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Ambulanze in attesa davanti all'Ospedale di Cosenza

L’OPINIONE / Lo scandalo della gestione sanitaria in Calabria

di FRANCO BARTUCCI – È stato affermato dal Presidente Draghi, dal Ministro Speranza e dal Commissario Figliuolo che entro la fine di giugno bisogna completare nel nostro Paese la vaccinazione degli ultra sessantenni e settantenni dopo aver adempiuto alla vaccinazione degli ultra ottantenni.

Certo, bisogna che si abbiano i vaccini sufficienti a coprire il numero delle persone che appartengono a questa classe di età, oltre che ai centri di vaccinazione ben organizzati e distribuiti sul territorio, unitamente ad una buona organizzazione gestionale che non è certamente sufficiente  la piattaforma di registrazione attualmente operativa nelle varie regioni italiane.

Guardando al caso Calabria, pur avendo attivato vari centri vaccinali ad opera delle Asp provinciali con il beneplacito del commissario alla Sanità Longo, restano delle incongruenze incredibili nella destinazione della sede di vaccinazione rispetto al luogo di residenza delle persone che debbono essere sottoposte a vaccinazione. Si è visto all’inizio come in tanti pur residenti in località diverse della provincia di Cosenza sono stati destinati in centri operativi nelle altre province calabresi (Catanzaro, Crotone, Vibo Valentia e Reggio Calabria), come anche in Sicilia. Una mia parente considerata fragile addirittura pochi giorni fa da Cosenza si è dovuta trasferire a Tropea, dove dovrà ritornare per la seconda dose di vaccino.

Da qualche giorno con l’aggiunta di altri centri di vaccinazione, rimanendo nella provincia di Cosenza, si assiste ad una distribuzione dei luoghi di vaccinazione molto disordinata con spostamenti scomodi rispetto al proprio luogo di residenza. Accade che una signora residente ed abitante a Rende viene destinata a Mormanno; mentre un signore fragile abitante e residente a San Vincenzo La Costa, una località a venti  chilometri da Cosenza, dieci da Rende e sette da Montalto Uffugo, viene destinato a Mirto oppure Oriolo per non dire in altri casi come a  Scalea o Cetraro. Questa non è altro che un’organizzazione disastrosa e confusa che non porterà certamente a rispettare i tempi stabiliti di fine giugno per la vaccinazione agli  ultra sessantenni.

Da due mesi i sindaci dei comuni della Provincia di Cosenza con popolazione non superiore a diecimila abitanti hanno chiesto alle autorità sanitarie della Regione, a cominciare dal commissario Longo, di poter provvedere in proprio a gestire questa materia sul proprio territorio con il supporto dei medici di famiglia o di base, che vi esercitano la propria professionalità di assistenza sanitaria. Sono stati finanche ricevuti dallo stesso commissario alla sanità favorevolmente senza ricevere ad oggi le opportune disposizioni per soddisfare le loro richieste.

A supporto della validità di questa richiesta fatta dai sindaci riferisco un esempio esplicativo che dimostra come sia possibile raggiungere tale obiettivo. Riporto una realtà territoriale comunale che mi appartiene e conosco in quanto la vivo: San Vincenzo La Costa (Provincia di Cosenza) con 2.200 abitanti, dove 110 ultra ottantenni hanno già ricevuto la prima dose di vaccino, mentre per il 24 aprile è prevista la somministrazione della seconda dose. In questo comune risulta che sono attualmente residenti 203 ultra settantenni ed a seguire 276 ultra sessantenni. Il Sindaco è uno dei fautori di quel gruppo di sindaci che da più tempo stanno chiedendo di revocare a sé la responsabilità di governare sul proprio territorio la vaccinazione dei propri cittadini. Se la data del 24 aprile verrà confermata per iniettare la seconda dose ai 110 ultra ottantenni, non sarebbe opportuno fare il possibile per vaccinare con la prima dose i 203 anziani ultra settantenni? Così a distanza di un mese quando verrà fatto il richiamo agli ultra settantenni, avendo a disposizione i vaccini, si possono vaccinare con la prima dose i 276 ultra sessantenni, evitando così di dirottare queste persone in centri di vaccinazione che si trovano sulle coste jonica e tirrenica in tempi molto più distanziati che arrivano addirittura ai mesi di  luglio/agosto.

Poi c’è il capitolo vergognoso che tocca l’Università della Calabria in modo scandaloso per i burocrati della nostra regione che continuano a trascurarla e non prendere in considerazione le istanze che sono state presentate dal Rettore e dal Presidente del Centro Sanitario, dal mese di giugno dello scorso anno, perché venga data l’autorizzazione ad eseguire nei propri laboratori i procedimenti di analisi per 180 tamponi molecolari al giorno, nonché in ultimo la dichiarata disponibilità dello stesso Rettore Nicola Leone, che ha offerto alle autorità sanitarie regionali e provinciali le strutture dell’Ateneo per impiantare un adeguato centro di vaccinazione dopo  l’esperienza ch’è stata vissuta in proprio con la vaccinazione ai propri docenti e non docenti in organico. C’è un complesso strutturale ben predisposto a servire il territorio ed il commissario alla sanità, con il presidente facente funzioni della Regione, preferiscono non guardare a questa grossa potenzialità e dirigere, invece,  il loro sguardo verso Oriolo e Cariati. Bene hanno fatto per le popolazioni gravitanti in quelle aree, mentre non è giusto costringere persone che risiedono nell’area attorno all’UniCal, Rende e Cosenza indirizzarli sullo Jonio, sul Tirreno o sul Pollino. È pazzesco e questo non è altro che la prova di una incapacità gestionale amministrativa, tecnica e sanitaria di chi oggi in Calabria occupano posti di comando. Non può essere affidata la gestione di questa materia a una piattaforma che può essere valida per le grandi città, ma non per i piccoli comuni, i cui abitanti entrano in un rapporto di gara alla ricerca del posto migliore.

Intanto nella provincia di Cosenza crescono i positivi, gli ospedali sono saturi e l’Annunziata di Cosenza è sotto tiro per le persone che muoiono nelle ambulanze in attesa di un posto letto che non si trova; mentre l’ospedale da campo creato proprio per la cura degli ammalati di Covid-19, ubicato a pochi metri di distanza dal complesso ospedaliero di città dei Bruzi, viene trasformato in centro di vaccinazione. L’assenza di un governo regionale effettivo a pieno titolo ha finito per complicare le cose. Mi è appena giunta la notizia che il laboratorio dell’ospedale di Rossano abilitato a processare i tamponi non ha più i reagenti e si è rivolta al centro sanitario dell’Università per averli, dato il carattere di urgenza. Così non va ed è bene prendere atto e coscienza che si ha bisogno con urgenza nella nostra regione di una nuova classe dirigenziale e politica che sappiano vivere sul campo questo particolare momento di crisi del nostro sistema sanitario. (fba)

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 DUE DRAMMATICHE TESTIMONIANZE

Somministrazione vaccini in Calabria: quando è troppo è troppo

In qualità di coordinatore regionale del Movimento Difesa del Cittadino, viste le numerosissime sollecitazioni ricevute, non posso esimermi dall’intervenire sulla grave situazione venutasi a creare sulla modalità di somministrazione dei vaccini in Calabria, chiedendo se ha senso far spostare soggetti fragili per centinaia di chilometri per ottenere la somministrazione.

Non c’è un solo motivo perché ciò avvenga: l’unica spiegazione logica è l’inadeguatezza dei soggetti che sono stati preposti a gestire il piano vaccinale, che già di suo ha diverse criticità a partire dalle categorie privilegiate e dalle priorità, dovuta alle maglie larghe del decreto Governativo.

Insomma, tra Ministri che solo il nome ci può dare una prospettiva positiva, Generali specialisti di illogica logistica, Prefetti proiettati in contesti a loro non congeniali e Direttori generali in Calabria nominati più che per le loro competenze per investitura o prodigio soprannaturale, si dipana il dramma di vecchi e soggetti fragili di questa sempre più amara terra. 

Un dramma che vive anche chi ha la sfortuna di avere un’evoluzione dell’infezione in modo particolarmente virulento, al quale potrebbe capitare di dover sostare ore e ore incolonnato nell’ambulanza, senza avere la possibilità neanche di soddisfare le più basilari esigenze fisiologiche.

Ho letto la drammatica testimonianza di un 50enne in attesa fuori dal pronto soccorso dell’Annunziata di Cosenza, Cosenza non Kabul ai tempi della guerra. Ma un altro tipo di dramma vivono gli anziani e i soggetti fragili di Calabria, costretti a percorrere centinaia di chilometri per potersi inoculare il vaccino, abbiamo testimonianze come quella di F.G. di Cosenza che scrive: “Mia madre, di 77 anni, affetta da Broncopatia Cronica Ostruttiva, doveva andare a Reggio”, mentre D.B., che vive a una settantina di chilometri dalla destinazione, dice: “Mio suocero, di 83 anni, ha una patologia grave e ci vuole luglio per vaccinarsi e per giunta a Corigliano”.

Mentre nella giornata del 7 Aprile, dal capoluogo Cosenza, i più fortunati avevano come destinazione Mormanno, che tradotto in chilometri tra la prima e la seconda dose sono 280 chilometri.

Ma abbiamo casi di destinazioni anche fuori regione: insomma, un meccanismo senza logica da denunciare alle autorità competenti, alle quali chiediamo di far luce per eventuali responsabilità di chi ha messo su un sistema così inefficiente e dannoso.

Inutile dire che sarebbe stato più facile spostare i vaccini e non le persone, lo scrive P.R. che vive l’ambiente sanitario.

Sarebbe stato appena tollerabile, se fosse stato necessario, vista l’emergenza, per la prima dose, ma non si comprende perché per la seconda è necessario rifare la stessa trafila e gli stessi chilometri.

Ma gli esperti di logistica questo è tutto quello che riescono a fare?

Ci domandiamo noi e non solo noi.

Va rivisto tutto il sistema: ma non tra un mese o un anno, ma domani. E vanno messe in campo le migliori professionalità della programmazione digitale e della logistica, dotate di vere competenze e non di effimeri pennacchi.

Raggiungere Mormanno, splendido borgo di Calabria, il 23 Giugno, da Cosenza, per la somministrazione di un vaccino e poi ritornarci per il richiamo a noi sembra a dir poco una follia. (Giorgio Durante)

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Cuzzocrea: cittadini calabresi in grave pericolo per perpetua inefficienza sanità

Serve un presidio continuo su Roma per ottenere attenzione e risposte certe dal Governo

La notizia del paziente deceduto in ambulanza in fila davanti all’Annunziata di Cosenza è di una gravità inaudita e deve provocare una reazione di sdegno e rabbia composta ma decisa. Sconfitte e dolore in questo anno di pandemia ne abbiamo patite, ma quanto accaduto davanti all’Ospedale Annunziata di Cosenza è la più grande sconfitta che la Politica e le Istituzioni potevano subire. Non è più possibile stare zitti e subire le decisioni di chi non decide, lasciando alla speranza il nostro futuro.

Cosa dobbiamo fare? E’ necessario fare qualcosa e non mollare. I Sindaci sono andati in missione istituzionale prima a Roma e dopo in Regione a protestare per i diritti alla salute dei loro cittadini ma poco o nulla è cambiato. Ora è necessario avviare un’azione congiunta di Presidente della provincia, Sindaci ed Amministratori locali e pretendere che il Presidente del Consiglio Mario Draghi e il Governo si occupino realmente, con azioni concrete, della Calabria.

Come? Rimuovendo immediatamente chi non è stato in grado di avviare la programmazione per un verso, e per l’altro attuare immediatamente i provvedimenti atti ad assumere personale per fare fronte all’emergenza, straordinaria e purtroppo anche ordinaria, che stiamo vivendo.

Per quanto possa valere il rispetto istituzionale per i Commissari e i super Dirigenti, bisogna capire che i cittadini sono stremati e, soprattutto, in pericolo grave a causa dell’inefficienza e dell’inadeguatezza di un sistema sanitario regionale sull’orlo del fallimento. Con circa 40 pazienti Covid in attesa al Pronto soccorso e con la sospensione delle prestazioni ambulatoriali e chirurgiche non urgenti all’Azienda ospedaliera dell’Annunziata di Cosenza si tocca davvero il fondo. In questa condizione viene meno il diritto costituzionale dei cittadini di essere curati.

Qualcuno può dirci se le Usca, nonostante l’impegno giornaliero del personale occupato, sono sufficienti per svolgere a pieno l’assistenza domiciliare dei pazienti Covid e le altre funzioni assegnate? E, ancora, che fine hanno fatto i Covid hotel, che dovevano ospitare i pazienti positivi ed eliminare i presupposti di ulteriori contagi nelle famiglie?

È giunto il momento che le sorti della Calabria vengano decise dai calabresi. Il mio appello va al Presidente della Provincia, ai Sindaci ed a tutti i colleghi Amministratori locali, affinché possiamo unirci per una causa umana, sanitaria e sociale, che vada anche oltre gli schieramenti politici e riesca ad essere incisiva per mettere le basi ad una calibrata, necessaria e fondamentale Programmazione della Sanità Calabrese.  (Andrea Cuzzocrea – Consigliere provinciale di Cosenza, Consigliere comunale di Rende)