di FRANCO CIMINO – È stata come me l’aspettavo. Come l’auspicavo. Come, in cuor mio, ero certo sarebbe stata. E, cioè, una bella partita. Una meritata vittoria per i giallorossi. Una gran bella festa. Dello sport e della Città. Una vera partita di calcio. Con due squadre all’altezza della sfida e degne della posizione occupata in classifica. Sfottò e tanti dagli spalti all’indirizzo delle opposte tifoserie.
Efficaci e travolgenti quelli dei diecimila e più catanzaresi, nei confronti del pure “agguerrito” esercito dei duemila al massimo crotonese. “ Catanzaro alè alè…” ancora a partita finita da dieci minuti cantano dalla Massimo Capraro, la mitica curva. In campo abbiamo visto una gara correttissima, ben diretta da un arbitro di qualità. I giocatori, tutti, si sono rispettati. Oltre il far play e la normale educazione. Falli gravi nessuno. Funzioni sceniche per accendere la folla, nessuna. Vaffa reciproco o verso il direttore di gara nessuno. Strette di mano e pacche sulle spalle dei giocatori all’avversario tantissime. Unica nota stonata, ma che nulla ha provocato di disturbante, una qualche cretinata nella panchina ospite con relativa espulsione, mi pare del tecnico. Ma non vorrei sbagliare. Fatemi fare un passaggio tecnico da amante del pallone giocato.
Anche da me, amante, sebbene son tanti gli anni quelli dell’abbandono dei campetti e della mia bella divisa con il numero dieci sulle spalle( e che cavolo, quando ci vo’ ci vo’ nu pocu e culistragina in un campo in cui “a gargia” fa più dell’impresa pure inventata, non fa male). Dicevo della mia valutazione tecnica. Ci provo. Le due squadre hanno giocato bene. Mi aspettavo un Crotone più forte. Più sicuro di sé. Non so se giochi meglio normalmente. Ma oggi mi è sembrato risentisse della forza dei giallorossi. In campo e sugli spalti. Non è mai riuscito a metterci in difficoltà. Merito del Catanzaro. Dei suoi calciatori e certamente della panchina. Che non ha sbagliato la benché minima scelta. Dalla formazione allo schema tattico, di cui direbbe meglio mio fratello perché io non sono in grado di valutare. Specialmente, nelle nuove terminologie usate dal calcio moderno.
E chi le capisce è bravo! È stato un bel Catanzaro. La squadra c’è e si vede bene nella differenza che marca vistosamente rispetto alle avversarie. È compatta. Intelligente. Disciplinata. Unita in quello spirito guerriero che nulla toglie al bagaglio tecnico di cui dispone ampiamente. Forte in ogni reparto. Difesa granitica. Centrocampo combattivo e con qualche “fantasiosità”che lascia immaginare grandi cose. E che dire dell’attacco? Iemmello, Biasci, Vandeputte, Curcio e chi ne ha più ne metta. Anche in panchina, ché il nostro giovane Vivarini tanto li fa entrare tutti. C’è armonia. Piena. Vera. Sincera. E si vede. E si sente. Tra i ragazzi. Tra loro e il mister. Tra tutti loro e il presente e il suo staff dirigenziale. C’è armonia tra società, squadra e pubblico, il quale è armoniosamente unito, questa volta. Questo Catanzaro è imbattibile. Fa sognare il ritorno dei tempi gloriosi. Ma tormento alla giornata di festa. Per dire un’altra cosa soltanto. Questi undicimila sugli spalti, un numero uguale e forse superiore davanti alla Tv, tutti educati e composti, sono catanzaresi.
Il teatro in cui si è celebrata questa giornata bella, con il sole carezzato da buon vento, è Catanzaro, la nostra Città, il capoluogo della Regione. Ritorno a dire che se una piccola quantità di questa energia, di questa passione rafforzata dall’agonistico tifo, si portasse sul piano civile e dell’impegno politico, e un pizzico d’amore per la bandiera giallorossa si trasferisse sul gonfalone del Comune e anche un poco di questa bellezza sportiva sulla Bellezza della Città, io credo che, sotto la spinta di un quel nuovo, poco o molto si vedrà, che sembra essere emerso nella politica cittadina, si possa immaginare una Catanzaro diversa.
Più forte e prestigiosa. Capace finalmente di guidare se stessa e la Calabria verso il Progresso. Il film su Caravaggio al Supercinema che ho dovuto raggiungere sul filo dell’inizio, mi ha interrotto questa riflessione, che ho scritto scendendo dallo stadio. Poi vedi, diffuse dalla rete, alcune scene di un manipolo di cretini crotonesi, che nulla hanno a che fare con l’antica civiltà di Crotone, su viale De Filippis( due pullman si sono fermati, com’è è stato possibile? Chi l’ha consentito?) a fare atti di vera violenza, e ti viene voglia di cancellare quanto sopra scritto. Ma io non cancello neppure una parola. Non sarà l’idiozia di qualche idiota, la stupidaggine di qualche stupido, l’ignoranza di pochi ignoranti, a rovinarmi la bellezza di questa giornata! (fc)