IL DDL CALDEROLI VA VERSO L'APPROVAZIONE E CONTINUA IL SILENZIO ASSORDANTE DELLA POLITICA;
PERDE COLPI L’AUTONOMIA DI CALDEROLI SI LAVORI DAVVERO A SVILUPPO DEL SUD

L’AUTONOMIA DIFFERENZIATA IN ARRIVO
ULTIMA CHIAMATA PER I POLITICI DEL SUD

di PIETRO MASSIMO BUSETTA – «Dietro quel Ddl, bocciato ripetutamente da tutti gli esperti che si sono avvicendati nelle audizioni in commissione Affari costituzionali al Senato, c’è una scriteriata architettura leghista partorita dal ministro agli Affari regionali».

Così ieri Claudio Marincola sul Quotidiano del Sud, in modo caustico, definiva la grande esigenza leghista di arrivare, al di là di qualunque logica, all’approvazione del DDL in Commissione. 

 E malgrado le pie intenzioni di Forza Italia e di Antonio Tajani, manifestate all’ombra dell’Etna, si arriverà alla sua approvazione, perché dietro il ricatto di una parte della Lega, quella che fa riferimento a Luca Zaia, vi é una forza parlamentare consistente. 

Sono infatti 95, tra deputati e senatori, i politici del Carroccio eletti in questa legislatura e che li rendono indispensabili per la tenuta della maggioranza. É il motivo per il quale la loro rappresentanza nel Governo, in posizioni fondamentali, é così ampia. 

Infatti oltre ad avere la terza carica dello Stato, con la presidenza della Camera a Lorenzo Fontana, è stata affidata la Vicepresidenza del Consiglio e il Ministero delle Infrastrutture a Matteo Salvini, il Ministero dell’Economia e delle Finanze a Giancarlo Giorgetti, a Roberto Calderoli agli Affari Regionali e le Autonomie e poi ad Alessandra Locatelli, il ministero  per le disabilità, e a Giuseppe Valditara, il ministero dell’Istruzione e del Merito. 

Possiamo dire che oggi la Lega ha in mano molti dei ministeri fondamentali, che hanno competenza per le questioni più importanti riguardanti il nostro prossimo futuro: dal ponte sullo stretto di Messina all’autonomia differenziata. 

Di contro gli altri partiti nazionali devono fare i conti con le sollecitazioni di raggruppamenti interni nei quali sono rappresentati tutti. Infatti il Pd si è ritrovato a portare avanti la modifica del Titolo V per inseguire le esigenze del partito in Lombardia e Veneto, che si vedeva messo all’angolo dalla Lega; Stefano Bonaccini si é ritrovato in passato a sostenere le stesse ragioni di Fontana e Zaia sulle autonomie, perfino Eugenio Giani, Presidente della Toscana, ovviamente rema più a favore di interessi delle regioni più ricche. 

I rappresentanti al Parlamento delle Regioni meridionali sono invece distribuiti nei partiti nazionali, nei quali spesso contano poco, e nei quali  sono costretti ad atteggiamenti e comportamenti ascari per evitare di essere esclusi nelle successive tornate elettorali. 

Per cui si assiste a Presidenti delle regioni meridionali del Centro-destra che votano compatti in conferenza delle Regioni a favore delle autonomie differenziate, nascondendosi dietro il dito dell’attuazione, chiaramente impossibile, dei Lep. Tranne a stranirsi, come ha fatto Roberto Occhiuto, quando le dichiarazioni sulla mancanza di legame temporale tra Autonomia e Lep viene dichiarata in modo inequivoco dal Ministro.

Per cui a difendere le ragioni del Sud non rimangono che pochi gruppi, guidati da intellettuali, come Massimo Villone o la Svimez, che continuano a voler dimostrare che é impossibile che l’agnello sporchi l’acqua al lupo che sta sopra. 

Pensando in molti che il tema sia quello della spiegazione tecnica e cercando di contrastare le dichiarazioni, assolutamente in mala fede, che affermavano non ci sarebbe stata una sottrazione di risorse alle Regioni più povere, sapendo perfettamente di fare riferimento ad una spesa storica che ogni anno sottrae, rispetto a un calcolo fatto con la spesa pro capite uguale, circa 60 miliardi al sud del Paese. 

La verità é che la Lega sta mettendo sulla bilancia la sua spada pesante, pronunciando metaforicamente la frase “Guai ai vinti”. 

La locuzionedi Brenno, capo dei Galli dopo il sacco di Roma, divenuta proverbiale in molte culture e che viene più frequentemente utilizzata come amaro commento dinanzi ad una crudele sopraffazione di chi ha di fronte un avversario non più in grado di difendersi.

D’altra parte é un approccio che va avanti dall’Unita d’Italia. Dimostrazioni palesi? L’autostrada del sole che si ferma a Napoli, l’alta velocità che arriva a Salerno, i mancati diritti di cittadinanza nella sanità, nella formazione, nella mobilità, il processo emigratorio che obbliga 100.000 persone ogni anno a trasferirsi, lo scambio salute lavoro avvenuto nelle raffinerie di Priolo o di Milazzo o all’Ilva di Taranto, lo scippo della Intel recente, la finta alta velocità progettata tra Catania e Palermo, che percorre i 200 chilometri in due ore. 

D’altra parte la presenza di una democrazia incompiuta al Sud, sulla quale una classe dominante estrattiva locale  domina, approfittando della scarsa consapevolezza di un elettorato stanco, assente, spesso comprato  con lusinghe vane, perché spinto dal bisogno, e che  scambia i propri diritti negati con le cortesie dispensate dal potente di turno, fanno permanere una situazione di stallo che ogni tanto cerca il San Gennaro o la Santa Rosalia, o un Deus ex machina, come il Berlusconi del 60 a zero in Sicilia, che lo salvi. 

E che continua a fidarsi malgrado tutto anche di chi non é stato proprio trasparente rispetto ai rapporti con la criminalità organizzata. Per la quale forme di autonomia spinta, invece che servire a conseguire meglio il bene comune, sono strumentalizzate per un assalto alla diligenza sempre più violento. 

Uscire da una situazione talmente complessa con gli strumenti democratici sembra impossibile, mentre il Governo avendo chiaro il problema sta accentrando moltissimi degli interventi, dal Pnrr alla Zes unica, in un processo di commissariamento che spesso diventa una soluzione peggiore del male, come si è visto con la sanità calabra. 

 Mentre un sentimento di scoramento e di rifiuto di questa logica si manifesta sempre più spesso. Nella festa al “Maradona” per il Napoli che ha vinto il titolo non è passato inosservato quel bandierone che aveva l’icona tricolore capovolta, accompagnato da due messaggi: bottino di guerra e campioni in Italia. 

Intanto  movimenti indipendentisti e anti unitari, sotto traccia, arruolano nuovi adepti. Sottovalutare tutto questo sarebbe superficiale. Nulla é per sempre e il nostro Paese unito ha soli 160 anni, mentre l’ombrello europeo può consentire ipotesi in tempi passati non percorribili. Per questo non bisogna tirare troppo la corda, perché potrebbe spezzarsi. (pmb)

[Courtesy Il Quotidiano del Sud  – L’Altravoce dell’Italia]