È con la storia degli antichi e tradizionali strumenti musicali che a Palmi è iniziato il quarto e ultimo capitolo del viaggio di I Walk the line, dedicato alle tradizioni del territorio metropolitano di Reggio Calabria. Tre gli appuntamenti ideati dalla Svi.Pro.Re., nell’ambito del progetto della Città Metropolitana di Reggio Calabria, che rappresentano le ultime fermate di un percorso intenso e unico, vissuto con emozione da centinaia di studenti della provincia reggina, desiderosi di partecipare alle innumerevoli iniziative di ‘I Walk The Line’ tra legalità, bullismo, territorio e tradizione.
Gli antichi strumenti musicali sono stati i veri protagonisti della mattinata di ieri, all’interno della Casa della Cultura Leonida Repaci, in cui è andato in scena un mini festival della musica con momenti didattici di storia delle antiche tradizioni musicali alternati a storie di vita di giovani artisti e brevi esibizioni artistiche. Sul palco la lira, l’organetto, il tamburello, la chitarra battente, il flauto e poi lei, sua maestà la zampogna.
«Un’iniziativa dalla straordinaria valenza fortemente voluta e promossa dalla Città Metropolitana che giunge anche a Palmi – spiega il sindaco e consigliere metropolitano Giuseppe Ranuccio –. ‘I Walk The Line’ mira a contrastare l’illegalità ed il bullismo puntando all’esaltazione del territorio e delle tradizioni nostrane. E’ un invito a rigare dritto rivolto alle nostre nuove generazioni attraverso la promozione e la conoscenza delle tradizioni popolari ed artistiche. Proprio dalla memoria delle nostre tradizioni possono nascere occasioni di lavoro per i giovani che intendono investire sul nostro territorio».
Presente all’interno della Casa ‘L. Repaci’, l’amministratore unico di Svi.Pro.Re. Michele Rizzo che, insieme al capo progetto e fondatore del Mu.Stru.Mu Demetrio Spagna, al suo vice presidente Nina Maria Miceli, a Simona Spagna (responsabile cultura Mu.Stru.Mu.) ed Alessio Laganà, coordinatore Linguaggio Giovani e direttore artistico, hanno messo in piedi una vera kermesse musicale di altissimo livello.
«Il Museo dello strumento musicale di Reggio Calabria, al momento chiuso, non perde la sua funzione, che è quella di promuovere, valorizzare, proteggere e conservare gli strumenti musicali e metterli al servizio di tutti, compresi i giovani. Ai giovani dico di amare e praticare i nostri strumenti antichi – spiega Demetrio Spagna –. La liuteria ad esempio è un settore nevralgico nel panorama musicale mondiale. In Calabria e in provincia di Reggio sono pochi quelli titolati e il nostro compito deve essere quello di consentire a tanti giovani di ottenere questo ambito titolo».
Parola poi a Sergio Di Giorgio, coordinatore Liuteria del progetto.
«Vogliamo far conoscere alcuni strumenti molto antichi con radici profonde nella nostra Magna Grecia e che nel tempo hanno assunto forme e significati diversi cercando di trovare un contatto con una modernità che ci allontana dalla conoscenza diretta del suono ma che, ahinoi, abbiamo sempre nelle nostre tasche. Perché imparare la zampogna? Perché è un utensile che ci aiuta a capire come funziona il mondo, che ci insegna a vederlo da un altro punto di vista e che ci consente di affrontare con la stessa attitudine tutti gli altri ambiti del sapere».
Storia e antiche tradizioni ma anche suoni contemporanei e moderni che devono dialogare per far comprendere alle nuove generazioni ogni potenzialità, di ogni singolo suono e strumento, antico e contemporaneo.
«Il rap non è la malattia ma è il sintomo di una società malata – spiega Kento –. Abbiamo bisogno di espressioni artistiche e di raccontare la nostra realtà anche nella maniera più spietata che è quella più realistica. Dare un forza espressiva ad un ragazzo, mettere una penna in mano ad un ragazzo vuol dire dare fiducia ad un giovane ed esortarlo a tirare fuori contenuti differenti».
Tradizione e innovazione dunque possono e devono dialogare per creare qualcosa di interessante per le nuove generazioni. Le note cambiano ma il suono rimane uguale. Dalla musica rap a quella elettronica con il performer Yosonu.
«Oggi parliamo di emozioni ed il canale espressivo più importante è il nostro corpo e la comunicazione non verbale – spiega il performer Yosonu –. Aderisco a questo progetto per far comprendere ai ragazzi come è possibile utilizzare oggi lo strumento più green che abbiamo, e che guarda caso è anche lo strumento con cui manifestiamo le nostre emozioni. È importante portare avanti le tradizioni tramite un sistema innovativo per evitare la dispersione e la distanza dall’educazione e dall’istruzione».
Tradizione e innovazione dunque hanno permesso di scatenare l’entusiasmo di un giovane pubblico gioioso e pulsante in grado di esprimere sentimenti e frustrazioni. Soprattutto in ambienti sociali difficili in cui la musica può essere un’alternativa alla violenza, al delinquere, e costituire una valida opportunità per non soccombere alla durezza del quotidiano. (rrc)