PREDISPOSTA DAI SINDACATI CONFEDERALI LA PIATTAFORMA PER RIPARTIRE: SANITÀ, INFRASTRUTTURE E LAVORO ;
Aree interne: il centro storico di Maida

RILANCIARE L’AREA REGIONALE CENTRALE
LE PROPOSTE DI CGIL, CISL E UIL CALABRIA

Ci sono ancora diverse “Calabrie”, soprattutto guardando le iniziative di crescita e sviluppo che, per troppo tempo, hanno trascurato i territori della la fascia centrale della Regione. È ora di cambiare, sostengono i sindacati confederali che oggi a Catanzaro presenteranno la loro mission: rilanciare l’Area Centrale della Calabria, i cui comparti economici, a causa della pandemia in corso, sono in grave crisi. Cgil Area VastaCisl CalabriaUil CrotoneUil Calabria hanno individuato nella Sanità, Aree interne e mobilità, Infrastrutture, reti, energia e servizio idrico, ambiente e territorio, ciclo rifiuti, mercato del lavoro, precariato, lavoro atipico e Cpi i punti cardine su cui fondare la Piattaforma della ripartenza dell’Area centrale della Calabria, elaborata al termine degli attivi unitari dell’Area Vasta Vibo, Catanzaro Crotone dello scorso 21 aprile.

I sindacati, nella giornata di oggi, infatti, manifesteranno davanti la Prefettura di Catanzaro per riportare, all’attenzione dell’istituzioni competenti, la grave crisi aggravata dal protrarsi dell’emergenza pandemica, che sta attanagliando i comparti economici dell’area centrale della Calabria.

Per i segretari generali Enzo Scalese (Cgil Area Vasta), Tonino Russo (Cisl Calabria), Fabio Tomaino (Uil Crotone) e Santo Biondo (Uil Calabria), «il protrarsi dell’emergenza sanitaria per il Covid-19 sta determinando conseguenze economiche e sociali che necessitano, nell’immediato, di azioni e proposte che vadano nella direzione della ripartenza, ma, soprattutto, per favorire le condizioni per un nuovo sviluppo dell’Area Centrale della Calabria, in un confronto con il Governo regionale certamente  incardinato sulle linee politiche e programmatiche di indirizzo regionale, ma che deve altresì allargarsi tempestivamente alle articolate responsabilità istituzionali, in funzione dei ritardi e della gravità delle condizioni della Calabria, preesistenti rispetto alla pandemia».

«Serve una nuova fase – hanno detto i sindacalisti – che guardi alle possibili condivisioni per un’azione sinergica, protagonista di una propositiva stagione di confronto sociale, con il contributo di tutti i soggetti dei diversi comparti produttivi e sociali, congiuntamente ad una responsabile offerta ed erogazione di servizi innovativi da parte della pubblica amministrazione calabrese, opportunamente riformata, migliorata ed in grado di garantire in maniera efficace la pienezza dei diritti di cittadinanza. Occorre agire con una visione d’insieme, che possa generare e mettere in campo proposte concrete ed efficaci, in un contesto di riferimento generale che parta dall’attuazione realistica e fattibile di una progettualità socioeconomica basata su risorse certe, velocità e qualità nell’azione della spesa pubblica, facilità e semplificazione amministrativa, che salvaguardi fermamente i principi della regolarità e della legalità».

«Con il mondo accademico, del volontariato e del terzo settore – è stato sottolineato – vanno costruite le condizioni affinché possa emergere un contributo che è assolutamente importante, in un rapporto tra causa ed effetti generati dalla profonda crisi che stiamo vivendo nella nostra regione. Mancano, infatti, politiche e strategie concrete nel campo della ricerca, della formazione e della specializzazione dei processi produttivi, che rendono asfittica e debole la nostra economia fino a determinarne pesanti ricadute sociali in un diffuso disagio di tutele, assistenza e servizi. Mancano politiche nazionali per il mezzogiorno, ed investimenti pubblici che mirino a favorire occasioni di sviluppo industriale e del manifatturiero sostenibile».

«Va da sé, inoltre, che la programmazione, l’indirizzo e il controllo negli investimenti e nei servizi della Pa, della Sanità Pubblica e dei Trasporti – hanno detto ancora – possono trovare nella Contrattazione Inclusiva di siti complessi uno strumento che coniughi diritti dei lavoratori e interessi degli utenti, in entrambi i casi improntati alla universalità.  Interfacciandosi con la contrattazione d’anticipo che può garantire maggiori margini di legalità e di pieno esercizio delle clausole sociali nell’affidamento e nel cambio degli appalti (vedi: Cittadella Regionale, Policlinico Universitario ed Aeroporto Internazionale di Lamezia Terme). Nel settore industriale, la Contrattazione inclusiva può garantire la reale applicazione dei Ccnl, e rappresentare altresì lo strumento per colmare il deficit di contrattazione di secondo livello».

Per quanto riguarda la Sanità, i sindacati invitano a ‘voltare pagina’ «cogliendo, anche, le opportunità del Decreto “Rilancio” e delle ingenti risorse messe a disposizione, per puntare concretamente nei fatti, e non a parole, alla creazione della rete sociosanitaria territoriale. Le misure di prevenzione, che in modo continuo e pressante abbiamo sempre rivendicato, anche per la sicurezza nei luoghi di lavoro, rappresentano un’azione indispensabile per un’efficace ed efficiente profilassi in grado di fronteggiare contagi, pandemie e malattie in genere. Occorre ripartire dalla sicurezza nei posti di lavoro per superare i ritardi della politica regionale, interessando la programmazione coordinata con le istituzioni di riferimento e sollecitando azioni di contrasto per arrestare i drammi, succedutisi anche nelle ultime settimane, delle perdite di vite umane per incidenti sul lavoro».

Per i sindacati, «è grave il fatto che non si proceda al confronto, per come stabilito in sede ministeriale con le parti sociali, e si conceda al Commissario ad Acta di assumere decisioni soggettive sul piano operativo, sulle assunzioni, sulle stabilizzazioni e internalizzazioni senza alcun confronto con le Oo.ss.», che sottolineano come si debba cercare una soluzione per quanto riguarda l’integrazione dell’Azienda ospedaliera “Pugliese-Ciaccio” con l’Azienda Ospedaliera Universitaria “Mater Domini” e alla relativa costituzione dell’Azienda Ospedaliero Universitaria “Mater Domini – Pugliese Ciaccio”, come una priorità per il nostro territorio, ma anche per l’intera regione e non solo, in quanto un polo sanitario di siffatte caratteristiche può diventare un punto di riferimento anche per cittadini ed istituzioni extra-regionali».

L’obiettivo fondamentale è «la riqualificazione dell’offerta del servizio sanitario pubblico» e ciò si può ottenere con il superamento dei «rilievi mossi dal Governo nell’impugnativa decisa dal Cdm rispetto alla legge regionale n. 1 del 30 aprile 2020 che all’art.9 dispone l’integrazione. Va chiarita nel rapporto tra Asp, Struttura Commissariale e Regione la vicenda del Sant’Anna Hospital. Questa struttura sanitaria di eccellenza e la professionalità del suo personale, necessari per il rilancio del SSR, non possono essere sacrificati. Il commissariamento ad acta della sanità calabrese non sta dando i risultati attesi, il Ministero della salute deve intervenire presto e dotare il sistema sanitario calabrese di guide certe, che abbiano competenze specifiche in termini scientifici e manageriali e garantiscano estrema attenzione ai temi della legalità e della trasparenza, considerata la presenza in Calabria, e nel nostro territorio in particolare, di Asp sciolte per infiltrazioni mafiose ed altre in dissesto finanziario».

I sindacati, poi, hanno sottolineato come il Dl Rilancio «offre anche all’area centrale della Calabria un quadro di prospettive per poter incidere in maniera determinante in favore dell’occupazione, delle attività produttive e per il contrasto dell’impoverimento sociale ed economico, a partire dalla prossimità dei nostri territori, dalle aree interne da trasformare e valorizzare come luoghi di interesse per l’offerta turistica post Covid-19».

«Bisogna – viene sottolineato — che si considerino le nostre aree interne come una risorsa da valorizzare: il contrasto alla marginalità sociale ed allo spopolamento si attua investendo in lavoro, servizi, agricoltura biologica, turismo, valorizzazione delle minoranze linguistiche, transizione energetica, senza trascurare che per rendere efficaci gli investimenti c’è bisogno di infrastrutture materiali ed immateriali che aiutino la digitalizzazione delle Pa». I sindacati, in sostanza, propongono «l’elaborazione di una strategia più avanzata di sviluppo per le nostre aree interne che, in sinergia con l’Agenzia per la Coesione Territoriale, costruisca una strategia nazionale di sviluppo locale consentendo alle comunità dei territori di individuare i progetti idonei a promuoverne la crescita. Progetti che dovranno guardare prioritariamente a quattro misure: lavoro, sanità, istruzione e mobilità dovranno essere, infatti, i cardini degli Apq».

«Attraverso le risorse del “Recovery Plan” – hanno sottolineato i sindacati – va rivendicato con forza il completamento della S.S.106, sia del tratto Sibari-Crotone che di quello Catanzaro-Crotone; per quest’ultimo è stato già approvato lo studio di fattibilità. Parimenti, vogliamo che venga data accelerazione ad importanti infrastrutture di competenza della Regione che riguardano la costruzione dei nuovi Ospedali, a partire da quello di Vibo Valentia, che era già in fase avanzata sui lavori complementari, ma nel mese di dicembre 2020 ha subito un ennesimo stop dovuto a indagini della Procura».

Per i segretari generali, «vanno sollecitati i lavori in ritardo di opere  come la Metropolitana di superficie Germaneto-Catanzaro e l’ammodernamento e ampliamento dell’Aeroporto Internazionale di Lamezia Terme, o addirittura dimenticate come il completamento dell’A2 nei tratti Pizzo-Sant’Onofrio» ma, sopratutto, «vanno individuate ed indirizzate le risorse necessarie a garantire al sistema portuale il potenziamento delle infrastrutture esistenti e il loro ampliamento sia a fini turistici, sia per la loro vocazione industriale e commerciale».

«L’odierno sistema di trasporto che guarda alle “vie del mare” rappresenta, infatti, per l’area centrale della Calabria occasione di sviluppo e crescita: solo inserendo nei programmi a questo finalizzati anche le strutture portuali si potranno, infatti, intercettare i flussi economici derivanti dal sistema di trasporto navale e le rotte del turismo crocieristico internazionale, bene prezioso per un vasto territorio a forte vocazione turistica, in cui si deve mirare alla riqualificazione dei centri urbani, al recupero delle periferie e dei centri storici, alla messa in sicurezza del patrimonio immobiliare pubblico e alla ristrutturazione del patrimonio immobiliare in generale».

Per quanto riguarda il trasporto aereo, i sindacati hanno ribadito «l’esigenza improcrastinabile di affermare la modernità della Calabria sullo scenario internazionale, sia per le merci che per i passeggeri e il turismo, rilanciando il ruolo dell’Aeroporto Internazionale di Lamezia» che «dovrà diventare la finestra sul mondo per i calabresi e per alcune tipologie di merci che in Calabria si producono: solo i voli internazionali diretti permetterebbero tutto ciò. Ancora una volta chiediamo, quindi, ai parlamentari europei, alla deputazione calabrese e all’attuale governo regionale di richiedere con immediatezza che quel progetto non venga definitivamente abbandonato».

Attenzione, poi, è stata data al trasporto ferroviario, dove i sindacati  hanno ribadito la necessità di velocizzare i lavori della ferrovia Jonica e «dell’elettrificazione dell’intera tratta, per togliere dall’isolamento interi territori come l’area di Crotone, che potrebbe trarre beneficio dall’allungamento del Freccia Argento Roma-Sibari».

«Cruciali, nelle strategie dello sviluppo – si legge nel documento – dovranno essere le zone economiche speciali (ZES), a partire da quella di Gioia Tauro, che costituisce l’epicentro di un progetto di area portuale e industriale che coinvolge anche le altre aree portuali di Vibo Valentia, Crotone, le aree aeroportuali di Lamezia Terme, Crotone e le aree industriali vocate di Lamezia Terme, Vibo Valentia, Crotone. Per queste ragioni, in una visione strategica nazionale di nuove politiche industriali, occorre un piano di investimenti pubblici che il Governo deve realizzare nelle aree Zes con le partecipate pubbliche nazionali, attraverso un programma di interventi, con rilocalizzazioni, collocazioni, riconversioni di produzioni e manifatturiero sostenibile, puntando sulle filiere e i distretti territoriali».

Spazio anche al Servizio Idrico Integrato che, per i sindacati, «necessita di una riorganizzazione immediata e in chiave regionale» e occorre «sostenere la filiera della produzione green e dello stoccaggio/accumulo, integrandola con la produzione su larga scala di batterie (gigafactory) per la trazione sostenibile di autoveicoli, motoveicoli e natanti, attingendo dall’energia rinnovabile prodotta a monte».

«La valenza strategica della risorsa Energia può essere sfruttata per sperimentare una intera regione ad Energia Verde, elettrificando il trasporto pubblico ed individuando le città ad elevata densità di popolazione per provare elettrificazione, cablaggio e iperconnessione (smart city) attraverso la piena attuazione di progetti smart grid che possono consentire la nascita delle cosiddette comunità energetiche».

«Punto nodale della nostra azione – hanno spiegato i sindacati – dovrà essere l’avvio di nuove politiche di sviluppo che dovranno contemplare l’esigenza di nuove forme di lavoro, anche altamente specializzate, e nuove e più incisive modalità di tutela dell’ambiente e del territorio. In particolare il territorio di Crotone ha bisogno, dopo oltre vent’anni di attesa, di un’accellerazione degli interventi di bonifica e di una inversione dei paradigmi di sviluppo, da economia lineare ad economia circolare. Protagonista di nuovo modello di industria, green e sostenibile, può essere proprio l’Eni che già in altri territori sta avviando impianti “waist to fuel”, un processo di liquefazione che utilizza la biomassa più diffusa ovvero lo gli scarti della propria cucina e la trasforma in carburanti di origine rinnovabile. Un sistema che sfiderebbe il problema dei rifiuti, attenuerebbe l’impatto ambientale e realizzerebbe nuovo valore sociale, restituendo lavoro e sviluppo al territorio».

Per i sindacati, poi, per quanto riguarda il sistema rifiuti, «il governo regionale deve, comunque, avviare un percorso in cui la gestione dei rifiuti sia considerata non un problema emergenziale, ma un’opportunità oltre che una risorsa, come in gran parte dell’Europa, e sostenere la costruzione di impianti di selezione e valorizzazione dei rifiuti finalizzati al riuso ed al riciclo. È necessaria una gestione trasparente e legale del comparto che possa garantire gli enti e i cittadini».

«Occorre – è stato ribadito – un confronto con le parti sociali per una ricognizione dello stato dell’arte e una visione futura strategica; perciò urge un confronto tempestivo con la Regione sia al fine di contrastare l’emergenza rifiuti, sia per varare una seria e definitiva programmazione del ciclo dei rifiuti, che passi dall’asfittica gestione privata delle discariche ad insediamenti produttivi, con una gestione interamente pubblica, per la selezione e la valorizzazione del rifiuto. Tale nuova condizione garantirebbe tra l’altro crescita occupazionale, corretta applicazione del Ccnl, certezze per gli attuali occupati nel settore, i quali lamentano ritardi nelle retribuzioni e gravi rischi per la sicurezza della loro salute, aggravati dall’inadeguatezza degli obbligatori dispositivi per la protezione individuale».

Per Cgil Area Vasta, Cisl Calabria, Uil Crotone e Uil Calabria, «serve creare sviluppo e offerte di lavoro concrete; a poco servono politiche attive che non incrociano domanda ed offerta di lavoro. In tale contesto diventa urgente e necessario ridefinire il ruolo di Azienda Calabria Lavoro, dotandola di un piano industriale. Occorre fare in modo di superare il ruolo attualmente svolto dall’Azienda, simile più ad un parcheggio di lavoratori che non potendo essere collocati altrove, data la natura del loro contratto di lavoro, e non potendo essere stabilizzati nella struttura regionale, in realtà sono utilizzati per la quasi totalità da enti pubblici a supporto di varie attività».

«Nell’impegno complessivo che chiediamo al governo regionale rispetto alle politiche di sviluppo e alla necessità della crescita occupazionale, un ruolo primario ed innovativo deve essere svolto in maniera coordinata e propositiva dalla Regione stessa attraverso i vari dipartimenti interessati e con il rilancio del ruolo dei Centri per l’impiego». (rrm)