di FRANCO BARTUCCI – Gli italiani emigrati che tornano come turisti per riscoprire le proprie radici sono fortemente legati alla terra dei propri avi (71%), ne apprezzano la cucina (83%), acquistano e consumano prodotti agroalimentari italiani anche al ritorno dopo il viaggio (oltre il 61% li ha acquistati negli ultimi 6 mesi e oltre la metà li ha consumati anche più volte a settimana) e li promuovono presso parenti e amici una volta tornati a casa (più dell’87% del totale). Infine, per oltre 73%, l’olio di oliva italiano è di qualità superiore, nonostante il mercato poco sviluppato all’estero – sia per la difficoltà a reperire il prodotto che per i prezzi elevati.
Questo è quanto emerge dalla ricerca Turismo delle Radici e dei Prodotti Agroalimentari. Percorsi e strategie per valorizzare l’olivicoltura e le aree rurali, realizzata dall’Università della Calabria (Dipartimento di Scienze Aziendali e Giuridiche), dalla prof.ssa Sonia Ferrari e dalla dott.ssa Tiziana Nicotera, in collaborazione con il Crea, nell’ambito del progetto Oleario – Dove l’Italia lascia un segno, che ha inteso scandagliare le potenzialità per ampliare il mercato del nostro agroalimentare e favorire lo sviluppo delle aree rurali a vocazione olivicola, un fenomeno che potrebbe interessare circa 60 milioni di italiani all’estero e un possibile introito di 8 miliardi di euro.
Una ricerca presentata a Roma nella giornata di ieri nell’ambito del convegno nazionale promosso dallo stesso Crea del quale ne parleremo in avanti. Intanto Sonia Ferrari e Tiziana Nicotera, dell’Università della Calabria, con Anna Lo Presti dell’Università di Torino, ci portano nei contenuti emersi dal loro lavoro.
Sono state condotte, infatti, due indagini mediante la somministrazione di questionari e interviste dirette. Una prima indagine, di tipo qualitativo, ha esplorato il tema e offerto un primo approccio conoscitivo, utile alla definizione dell’indagine statistica. È stata svolta attraverso interviste in profondità e focus group che hanno coinvolto 40 soggetti, fra cui turisti delle radici, rappresentanti di associazioni di italiani all’estero e in Italia, amministratori pubblici, produttori di prodotti enogastronomici (in particolare oleari), rappresentanti di istituzioni, esperti e operatori turistici.
L’indagine statistica, a cui hanno partecipato oltre 600 turisti delle radici, è stata condotta attraverso un questionario strutturato, composto da 52 domande, disponibile on line in italiano, inglese, spagnolo e portoghese. Si è focalizzata sulla connessione che può sussistere tra viaggio delle radici in Italia e acquisto, consumo e promozione presso amici e conoscenti dei prodotti agroalimentari e del cibo italiano, sia durante il soggiorno in Italia, sia al rientro, indagando anche il possibile ruolo nel contrasto all’Italian Sounding.
Relativamente all’olio, è stata evidenziata la scarsa consapevolezza sul mondo dell’olio extra vergine di oliva italiano non solo nel nostro Paese, ma, soprattutto, all’estero.
Il progetto ha indagato la promozione delle produzioni agroalimentari italiane all’estero, con un focus sul comparto olivicolo-oleario, grazie ai turisti delle radici, ovvero emigrati e loro discendenti che vogliono riconnettersi con la propria terra d’origine o della propria famiglia durante le vacanze, puntando, in particolar modo, ai cosiddetti “prodotti nostalgia” (tra questi in primo luogo l’olio), ossia beni tradizionali locali, principalmente prodotti alimentari, strettamente associati alla terra delle proprie radici, che per loro hanno il “sapore di casa”, ma che acquistano per la qualità, diventando, in tal modo, veri e propri ambasciatori all’estero del made in Italy.
Non da ultimo, attraverso il turismo delle radici si possono promuovere le produzioni locali insieme ai territori stessi, anche grazie a ‘marchi territoriali’. Alcune aree rurali stanno dimostrando grande interesse e realizzando investimenti sull’oleoturismo che i turisti delle radici apprezzano perché offre esperienze e percorsi in cui c’è una relazione diretta con le imprese e i territori.
L’aggancio tra il segmento dei Turisti delle radici e le aziende olivicole che si aprono all’accoglienza può dunque rappresentare un modello di diversificazione del reddito, un valore aggiunto per turisti e aziende, una opportunità per le aree rurali caratterizzate da un vasto patrimonio olivicolo.
I risultati della ricerca come abbiamo anticipato sopra sono stati presentati ieri, 9 novembre 2023, a Roma. Milena Verrascina, del Crea, in apertura dei lavori ha illustrato il progetto Oleario del Crea nell’ambito del quale è stata realizzata la ricerca. Si tratta di un progetto che vuole raccontare, sensibilizzare e informare sul patrimonio olivicolo italiano, un patrimonio da non disperdere anche per il suo valore economico.
Sonia Ferrari, docente di Marketing del Turismo e di Marketing Territoriale all’Unical e coordinatrice dello studio, e Tiziana Nicotera, cultore della materia all’Unical ed esperta di marketing del turismo, hanno illustrato i principali risultati delle indagini. Successivamente Gabriella Lo Feudo del Crea si è soffermata sull’importanza di etichette, certificazioni e marchi territoriali per i prodotti agroalimentari, illustrando quanto si è rilevato nella ricerca sul tema. Infine, Barbara Zanetti del Crea ha descritto aspetti relativi all’importanza del turismo delle radici per lo sviluppo delle aree rurali.
Nella successiva tavola rotonda numerosi esperti hanno dibattuto sul tema della ricerca. Fabiola Pulieri, giornalista e autrice di un libro sull’oleoturismo, ha sottolineato la necessità di investire in formazione ed informazione per accrescere la conoscenza del mondo dell’olio di oliva in Italia e nel mondo. «Si tratta – ha spiegato – di un prodotto che si può far conoscere a tutti, anche ai bambini nelle scuole». Ha anche messo in evidenza la necessità di lavorare in rete per coinvolgere le comunità nell’offerta di oleoturismo. Enrico Maria Milič, responsabile di Slow Food Travel, si è soffermato su aspetti relativi all’offerta turistica enogastronomica, spiegando l’importanza della promozione di esperienze legate al tema del paesaggio e all’incontro con l’agricoltore. Francesca Baldereschi, responsabile nazionale della Guida Extravergini di Slow Food, si è soffermata sulla necessità di coinvolgere non soltanto i consumatori consapevoli ma anche gli altri, attraverso programmi nelle scuole e iniziative a più ampio raggio, per mettere diffondere la conoscenza sul ruolo salutistico dell’olio di oliva. Infine, Simone Marrucci, responsabile dell’oleoturismo dell’Associazione Nazionale Città dell’Olio, ha messo in evidenza come non sia sufficiente il prodotto olio per attrarre visitatori ma sia necessario narrare il territorio ed i suoi valori e come lo spirito del turismo delle radici spinga oggi in questa direzione.
A conclusione del convengo sono intervenuti alcuni rappresentanti di associazioni di italiani in Argentina ed in Cile, Maritè Perrelli, Marcelo Carrara e Mario Tapia, raccontando storie di emigrazione e di nostalgia per l’Italia e soffermandosi sul proprio legame con l’Italia e con i ‘prodotti nostalgia’ che rafforzano quotidianamente tale legame. (fb)