di FRANCO BARTUCCI – Una classe politica debole e senza memoria sta scippando all’Università della Calabria il diritto di crescere e diventare adulta come pensata e programmata dai padri fondatori, collocandola a Nord di Cosenza, tra la Statale 107 Crotone/Cosenza/Paola in territorio di Rende ed il tracciato ferroviario Cosenza/Paola- Paola/Sibari con incrocio a Settimo di Montalo Uffugo, lì dove l’asse strutturale della cittadella universitaria avrebbe dovuto avere la sua stazione ferroviaria di servizio per collegamenti viari in direzione dei quattro punti cardinali della Calabria in collegamento ed in rapporto con il resto del paese.
Tutto questo succede per effetto del disegno di legge di città unica, approvato dalla maggioranza di centro destra del consiglio regionale, che prevede la fusione dei Comuni di Rende, Cosenza e Castrolibero, con esclusione di Montalto Uffugo, dove l’Università della Calabria in località Settimo ha a sua disposizione, in quanto vincolati nel 1971, circa 50 ettari di terreno per realizzarvi importanti opere del progetto Gregotti, tra le quali la stazione ferroviaria in attesa di realizzazione.
Un disegno di legge che ha trovato dall’esterno l’appoggio dei consiglieri di minoranza del Partito Democratico, per effetto di aver proposto un emendamento, ottenendone l’approvazione, che prevede lo scioglimento dei consigli comunali dei tre comuni, a partire dal mese di febbraio 2027 per costituirli in città unica.
Un sostegno che tradisce il lavoro ed il sogno del Rettore Beniamino Andreatta (considerato uno dei padri fondatori del Partito Democratico) di porre le basi, con la nascita dell’Università della Calabria, della creazione di una “Grande Cosenza”, su un asse portante costituito tra i comuni di Montalto Uffugo, Rende, Cosenza per dare visibilità all’Europa e all’area del Mediterraneo la presenza di una nuova grande città metropolitana collocata nella media Valle del Crati. Una città metropolitana paragonabile alla città di Londra per effetto dell’aver messo insieme vari centri urbani collegati tra loro di un sistema viario misto stradale e metropolitano.
Con la città unica questo sogno di Andreatta scaturito dalle analisi e lavoro del Comitato Tecnico Amministrativo, che guarda caso nasce da una seduta tenutasi nel salone di rappresentanza del comune di città dei Bruzi il 31 luglio 1971, esattamente il 19 novembre 2024, a distanza di 53 anni nello stesso salone viene infranto dalla dichiarazione del sindaco, Franz Caruso, che a proposito del Referendum indetto per il 1° dicembre prossimo, dice e si dichiara per il sì in modo di pensieri poco chiari e confusi con riferimenti alle cose fatte nell’arco dei suoi tre anni di gestione del comune ( vedi unificazione dei servizi primari avviati già con i comuni di Rende e Castrolibero, come l’unificazione del trasporto locale, ecc.).
«Se vince il sì, già dal giorno seguente – dichiara il sindaco Caruso in conferenza stampa – deve iniziare un lavoro comune tra Regione, Comuni e UniCal ed associazioni competenti in materia di fusioni, debbono lavorare insieme per avviare un percorso virtuoso di creazione della città unica».
Già di per sé il termine “unica” richiama il valore pregnante dell’unità che in questa circostanza non esiste (vedi riflessi referendum); mentre una nuova città per essere nel pieno della maturità e convivenza civile, sociale ed umana alta e qualificante richiede un dovere primario costituito dal “saper stare insieme” nel rispetto dei valori pregnanti della democrazia e della libertà, ma soprattutto nell’essere una “comunità umana” che vive sapendo rispettare gli altri prima che sé stessi in perfetta concordia, socializzazione e spirito di pace. Tutto questo non lo vediamo in questa fase dai vari comportamenti tra i fautori del “sì” e quelli del “no”.
Nel suo dire il sindaco Caruso credo che faccia confusione tra la città unica di Occhiuto e la città metropolitana pensata ed auspicata da Andreatta con il lancio della “Grande Cosenza” che prevedeva come punto di appoggio forte e primario l’inserimento di Montalto Uffugo avendo sul territorio di Settimo l’incrocio delle tratte ferroviarie Cosenza/Paola e Sibari/Paola e non è un caso che alla fine della conclusione della conferenza stampa gli ho posto una richiesta attraverso una domanda specifica e cioè di convocare in quella sala storica per la nascita dell’Università della Calabria, prima del referendum, la cittadinanza per riflettere insieme sul tema “La città unica di Occhiuto o la Grande Cosenza di Andreatta?”. Non dico la risposta.
Nella conferenza del primo cittadino ci sono dei passaggi su cui vale la pena riflettere a dimostrazione del pessimo lavoro ch’è stato fatto per arrivare a proporre un disegno di legge di città unica che fa acqua da tutte le parti e che le cittadinanze interessate ne debbono prendere coscienza se è loro intenzione recarsi alle urne per esprimere in modo responsabile un voto per il referendum consultivo indetto per il 1° dicembre prossimo.
«Arrivare al 2027 – è stata la dichiarazione del sindaco – con uno studio di fattibilità serio che partendo dal presente ci proietti nel futuro, la stesura di una bozza di statuto del nuovo ente comunale, l’armonizzazione delle finanze e, soprattutto, un chiaro progetto di unificazione dei servizi primari. Un punto, quest’ultimo, su cui noi siamo già partiti avviando, primi in Calabria, insieme ai comuni di Rende e Castrolibero, con la costituzione dell’ambito territoriale per l’unificazione del servizio di trasporto pubblico locale».
Strano prendersi tutto questo tempo per fare le cose appena dette, riconoscendo la debolezza del piano di fattibilità fatto predisporre dalla commissione del consiglio regionale (due anni e mezzo), avendo la spada di Damocle, se qualora nel referendum dovesse vincere il “sì” e mi auguro che invece prevalga il “no”, della decisione ormai presa di accettazione di una “città unica” definita nei confini, a Nord con il torrente Settimo, e nella estensione territoriale dei comuni di Rende/Cosenza/Castrolibero.
Non sarebbe stato più utile e giusto ritirare il disegno di legge invitando il consiglio regionale a riscriverne uno nuovo in concordia tra tutte le parti con il coinvolgimento della stessa Università della Calabria, esclusa (pur essendone una vittima primaria) da ogni trattativa consultiva, come espressamente abbiamo chiesto al presidente Occhiuto nel mese di agosto scorso attraverso una lettera aperta pubblicata soltanto da Calabria live?
Pensiamo che nell’arco di sei mesi si sarebbe potuto sviluppare una nuova legge per dare il via da subito alla creazione della grande Cosenza come punto centrale di riferimento quell’incrocio ferroviario sorto in contrada Settimo di Montalto Uffugo (vedi immagine fotografiche).
«Lo slittamento al 2027 – ha detto Franz Caruso – mi interessa solo se è finalizzato alla definizione delle modalità organizzative ed amministrative da attivare con rigore e responsabilità, senza alcuna improvvisazione, per l’istituzione del nuovo Comune e non certo per altre ragioni, per come ho già avuto modo di dire due anni fa ai consiglieri Caputo e De Francesco quando mi proposero la data del 2027».
Poi nel testo del comunicato stampa diffuso, e ritengo approvato dal sindaco, c’è un passaggio che dice molto sulla scarsa conoscenza e distinzione chiara esistente tra città unica e la grande Cosenza, che abbiamo già chiarito in precedenza in questo servizio.
«Rispetto alla sua posizione a favore della Città Unica, cristallizzata, peraltro, dal Consiglio Comunale di Cosenza – è riportato nel comunicato – già lo scorso anno, Franz Caruso ricorda anche la battaglia elettorale del 2016, al fianco di Carlo Guccione e nella coalizione che si chiamava proprio Grande Cosenza, che della città unica aveva fatto una bandiera, per arrivare al programma elettorale del 2021 in cui è tracciata chiaramente l’idea visionaria di Città Unica allargata, addirittura, ad un’area vasta metropolitana».
Ecco qui, pur non citandolo il pensiero visionario del grande Beniamino Andreatta.
Il comunicato riporta poi delle frecciate che il Sindaco in conferenza stampa ha rivolto ai due fratelli Occhiuto (sindaco e presidente della regione): «Al contrario di quanto ha fatto il mio predecessore, che oggi di Città Unica si riempie la bocca – incalza Franz Caruso – ma che per dieci anni sul tema ha prodotto solo un’anonima delibera di Giunta in cui è stata espressa solo la volontà di chiamarla, eventualmente, Cosenza».
«Da quando mi sono insediato – ha sostenuto Franz Caruso – ed in soli tre anni, il progetto di realizzare la città unica l’ho riempito, invece, di contenuti, portando avanti un processo serio e deciso bloccato solo dalla Regione Calabria. Io ho detto si alla metropolitana leggera, che l’ex sindaco ha di fatto bloccato, fino al definanziamento operato dall’ attuale presidente della Calabria. Io ho detto si al nuovo ospedale Hub di Cosenza a Vagliolise, sito baricentrico nell’area urbana e che collega la sibaritide, lo ionio ed il tirreno in maniera agevola (vedi funzionalità hub ferroviario di Settimo!), a cui prima l’ex sindaco Mario Occhiuto ha detto no perché lo voleva vicino al centro storico di Cosenza, mentre ora il fratello governatore vorrebbe realizzare ad Arcavacata a servizio dell’Unical. Non più un Hub, quindi, ma un policlinico che non è la stessa cosa. Per questo motivo si stanno allungando i tempi di realizzazione della nuova struttura ospedaliera, di cui abbiamo un bisogno impellente, e temo che anche in questo caso perderemo i finanziamenti destinati da Inail all’ospedale HUB di Cosenza».
«Per cui – ha detto ancora Franz Caruso – io sono per la Città Unica, il cui primo ispiratore è stato il compianto Pino Iacino che in una visione di sviluppo del territorio vedeva il centro storico di Cosenza e l’Unical come dei grimaldelli capaci di aprirne la cassaforte. Questa idea ci accompagna, dunque, da sempre e non la cedo a nessuno, men che meno a chi, invece, non l’ha mai neanche lontanamente contemplata, operando addirittura nel senso opposto».
«Sono ricorso al Tar contro il Referendum – ha concluso – perché non ho potuto intervenire sulla legge omnibus, che consideravo e considero una vera e propria azione di barbarie amministrativa che mina, di fatto, l’autorevolezza e l’autonomia dei Comuni per come sancita, peraltro, nella Costituzione Italiana. Per cui la battaglia legale, che non abbiamo perso, checché ne dica qualcuno perché il merito è altro, è una battaglia in difesa della democrazia e della libertà, oltreché dell’autonomia dei consigli comunali».
In questa parte finale di chiusura del comunicato che riporta fedelmente il pensiero espresso dal Sindaco Caruso in conferenza stampa è bene puntualizzare alcune cose e cioè: 1) nel suo dire non vedo una figura di sindaco teso a pensare e lavorare già nell’ottica della città unica, bensì nei limiti dell’attuale Cosenza; 2) in merito alla commemorazione del sindaco Iacino, subentrato al sindaco Fausto Lio, componente del Comitato Tecnico Amministrativo e successivamente del Consiglio di amministrazione dell’Università, si è impegnato a continuare l’opera che il suo predecessore aveva creato all’interno dei due organismi circa la valorizzazione del centro storico di Cosenza.
Riuscì, infatti, a far approvare una delibera nel 1974, con Andreatta favorevole, che prevedeva la costituzione di una commissione di studio per come meglio progettare e programmare l’insediamento di mille posti letto soprattutto per gli studenti nel centro storico di Cosenza, come anche un insediamento universitario in territorio di San Lucido. Il non avere creato un sistema di metropolitana veloce di collegamento con l’area universitaria di Arcavacata ne ha reso invano gli sforzi e la buona volontà realizzativa. 3) il fatto che il presidente della Giunta Regionale Roberto Occhiuto abbia chiuso con una transazione il rapporto con l’impresa vincitrice dell’appalto di realizzazione della metropolitana di collegamento Università/Centro storico di Cosenza e dirottato 68 milioni di euro, sapientemente cercati dal governatore Mario Oliverio, a favore del completamento della metropolitana di collegamento tra l’Università di Germaneto e l’antico borgo della città di Catanzaro, non è altro che il segno visibile di un fine non certamente teso a fare di Cosenza quella grande città metropolitana lasciataci in eredità dal Rettore Beniamino Andreatta.
Mi addolora che il Partito Democratico cosentino, al quale ho dato la mia fiducia di adesione e continuerò a battermi per la sua esistenza e successo nel tempo, sia caduto nella trappola creata da soggetti di un’area politica che purtroppo si è collocata in una posizione non certamente apprezzata e stimata a suo tempo da uno dei padri fondatori di questo partito.
Non rimane a questo punto rivolgere un appello al Rettore dell’UniCal per presentare un immediato ricorso al Tar Calabria di sospensione del referendum e del disegno di legge a tutela della integrazione territoriale sul quale ha diritto di crescere e svilupparsi per i fini che la legge istitutiva le ha assegnato. Poi rimane il successo del “No” che ognuno può esprimere in liberta e responsabilità informata. (fb)