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L'OPINIONE / Amalia Bruni: No a una legge che non armonizza ma accresce le differenze tra regioni

Amalia Bruni: Costruire un Fronte Istituzionale e sociale per dimostrare che l’autonomia è sbagliata

La consigliera regionale Amalia Bruni ha proposto di costruire un Fronte Istituzionale e sociale, con sindacati, amministratori, associazioni industriali, il mondo universitario e la Chiesa «per dimostrare che questa legge dell’autonomia differenziata è sbagliata e dannosa».

«Occhiuto ha votato sì al disegno Calderoli nella Conferenza delle Regioni – ha evidenziato – che ha dato via libera al provvedimento con quattro voti contrari.  Quando alle ragioni della comunità si antepongono motivi di interesse di partito o di appartenenza politica non si fa mai un buon servizio a chi ci ha eletto. E quello che sistematicamente stanno facendo il presidente Occhiuto e la sua maggioranza su questa vicenda».

«In consiglio regionale della Calabria – ha continuato Bruni – è vietato parlarne, nessun dibattito, nessun confronto è concesso, Occhiuto e il Centrodestra preferiscono mettere il bavaglio a tutti e tirare dritto per la loro strada, che tra l’altro, nessuno ci ha spiegato ancora dove porti. Si va avanti senza confrontarsi. Io e il collega Tavernise abbiamo presentato una mozione per discutere di Autonomia Differenziata in Consiglio Regionale, per avviare una discussione serena, un confronto anche serrato in una seduta del Consiglio dedicata a un tema vitale per il futuro della nostra Terra. Non avendo avuto alcuna risposta ho chiesto di discutere immediatamente di questo argomento ma la maggioranza compatta ha votato no».

«Lo abbiamo fatto prima in conferenza dei capigruppo proprio con la mozione – ha proseguito – poi lo abbiamo ribadito in Aula ma ancora niente. E’ grave, molto grave impedire alla massima assemblea calabrese di esprimersi, lo ha chiesto anche l’Anci ma non hanno voluto sentire ragioni. Quindi, mentre in tutta Italia si parla del futuro della Sanità, dell’Istruzione, delle Infrastrutture, dei Trasporti il Consiglio regionale della Calabria viene messo a tacere, costretto a non esprimersi».

«Vorremmo capire qual è la vostra idea su come definire il costo dei livelli essenziali di prestazione (Lep) mettendo da parte la spesa storica, sapete dare un’indicazione su quanti soldi occorrono per ottenere che i servizi erogati a Milano siano gli stessi, sia a Napoli, sia a Catanzaro? Ecco, di questo vorremmo parlare – ha concluso Bruni – e per questo lo abbiamo chiesto più di un mese ma è stato impedito ogni tentativo di dibattito, di discussione». (rrc)