NONOSTANTE I RISULTATI IMPORTANTI, DAI DATI INVALSI EMERGONO ANCORA TANTE CRITICITÀ;
FORMAZIONE, IL PARADOSSO IN CALABRIA TRA ECCELLENZA E FRAGILITÀ SCOLASTICA

FORMAZIONE, IL PARADOSSO IN CALABRIA
TRA ECCELLENZA E FRAGILITÀ SCOLASTICA

di UMBERTO TARSITANOQuesto mese di luglio ha portato alla ribalta due eventi che hanno destato una certa curiosità. Il 9 luglio il Rapporto nazionale Invalsi 2025, presentato alla Camera dei Deputati, ha confermato ancora le persistenti difficoltà del sistema scolastico calabrese. Appena otto giorni dopo, il 17 luglio, la classifica Censis delle Università italiane ha celebrato l’eccellenza dell’Università della Calabria. Due mondi educativi  che raccontano storie di sfide e di opportunità.

Dai dati Invalsi emerge ancora una fotografia preoccupante.

I numeri non mentono: la Calabria continua a posizionarsi nelle fasce più basse delle classifiche nazionali per le competenze scolastiche di base. I dati del 2025 confermano un quadro già noto ma non per questo meno allarmante.

Nelle scuole primarie, già dalla classe seconda si notano le prime fragilità. In matematica, il punteggio medio calabrese di 188,3 è significativamente inferiore alla media nazionale di 193,0, con oltre il 40% degli alunni che si colloca nelle fasce di competenza più basse. La situazione non migliora con il proseguire del percorso scolastico: in quinta, solo il 16,5% degli studenti raggiunge i livelli più alti in italiano.

Il passaggio alla scuola secondaria di primo grado segna un ulteriore peggioramento. In matematica, un preoccupante 31,5% degli studenti si attesta al primo livello (molto debole), mentre solo il 6,2% raggiunge l’eccellenza. Negli istituti professionali della secondaria superiore, la situazione assume contorni drammatici: il 62% degli studenti non supera il primo livello in italiano, e il 70,7% rimane al livello più basso in matematica.

Questi dati non rappresentano solo fredde statistiche, ma riflettono l’impatto profondo di fattori sociali ed economici che condizionano il diritto allo studio. Il peso delle condizioni socioeconomiche si fa sentire in modo particolare, dove la scuola dovrebbe invece rappresentare il principale ascensore sociale. Le famiglie con minori risorse economiche e culturali si trovano in una posizione di svantaggio che si perpetua attraverso le generazioni, creando un circolo vizioso difficile da rompere.

L’eccellenza dell’Unical: un faro nel Sud.

Eppure, in questo contesto apparentemente sconfortante, emerge un dato sorprendente: l’Università della Calabria continua a brillare. La classificazione Censis 2025  la riconosce come il miglior Ateneo d’Italia nella categoria delle università di grandi dimensioni. Ma l’eccellenza dell’Unical non si limita al panorama nazionale. Le classifiche internazionali più prestigiose – QS World University Rankings, Times Higher Education, Shanghai Rankings – posizionano costantemente l’Unical tra le migliori università a livello globale. Trovarsi tra le prime 900 -1000 università al mondo e tra le prime 77 in Europa meridionale significa competere ad armi pari con istituzioni di Paesi economicamente più avanzati e con tradizioni accademiche da tempo consolidate.

Come si spiega questo paradosso?

Come può nascere l’eccellenza da un terreno così difficile? Diverse ipotesi aiutano a comprendere questo fenomeno complesso.

Innanzitutto, è possibile che l’Unical funzioni come un filtro naturale, attirando e formando principalmente gli studenti più motivati e dotati, quelli che riescono a superare le lacune del sistema scolastico precedente attraverso la determinazione personale e il supporto familiare. In questo senso, l’Università diventerebbe il luogo dove il talento, pur provenendo da un contesto difficile, trova finalmente le condizioni per esprimersi appieno.

Ma c’è anche un’altra spiegazione, forse più ottimistica: l’Unical potrebbe aver sviluppato strategie pedagogiche particolarmente efficaci per colmare le lacune iniziali degli studenti, trasformando le difficoltà in opportunità di crescita. L’esperienza di dover lavorare più duramente per raggiungere certi obiettivi può infatti forgiare una mentalità resiliente e determinata che si rivela vincente nel lungo periodo.

Il costante miglioramento nei ranking internazionali suggerisce inoltre un impegno sistematico dell’Ateneo nel migliorare la qualità dell’offerta formativa, della ricerca e dell’impatto sul territorio. Non si tratta quindi di un successo casuale, ma del risultato di scelte strategiche consapevoli e di investimenti mirati.

Le testimonianze dei laureati

A confermare la solidità di questa eccellenza arrivano le testimonianze dirette dei laureati Unical che hanno intrapreso carriere all’estero o in contesti lavorativi competitivi. Molti di loro riferiscono di non essersi mai sentiti penalizzati dal loro titolo di studio, anzi: la preparazione ricevuta si è rivelata all’altezza delle aspettative del mercato del lavoro internazionale.

Tuttavia, questi stessi laureati sottolineano un aspetto fondamentale: la determinazione personale resta l’elemento cruciale per il successo professionale, a prescindere dall’ateneo frequentato. Il titolo di studio, per quanto prestigioso, rappresenta solo il punto di partenza di un percorso che richiede costante impegno e capacità di adattamento.

Una strategia per lo sviluppo del sistema regionale

Il paradosso calabrese offre spunti di riflessione che vanno oltre i confini. Dimostra che l’eccellenza può emergere anche in contesti difficili, ma sottolinea anche l’importanza cruciale di non lasciare indietro nessuno nel percorso educativo.

L’esistenza di un polo di eccellenza come l’Unical rappresenta un’opportunità preziosa per l’intero sistema educativo regionale. L’università potrebbe infatti diventare il motore di un processo di miglioramento che, attraverso la formazione degli insegnanti, la ricerca pedagogica e l’innovazione didattica, si irradi anche ai livelli inferiori del sistema scolastico.

I dati Invalsi mostrano che iniziative mirate come Agenda Sud stanno già producendo risultati positivi. Le scuole beneficiarie di questi interventi hanno ottenuto risultati migliori in termini di apprendimento generale, dimostrando che la personalizzazione e gli interventi mirati sono la strada da percorrere.

Il paradosso educativo calabrese solleva interrogativi fondamentali che meritano un confronto aperto e costruttivo. Tre questioni, in particolare, potrebbero guidare un dibattito produttivo sul futuro dell’istruzione regionale:

Come replicare il successo?

Se l’Unical riesce ad attrarre gli studenti più motivati o ha sviluppato strategie pedagogiche efficaci per colmare le lacune formative, quali azioni concrete potrebbero essere intraprese per estendere questi approcci vincenti anche ai livelli inferiori del sistema scolastico calabrese?

Si può trasmettere la resilienza e la determinazione?

Considerando che molti laureati Unical riscontrano successo anche all’estero, sottolineando però l’importanza della determinazione personale, in che modo il sistema educativo calabrese potrebbe promuovere e coltivare maggiormente quella «mentalità resiliente» che sembra essere un fattore chiave per il successo?

Come attivare partnership concrete?

Se l’Unical può davvero fungere da «motore di un processo di miglioramento» per l’intero sistema educativo regionale, quali partnership specifiche e iniziative congiunte tra l’università e le scuole primarie e secondarie potrebbero essere messe in atto?

Il dibattito su questi temi non può essere solo accademico: dalle risposte che sapremo dare dipende il futuro di intere generazioni e la capacità della Calabria di trasformare definitivamente la sua storia.

La Calabria ha già dimostrato di possedere le competenze per competere ai massimi livelli. I successi dell’inglese e delle competenze digitali nelle rilevazioni Invalsi, pur con margini di miglioramento, dimostrano che con le giuste strategie il sistema scolastico può raggiungere risultati eccellenti.

Il paradosso calabrese ci insegna che l’eccellenza è possibile ovunque, ma ci ricorda anche che ogni talento perduto lungo il percorso rappresenta una sconfitta per l’intera comunità. La sfida del futuro sarà quella di estendere la logica dell’eccellenza universitaria all’intero sistema educativo, perché il successo di pochi non può compensare il fallimento di molti.

Ora la Calabria deve trovare il modo di trasformare le debolezze in punti di forza, costruendo un sistema educativo che sappia valorizzare ogni talento, indipendentemente dalle condizioni di partenza. Solo così il paradosso potrà trasformarsi in una straordinaria storia di successo collettivo. Ci riusciremo? (ut)