È stata una giornata di studio molto interessante e ricca di spunti, quella promossa dall’Associazione fra ex consiglieri regionali della Calabria e dall’Associazione ex Parlamentari della Repubblica Italiana, incentrata su “Dopo la sentenza della Corte Costituzionale sull’autonomia differenziata, quali autonomie e quale sanità per i cittadini?”.
Svoltasi a Palazzo Campanella, l’iniziativa è stata moderata da Dalila Nesci, che guida il Coordinamento della Calabria degli ex parlamentari, Già Sottosegretario di Stato per il Sud.
Sono intervenuti illustre personalità, come Renato Balduzzi, docente dell’università Cattolica di Milano, presidente dell’Associazione Italiana dei Costituzionalisti e già ministro della Salute, Stefano Ceccanti, docente dell’università La Sapienza di Roma, e Antonino Spadaro, docente dell’Università Mediterranea di Reggio Calabria, ha sottolineato come la scelta della città dello Stretto non è stata casuale.
«La Calabria, per l’arretratezza delle sue condizioni strutturali e il decennale commissariamento della Sanità, con la legge Calderoli avrebbe pagato il prezzo più alto, tra le stesse regioni meridionali», ha sottolineato Nesci.
il Prof. Ceccanti, nella sua relazione, ha richiamato opzioni di metodo e di merito partendo da un assunto: «Non si dovrebbe riformare prescindendo del tutto dalle elaborazioni del passato come in una sorta di anno zero».
«Una sentenza storica e magistrale – ha insistito il prof. Spadaro perché la Corte insegna come vada inteso il Regionalismo differenziato. La Corte non ha dichiarato l’illegittimità della legge Calderoli, in realtà l’ha demolita. Se il Governo e la maggioranza vorranno riproporre questa forma di regionalismo senza che provvedimenti non si atterranno alle indicazioni della Corte saranno impugnabili per violazione del giudicato costituzionale”.
Il prof. Balduzzi, invece, ha definito la sentenza della Corte «davvero straordinaria, può essere condivisa o meno ma certamente, di fatto, ha dato una lezione alla classe politica».
«Una differenziazione tra le regioni in realtà c’è già da tempo nel nostro ordinamento. Una ulteriore differenziazione — ha spiegato ancora Balduzzi —, potrebbe significare cambiare non il rapporto Stato-Regioni ma l’assetto del servizio sanitario nazionale che attualmente, pure con le criticità, è universalistico, fondato sulla globalità, sull’accessibilità, sulla portabilità del diritto, a prescindere dalle località di residenza».
«La sanità è certamente un punto delicatissimo – ha concluso – Ciò che conta, ai fini del diritto alla salute, è che gli standard si uniformino da regione a regione. Su questo c’è ancora tanto da lavorare”.
Durante i lavori non sono mancati i Saluti del sindaco di Reggio Giuseppe Falcomatà, del Presidente della Regione Roberto Occhiuto. Tra i presenti relatori gli on. Giuseppe Soriero, Mario Tassone, Federica Dieni e Gino Alaimo.
A chiusura dei lavori, Dalila Nesci ha annunciato che le due Associazioni pubblicheranno gli atti del dibattito e «li metteranno a servizio dei parlamentari in carica e di quanti vorranno impegnarsi nel confronto politico perché la legge sul regionalismo differenziato, sia riscritta secondo i canoni della Costituzione». (rrc)