di GREGORIO CORIGLIANO – Parto per un paio di giorni per stare un paio d’ore sulla spiaggia ammirando l’impareggiabile mare d’inverno, che non tutti apprezzano. Vado in treno. Biglietto col diretto, senza cambi a Paola.
Ritorno, dopo aver letto che si poteva ripartire di sabato alle 17.55. Stazione di Rosarno. Tento di fare il biglietto, ma non essendoci il servizio mi viene in soccorso il barista, che funge da bigliettaio. Mi accosto al binario facendo tutti i tipi di scale perché l’ascensore c’è, ma quel che è peggio, non funziona. Chiuso perchè in tilt! Tanto per gradire, con tre bagagli. Sono le 17.54 ma del treno nessun segnale, neanche quello usuale di avviso con l’alto parlante. Torno al manifesto della sala d’aspetto, lo stesso che avevo letto per sapere dell’orario.
E noto, con mio rammarico, ancora non incazzato, che accanto all’orario in grassetto, c’era scritto in miniatura, come i bugiardini delle medicine, che di sabato e domenica quel treno non era operativo. Ah. Mia colpa, mia colpa, mia massima colpa, dico tra me e me. Vabbè. Una soluzione ci sarà. Ritorno al binario 3, per controllare i bagagli. Non c’è nessun passeggero a cui chiedere. Torno al bar, la biglietteria, da tempo, è stata abolita.
«Il prossimo treno sarebbe stato dopo le 20, più o meno».
«È bona lavata sta trippa marinaru» avrebbe detto uno dei seniores del mio paesello. Oppure «pagati mastru ca u furnu catti». Insomma come e cosa devo fare? Mi sento perso. Mio fratello che da San Ferdinando mi aveva accompagnato alla stazione di Rosarno aveva già fatto ritorno a casa. Solo e morto di freddo e senza treno. Sento un fischio ed un annuncio. Treno Italo per Roma, parte alle 18.15. Oh, Dio sia benedetto, mi dico. In men che non te la racconti il treno arriva.
È un’alta velocità, ma chi se ne frega, intanto arrivo a Paola, poi si vedrà. Salgo a bordo, a fatica con tre bagagli, avviso il capotreno (una splendida ragazza in divisa rossa) perché il biglietto delle Ferrovie non era valido. Mi siedo, arriva lei, e, giustamente, mi dice di dover fare il biglietto. Certo, subito. Quant’è? Lei controlla sul suo smartphone e, giusto perché non ero in contravvenzione, mi dice che il costo era di 33 euro. Madonnina mia, dico. Quasi quanto un low cost aereo da Lamezia a Bologna. 33 euro da Rosarno a Paola.
Abbasso la testa e non la mando affanculo perché lei da simpaticissima mi era diventata, pur senza colpa alcuna, cordialmente antipatica. C’è di più, ha voluto la carta di credito. E dire che non ero un clandestino. Mah. Anziché stare a Rosarno per altre due ore, almeno arrivo a Paola, da dove – ho sperato – prenderò un regionale per Cosenza. Un’ora di “alta velocità”, alle 19.15 ero nella città del Santo. Chiedo al bigliettaio, che a Paola c’è, l’orario del trenino per Cosenza.
Apre il computer, ero l’unico passeggero della sera, e senza batter ciglio, mi dice che il primo treno utile, sarebbe stato alle 22.58. Cosa? Si, non ce ne sono altri. Fermo e senza comprensione. Ed un pullman? Non lo so, risponde. Vada al bar. L’omino del panino della mattina mi dice. A quest’ora?
Ma sono appena le 19,30. Non ce ne sono. Ed un taxi? Se ci sono, vogliono da 150 a 200 euro. Addirittura. Ma ci sono? E che ne so. Esco fuori dalla stazione. Entrano due poliziotti di guardia, chiedo una soluzione per arrivare a Cosenza. Calorosamente mi dicono, non c’è! L’unico treno è attorno alle ventitré. Ed un taxi? Non ce ne sono stasera perché c’è stato un incidente alla Crocetta e quindi la strada è chiusa. Ed io come torno a Cosenza? Non c’ che la soluzione del trenino regionale delle 23.
E dalle 20 alle 23 cosa faccio, muoio di freddo in sala d’aspetto? Gliela do io una soluzione mi dice il più buontempone dei poliziotti. Che guarda caso, era di Fiumefreddo Bruzio – cercavo di commuoverlo perché inventasse una soluzione che non c’era- gli dico che del suo paese conoscevo il suo concittadino più illustre, il senatore Paolo Naccarato – ma niente da fare, se non elogi per l’amico comune ed importante.
C’è di più. Il secondo dei due poliziotti mi dice di andare a mangiare un piatto di pasta, a bere un po’ di vino per fare passare il tempo e poi prendere il treno delle 23! Bella soluzione, gli dico! Auguri e buona nottata. Non chiedo a mia figlia di venire da Cosenza a Paola perché la strada era interrotta per l’incidente. La disperazione mi assale. Mi viene in mente il mio amico Antonio De Masi, dirigente delle Ferrovie. Lo chiamo solo per dei consigli impossibili, viste le strade tutte esperite.
Botta di fortuna, nella sfortuna più nera. Dopo avergli spiegato la mia condizione di difficoltà mi tranquillizza. Stai li perché alle 20.10 arrivo da Napoli ed ho la macchina a Paola. Infatti così è stato, grazie mr. De Masi. Mi sarebbe toccata una brutta nottata, con un freddo indicibile. Chiedo e mi chiedo: è possibile, è giustificabile, è consentito, è ammesso, è giusto che tra Paola e Cosenza alle 19.30 di un giorno (da cani, direbbe la scrittrice spagnola Alicia Gimenez) si possa verificare tutto questo? Ai posteri l’ardua risposta! (gc)