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Don Ennio Stamile

Don Ennio Stamile (Libera): Serve un vero piano di rientro nella legalità per le Asp calabresi

Don Ennio Stamile, referente regionale di Libera, ha sottolineato che «serve un vero e proprio piano di rientro nella legalità, che potrebbe interessare tutte le Asp della Calabria».

«L’introduzione di piani di rientro nella legalità – ha spiegato – potrebbe contribuire a individuare specifici strumenti di affiancamento, formazione e sostegno di tutti i settori della sanità, di definire obiettivi di analisi e gestione dei fattori di rischio di corruzione, favorire il confronto e il trasferimento delle esperienze, l’accesso civico dei cittadini e delle organizzazione per avere trasparenza nelle scelte, negli appalti, nelle forniture,  nella consapevolezza che il recupero di adeguati livelli di integrità migliori le condizioni di lavoro degli operatori, consenta risparmi di risorse e contribuisca a qualificare l’assistenza erogata».

«Su questi temi – ha detto ancora – l’Associazione Libera ha deciso di promuovere, anche in Calabria, la campagna nazionale Illuminiamo la salute. L’obiettivo è quello di attivare iniziative formative, di monitoraggio, di valutazione, di ricerca e cambiamento per sostenere un sistema sanitario pubblico e sociale integro, efficiente, al servizio di tutti i cittadini, che vada oltre la sola applicazione burocratica della legge 190/2012 per la prevenzione della individuando un obiettivo prioritario:l’attivazione di un protocollo unico regionale sul tema della corruzione e delle infiltrazioni della ‘ndrangheta da proporre alla struttura commissariale in atto guidata dal prefetto Guido Longo, e da fare adottare a tutte le Aziende sanitarie ed ospedaliere».

«Una attività da realizzare – ha spiegato ancora il referente regionale di Libera – coinvolgendo tutta la una rete di operatori impegnati  a diversi livelli nella sanità calabrese, chiedendo collaborazione alle facoltà di Medicina  e delle varie professioni sanitarie, alla rete Comunità Competente, ai sindacati, agli Ordini professionali, alle associazione di utenti, ecc. Prevedendo anche l’apporto di esperti sui temi degli appalti, della programmazione e gestione finanziaria del sistema sanitario».

«È veramente giunto il momento  di assumersi,  come società civile calabrese, la responsabilità della gestione del bene comune della salute e ci controllare e  collaborare con le aziende sanitarie affinché riprendano il loro ruolo, e non rispondano agli interessi della cattiva politica, della massoneria deviate e della ‘ndrangheta. Su questa battaglia di civiltà Libera intende fare la sua parte».

«L’associazione Libera – ha detto Stamile – esprime apprezzamento per l’operazione della Procura di Reggio Calabria che, con gli arresti di diversi funzionari dell’Asp di Reggio Calabria, non a torto definita la più disastrata d’Italia e da commissariata per infiltrazioni mafiose, ha avviato un intervento di bonifica che va continuato perché colpisce i rapporti di collusione e gli   interessi criminosi di chi ha lucrato sulla sanità a spese dei cittadini».

«Nel mentre – ha aggiunto – Libera auspica che l’attività dell’Asp 5 non si blocchi e che il nuovo commissario Pierluigi Scaffidi possa garantire attuazione piano di vaccinazione e erogazione dei servizi, in particolare quelli di prossimità per persone anziani e fragili, la vicenda non può chiudersi solo sul versante giudiziario perché ripropone il tema di come bisogna attrezzarsi per prevenire per il futuro analoghi  scenari. Soprattutto in un momento storico come questo di pandemia, non possiamo come comunità permettere il perdurare di fenomeni che concorrono a negare il diritto alla salute dei cittadini».

«La commissione parlamentare antimafia – ha proseguito – occupandosi della questione, ha evidenziato come dopo lo scioglimento delle aziende sanitarie, le commissioni incaricate di eliminare i condizionamenti mafiosi non sono riuscite a incidere su questo versante, anche perché hanno  registrato condizioni operative di grande ostacolo per la loro azione. Come ad esempio, i tentativi di delegittimazione, i contrasti e gli ostacoli frapposti all’azione delle varie  commissioni straordinarie che si sono alternate all’Asp 5 di Reggio Calabria che, comunque, hanno svolto in modo burocratico il loro ruolo senza aprirsi e dialogare con le forze sane della comunità». (rrc)