Trent’anni fa l’orribile omicidio del giudice Antonino Scopelliti a Piale, sopra Villa San Giovanni: “un favore della ‘ndrangheta” alla mafia siciliana sulla quale il giudice calabrese aveva istruito il maxiprocesso. Alla commemorazione, a Piale, hanno preso parte oltre alla figlia Rosanna Scopelliti, il sindaco di Reggio Giuseppe Falcomatà, quello di Campo Calabrò Sandro Repaci e numerose personalità.
«Rendiamo omaggio – ha detto Falcomatà – alla memoria di un patrimonio collettivo di questa comunità, un orgoglio reggino e calabrese, ma possiamo dire, di tutto il nostro Paese. Il fulgido esempio del giudice Scopelliti vive sempre insieme a noi, ogni giorno» – ha proseguito Falcomatà al termine della cerimonia che si è svolta dapprima a Piale davanti alla stele che ricorda il luogo in cui è avvenuto l’omicidio e poi nella parrocchia di Campo Calabro per la santa messa concelebrata da don Luigi Ciotti –, «tuttavia a trent’anni dalla sua morte, questa ricorrenza sembra sempre avere qualcosa di sospeso, di non definito. Una ricorrenza che ogni anno è accompagnata dalla presenza e dai messaggi delle più alte cariche dello Stato. Ognuno di loro ha sempre assunto l’impegno a fare piena luce su una vicenda che ancora oggi presenta lati oscuri e grandi zone d’ombra. E siamo sicuri che si stia lavorando proprio in questa direzione. Però dopo trent’anni non possiamo più permetterci che il dolore lasci spazio alla rassegnazione o peggio alla paura che su questa vicenda, sul delitto di Antonino Scopelliti, non si faccia piena luce. E se un significato in più possiamo dare alla ricorrenza del 9 agosto, anche alla luce del percorso di riforma della giustizia in atto, è proprio l’impegno a moltiplicare gli sforzi affinché si scriva presto una parola di verità su quanto accaduto qui trent’anni fa».
Continua ad esserci fiducia nella magistratura, ha detto Rosanna Scopelliti, figlia del compianto magistrato e assessore alla Cultura e Legalità del Comune di Reggio Calabria, «anche se il tempo trascorso è davvero tanto. Montesquieu diceva che una giustizia che arriva in ritardo è una giustizia negata e la speranza oggi è che si possa ripartire da questo trentennale per poter mettere la parola fine al delitto Scopelliti e poter dare, non solo alla famiglia, ma all’intera comunità reggina la verità. Naturalmente continua l’impegno della fondazione che presiedo – ha aggiunto Scopelliti -non solo per la verità e la giustizia ma anche per i giovani, per promuovere le eccellenze di questo territorio e fare in modo che possano restare qui e contribuire al riscatto di questa terra. Riscatto che potrà realizzarsi solo attraverso il protagonismo, le competenze e il merito delle giovani generazioni». (rrc)