SI APRE TRA LE POLEMICHE DEGLI AVVERSARI POLITICI UNA BELLA REALTÀ DELLA CITTÀ, MA I PROBLEMI ESISTONO ;
Il Waterfront di Reggio Calabria

WATERFRONT REGGIO: UN’INAUGURAZIONE
CHE NON CELA IL MALESSERE DI UNA CITTÀ

di SANTO STRATI – Uno dei primi atti del neo sindaco di Reggio Calabria Giuseppe Falcomatà, appena eletto al suo mandato nel 2015, fu quello di cancellare con mano ferma e senza dar conto ad alcuno il progetto Waterfront che portava la firma dell’archistar iraniana Zaha Hadid. Il progetto, fantastico e straordinario, aveva un peccato originale: l’aveva ideato Peppe Scopelliti, il sindaco precedente. Cinque anni dopo, al secondo mandato, Falcomatà ha cambiato idea e del Waterfront ha fatto uno strumento di eccezionale forza mediatica: già prima delle elezioni si era dato da fare con le colonne di filo di ferro dell’artista Tresoldi che adornano, con grande suggestione il Lido Sud svettando su un panorama incomparabile, poi ha cominciato a mostrare, in anticipo, ai suoi amministrati la bellezza del cosiddetto Waterfront (che poi , diciamo la verità, non significa altro che “lungomare”) con una scalinata maestosa e molte altre meraviglie in attesa che possa vedere la luce il gioiello d’architettura ideato da Zaha Hadid, il Museo del Mare. Questa premessa, per dire, che Reggio è sempre stata una città difficile da amministrare, ma non parca di tributi per i suoi sindaci. Il Lungomare porta il nome del padre dell’attuale primo cittadino, la piazza che il Comune vuole sventrare rende onore a Giuseppe De Nava: con qualche disgraziata eccezione, chi ha lasciato il segno ha ricevuto onore e gloria. Falcomatà sta facendo bene, ma sembra avere una doppia personalità, tipo dr Jeckyll e Mr Hyde: da un lato costruisce, dall’altro distrugge, da un lato si appassiona della minoranza grecanica della Bovesia, dall’altro sembra curarsi poco del decoro della città, i cui cittadini non riescono a nascondere un profondo malessere. Tanti sono le situazioni irrisolte (ma non irrisolvibili) e tanto il disinteresse mostrato dall’Amministrazione che sembra percorrere una strada a due velocità, incostanti e addirittura avverse. Due passi avanti su alcuni progetti, tre indietro su altri. Basti una sola cosa a simbolo dell’inaccettabile degrado cui è stato costretto il tapis roulant di via Giudecca: la sporcizia costante con rifiuti che incivili buttano senza ritegno ma che nessuno si degna di raccogliere e far scomparire e il suo mancato funzionamento sono come un biglietto da visita macchiato che si lascia all’ospite. Eppure, il tapis roulant è diventato un simbolo identitario della Città di Reggio, oltre alla sua utilità per i cittadini che vivono nelle zone alte: come tutte le città in discesa alla funzionalità aveva aggiunto un’apprezzabile estetica. Un bel simbolo, lasciato marcire. Forse perché anche questo nato dal sindaco Scopelliti? Non bisogna demonizzare gli avversari, ma per onestà intellettuale almeno riconoscerne gli aspetti positivi. Non è il caso di Falcomatà junior che mostra, a volte, di vivere in un’altra città, o finge di non vedere il degrado e l’abbandono. Ci sono – è vero – come li definì lui stesso in un video diventato virale  su facebook – i lordazzi, ma in attesa della giusta punizione per gli incivili, occorre pure che qualcuno provveda a eliminare i rifiuti.

Ecco perché l’importante inaugurazione di oggi, che è motivo d’orgoglio di tutta la Calabria (saranno presenti la sottosegretaria al Sud Dalila Nesci,  il presidente ff Nino Spirlì, il presidente dell’Anci l’associazione dei Comuni d’Italia Antonio De Caro, il presidente della Regione Puglia Michele Emiliano, il responsabile Sud di Forza Italia Francesco Cannizzaro, e tante altre personalità), diventa occasione per altre schermaglie di polemica politica, qualcuna non senza ragione. Basterebbe guardare qualche passo più avanti del Waterfront per capire il senso della rabbia e della frustrazione di tanti cittadini: c’è il Lido Comunale, un tempo gioiellino della città, con una torre progettata nientemeno che da Nervi, da anni dimenticato e abbandonato al degrado più totale. Bastano le cataste di spazzature accumulate accanto per intuire che il problema dei rifiuti a Reggio (come in gran parte della regione) è stato solo superficialmente affrontato, ma non risolto. Come si può – meritando il giusto apprezzamento – parlare di Parco Lineare Sud, di Waterfront, di rigenerazione urbana, quando poi si lascia il resto della città in una tristissima realtà di incuria totale. Guardate la scalinata delle Tre Fontane, quella a ridosso del tapis roulant: sono dovuti intervenire i privati (la città non finirà mai di ringraziare) per ripulire anni di colpevole abbandono. È un’immagine suggestiva e straordinaria, come tantissime altre che una città come Reggio sarebbe in grado di offrire ai suoi visitatori. Ultima “stranezza”in ordine di tempo è il drastico taglio dei pini vicino al Cimitero di Condera: nessuno sa chi ha dato l’ordine e chi ha deciso quest’impoverimento del verde in una città che non smette di offrire spunti polemici. Il Comune, per esempio, non ha autorizzato la pulizia (volontaria e gratuita) di un gruppo di cittadini su piazza De Nava (una proposta avanzata dalla Fondazione del dott. Eduardo Lamberti Castronuovo) e non permette di piantare alberelli di Bergamotto di Reggio Calabria nei giardini pubblici. Burocrazia, colpevole miopia o peggio?

Non basta avere il chilometrico lungomare con l’Etna sullo sfondo, i fantastici gelati di Cesare o di Sottozero, il Bergamotto di Reggio Calabria, il clima e i profumi di zagara, i Bronzi e tante altre bellezze (mai rivalutate adeguatamente) per convincere il forestiero che è arrivato in un posto “incantevole”, il «grande giardino, uno dei luoghi più belli che si possano trovare sulla terra» – come scrisse Edward Lear nell’Ottocento nel suo Diario di un viaggio a piedi. No che non basta, come non basterà il Waterfront se l’Amministrazione comunale non varerà un piano straordinario per il decoro della Città, per far scomparire i rifiuti, ripristinare il Lido, dialogare con i reggini sul futuro di piazza De Nava, offrire un welfare cittadino degno di una “città del mare”. Fiduciosi, ma poco convinti, i riggitani aspettano il miracolo.

LA LETTERA DELL’ON. FRANCESCO CANNIZZARO

Cannizzaro gongola: «Reggio è la provincia più azzurra d'Italia» - Corriere della Calabria«Vorrei condividere con i miei concittadini – scrive l’on. Cannizzaro – una riflessione sul tanto atteso “Waterfront”. Che poi, appellarlo tale, adesso, tenendo conto del mastodontico progetto iniziale, mi sembra un attimino esagerato. Scelte.

Reso imponente già solo dalla semplice traduzione inglese della parola lungomare, questo progetto in poco più di un decennio è passato dall’essere considerato chimera irraggiungibile, emblema dell’esagerazione della ricerca estetica dell’Amministrazione comunale di allora, ad essere oggi promossa come l’opera simbolo del rilancio, in grado di risollevare le sorti di una Città in ginocchio sotto tutti i punti di vista.

Ecco, è proprio questo netto cambio di giudizio dovuto ad opposti tempi politici che non mi garba. Questa mia analisi ad alta voce, infatti, non intende entrare nel merito delle potenzialità e/o dei vantaggi intrinseci. Anzi, su quelli credo siamo tutti d’accordo: una ventata d’aria fresca al centro Città non può che far bene.

Piuttosto, io parlo di controsensi politici, di prese di posizione aprioristiche, contraddizioni simili se vogliamo a quanto successo – in tempi diversi ovviamente – con le questioni Porto e Aeroporto di Reggio. Finché non ce ne siamo occupati noi, con le rispettive attività parlamentari ed emendative, nemmeno un minimo accenno d’interesse per entrambe le infrastrutture da parte di Comune e Città Metropolitana. Salvo poi però, immediatamente dopo i nostri risultati, costituire una task-force pro aeroporto (di cui non si hanno notizie e che non serve a nulla se non forse a dare qualche finto incarico a qualcuno), o avviare contatti con l’Autorità di Sistema portuale per il porto. Ecco la storia del Waterfront è un po’ come queste due più recenti: cambi repentini di giudizio, di interesse, di approccio, di progettualità.

È qui il deficit più netto e palese, a mio modo di vedere. Cosa hanno in comune tutti gli interventi che ho citato finora? Un’idea, un progetto, una programmazione. Di conseguenza, è questo che spicca nella vicenda del Waterfront e non solo del Waterfront, appunto: l’assenza di programmazione odierna. Intravedo, in altre parole, una sorta di rincorsa alla visibilità, a porre il famoso “cappello” su opere che in realtà hanno altra paternità.

Attenzione, non voglio essere frainteso, sia chiaro: quando si tratta di opere pubbliche e di bene comune, a raggiungere un risultato è la Città, non l’amministrazione rossa, nera, bianca o di qualsivoglia colore. La cosa che mi turba è quindi il volersi accaparrare a tutti i costi un’altrui appartenenza. Se l’idea, la forza di portarla avanti, il progetto, il merito di averci creduto, sono stati di Giuseppe Scopelliti e della sua squadra di governo, perché non ammetterlo? Non credo sia un atto di debolezza o di remissività. Anzi. Gran cosa l’umiltà.

Detto questo, e premesso che ho sempre pensato che soltanto gli stupidi non cambino idea, al contempo ritengo che in politica la coerenza sia gran dote, rara sicuramente. Mi domando e dico, pertanto, cosa possa spingere nel giro di pochi anni la stessa persona, la stessa Amministrazione, ad agire in maniera totalmente contrapposta, contraddittoria per molti versi, seppur ricoprendo la stessa posizione istituzionale.

Ricordo bene le facili ironie della Sinistra alla primordiale idea innovativa della Giunta Scopelliti, tacciata di altezzosità e presunzione nel pensare di poter coinvolgere Zaha Hadid in qualcosa che riguardasse la riva calabrese dello Stretto. Eppure Zaha Hadid fu coinvolta eccome. Ricordo ancora meglio le aspre critiche al CentroDestra, accusato di disattenzione rispetto alle quotidiane difficoltà cittadine quando il progetto venne approvato e finanziato. Eppure i fondi c’erano, eccome.

Ciononostante, pochi anni più tardi, il primo tempo dell’Amministrazione guidata da Giuseppe Falcomatà, con un colpo di penna, addirittura tagliò quel progetto che oggi esalta, considerandolo simbolo della progettualità innovativa di quel CentroDestra che, a dire dell’altra sponda politica, a Reggio aveva lasciato solo debiti e sfracelli (lo dice tutt’oggi, oltre un decennio dopo). In un certo qual modo quindi fu una scelta coerente quella del primo mandato di Falcomatà. Insensata a parer mio, ma coerente. Nel frattempo da allora ne è passata di fuffa sotto i ponti (non sotto quello del Calopinace, che aspettiamo con ansia per poter fruire di un’altra opera a metà: il Parco Lineare Sud, altra idea che trova origine nell’Amministrazione di Peppe Scopelliti).

Adesso, dunque, cosa è cambiato a Palazzo San Giorgio a tal punto da sovvertire la rotta verso il tanto disprezzato Waterfront? Domanda retorica… Nulla. Si è solo perso tempo e una grossissima opportunità, quella di poter dare già oggi come prima impressione a chi arriva a Reggio Calabria una splendida opera, imponente, futuristica, unica al mondo, vale a dire l’opera per come originariamente progettata da Zaha Hadid. Tra poche ore ne vedremo un surrogato, che potrà anche essere esteticamente gradevole, ma non sarà di certo la stessa cosa di quel maestoso progetto.

Malgrado ciò, sono certo che quello che verrà inaugurato oggi, nonostante sia privo dell’opera primaria progettata da uno degli architetti più noti e geniali al mondo, sarà uno splendido biglietto da visita per tutti coloro che arrivando a Reggio vedranno finalmente qualcosa di decoroso, non ruderi e degrado.

Traducibile come detto prima semplicemente con l’italiano lungomare, il termine waterfront analizzato letteralmente indica un “fronte di territorio a contatto con l’acqua”, un fronte che finalmente si è rifatto il look e del quale andrò fiero da reggino, a prescindere da chi metterà il famoso “cappello” sull’opera. Perché se qualcosa di buono, di bello viene realizzato, indipendentemente da tutto e tutti, non posso che rallegrarmene.

A riprova di ciò che qui ho appena scritto, personalmente invitato dal Sindaco Giuseppe Falcomatà, io all’inaugurazione ci sarò. Ci sarò perché istituzionalmente corretto. Ci sarò perché la mia Reggio viene prima di tutto. Ci sarò perché sono di Reggio, il mio cuore è di Reggio, e tutto ciò che riguarda Reggio riguarda anche me ». (Francesco Cannizzaro)


E A PROPOSITO DLE TAPIS ROULANT, ECCO COSA SCRIVE IL CONSIGLIERE COMUNALE MASSIMO RIPEPI:

Il tapis roulant tra abbandono e degrado - Reggio10Forever“Una cosa è certa: il Tapis Roulant non funzionerà per tutto il periodo prenatalizio”. Lo ha detto stamattina in Commissione Assetto del Territorio l’Ing. Beatino, Dirigente del Settore. “Bisogna rimodulare i patti per il Sud – afferma – al fine di rastrellare le risorse adeguate alla manutenzione straordinaria”. Dopodiché, il Dirigente rilascia un’ulteriore notizia, ovvero che la gara per la realizzazione dell’ultimo tratto di tale infrastruttura vede luce soltanto adesso, nonostante la delibera risalga a due anni fa.

Tale arco di tempo è inconcepibile per una qualsiasi amministrazione mediocre, la quale avrebbe risolto in meno di due settimane. Nulla di nuovo sotto il sole. Si tratta dell’ennesima medaglia per l’amministrazione Falcomatà, ad espletare il grado più scarso della storia della nostra Città.

La medesima che ha perso 100 milioni di euro di finanziamento aditi alla mobilità sostenibile; inconcludente, in questi sei anni, e incorreggibile su tutti i fronti, persino sul compimento dei progetti formulati dalle precedenti amministrazioni.

Esatto, proprio lei, l’amministrazione che ha definanziato il Waterfront, poiché ritenuto non strategico, salvo poi cambiare repentinamente idea, quando il Governo ha ribadito la necessità e il valore strategico dell’opera.

Tuttavia, la ciliegina amara sulla martoriata torta dello sfortunato Tapis Roulant è l’ultima trovata della fantasmagorica amministrazione, pronta a immolare il suddetto come “protagonista” della mobilità reggina in seno alla stagione estiva in via Marina, sulla quale pende uno stravolgimento logistico e commerciale, come annunciato dal consigliere comunale Carmelo Versace.

Il progetto, lo ha anche riferito in Commissione, potrebbe funzionare, ma se il tappeto rotante deve essere la prima donna o il primo uomo del nuovo asset turistico della Città, siamo fritti.

Non vi sarà tregua concessa al comodissimo e funzionale tappeto rotante, se rimarrà ostaggio di questa armata Brancaleone. Non funzionerà mai, tantomeno verrà ultimato.

Propongo che venga immediatamente elaborata un’idea progettuale che elargisca questa importante opera in mano a privati, per esempio da una gestione in termini di marketing, tramite cartelloni pubblicitari dislocati armonicamente su tutto il tragitto. Solo un’idea da approfondire o sostituire con una migliore. Ma una cosa è certa, non ne possiamo più, basta gestione comunale targata Falcomatà. Imprenditori privati, se ci siete aiutateci. (Massimo Ripepi)