L’Arcivescovo Claudio Maniago ha presieduto, al cimitero di Catanzaro e di Squillace, la Santa Messa in occasione della Giornata dei Defunti.
Una giornata, ha spiegato mons. Maniago, che «è un’occasione per riflettere sul senso della vita e della morte, per rinnovare i legami con i propri cari e per ringraziare per il dono della vita: “Ognuno di noi ha avuto nella propria esperienza di vita – ha detto l’Arcivescovo – un momento in cui si è dovuta confrontare con la morte di una persona cara o un lutto comunitario. E abbiamo sentito forte il bisogno di una consolazione e di una presenza, di una parola».
«Tutti noi abbiamo dei familiari, degli amici defunti da ricordare – ha proseguito – ma abbiamo anche il dovere di ricordare tante persone che muoiono nell’anonimato. Ecco, non possiamo permettere che si dimentichino i defunti: fa parte del nostro essere persone, fa parte di noi non dimenticare e ricordare i defunti. La nostra società purtroppo prova ad allontanare questa memoria: noi non possiamo farci sorprendere e schiacciare da queste idee che rischiano di fare della nostra vita un popolo di disperati».
«Essersi ritrovati insieme nel principale cimitero della nostra città – ha detto l’Arcivescovo – rappresenta un momento importante perché ci avvicina a chi non sentiamo più vicino a noi, in un luogo santo in cui si custodisce la memoria di tante persone che ci hanno preceduto e che non dobbiamo dimenticare».
«La nostra fede ci dice che dobbiamo credere – ha sottolineato con forza monsignor Maniago – in Gesù Cristo morto e risorto per noi che ci ha detto quanto sia preziosa e importante la nostra vita che non vedrà una fine con la morte. La morte è un passaggio, la vita non è tolta: qui al cimitero siamo chiamati a ricordarlo a noi stessi e a tutta la comunità. I nostri cari sono vivi e presenti e noi oggi siamo qui per proclamare una fede che va oltre. In un luogo come questo siamo chiamati a credere nella vita come un dono dobbiamo però imparare a custodire, a vivere e a realizzare. Portiamo nel nostro cuore le persone che ci hanno preceduto, anche con la sofferenza, ma credendo che quello che facevano aveva un senso da consegnare alle generazioni future».
«Vogliamo prenderci l’impegno a credere e a curare la nostra vita personale – ha concluso l’Arcivescovo – ma anche la vita comune e la nostra vita comunitaria. È questo il senso del nostro impegno e del nostro sacrificio di tutti i giorni, da lasciare a chi verrà dopo di noi. In questo giorno, da una parte il nostro cuore non può che essere toccato dalla nostalgia e dalla malinconia dell’assenza fisica di persone a noi care che lasciano un vuoto nella nostra esistenza. Ma non può essere solo questo il sentimento di questo giorno: dobbiamo credere nella vita che il Signore Gesù Cristo morto e risorto per noi ci dona».
«Questo sarà consolazione per noi – ha concluso – e sarà dolce vivere questa giornata in un ricordo che non sarà angoscioso, ma che diventa dolce perché ci avvicina a persone a noi care».