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Corrado Augias su Repubblica

Augias: su Repubblica la lettera dell’ex sindaco di Rosarno

Nella sua rubrica su Repubblica, Corrado Augias, deposto l’inspiegabile livore nei confronti della Calabria, ospita oggi la lettera dell’ex sindaco di Rosarno Giuseppe Lavorato e titola “Rovesciare l’immagine e la realtà della Calabria”.

«La lettera che ho a lungo aspettato – scrive Augias – La storia, non il risentimento. Proprio il ricordo di questa storia conferma però quanto drammatica sia la situazione. Oggi ci sono le cooperative di giovani che mettono a frutto i terreni confiscati ai criminali, gli imprenditori che resistono, un polo di eccellenza tecnologica, isole di resistenza che non esito a definire eroiche. La Calabria però dà nel complesso l’idea che la criminalità sia dilagata. Più ancora che per le infiltrazioni nei Comuni, l’ampio controllo della sanità, le estorsioni, gli abusi sul territorio, la pericolosa vicinanza dei criminali ai politici, la criminalità pare aver fiaccato una voglia e capacità di resistere di tale dimensione da diffondere l’immagine di un territorio dominato. Rovesciare l’immagine in un’epoca come la nostra vuol dire cominciare a rovesciare anche la realtà».

Cos’ha scritto Lavorato ad Augias? Ecco il testo della lettera pubblicata da Repubblica: «Gentile Augias, lei è uno degli scrittori che ascolto e leggo con piacere. Ma le sue parole sulla Calabria non corrispondono alla realtà ed alla storia. Negli anni del secondo dopoguerra, braccianti e contadini poveri calabresi occuparono i latifondi incolti del Crotonese, della Sila, a Rosarno mille ettari del Bosco Selvaggio furono trasformati da sterpaglia in splendidi e fertili giardini che hanno prodotto reddito e permesso a tanti giovani di studiare. Negli anni ’70, le strade centrali dei paesi della Calabria furono attraversate da cortei di migliaia donne, giovani lavoratori e disoccupati che invocavano lavoro, sviluppo civile gridando il loro disprezzo ai più pericolosi boss della ‘ndrangheta che, con i loro complici (uomini delle istituzioni, imprenditori affaristi), rapinavano le risorse dell’intervento pubblico nel Mezzogiorno. Negli anni ’80 e ’90 fu lotta di massa per impedire la costruzione di una mostruosa centrale a carbone che avrebbe compromesso il futuro dell’intero Mezzogiorno. Concludo con un cenno al problema di oggi: il dovere dell’accoglienza verso le moltitudini che fuggono da guerre, violenze, pestilenze, siccità. È Riace il paese simbolo di questo impegno. E Mimmo Lucano il calabrese conosciuto nel mondo per aver accolto nel suo piccolo borgo centinaia di profughi e costruito un rapporto di convivenza laboriosa. Certo, la Calabria è territorio nel quale infierisce la virulenza del sistema dei poteri criminali. I calabresi hanno il dovere di battersi consapevoli che tempi migliori non verranno dalla manna del cielo, ma dall’impegno e dalla lotta».  (rrm)