Il consigliere regionale del Gruppo Misto, Francesco Pitaro, ha chiesto al presidente f.f. della Regione Calabria, Nino Spirlì, al commissario ad acta Guido Longo e al commissario dell’Asp di Catanzaro affinché rendano operativa la Rems di Girifalco.
Nell’atto, trasmesso anche al Prefetto di Catanzaro “per le sue eventuali iniziative”, Pitaro ha chiesto, fra l’altro, che «sulla delicatissima questione venga fissato un incontro (rispetto al quale manifesta la propria disponibilità a partecipare) con il coinvolgimento dell’Amministrazione comunale di Girifalco, del Garante regionale dei diritti delle persone detenute e di tutti i soggetti interessati. Con l’obiettivo di individuare in quale fase si trovi attualmente l’attivazione della struttura individuando al contempo, il percorso giuridico/amministrativo che dia massima celerità all’iter».
«Tali strutture residenziali – ha spiegato – con funzioni terapeutico riabilitative e socio riabilitative, risultano indispensabili nelle ipotesi in cui la Rems costituisca la sola misura idonea ad assicurare cure adeguate ed a far fronte alla pericolosità sociale dell’infermo o seminfermo di mente. Il caso di specie rientra nell’ambito della necessità e dell’urgenza di qualificare la rete sanitaria territoriale, ed alternativa che la legge prevede ricorrendo anche alle necessarie interlocuzioni istituzionali».
«Come segnalato dal Garante regionale dei diritti delle persone detenute Agostino Siviglia, ‘In effetti, risulta che si sono ormai conclusi i lavori di ristrutturazione della suddetta Rems (già in data 31 dicembre 2020), dal che appare indispensabile, ora, perfezionare i successivi adempimenti necessari per garantirne la più tempestiva apertura, ed in particolare: 1) bandire la procedura ad evidenza pubblica per l’acquisto degli arredi e delle attrezzature; 2) perfezionare il procedimento di autorizzazione e/o accreditamento della Rems; 3) definire la forma di gestione della struttura stessa (pubblica e/o a gestione privata)».
«Non è accettabile – ha detto ancora Pitaro – che i soggetti i quali dovrebbero essere ospitati nella Rems siano ristretti in carcere sol perché, come ha stigmatizzato Siviglia, ‘non vi sono posti disponibili per allocarli appunto dove prevede la legge: Rems e/o altre strutture sanitarie residenziali regionali. Peraltro, l’inazione di chi di competenza risulterebbe tanto grave quanto colpevole, in scienza e coscienza’».
«L’attivazione della Rems – ha concluso – oltre che rispondere a previsioni normative cogenti e primarie e ineludibili, permetterebbe di assumere personale (sanitario e non) necessario al fine di rendere funzionante ed operativa la struttura. Con due effetti immediati e diretti: rispondere all’esigenza di rispettare i diritti di chi deve essere ospitato ex legge nella Rems e non nelle carceri; permettere di assumere personale e di rispondere alla grande richiesta di lavoro che proviene dai nostri territori». (rrc)