CAMBIO DELLA GUARDIA AL VERTICE DI UNINDUSTRIA REGIONALE: AGLI IMPRENDITORI LA SFIDA SUL FUTURO;
Aldo Ferrara

FERRARA ALLA GUIDA DEGLI INDUSTRIALI
«IN CALABRIA SERVE CULTURA D’IMPRESA»

di ANTONIETTA MARIA STRATI —Una nuova guida, che guarda al futuro della Calabria con progetti ambiziosi. Si è insediato a Unindustria Calabria il nuovo presidente Aldo Ferrara, un “giovane” che vanta una militanza di 30 anni nel sistema associativo. La sua elezione è stato ratificata ieri dall’assemblea degli iscritti, che gli ha affidato il mandato 2020-2024. Una sfida non facile, a cominciare dalla ripartenza post-covid per finire alle tante urgenze della regione che può sollevarsi solo con l’impegno e il sostegno degli industriali. Serve lavoro e per farlo servono gli imprenditori, ai quali occorre riservare un fisco meno oppressivo, serie opportunità per nuovi investimenti, e la massima attenzione della politica regionale: non dimentichiamo i tanti problemi che la categoria deve riuscire a risolvere per il bene della Calabria e dei calabresi, in una terra dalle mille risorse fin qui sottoutilizzate, se non sprecate.

La Calabria non è territorio di industria pesante: deve puntare su cultura, turismo, agricoltura e soprattutto innovazione. Ha un capitale umano eccezionale: ottimi imprenditori e magnifiche risorse giovani che aspettano solo di poter mostrare competenza, capacità e voglia di arrivare. La tecnologia ha mutato la vita delle imprese, migliorando produttività e introducendo opportunità di crescita È molto più rapide rispetto al passato. Lo spirito imprenditoriale è ben marcato in una regione che disperde gli aiuti europei e non incentiva le aziende a investire, a crescere. È un panorama di piccole e medie imprese, ma in questo caso il “nanismo” aziendale non è un handicap se si fa rete e si guarda a una crescita comune per superare gli impedimenti della logistica, della mobilità, della specializzazione. È, dunque,  un compito difficile quello che spetta agli imprenditori calabresi che possono davvero trasformare un territorio ancora tutto da “inventare”. Naturalmente, nel rispetto del lavoro e dei suoi aspetti sociali, nella valorizzazione dei lavoratori e le garanzie di tutela della loro sicurezza, nella formazione di una classe classe dirigente che abbia chiaro il modello di cultura d’impresa. Servono impegno ed entusiasmo, competenza e visione strategica: quelli che sembra, chiaramente, portare con sé il nuovo capo degli industriali della Calabria.

Succede a Natale Mazzuca, diventato vicepresidente Confindustria, su chiamata diretta del presidente Bonomi. Mazzuca si è detto «davvero felice di passare il testimone al collega Aldo Ferrara con il quale abbiamo condiviso, insieme ai colleghi del Consiglio Generale, le attività fin qui svolte che sono sicuro continuerà a portare avanti con vigore ed entusiasmo. Abbiamo lavorato – ha detto il presidente uscente Mazzuca – con passione ed impegno in direzione della promozione dell’innovazione tecnologica, dell’internazionalizzazione, dell’affermazione della legalità e dell’etica d’impresa invocando maggiore trasparenza e semplificazione dei processi amministrativi, sburocratizzazione, e rilancio degli investimenti in opere pubbliche ed a sostegno del sistema della imprese per nuovi investimenti produttivi».

Il presidente Ferrara, nel suo progetto battezzato Calabria & Futuro – Missione 2030, individua cinque grandi driver per la crescita economica della Calabria: infrastrutture e mobilità, innovazione dei sistemi produttivi e trasformazione digitale, internazionalizzazione, capitale umano e cultura d’impresa, attrazione investimenti e reshoring.

«A partire dalle grandi criticità che tutti conosciamo – ha dichiarato Ferrara – occorre favorire il cambiamento, impegnandosi nella missione di costruire nuovi paradigmi di sviluppo per produrre uno shock economico con pochi e ben individuati obiettivi, avendo cura di guardare al lungo periodo e di utilizzare con efficacia risorse finanziarie adeguate. La nostra disponibilità verso la Regione e gli altri stakeholders del territorio è come sempre massima. Mettiamo a disposizione competenze e professionalità per puntare alla Calabria del 2030 con fiducia».

Facendo il punto della situazione economica, il presidente Ferrara si è soffermato sui tre cicli di programmazione comunitaria di cui la Calabria ha beneficiato, per un totale di 18 miliardi di euro, con l’obiettivo di recuperare il divario di sviluppo. «Purtroppo i dati non sono positivi: la regione fa registrare la perdita del 14% di Pil negli ultimi 10 anni, un reddito procapite di appena 17 mila euro, l’invecchiamento della popolazione e una importante migrazione giovanile, la presenza di piccole imprese con bassa propensione all’innovazione, una occupazione che si aggira intorno al 42% (contro la media europea del 73,1% e quella italiana del 59,2%)».

Sconfortanti anche i dati emersi dall’indagine del Centro Studi Confindustria, che ha rilevato come la produzione di giugno sia in recupero, ma a livelli inferiori del 18.9% rispetto a un anno prima.

«Nel secondo trimestre – si legge nell’indagine – si accentua la caduta dell’attività (-21,6% dopo -8,4% nel primo). La domanda resta debole, in particolare quella estera, sulla quale continua a pesare la diversa tempistica nella diffusione del virus nel resto del mondo (in questa fase risultano più penalizzate le esportazioni italiane in Usa e Sud America)».

Il Centro Studi Confindustria ha rilevato, infatti, una diminuzione della produzione industriale del 18,9% in giugno sullo stesso mese dell’anno precedente e del 29,1% in maggio sui dodici mesi. In termini congiunturali, ovvero rispetto al mese precedente, si è avuto un rimbalzo del 3,9% in giugno, dopo +32,1% rilevato in maggio. Gli ordini in volume sono diminuiti del 34,6% annuo in giugno (+6,3% sul mese precedente) e del 48,5% in maggio (+13,7% su aprile).

«Dopo la riapertura delle attività industriali e dei servizi a partire da maggio, l’aumento della domanda –  benché  ancora modesto – ha attivato un recupero dell’offerta che nei due mesi della rilevazione è stato significativo in termini percentuali. I livelli, invece, restano notevolmente depressi e lontani da quelli pre-Covid (-21,4% l’indice di produzione rispetto a gennaio). Nel secondo trimestre l’attività nell’industria è stimata diminuire del 21,6%, in netto peggioramento rispetto all’andamento registrato nel primo (-8,4% sul quarto 2019)» prosegue l’indagine, che ha evidenziato «una significativa differenza della performance per tipologia di impresa: quelle con un’elevata propensione all’export (quota di fatturato esportato maggiore del 60%) hanno evidenziato un recupero più lento rispetto a quelle più orientate sul mercato interno. Tale tendenza è spiegata  dalla diversa tempistica nella diffusione del virus nel resto del mondo; a causa di ciò la domanda di prodotti italiani si è interrotta o si è notevolmente ridimensionata nei partner commerciali che stanno attraversando la fase acuta della pandemia (in particolare Usa e Sud America)».

Sempre secondo l’indagine del Centro Studi, per quanto riguarda la domanda interna, «il recupero dovuto alla riapertura delle attività è soffocato da un’estrema incertezza sui tempi di uscita dalla crisi sanitaria in Italia. I dati recenti sono positivi, nonostante i timori legati alle riaperture; tuttavia, l’esplosione di alcuni focolai in diverse regioni e nuove misure restrittive nei Paesi che erano già stati duramente colpiti dal virus, accrescono la paura di un possibile peggioramento della crisi sanitaria dopo l’estate. Questo accentua negli operatori economici (famiglie e imprese) un atteggiamento prudenziale nella gestione dei bilanci, già evidente sin dal primo trimestre, che continua a frenare consumi e investimenti».

«In questa fase – conclude l’indagine – la fiducia di imprese e famiglie rappresenta il fattore determinante per la ripartenza. In assenza di un miglioramento delle condizioni interne e internazionali che alimentano tale fiducia, l’efficacia delle politiche di sostegno alla domanda rischia di essere molto limitata e di aumentare ulteriormente il risparmio, vanificando in parte gli sforzi fatti finora».

Si prospetta, dunque, per il neo presidente, una grand sfida, non solo a livello economico, ma anche a livello sociale e internazionale che, però, sembra essere ben inquadrata nella visione futura di una Calabria moderna e innovativa di un giovane presidente che, già quando fu eletto “presidente designato”, era già consapevole che non sarebbe stato facile, in quanto «i tempi che viviamo sono tra i peggiori che si ricordino – dichiarò Ferrara lo scorso 16 giugno –. Ma è proprio in queste circostanze che occorre far emergere le competenze, dare fiato e far avanzare le idee innovative, valorizzare le risorse endogene, avere il coraggio di rischiare proposte dal respiro lungo, necessarie ad una visione di futuro, come meritano le imprese ed i cittadini calabresi. Sono consapevole che la sfida è particolarmente impegnativa ma so di poter contare sull’apporto qualificato dei colleghi Presidenti delle Territoriali così come di quello delle sezioni merceologiche, della Piccola Industria e dei Giovani Imprenditori». (ams)