di ANGELA MARCIANÒ – Non è l’arroganza del primo cittadino “antidemocratico”, così definito dal suo partito, il PD, il tema all’ordine del giorno urgente da trattare.
È un film già visto, che, infatti, avevo raccontato, con dovizia di particolari, diversi anni fa quando a subirne gli effetti nefasti ero stata proprio io.
Ma questa volta, ad essere mandata a casa non è stata solo l’outsider Marcianò, ma tutta la Giunta, a parte il fido Brunetti, nonostante gli assessori seguissero fedelmente il suo “illuminato” (per i più, fulminato) programma politico.
Adesso la sorte infausta ha riguardato tutti gli altri, quella stessa maggioranza che ha consentito la rielezione del sindaco e lo ha tenuto a galla al tempo della sospensione.
Falcomata’ ha bucato proprio il salvagente che gli ha salvato la vita.
L’ennesima “bravata “ del primo cittadino, condita da prepotenza e dal solito cinico “effetto sorpresa”, che lo fa sentire un grande statista, non deve sorprendere.
Nulla di ciò a cui stiamo assistendo, come cittadini e come consiglieri, appare nuovo. Quello che di inedito dovrebbe generare questa storia, in realtà, é tutt’altro.
La maggioranza, nelle sue componenti più significative, ha scritto comunicati severi e inequivocabili, dinanzi alla gravità dei quali l’opposizione ha tracciato opportunamente la strada della mozione di sfiducia.
Io mi permetto di andare oltre, suggerendo di proseguire con incisiva coerenza, a carte scoperte e con mani libere.
Nessuno di noi, senza l’apporto di altri 16 consiglieri, può salvare Reggio.
Ritroviamoci e dopo una stretta di mano apponiamo orgogliosamente e congiuntamente la nostra firma sulla parola FINE a questa lunga gara al massacro che ha coinvolto, suo malgrado, la nostra Città.
Ne abbiamo, finalmente l’opportunità: restituiamo ossigeno alle speranze dei reggini.
Non rappresentiamo i voti che abbiamo preso, ma quelli che un giorno potremo dimostrare di aver meritato. (anm)