 28 giugno, se i dati confermeranno, per tre settimane consecutive, un andamento al di sotto di 50 contagi ogni 100mila abitanti. Una incertezza che, tuttavia, crea un danno inimmaginabile a una Regione in cui il turismo vale il 25% del Pil e che, la scorsa estate, è stata scelta dal 5% degli italiani, come ha riferito l’Eurispes in un report di settembre 2020 di Enit e dell’Osservatorio nazionale del Turismo.
A parlare di «una decisione veramente assurda di rimandare ulteriormente il di zona bianca per la Calabria», è Pino Nisticò, scienziato di fama internazionale e già presidente della Regione Calabria, che ha avvertito che «ci saranno ingenti danni economici per gli operatori turistici e alberghieri in una terra dove da ogni parte del mondo arrivano richieste per le sue bellezze naturali, archeologiche, storiche, che nessuna regione può vantare in pari misura: c’è da prevedere una valanga di cancellazioni di prenotazioni per il mese di giugno».
«Mi auguro – ha aggiunto Nisticò – che il Governo ci ripensi alla luce del fatto che in Calabria il Covid ha dato un’incidenza di mortalità la più bassa rispetto a tutte le altre regioni d’Italia. Nonostante le terapie intensive non abbiano un numero ideale in caso di gravissime pandemie, pure hanno fatto fronte con grande dignità alle esigenze che si sono presentate durante tutta la pandemia. D’altro canto io sono convinto, anche in base a uno studio effettuato su mia richiesta dall’Unical che la Calabria per la sua configurazione geografica, una catena montuosa Pollino, Sila e Aspromonte, e il mare consente una continua brezza che mantiene l’aria la più pura rispetto alle altre regioni d’Italia, la più ricca d’ossigeno e la meno contaminata. Pertanto i burocrati e gli amici universitari dei comitati scientifici del ministero dovrebbero riflettere e usare di più la ragione, l’Etica piuttosto che formule matematiche e indici che creano soltanto danni prima di prendere decisioni avventate!».
Dello stesso avviso il prof. Franco Romeo, cardiologo di fama internazionale, della task force sanitaria regionale anticovid: «Se andiamo ad analizzare i dati – ha detto a Calabria.Live – riscontriamo un numero di decessi molto basso (1165) rispetto alla altre regioni: una cifra, per fortuna bassissima, proporzionata a una regione con poco meno di due milioni di abitanti. È questo il dato che va preso in considerazione, eppure nonostante la bassa mortalità e l’ottima risposta delle terapie intensive, dal Mistero della Salute si è deciso di rinviare ulteriormente la classificazione regionale. Si poteva comprendere e giustificare quella sorta di pregiudizio nei confronti della Calabria all’inizio della pandemia, ma non adesso, dopo un anno con i numeri che sono sotto gli occhi degli esperti. In Calabria i pazienti sono stati ospedalizzati quando necessario e le terapie intensive si sono rivelate sufficienti. A Tor Vergata con otto posti di terapia intensiva ricovero 850 pazienti l’anno, quindi i 140 posti in Calabria appaiono più che sufficienti per gestire non solo la crisi da covid, ma anche altre patologie come infarti e ictus. C’è sicuramente un problema di organizzazione, ma si può immaginare che il clima di delegittimazione alimenti questa sorta di pregiudizio che si ha nei confronti della regione, non tenendo conto delle conseguenze sul piano economico e sociale».
Una decisa presa di posizione sul mancato riconoscimento di regione bianca viene dal presidente di Confcommercio di Cosenza Klaus Algieri: «Un anno fa di questo periodo – ha detto – eravamo tra le regioni con il più basso indice di contagio. Oggi le cose sono molto diverse rischiamo di essere tra gli ultimi a diventare zona bianca di chi è la colpa? Solo dei contagi o c’è altro?».
Secondo Algieri, «Come al solito sono sempre le imprese ad essere penalizzate. La stagione turistica è alle porte, ma senza la tranquillità del passaggio in zona bianca i turisti hanno timore a spostarsi e di conseguenza le attività rimangono ferme nonostante siano pronte. Si prevede un boom di presenze nel mese di luglio, ma a causa di questo ritardo nel passaggio a zona bianca giugno sarà un altro mese di lavoro perso. Ancora una volta un’occasione mancata per ridare slancio alla nostra economia. Tutto questo per colpa non di certo degli imprenditori, che credono nel loro lavoro e continuano ad investire nelle loro attività, nonostante la crisi economica li abbia messi a dura prova. I sussidi servono a tamponare, l’unica cosa che ci può salvare è poter lavorare. E mentre le imprese fremono, la nostra politica regionale sta a guardare. Neanche dopo il difficile periodo trascorso si sono attrezzati per adeguare il sistema sanitario all’emergenza. Tutto è rimasto come era prima. Vane promesse mai realizzate, solo spot promozionali rimasti parole al vento. Bandi, iniziative e tanto altro ma quanto di questo ha effettivamente aiutato le imprese?
«La colpa è anche di alcuni corpi intermedi che invece di sollecitare azioni hanno assecondato interessi di parte non pensando minimamente al benessere delle imprese. Penso ad esempio al protocollo per le vaccinazioni sui luoghi di lavoro, ormai diventato carta straccia visto che dal prossimo tre giugno tutti avranno la possibilità di vaccinarsi, a parte noi e pochi altri nessuno ha sollevato la propria voce per protestare, nonostante la vaccinazione dei dipendenti delle imprese avrebbe dovuto rappresentare la priorità assoluta dopo quella delle categorie a rischio. E invece ci ritroviamo di nuovo con nulla in mano.
«La Calabria merita di più – conclude Algieri – merita una classe politica organizzata e competente che ascolti i problemi e li risolva, invece di crearne. La Calabria è una regione morta se non ci sono le punizioni per chi sbaglia. Merita di essere la punta di diamante dell’offerta turistica, enogastronomica e culturale non degli sberleffi delle trasmissioni televisive. La Calabria è quella degli imprenditori che lavorano non degli assenteisti o dei politici che scaldano la poltrona. Siamo stanchi di essere tra gli ultimi per colpe non nostre è tempo che ci venga riconosciuto il nostro reale valore».
«Mentre tante Regioni d’Italia si apprestano a diventare zona bianca sentendo il profumo della libertà ormai da tempo persa, la Calabria resta ferma a guardare in quanto probabilmente sarà tra le ultime a effettuare il passaggio. Cattiva gestione della sanità, rallentamento nella somministrazione dei vaccini, incompetenza diffusa tra gli organi deputati a governarci tutti fattori che impediscono alla nostra Regione di stare al passo con le altre Regioni d’Italia»: il pensiero del presidente Algieri, in Calabria, trova molta condivisione. (rrm)
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