Un Consiglio regionale aperto sull’autonomia differenziata. È quanto ha chiesto Anci Calabria in una lettera inviata al presidente della Regione, Roberto Occhiuto e al presidente del Consiglio regionale, Filippo Mancuso.
La lettera, inviata dal presidente f.f. Gianni Papasso, sindaco di Cassano allo Ionio e consigliere nazionale Anci delegato a traghettare l’associazione regionale dei comuni verso nuove elezioni previste per il prossimo 10 febbraio 2023, è stata inviata anche al presidente ai presidente della Repubblica, del Senato, della Camera, al presidente del Consiglio dei Ministri, al ministro per gli Affari Regionali, ai parlamentari eletti in Calabria, alla Conferenza unificata, ai capigruppo regionali ed al presidente Anci Nazionale.
«Con l’attuazione del principio dell’autonomia differenziata – si legge nella missiva – le Regioni a statuto ordinario che ne facciano richiesta conseguono la competenza legislativa esclusiva su materie che la Costituzione elenca come “concorrenti” e limitatamente a 3 casi in materia di “esclusiva” competenza statale: organizzazione della giustizia di pace, norme generali sull’istruzione, tutela dell’ambiente, dell’ecosistema e dei beni culturali».
«L’attribuzione di tali forme rafforzate di autonomia – viene spiegato – deve essere stabilita con legge rinforzata formulata sulla base di un’intesa fra lo Stato e la Regione, acquisito il parere degli enti locali interessati, nel rispetto dei princìpi di cui all’articolo 119 della Costituzione in tema di autonomia finanziaria, mentre, dal punto di vista procedurale è approvata dalle Camere a maggioranza assoluta dei componenti. Il problema – si specifica ancora – è la bozza di ddl “Disposizioni per l’attuazione dell’autonomia differenziata di cui all’art. 116, terzo comma, della Costituzione” si costituisce di 9 articoli e un allegato. Molte prese di posizione di netta contrarietà, una levata di scudi che ha visto protagonisti tanti Presidenti di Regione e amministratori locali. In prima linea in questa battaglia i sindaci che costituiscono la rete del “Recovery Sud”».
«Non solo non si aggiunge – ha spiegato Papasso – ma al Sud, con l’approvazione del ddl si continuerà a togliere aumentando divario e disparità tra le diverse parti del Paese. La pandemia e le conseguenze della guerra Russo-Ucraina hanno ben sottolineato i limiti delle risposte frammentate a livello territoriale. Il Covid-19 ha fatto barcollare la leggenda dell’efficienza dei sistemi sanitari delle regioni del Nord e ha messo in luce quanto siano fondamentali strategie nazionali di programmazione. Inoltre, se si analizzano gli ambiti in cui le regioni del Nord chiedono l’autonomia come l’energia, i trasporti, l’istruzione e la ricerca, la politica industriale, solo per fare qualche esempio, ci si accorge dell’incompatibilità di fondo di tali richieste con il piano di ammodernamento del Paese, (Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza) finanziato dalla UE. L’incompatibilità è ancora più evidente se si prende in considerazione l’esigenza di un piano energetico nazionale».
«Pertanto – prosegue la lettera – è prioritaria la definizione dei Lep, sia a livello di dotazione economica che nella loro precisa individuazione, in maniera equa rispetto a tutti i cittadini prescindendo dalla loro provenienza, proprio perché si tratta di “livelli essenziali”. Tutto ciò è opportuno e necessario che avvenga prima che il ddl sia approvato e prima che il Consiglio dei Ministri deliberi le singole intese con le regioni. Strade differenti comporterebbero un’erosione dei fondamentali principi di eguaglianza e solidarietà».
«La determinazione dei Lep, da garantire per tutti i diritti civili e sociali spettanti ai cittadini – ha concluso – è una partita complessa perché riguarda la maggioranza delle funzioni pubbliche, e delicata, perché investe direttamente la fruizione di diritti assicurati dalla Costituzione».