di SANTO GIOFFRÈ – Poi, tra gli scogli, lì, a Villa San Giovanni. Al di là di ciò che sia successo nel caso del neonato trovato morto tra gli scogli del porto di Villa San Giovanni, infanticidio riportano le eccitate fonti di divulgazione di massa, nessuno accenna Pietas verso la povera ragazzina di 13 anni, chissà quante volte violentata persino nella sua mente cognitivamente deficitaria, secondo quello che dicono le solite fonti. Siamo alla barbarie di un moralismo sanfedista. Siamo, ormai, precipitati dentro il baratro della criminale incipienza dell’egoismo come piacevole fonte del diritto a governare una società decadente.
Nessuno parla con Pietas del dramma in cui è stata costretta a vivere una ragazzina (13 anni ora) chissà quante volte violentata e trafitta nel corpo e nella sua debole mente di esclusa perché l’emarginazione è il carcere in cui una società infame trattiene i suoi figli più miseri. In questo, in Calabria, siamo uguali a tutte le aree periferiche, emarginate, reiette dell’Italia, guardati con fastidio da parte di Governi barbari, infami, che hanno protetto e proteggono solo i ricchi e i signori da bene e che eliminano le imperfezioni con brutalità.
Nessuno si è mai accorto di nulla, perché chi è considerato nulla non esiste. Nessun meccanismo di controllo di aree del disagio esiste più a protezione degli Uomini e delle Donne sfregiati dal mito della supremazia della società dei consumi capitalistici che vuol solo il dominio sulle persone che sanno dare braccia e menti per accumulare altre ricchezze ai loro forzieri e ammazzare chi non è utilizzabile per tal finalità. M’immedesimo nel dramma tutto umano di quella ragazzina, trattata come una cosa, sfregiata, riempita di una vita della quale lei, immagino, pensava fosse un tutt’uno col suo corpo.
Da ostetrico, vedo il suo travaglio, tra il terrore e la paura mischiata con le grida soffocate dopo ogni violenta contrazione, tra polvere e sporcizia di ogni spelonca in cui era costretta a vivere. Schifoso mondo capitalista che schiva le bruttezza, emargina le sofferenza e fa trionfare, solo, la bellezza degli affari. L’emarginazione e l’esclusione non possono essere alla base del trionfo dell’ineguaglianza sociale ed economica tra gli uomini. No, non possono essere perché, ora, dobbiamo chiederci tutti noi per chi suona la campana e l’invocazione della pena per la madre non salva la vostra anima sporca. (sg)