Domani, venerdì 1° ottobre e sabato 2, a Catanzaro, è in programma il 38esimo Congresso della Società Sicuro Calabra di Urologia, organizzato dal Dipartimento di urologia dell’ospedale di Catanzaro, Università Magna Graecia, diretto dal prof. Rocco Damiano.
In questa due giorni, dunque, si confronteranno oltre 200 esperti provenienti dalla Calabria e Sicilia, oltre a tanti urologi che esercitano la professione lontano dalle loro Regioni di nascita, su dei dati preoccupanti, che certificano che, ogni anno, in Calabria circa 660 nuove persone vengono colpite dal tumore della prostata, 250 al tumore del rene e 460 dal tumore della vescica. La chirurgia conservativa oggi offre ottimi risultati dal punto di vista dell’efficacia e della sicurezza.
Ogni anno in Calabria circa Il 40% dei pazienti con patologia oncologica urologica, che fino a qualche anno fa si doveva sottoporre ad interventi che comportavano l’asportazione della prostata, del rene o della vescica, oggi invece può giovarsi di una terapia conservativa volta alla preservazione dell’organo, il cui obiettivo principale è contrastare al meglio la malattia, salvaguardando nello stesso tempo quelle funzioni fisiologiche che più fortemente coinvolgono la qualità della vita del paziente: dalla continenza alle capacità di erezione ed eiaculazione.
«Oggi i tumori della prostata, dei reni e della vescica – ha spiegato il prof. Damiano – prevedono valide alternative alla chirurgia radicale di tipo conservativo. Dalla terapia focale agli ultrasuoni per la prostata, alla terapia ‘trimodale’ (chemioterapia, radioterapia e resezione endoscopica) dedicata alla vescica, si passa poi al grande ruolo della laparoscopia ed alla robotica e al suo veloce sviluppo degli ultimi 10 anni».
Per ogni organo, poi, c’è una tecnica particolare. «Nel trattamento del tumore di vescica muscoloinvasivo, accanto all’asportazione della vescica con derivazione urinaria, oggi si sta facendo sempre più strada un nuovo approccio multidisciplinare tra urologo, radiologo ed oncologo che, per pazienti selezionati (ad esempio con comorbilità che non rendono possibile la chirurgia radicale e tutti i pazienti fortemente motivati a conservare la vescica), costituisce sicuramente una promettente alternativa», ha aggiunto il prof. Damiano.
«La terapia cosiddetta ‘trimodale’ – ha spiegato ancora – mettendo insieme i vantaggi di chemioterapia, radioterapia e resezione endoscopica del tumore della vescica, permette di controllare il tumore senza la necessità di asportazione dell’organo con ovvi benefici per la qualità di vita del paziente».
«Con questo tipo di approccio – ha concluso – la sopravvivenza cancro specifica a 5 anni è del 65%, e permette di ottenere buoni risultati oncologici, preservare la minzione fisiologica e assicurare una buona qualità della vita al paziente perché questo consentirà di mantiene erezioni, eiaculazioni e fertilità». (rcz)